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Autore: BluCamelia    13/03/2024    0 recensioni
(Fanfiction sulla Fondazione.) Era dei Mercanti. I doganieri del pianeta Nyniv segnalano come personaggi sospetti due mercanti provenienti dall'estrema periferia. Melanna Liù, maggiore delle forze di sicurezza, cerca di scoprire il loro segreto con le buone e con le cattive, e soprattutto con la sua specialità, la lettura del linguaggio corporeo. Suo malgrado si ritroverà invischiata in una rete di bugie e rivelazioni sempre più assurde.
Genere: Avventura, Commedia, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Nella cabina Zak, seduto sul letto, si gingilla senza entusiasmo con gli oggetti da vendere. Si fa scorrere tra le dita una cintura ad anelli d'oro e la guarda un po' perplesso, come chiedendosi cosa l'abbia spinto a concedersi quella stravaganza. Personalmente credo che fosse un ulteriore modo per sfogare la sua frustrazione, insieme alle donne e alle pietanze esotiche.

Risuona il segnale di un visitatore in arrivo.

«Alvan, cosa aspetti? Vai a vedere chi è.»

«Vado subito, però devo farti notare che trattare il tuo socio come se fosse il tuo cameriere potrebbe apparire fuori posto, e la gente potrebbe farsi domande.»

«Ma che seccatore che sei diventato... sicuramente è Melanna, e lei sa tutto.»

Al suo ordine diretto mi sono già avviato al portello, e in effetti di tratta della ragazza.

«Buongiorno Melanna» dico, a voce alta.  Zak si affaccia in corridoio e saluta a sua volta.

«Buongiorno» risponde distrattamente lei, guardandomi allibita. «Ah, Melanna è il nome di famiglia. Potete chiamarmi Liù.»

«Certo, Liù. È carino» dice Zak, senza convinzione, ma la ragazza non dà segno di averlo sentito. Probabilmente è sorpresa per il mio aspetto. Non sono più vestito da mercante, ma indosso abiti auroriani; inoltre non porto più la barba e i miei capelli sono ondulati e lunghi una decina di centimetri.

«Ho pensato che il mio atteggiamento e il mio modo di parlare non fossero adatti a un mercante e, in contrasto col travestimento, potessero risultare sospetti» le spiego, passandomi la mano sul mento.

«Come hai fatto a farti crescere i capelli così in fretta? Non è una parrucca.» Melanna alza la mano verso la mia testa come per verificare, ma ferma il movimento a metà.

«Sono un robot» rispondo. «Li ho cambiati.»

«Mmm, sì, capisco» dice lei, ma è evidente che non capisce affatto. Comunque non cerca di approfondire ma si rivolge a Zak: «Ieri io e Alvan abbiamo parlato del vostro pazzo pianeta» Zak mi lancia un'occhiata feroce. «Non credo che diventerà mai il mio mondo preferito, però mi ha  incuriosito. Mi chiedevo se avessi un fotocubo.»

«Neanche per idea! Come se volessi ricordarmi di quel manico...»

Tossicchio garbatamente. «A dire la verità, Zak, ho pensato che a mente fredda ti saresti pentito di questa decisione e ho portato a bordo un cubo con le tue foto preferite. L'avrei tirato fuori solo se tu avessi espresso rimpianto al proposito, naturalmente.»

«Ah... sempre previdente il vecchio Alvan. Va bene, possiamo guardare le foto insieme.»

Consegno il fotocubo a Zak, che lo accende e fa scorrere le immagini. Melanna si siede sul letto al suo fianco e lui fa un leggero movimento, ma non capisco se è un sobbalzo per la sorpresa o se si è scostato.

«Quanto verde! È un parco?»

«No, è la mia residenza.» Zak sorride e lancia un'occhiata furtiva a Melanna, che malgrado il suo disprezzo per gli Spaziali sembra affascinata da questa manifestazione di ricchezza. Poi con un gesto impercettibile mi fa cenno di lasciarli soli.

Eseguo. Ovviamente col mio udito robotico posso sentire perfettamente la loro conversazione da qualunque punto della nave.

Vado in cambusa a controllare se c'è qualcosa che dobbiamo procurarci urgentemente a Carinni. Abbiamo ancora ampie scorte perché siamo venuti direttamente da Aurora a Nyniv, ma siamo un po' a corto di frutta fresca.

Intanto dalla cabina mi arrivano i 'click click' di Zak che fa scorrere le foto.

«Un albero di mele veramente fondamentale...» dice Melanna.

«C'è poco da ridere, ci sono affezionato. Per anni e anni mi ci sono arrampicato sopra fino a quel ramo biforcuto, per la disperazione di Alvan. Per fortuna poi sono diventato troppo grosso.»

«Non hai foto di quand'eri piccolo?»

«No, avrebbe dovuto farmele Alvan? Per darle a chi?»

«E i tuoi genitori?»

«Su Aurora non viviamo con i nostri genitori.»

«Davvero?» chiede Melanna, scioccata.

«Eh sì» conferma Zak, con un tono malinconico che fa a pugni con l'indifferenza di un minuto prima. Nella società auroriana è perfettamente normale, anzi, le parentele biologiche sono considerate un argomento disgustoso, ma dopo la reazione della ragazza ne parla come se avesse sofferto. Scuoto la testa. (Per recitare meglio il mio ruolo ho studiato attentamente la mimica  umana, e mi esercito anche quando nessuno mi vede, per acquisire padronanza.)

Melanna non risponde, forse è davvero dispiaciuta per Zak. Sarà un ottimo ufficiale ma, come ho già notato, nei rapporti personali appare un po' ingenua.

«Alvan, puoi portarci un rinfresco per favore?» Zak non ha alzato la voce. Sa che lo sento benissimo anche da qui.

Secondo i suoi precedenti ordini, porto del tè e un piatto di pachinka, dolci solariani simili a grandi biscotti farciti.

Melanna ne prende una e la morde, ritrovandosi il mento e il corpetto del vestito ricoperti di crema alla nocciola. (Nessuno che non sia abituato fin da piccolo riesce a mangiarle senza sporcarsi. Una piccola burla di Zak per vendicarsi della figuraccia con la crema solare, suppongo. Non posso dire di approvare l'idea, ma, come mi viene ripetuto spesso, il corteggiamento è un campo in cui il mio giudizio è un po' carente.)

Dopo il primo attimo di stupore lei si limita a raccogliere un po' di crema con un dito e a leccarla. «L'hai fatto apposta, scimmiotto!» Zak cerca di reprimere la risata, ma non gli riesce molto bene. «Comunque è deliziosa.»

«Pachinka solariana» spiega Zak.

«Me lo segno. Vai pure avanti con le foto.»

«Non vuoi cambiarti?» chiede Zak, sorpreso.

Lei sorride mostrando lo spazio tra gli incisivi. «Era uno sporco trucco per farmi togliere i vestiti? Mi cambierò a casa, per ora basta una salvietta detergente.» Gliela porgo. «Grazie, Alvan.»

«Ah... come preferisci.» Zak sembra confuso. Non credo che abbia mai incontrato una donna a cui non importa di indossare un vestito vistosamente macchiato, specialmente se è in compagnia di un uomo per cui prova interesse. Ma naturalmente gli ufficiali delle forze di sicurezza hanno priorità diverse rispetto alle lady auroriane.

Torno in cambusa.

Click, click, click. Da dietro la paratia mi arrivano commenti, battibecchi e risate. La trovata di Melanna sembra avere successo, adesso i rapporti tra i due sono molto più sciolti.

«Allora, Zak...»

«Senti, il mio nome si pronuncia Saak con la esse dolce. Quando mi chiami Tsàk mi sembra di essere una marca di insetticida.»

Melanna ripete alcune volte il nome, correggendo la pronuncia e ridacchiando. Poi esclama: «Che colori! l'hai modificata?»

«Per niente, questo è un tipico tramonto auroriano. Tau Ceti è più freddo del sole di Nyniv e la luce ha una sfumatura rossastra, così l'alba e il tramonto hanno colori molto scuri.»

(Zak si sta pavoneggiando. Tau Ceti è il nome antico del sole di Aurora; non ho mai studiato il significato ma so che è basato sulle costellazioni che si vedono dalla Terra. Proprio per questo gli auroriani si guardano bene dall'usarlo. L'ultima cosa che vogliono è ricordarsi la loro origine terrestre.)

Click.

«Di nuovo la tua residenza? Sembra diversa.»

«No, questa è una residenza di amici nella città di Thesal.»

(Non sono sicuro che sia una buona idea mostrarle le foto di Thesal. Prima gli avrei consigliato di informarsi su quanto sia rigida la morale sessuale di Nyniv, o rischia di suscitare una reazione negativa. Ma ho il sospetto che dietro questa mossa di Zak ci sia il fallimento del suo tentativo di imbarazzare Melanna con le pachinka.)

Click.

Silenzio tombale.

«Se ti piace te ne mando una copia» dice alla fine Zak, in tono insolente.

«Vedo che i robot vi assistono nelle faccende più impensate» risponde la donna, gelida.

Alzo le sopracciglia fino all'attaccatura dei capelli. Il tono esterrefatto di Zak rispecchia perfettamente la mia reazione. «Co... come hai fatto a capire che sono robot?»

«Be', se mai ho visto due schiave...»

Rivolgo gli occhi al cielo. Melanna ha di nuovo offeso l'orgoglio di Zak, insinuando che l'unico motivo per cui delle donne potrebbero sperimentare con lui delle attività sessuali un po' ardite è perché sono obbligate.

A suo credito, Zak non rileva l'offesa e invece resta sconvolto dall'accusa di sfruttare sessualmente delle persone non consenzienti. Risponde quasi balbettando.

«Ma no... è per la posa? Volevo solo una foto ricordo un po' carina. Altro che schiave, quella con i riccioli mi ha trattato malissimo!»

«Un robot ti ha trattato malissimo?»

«Fattelo spiegare da Alvan, a quanto pare era per il mio bene» risponde Zak con una punta di acidità (sicuramente rivolta a me).

«E io che ti volevo invitare a una gita sul lago... mi immagino come mi avresti fatto mettere in posa per le foto ricordo!»

Sento Melanna che esce dalla cabina. Vado in corridoio per vedere se è molto offesa. Lei mi passa a fianco senza salutarmi e se ne va.

«Forse ho esagerato» dice Zak, affacciandosi nel corridoio.

«Tornerà. Non era veramente scioccata. Secondo me ha reagito così perché è sconveniente per una donna nyniviana far passare quella foto sotto silenzio come se fosse normale.» Una volta tanto ho studiato io il linguaggio corporeo della ragazza e ho notato che, sebbene il suo viso fosse una maschera di disapprovazione, i suoi movimenti erano rilassati.

«Bah, che usanze stupide. Perché dovrebbe mostrarsi scandalizzata se non lo è? Davvero, non so se riuscirò a sopportare tutte queste sciocchezze.»

«Per essere uno che ha sognato tutta la vita di viaggiare e si lamentava di sentire sempre le stesse idee, non stai reagendo molto bene alle differenze culturali.»

«Alvan, hai presente quando ti ho ordinato di criticarmi liberamente?»

«Sì?»

«Ordine revocato.» Zak torna in cabina.

Poco male. La mia programmazione è abbastanza versatile da permettermi di offrirgli tutti i suggerimenti necessari senza esprimerli in forma di critica.

Torno in cambusa e continuo a controllare le scorte. Dicevo che manca la frutta. Sono rimasti solo dei limoni; li tiro fuori dal refrigeratore insieme a un po' di ghiaccio. Melanna tornerà, probabilmente domani, e vorrei offrirle un rinfresco un po' meno problematico delle pachinka.

Un sorbetto al limone secondo me è perfetto per Nyniv.

FINE

*

*

*

NOTE PER LETTORI ASIMOVIANI

Era su un mondo abitabile, accogliente come Terminus, molto più accogliente di Comporellen. Sentiva il vento in faccia, il calore del sole sulla schiena, il fruscio della vegetazione nelle orecchie... Tutto familiare... solo che su quel mondo non c'erano esseri umani, perlomeno non più.

Era quello il problema? Era per questo che il pianeta sembrava così misterioso, inquietante? Perché era un mondo non solo disabitato, ma anche abbandonato?

Non era mai stato su un mondo abbandonato in precedenza; non aveva mai sentito parlare di un mondo abbandonato; non aveva mai pensato che si potesse abbandonare un mondo. Per quel che ne sapeva, tutti i mondi abitati dagli esseri umani erano rimasti abitati per sempre.

(I. Asimov, Fondazione e Terra)

*

Questo brano ha colpito la mia fantasia fin dalla prima lettura (ora sarò alla centocinquantesima).

Come può essere stata la vita degli ultimi abitanti, prima che il pianeta fosse abbandonato? E i robot, che devono assistere gli esseri umani in ogni circostanza, come avranno fatto a rendere sopportabile una situazione del genere?

Così è nata questa fanfiction.

Quindi per me il cuore del racconto non è il gioco a enigmi con Melanna, ma la storia di Zak e Alvan, sebbene sia la parte più breve.

Ho cercato di rispettare il più possibile l'universo asimoviano, tranne qualche libertà (per esempio, Stannel VI dovrebbe essere già morto durante l'era dei Mercanti.) Non riesco a immaginare come i fatti di I robot e l'Impero e il ruolo di Daneel siano diventati di pubblico dominio, ma così risulta dal racconto di Bander in Fondazione e Terra e dalle leggende che raccoglie Seldon in Preludio alla Fondazione, così ho seguito questa linea.

Ho anche fatto un accenno ai micogeniani, anche se la loro storia non mi è mai andata giù. Ammesso che davanti allo sfacelo di Aurora accettassero di trasferirsi su un mondo dell'Impero, penso che avrebbero scelto un mondo rurale con ampi spazi, non il peggior formicaio della Galassia. Per motivi psicologici e anche per la famosa paura delle malattie.

Infine, qualcuno potrebbe aver pensato: "Ma come può Alvan permettere i tentativi di fuga da Aurora, visto che si rischia non solo la vita del fuggiasco, ma addirittura lo sterminio di tutti gli Spaziali?" La mia risposta è che il dottor Kloon, scioccato dal comportamento di Daneel e Giskard, per evitare derive tipo Legge Zero ha programmato i suoi robot con una versione della Prima Legge rigidamente focalizzata sull'individuo con cui il robot ha concretamente a che fare, piuttosto che su gruppi lontani e coinvolti indirettamente. Volevo accennare alla cosa nel racconto ma ho lasciato perdere per non appesantirlo troppo.

Grazie per aver letto la mia storia.

C. B.

   
 
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