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«Chiunque adora la bestia
e la sua statua e ne riceve il marchio sulla fronte o sulla mano, berrà
il vino
dell'ira di Dio che è versato puro nella coppa della sua ira e sarà
torturato
con fuoco e zolfo al cospetto degli angeli santi e dell'Agnello. Il
fumo del
loro tormento salirà per i secoli dei secoli, e non avranno riposo né
giorno né
notte quanti adorano la bestia e la sua statua e chiunque riceve il
marchio del
suo nome»
Aleggiava un dolce profumo tra i
corridoi
della reggia; Michael aveva imparato a riconoscerne le sfumature,
apprendendo, in
seguito, la disgustosa origine dell’ingannevole fragranza.
Con quella permanenza
all’Inferno l’Arcangelo aveva imparato come ogni forma di
vita possedesse una maschera…
Fosse la maschera stessa
meravigliosa o oltremodo nauseante… Ed i travestimenti
dell’Impero erano spaventosi.
Rallentò il passo e si
guardò attorno; il gelo lo circondava, danzando con gli
affascinanti aromi nel quale era immerso.
Cadde in ginocchio e su di
lui si addensarono il freddo ed i profumi:
spaventoso come il male riuscisse a cogliere la paura e la fragilità.
L’anima di Michael si era
incrinata: morsa dai dubbi selvaggi che l’avevano
colta tempo addietro veniva lambita dal veleno.
L’Angelo si portò una mano
alle labbra, dalle quali scaturì un singhiozzo e sigillò
gli occhi: non poteva permettere che le sue lacrime nutrissero gli
odori di
quel corridoio.
Le
onde si infrangevano sull’alta e frastagliata scogliera; all’orizzonte
il sole
calava, tingendo di sfumature arancioni le onde spumose.
L’oceano spalancava i suoi flutti ed accoglieva la stella morente nei
neri
abissi.
Un ragazzo, dall’aria stanca e le palpebre pesanti, sedeva sul bordo
della
roccia, osservando con rammarico la scena.
Raccolse dietro un orecchio una ciocca dei lunghi capelli castani mossi
dalla
lieve brezza, mentre distrattamente torturava un foro nei jeans
chiarissimi che
indossava.
Poteva sembrare un giovane turista che si godeva il calore degli ultimi
istanti
di luce, lì a torso nudo e la carnagione lievemente ed amabilmente
dorata.
Rivolse uno sguardo al cielo, mordendosi con forza le labbra; erano
severi, i
suoi occhi spruzzati d’oro, velati dall’amarezza e turbati dalla
delusione.
“Già qui, Michael?” Flebile, il bisbiglio si levò alla sue spalle,
anche se
l’Angelo lo avvertì con estrema chiarezza.
Sussultò appena, poi prese a respirare profondamente.
“Buonasera Lucifero.” Lo salutò voltandosi, ostentando una calma ed una
sicurezza che i battiti del suo cuore gli negavano.
Era davvero bello, il Serafino Caduto…
Cupi i suoi occhi d’indaco, immacolati i suoi abiti, lucenti i suoi
capelli
d’ebano, l’Imperatore rappresentava un quadro molto realistico della
perfezione
divina e del semplice fascino del male.
“Non mi aspettavo di trovarti, avevo deciso di anticiparmi per poter
godere del
paesaggio, ma mi hai preceduto: è uno spettacolo così incantevole!Non
trovi?” Commentò,
allora, accorato, ammirando il volo dei gabbiani.
Socchiuse gli occhi e si lasciò sopraffare dall’odore di salsedine;
poteva
cogliere ogni battito d’ali degli uccelli lontani e percepire le
sfumature
della forza del mare che carezzava e, più volte, schiaffeggiava la
roccia
antica della scogliera.
“Che peccato rendersi conto che tutto questo si sgretolerà…”
Continuò
malinconico, scuotendo la testa.
Ma c’era un velo di meschino divertimento nella sua voce… Divertimento
che si
trasformò in candida sorpresa, quando intravide una fiaccola accendersi
nel
cielo rosato.
“Guarda, Michael!La Stella del Vespero…” Ammirò con voce vellutata.
“Sei… Sei tu?”
“La mia ombra… Cala la sera, Stella del Vespero; sorge il giorno…
Stella del
Mattino.” Pronunciò.
“Due entità opposte unite dallo stesso destino, due volti, due sorrisi
che non
si incontreranno mai. Scissi crudelmente e dolorosamente.” Bisbigliò
con voce
roca, rivolgendo un malinconico sorriso all’Eletto, il quale ammirava
la
stella…
Stella
del
Mattino!
Spalanca le porte al giorno che verrà!
Stella del Vespero!
Illumina la notte che ti divorerà!
“Ebbene.”
Riprese
Lucifero dopo una breve pausa.
“Sono felice che tu abbia accettato (finalmente,aggiungerei!) la mia
convocazione, ma vorrei fare in fretta… Sai, non mi va di lasciare
Lilith e
Boris soli troppo a lungo.” Dichiarò con una risata cristallina.
“Io...” Iniziò l’Angelo, poi portò rapido lo sguardo al cielo, come per
assicurarsi che nessuno lo ascoltasse. “Io
ho…bisogno di risposte.” Pronunciò infine, con un ché di autoritario
che non
sfuggì all’udito dell’Imperatore.
“Risposte? Che genere di risposte?” Chiese cortese il Diavolo.
“Sulla natura degli esseri umani e sul volto della natura stessa… “
Poiché
l’Imperatore restò in silenzio, continuò, prendendolo come un invito ad
andare
avanti.
“Gli uomini nascono fondamentalmente buoni e Il male si impossessa di
loro in
seguito ad una maledizione, ad una possessione o..”
Cercò di incalzare la domanda, ma venne
bruscamente interrotto.
“Basta così.” Ordinò con durezza Lucifero, capendo.
Michael si zittì di colpo, trattenendo il fiato indispettito.
“L’uomo è una bestia, un errore ed un maleficio! La stessa natura cela
due
volti, l’uno dei quali mostruoso. A cosa vorresti arrivare? Cos’è che
veramente
tormenta la tua ragione e fa vacillare il tuo spirito? Il Signore deve
forse
prepararsi a lasciar scivolare via l’ennesimo dei suoi Eletti?” Chiese
con una
sfumatura feroce nel tono, sviando chiaramente il discorso.
“No. Io amo il Padre Mio.” Affermò con calma piatta l’Arcangelo.
“Ma c’è
qualcosa… Qualcosa che non comprendo e che mi sfugge di ciò che fu;
però questo
non significa che non abbia piena fiducia nel Signore.” Disse con
sicurezza
mirabile.
Lucifero trattenne a stento una risata…
Strinse con forza il suo bastone da passeggio, come a volervi imprimere
parte
di una frustrazione appena sorta, e che desiderava cancellare per
sempre.
“La Fiducia non può ripagare la delusione, l’asprezza ed il dubbio,
Michael.
Riponi la tua fede in una Verità di cui non sei pienamente convinto. E’
la sua
verità … “ Sembrò che quelle parole gli costassero uno sforzo immane;
c’era
l’affanno nel respiro dell’Imperatore.
“Ma non è tutta la realtà .” Concluse,in un sospiro.
“Allora in cosa dovrei credere? Nelle carezzevoli menzogne che mi
bisbigli in
sogno?” Lo aggredì l’Arcangelo,
infervorandosi.
Oh ,ricordava bene i sussurri suadenti di Lucifero al suo orecchio e
gli inviti
meschini…
“Tu sei una dolcissima preda, ben più succosa di Gabriel e poi…
Il male
esiste per questo,no? E L’inferno è stato creato per suscitare un certo
desiderio e la più antica tentazione. Sarò ben lieto di accoglierti
alla mia
reggia quando giungerà il momento in cui ti renderai conto che, sì,
stai
vacillando.” Disse noncurante Lucifero, mettendo chiaramente fine al
discorso e
a quello stesso breve incontro.
Non poteva trattenersi oltre…
Indietreggiò sorridendo e, sfiorando con la punta delle dita guantate
il bordo
del cilindro bianco che portava al capo, scomparve in una cascata di
candide
piume.
“Arrivederci, Michael.”
L’Arcangelo rimase lì, impietrito e confuso…
Tremava, ma non per il freddo che era calato: fu la rabbia a scuotere
le sue
membra ed un ruggito possente a lacerare l’aria e a ferirgli i polmoni.
Si sollevò in volo e, raggiungendo l’etere in preda ad una disperazione
che mai
l’aveva lambito, la piuma immacolata che perse andò a posarsi sulla
scogliera.
Quella stessa si infranse, inabissandosi nelle acque ormai blu.
Re Belial, il quale aveva
avvertito fiochi
lamenti levarsi poco fuori la sua porta, si affacciò sul corridoio.
Una tunica rosso sangue
avvolgeva il corpo del sovrano come acqua, descrivendone
i bei lineamenti fanciulleschi e morbidamente mascolini.
Fu sorpreso nel vedere
Michael piegato e preda di un dolore lontano, così
simile all’inquietudine che Belial stesso aveva provato a suo tempo.
Gli si avvicinò con una
certa cautela, che tanto donava alla sua magnifica
regalità.
Fu al suono di quei passi
che l’Arcangelo si riscosse dai suoi pensieri.
Si rimise in piedi,
provando a fingere che nulla fosse accaduto.
“Michael… C’è qualcosa che non
va?” Chiese allora,
mostrando una certa
delicatezza, Belial, il quale gli posò un braccio intorno alle spalle.
“N-no, signore.” Balbettò
l’Eletto, desiderano solo di fuggire a quella morsa.
“Io direi di si,invece.” Ribatté con furbizia l’altro.
“Vieni con me, devi darti una
rinfrescata e poi mi racconterai cos’è che ti
turba.” Continuò, poi,
con fare paterno.
Docile, Michael lo
assecondò.
Mai,
mai rifiutare i dolci inviti dei dannati!
Probabilmente, se Raphel non
avesse
assecondato il richiamo del suo istinto di Guaritore, Kei e Samael non
lo
avrebbero trovato tanto in fretta.
La notte bruciava.
Il Guerriero sentiva la carne morta ed avvizzita delle sue orbite
cicatrizzarsi.
Non sanguinava più, ma la scia umida del sangue rappreso non sarebbe
stata
cancellata facilmente; era testimonianza di una sporca colpa.
Decollò con uno slanciò impaziente, innalzandosi fin sulle nuvole; solo
un
frammento d’universo si intravedeva da quel mondo.
Brillava, la sua luce ancestrale.
Sospeso nella meditazione, abbagliava e scacciava gli uomini curiosi
che
osavano sollevarsi dai letti per ammirare quello strano spettacolo
pirotecnico.
Samael osservava col fiato sospeso quel rilascio d’energie, era uno
sforzo che
lui, povero Arcangelo, non sarebbe mai riuscito a sopportare.
Che meraviglia e quanto calore si espanse in quella piccola zona
sottoposta al
potere di Kei! E quale grido d’aiuto lacerante e doloroso, giunse alle
orecchie
di Raphael!
Accoccolatosi sulla spalla di
Lucifero, Yurij
sospirò stancamente, il sangue aveva macchiato gli abiti immacolati del
Diavolo, ma questi non sembrava darvi peso.
“Gli uomini sono tutti
bastardi…” Disse
d’improvviso il Caduto, con un
debole sorriso.
“Prego?”
Una curiosità divertita
prese possesso degli occhi blu dell’Imperatore, a
quella strana affermazione.
Come poteva essere
altrimenti?
Schietta ed improvvisa, la
confessione di Yurij avrebbe lasciato perplesso
chiunque e, lo stesso Sovrano, non poteva di certo dire d’avere
compreso.
“Sono figli di Dio, o
figli del maschio che ha ingravidato la donna
che li ha dati alla luce? Tu lo sai? Lo sai, Lu?” Precisò
accattivante, inumidendosi le labbra secche con la lingua.
“… Ammetto di ignorare la
risposta a questo particolare quesito.”
Rispose gentilmente Lucifero.
Yurij, allora, gli lanciò
un’occhiata in tralice…
“Oh, sarà l’ennesima risposta
che ti darò.” Disse
dolcemente. “Alla
fine…” Aggiunse
con una carezza.
“Se ne avrò voglia.”
Concluse sulle labbra ghignati di Lucifero.
Aveva spesse
volte cercato di immaginare l’Inferno e vederlo aldilà del vago scorcio
sul
quale posava gli occhi,ma mai… Mai avrebbe creduto che quel
mondo
dannato potesse avere le sembianze di un vero e proprio Impero
medioevale.
Regni, Principati, Ducati, Contee e Marche formavano i vari ranghi
della sua
complessa struttura.
No, non vi erano punizioni per similitudine o contrasto
come
Dante le aveva descritte, ma la vita stessa, in quei luoghi, era
tortura.
L’atmosfera consumava l’organismo… E marce, le carni bruciavano tra le
fiamme, rigenerandosi
in un eterno dolore.
Le grida strazianti dei dannati riempivano l’atmosfera, smuovendo la
polvere
della terra come solo il vento poteva, cantando del dolore e della
perdizione
in ogni più misero antro del vasto Impero.
Nel suo principato, il grande signore, sua altezza il Principe Belzebù,
combatteva
la noia dei secoli tormentando i suoi sudditi.
Orribili e sporchi, gli insetti che nascevano dalle sue fauci
spaventose
devastavano saltuariamente i domini del crudele sovrano per ritornare,
una
volta che anche quello strazio era divenuto troppo noioso, là dove
erano stati
generati.
Devastate e grondanti di sangue erano, invece, le contrade di Arioch,
signore
della guerra, vendicatore senza scrupoli e insaziabile guerrafondaio.
Ovunque nei luoghi a lui sottoposti le ribellioni dilagavano, represse
nel
sangue e nella violenza.
Le sue risate soddisfatte scuotevano il cielo tremante, eternamente
illuminato
dal sole rosso della disgrazia.
Schiene spezzate e carni tranciate disseminavano i sentieri del ducato
di
Vapula, maestro delle arti, signore di ogni mestiere e disciplina:
tortura e
non morte, spettava a chi della fatica non faceva la sua ragione di
vita.
Re Belial, invece, giovane e perverso spirito assaporava alla sua corte
le
carni e i genitali dei giovinetti e delle fanciulle più affascinanti.
Demone deviato, che del sesso e dell’amore aveva scoperto il lato più
idilliaco
e piacevole.
E che importava se i suoi sudditi fossero ormai deformi e istupiditi
dagli
incesti?
A lui e a lui soltanto era riservata la fresca carne delle vittime
lussuriose
crollate tra le sue braccia.
Il sangue di un essere vergine era ben più saporito di quanto i suoi
simili
avessero mai potuto credere…
E Belial sapeva che, sporcandolo di peccato, lo invecchiava come un
vino.
Nelle pene e nel dolore ognuna di quelle terre (e tante altre
affiancate ad
esse.) animavano l’Inferno…
Regno immerso, anticamente, nel puro e ghiacciato silenzio dell’esilio.
La reggia
scrutava dalla sua maestosa altezza i domini di Sua Maestà Infernale,
Signore
di Luce e Ogni Conoscenza, Lucifero.
Luogo sorprendente ed
ammirevole per la sua costruzione, ospitava l’Imperatore
ed i suoi amati sottoposti durante le sfrenate e continue feste cui
nobili si
dedicavano, lasciando alla disgrazia delle proprie maledizioni i loro
sudditi.
Tremava, l’Angelo rinchiuso
nella gabbia posta nell’immerso parco della dimora
di Lucifero.
Riverso al suolo lungo le
sbarre, un collare lo teneva legato ad una croce
posta come palo al centro della stravagante prigione.
La sporcizia e la polvere si
insinuava negli squarci che devastavano i suoi
arti ed il suo corpo.
Le ferite pulsavano,
comunicando ai nervi stanchi dolori ormai lontani, i quali
cullavano il Guardiano in una sinistra sonnolenza.
Il sangue scivolava lento,
posandosi su quegli strati rappresi che avvolgevano
la pelle diafana di Yurij.
Gli occhi del misero
prigioniero erano posati sulle piume velate di brina
ricadute sul pavimento scuro della gabbia.
Piume macchiate di sangue…
Oh, l’ avvertiva chiaramente:
il suo paio di ali centrale era stato scorticato
quasi fino all’osso…
I brandelli di carne che vi
pendevano pesavano come macigni e le altre quattro
ali inchiodate alle sbarre nutrivano lo scempio carminio di
quell’immacolata
beltà.
Lucifugo Rofocal presidiava la
sua prigionia.
Primo Ministro Infernale,
sotto il suo potere stavano le ricchezze
dell’Imperatore Lucifero.
Lucifugo aveva l’aspetto di un
piacente signorotto di mezz’età: i capelli
ricciuti brizzolati incorniciavano due neri calamai d’inchiostro, i
lineamenti
duri e virili venivano carezzati dalle punte d’una barba incolta.
Composto e tranquillo, il
Ministro non aveva l’aria d’esser un feroce diavolo, più
che altro al suo essere si affiancava un certo calore che donava
tranquillità e
benessere.
Il peggiore degli inganni.
Sarebbe bastato osservare con
un pizzico d’attenzione in più il mare oscuro di
quelle iridi, per individuare la scintilla di follia che neanche lo
stesso
Lucifero sapeva mascherare così magistralmente…
Ma con quale forza poteva
Yurij, in quegli attimi, dedicare attenzione a
particolari così futili?
“Signor… Signor Ministro?” Il
suo sussurro si sollevò con fatica dal suolo, per
raggiungere l’udito del nobile.
Lucifugo si voltò lentamente a
guardare quella bambola di pezza riversa nel
sangue; le ali agganciate alle inferriate erano tese dallo sforzo
innaturale
cui quella posizione le sottometteva.
“Cosa ti serve,Guardiano?”
L’atteggiamento del demone
poteva essere interpretato come irrispettoso nei
confronti d’una tale autorità Celeste… Ma cosa avrebbero dovuto temere
i
Diavoli dal Cielo?
E alla fine, quale dignità
restava al Guardiano? Era lì, in trappola come una
meravigliosa farfalla nella tela del ragno che, rassegnata, non
dimenava più le
sue variopinte ali.
“Dell’acqua… Vorrei
dell’acqua, la prego.” Inspirò a fatica.
No, non sentiva neanche più il
peso opprimente dell’umiliazione.
Il ministro sollevò un
sopracciglio, indeciso se considerare o meno quelle
parole come una presa in giro.
Infine, notando che
effettivamente il tesoro fosse alquanto
debilitato, convenne che sì, Yurij aveva bisogno di dissetarsi.
Si avvicinò lentamente alla
gabbia, entrandovi con passi misurati e sicuri, spolverando
le maniche della casacca scura che indossava, per appostarsi, poi, in
ginocchio
di fianco al Guardiano.
“Cosa ti fa credere, Angelo,
che ci sia l’acqua all’Inferno?” Chiese, accarezzandogli
i capelli.
“Cosa ti fa pensare che non
sia stata contaminata dalle emanazioni maligne di
questo luogo nefasto?” Continuò con più ardore, afferrandogli il capo
incrostato dal sangue.
Yurij non rispose.
Voleva solo dell’acqua,dopotutto…
Come quella nella quale si bagnava con Kei.
Fresca e limpida, vi si specchiavano,giocandovi con la spensieratezza
che solo
i bambini potevano avere…
Oh, ma le sue riflessioni
scomparvero presto, sotto il dolore che la stretta
del Ministro sulle sue ali gli causò.
Forse gridò, forse non aveva
più voce e il suo grido fu solo immaginario…
Seppe solo che per un istante
fu cieco.
Con gentilezza il demone lo sollevò dal suo
giaciglio di sporcizia e lo
sistemò affinché assumesse una posizione da seduto.
Fortunatamente, Yurij non vide
il volto di Lucifugo in quegli attimi… O sarebbe
morto di paura.
La pazzia, si sa, trasforma
completamente gli stessi lineamenti di un viso, stirandoli
in ghigni e in smorfie mostruose, simili a maschere allegoriche, e ciò
rende la
follia una mutazione naturale.
Ebbene, questa trasformazione
non prese possesso del profilo del demone… Bensì
unicamente dei suoi occhi.
Le iridi, illuminate da una
luce spettrale, rilucevano di una rossa fiamma di
sadismo, la quale le faceva vive come due corpi distinti e separati,
affamati
di dignità ed orgoglio.
Nella pazzia di tutti i
diavoli la serenità scemava in una rapida scintilla di
rabbia… Ma in quanti di essi la follia rappresentava un morbo di
lucidità
spaventoso?
Il Ministro Rofocal ne era
l’unico, degno e mostruoso rappresentante.
Il demone teneva trattenuto
verso di sé per i capelli il docile Guardiano… Il
sangue soffocava copioso la bella pelle bianca con la sua consistenza
vischiosa.
“Oh Custode, unica fonte di
nutrimento è il calice
del tuo sangue.
Bevanda molto più pura e dissetante rispetto alle avvelenate paludi
infernali.”
Bisbigliò infine con dolcezza il Ministro.
Tra i suoi neri artigli aveva
fatto apparire un calice di cristallo, e per
Yurij fu facile intendere a cosa servisse.
Il bordo liscio e freddo
percorreva il suo corpo sporco, raccogliendo dalle
ferite il sangue, il sudore e la sporcizia che lo insudiciavano… E
Yurij non
oppose resistenza neanche quando il bicchiere gli fu accostato alle
labbra.
Anzi, disperato e in preda al
tormento più grande, si allungò famelico verso
quella nauseante offerta.
Rumorosamente succhiava il
nettare purpureo e salato e disgustoso il sangue
bruciava nel suo esofago, soddisfacendo il tormento della sete che lo
lambiva
nei suoi stretti legami.
Soffocava ed arrancava, e solo
il sangue lo stava salvando dal lugubre sussurro
della morte.
“Ancora…” Annaspò sul bicchiere
lucido quando fu solo macchiato di rosso.
La sete cresceva in
quell’illusione di vana soddisfazione; e difatti allungò la
lingua per ripulire il cristallo dai rimasugli carmini.
Lucifugo, generoso Lucifugo, allora rise, attirando a sé il
Guardiano.
“Come desideri.” Bisbigliò,
girando il viso dell’Angelo verso il suo.
Poteva vederli, quegli occhi
cristallini appena schiusi implorare la salvezza.
E nel riempire nuovamente il
calice col sangue di Yurij, si chinò egli stesso sulle
labbra del Custode, nutrendole ancora del nettare vitale, dal quale
anche lui traeva
piacere succhiandolo e leccandolo via dal corpo e dalla bocca del
Guardiano.
Quale fusione e quale
composizione amorosa!
Era una lotta appassionata,
combattuta per l’ultima goccia, per l’ultima
macchia di sangue…
Quasi violento fu il desiderio
del Guardiano di nutrirsi e dissetarsi, e si
lasciò mordere le labbra e a sua volta morse quelle del suo aguzzino,
che
ansimante ed oltremodo eccitato non poteva non intravedere un ché di
erotico in
quella vicinanza assai pericolosa.
Ma sfumò presto la loro
ambigua lotta…
Una voce beffarda sorse dal
lato opposto a quello ove si mordevano come bestie.
“Ministro Rofocal..!”
Un’ultima nera fiamma si
dissolse, lasciando alla figura di Boris d’avanzare
all’interno della gabbia.
Si inginocchiò innanzi il
nobile, cha ancora stringeva a sé il Guardiano
semicosciente.
“Cosa ci fai tu qui?” Chiese di rimando Lucifugo,
leccando una guancia
ancora sporca del Guardiano.
Stringeva così prepotentemente
le unghie sulla sua carne da farlo sanguinare.
“Sua Maestà mi ha chiesto di
pregarla di tornare al suo consueto compito. Qui
me ne occuperò io.” Disse con umiltà il Demone,sorridendo gentile.
“Ma cosa significa..? Nessuno
è migliore di me!” Si oppose il nobile, abbandonando
al suolo Yurij.
“Proprio per questo Sua Maestà
la rivuole al suo mestiere. Non esiste
tesoro più grande dei possedimenti del nostro sire. Il Guardiano è
adesso
affidato a me.” Ripeté Boris,con più decisione ,con quel ché di
minaccioso che
lo aveva reso il temibile demonietto che era.
Nonostante appartenesse ad un
rango piuttosto basso aveva guadagnato il
rispetto e il timore dovuti ad un nobile.
Lucifugo sembrò riprendere il
controllo delle sue azioni a quelle parole, e la
pazzia tornò a sopirsi nella profondità dei suoi occhi: disubbidire a
Lucifero significava morire.
Seppur seccato, con la classe
tipica degli gentlemen s’allontanò dal
Guardiano, rinchiudendosi il cancello della gabbia alle spalle, non
prima
d’essersi leccato un’ultima volta le labbra e riaver gustato il sapore
di quel
sangue ancor dolce.
E poi scomparve, avvolto dalle
piume grigiastre delle sue ali.
Boris, dal canto suo, si
avvicinò alla croce al centro della gabbia dov’era
legata la lunga catena che imprigionava Yurij, il quale sollevò stanco
lo
sguardo dal pasto che ancora consumava: s’era ridotto a raschiare il sangue
dal pavimento.
Il Messaggero sorrise,
avvolgendo attorno al pugno quel vincolo metallico.
“Anche così sei meraviglioso…”
Commentò, slegando la catena ed avvicinandosi
all’Angelo, che era arretrato in preda a violenti tremori verso le
sbarre.
“Non avvicinarti, ti prego…”
“Nonostante siano devastate…
Le tue ali sono comunque bellissime.” Continuò
deliziato Boris,ignorando quella preghiera ed avvolgendo ulteriormente
attorno
al collo di Yurij la catena.
“Sai, io non ne ho mai avute…
Non sono un Angelo Caduto, un reietto, un
esiliato del Paradiso, no… Non ho mai potuto godere di quella Luce. Sono
nato dalle fiamme e le fiamme m’hanno cresciuto e guidato. Ma le ho
sempre
desiderate…” Disse in tono voglioso, accarezzando con la punte delle
dita i
tessuti piumati tremanti.
“No, ti prego… Qualsiasi cosa, ma
non questo.”
Sì, stava piangendo.
“Sai, credo sia giunto il
momento di tarpare questa meraviglia!” Esclamò
infine, allegramente, Boris.
Aiutato dalla catena avvolta
per due volte attorno al collo del Guardiano, lo
attirò a sé in un violento strattone.
L’urlo disperato che seguì
risuonò in eterno all’Inferno.
Oh
grida…
Grida, amore mio…
E lascia che il tuo grido sazi il mio udito affamato del tuo dolore!
“Signor Kei, è
qui!” La bella voce di Anael si alzò da un’altura poco distante da dove
erano.
Il Guerriero, facendo cenno ai
suoi di seguirlo, volò rapido laddove gli era
stato indicato… E la vide, la falda profonda e lo squarcio orribile su
quella
striscia di terra.
Silenzioso (sì, il suo sguardo
grondava ancora rabbia purpurea.), si chinò
sulla spaccatura, sfiorandone il bordo incandescente.
Poco dopo ritrasse la mano con
un gesto secco: il calore non lo feriva.
“In nomine patris, et filii,
et spiritus sancti. Amen.” Pronunciò in un sussurro
di fredda devozione, poi si voltò a guardare il manipolo dei soldati
scelti per
quel rischioso passo.
“Si va all’Inferno, soldati
miei…” Disse semplicemente, lasciandosi cadere all’indietro
a braccia spalancate.
E fu subito circondato dalle
calde tenebre infernali.
I suoi devoti sottoposti lo
seguirono.
L’Inferno
vi ingoierà, e morirete ancor prima di posare i piedi sul suo consunto
terreno!
“Forse… Forse fu proprio per
quello che mi
faceste, che non riuscii a preservare il mio paio d’ali centrale.” Confessò tristemente Yurij,
riparandosi
dal freddo del vento improvviso allacciandosi al braccio di Lucifero.
“Oh avanti! Ne avevi altre
quattro!” Lo
prese in giro l’Imperatore, ben lieto di
riscaldare il bel Caduto.
“Oh si,si certo… Ma non mi
appartenevano.” Rivelò,con
un aspro sorriso.
E l’animo e gli occhi
stessi del Diavolo si incrinarono.
Padrone
e
Servo Tuo,spogliami dalla purezza e riempimi di peccato.
E che le mie ali di cartapesta possano volare come nei sogni che mi
hanno
agitato nei secoli della Condanna.
Fine
quattordicesimo capitolo.
Allora,allora…
In questo capitolo c’è una nota di shonen-ai un po’ marcata lo ammetto…
E nel
prossimo aumenterà appena, appena x3.
Oh bhé, più o meno.
Inoltre spiegherò qualcosa di importante circa la sessualità degli
angeli x3.
Cioè,non metterò per iscritto l’intero concetto,ma spero verrà inteso,o
comunque lo citerò nel mio discorsetto a fine capitolo x3.
E qui abbiamo avuto Lucifugo x3!
Lucifugo che per il momento ci lascia,ma che tornerà molto,molto presto…
Per la gioia (???) di Yurij XD.
Spero…
Mi piace come signorotto, diciamo che io immagino Don Rodrigo
(Si,proprio il
Don de ‘I Promessi Sposi’), così come ho descritto Lucifugo XD. Mie
seghe
mentali,nulla di preoccupante ^w^.
E cosa avrà voluto dire il nostro Guardiano riferito alle ali con quel “Non
mi appartenevano?”
Le aveva noleggiate °^°?XD
Inoltre ho abbozzato una struttura dell’Inferno un po’ personalizzata:
non
riesco a vederlo come un imbuto,mi spiace. Per me è davvero un
impero
medioevale.
Poi spero di poter approfondire meglio la Corte infernale.
Avevo qualche idea,ma al momento non saprei ancora se metterle giù o
meno °^°.
Abbiamo avuto Osore,paura, in questo capitolo.
C’è la paura di Michael nei confronti di Belial ad aprire il
capitolo,c’è Lucifugo a completarlo e Boris a terminarlo.
E nel prossimo il nostro Boris si divertirà un bel po’ con Yurij!Credo
verrà
parecchio lungo °w°’’’.
Bhé, è tutto per il momento…
Ci si becca in un’altra vita!
X Dark Hiwatari: Bhé, questo
nuovo
capitolo è arrivato in tempi più o meno umanamente comprensibili… Spero
che
anche questo capitolo ti sia piaciuto ^w^. Un bacio!
X Padme86: Salve ^O^! Okay,
non vedevi
l’ora di leggere il nuovo capitolo… Ma credo proprio che questo
capitolo in
questione non è stato particolarmente stimolante X°. Spero comunque
che, in un
modo o nell’altro, ti sia piaciuto U.U’’’.
X Aphrodite: Hi x3. In questo
capitolo ho
abbozzato un po’ la struttura del mio Inferno u.u’’. Ebbene, visto che
il
capitolo mi è venuto più lungo del previsto, dovrai aspettare ‘Urei’
per
avere conferme sul tuo ragionamento riguardante Kei. Bhé, spero che
questo
capitolo non ti sia sembrato una pena assoluta °-°’. Alla prossima!
X Sybelle: Bah… Perché ti
rispondo..? U.U
. Vabbhé, il tuo papiro ha (più o meno) perdonato la lunga
attesa. Le tue
riflessioni mi hanno davvero compiaciuta, nonostante alla fine dei
conti il
capitolo sia stato solo l’ennesima toppa di un vestito scadente. Bhé,
spero che
anche questo capitolo sia stato di tuo gradimento. Alla prossima, amor
mio x3 ♥.
Un grazie anche a chi ha aggiunto
la storia tra i preferiti e le seguite ^^! Aspetto sempre anche un
vostro
parere. ♥