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Autore: Iria    27/11/2009    4 recensioni
"L'invito del Diavolo arde e confonde, istiga ed uccide...
Le candide ali bagnate dal sangue dei peccatori sono la più seducente delle tentazioni.
Signore e Padrone, il banchetto è pronto."

Un'AU completamente nuova che spero apprezzerete nella sua umile forma.
Mi auguro mi lascerete un commento, anche negativo. Grazie.
Attenzione! Probabilmente questa fic subirà un mutamento a livello di genere. Al momento, aggiungo l'avvertimento shonen-ai.
Attenzione! Ho aggiunto il genere guerra.
Genere: Dark, Guerra, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Boris, Kei Hiwatari, Nuovo personaggio, Yuri
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti
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 Ø ร ø я є  ~Ғ є α я  †P α υ я α

«Chiunque adora la bestia e la sua statua e ne riceve il marchio sulla fronte o sulla mano, berrà il vino dell'ira di Dio che è versato puro nella coppa della sua ira e sarà torturato con fuoco e zolfo al cospetto degli angeli santi e dell'Agnello. Il fumo del loro tormento salirà per i secoli dei secoli, e non avranno riposo né giorno né notte quanti adorano la bestia e la sua statua e chiunque riceve il marchio del suo nome»

Aleggiava un dolce profumo tra i corridoi della reggia; Michael aveva imparato a riconoscerne le sfumature, apprendendo, in seguito, la disgustosa origine dell’ingannevole fragranza.
Con quella permanenza all’Inferno l’Arcangelo aveva imparato come ogni forma di vita possedesse una maschera…
Fosse la maschera stessa meravigliosa o oltremodo nauseante… Ed i travestimenti dell’Impero erano spaventosi.
Rallentò il passo e si guardò attorno; il gelo lo circondava, danzando con gli affascinanti aromi nel quale era immerso.
Cadde in ginocchio e su di lui si addensarono il freddo ed i profumi: spaventoso come il male riuscisse a cogliere la paura e la fragilità.
L’anima di Michael si era incrinata: morsa dai dubbi selvaggi che l’avevano colta tempo addietro veniva lambita dal veleno.
L’Angelo si portò una mano alle labbra, dalle quali scaturì un singhiozzo e sigillò gli occhi: non poteva permettere che le sue lacrime nutrissero gli odori di quel corridoio.

Le onde si infrangevano sull’alta e frastagliata scogliera; all’orizzonte il sole calava, tingendo di sfumature arancioni le onde spumose.
L’oceano spalancava i suoi flutti ed accoglieva la stella morente nei neri abissi.
Un ragazzo, dall’aria stanca e le palpebre pesanti, sedeva sul bordo della roccia, osservando con rammarico la scena.
Raccolse dietro un orecchio una ciocca dei lunghi capelli castani mossi dalla lieve brezza, mentre distrattamente torturava un foro nei jeans chiarissimi che indossava.
Poteva sembrare un giovane turista che si godeva il calore degli ultimi istanti di luce, lì a torso nudo e la carnagione lievemente ed amabilmente dorata.
Rivolse uno sguardo al cielo, mordendosi con forza le labbra; erano severi, i suoi occhi spruzzati d’oro, velati dall’amarezza e turbati dalla delusione.
“Già qui, Michael?” Flebile, il bisbiglio si levò alla sue spalle, anche se l’Angelo lo avvertì con  estrema chiarezza.
Sussultò appena, poi prese a respirare profondamente.
“Buonasera Lucifero.” Lo salutò voltandosi, ostentando una calma ed una sicurezza che i battiti del suo cuore gli negavano.
Era davvero bello, il Serafino Caduto…
Cupi i suoi occhi d’indaco, immacolati i suoi abiti, lucenti i suoi capelli d’ebano, l’Imperatore rappresentava un quadro molto realistico della perfezione divina e del semplice fascino del male.
“Non mi aspettavo di trovarti, avevo deciso di anticiparmi per poter godere del paesaggio, ma mi hai preceduto: è uno spettacolo così incantevole!Non trovi?” Commentò, allora, accorato, ammirando il volo dei gabbiani.
Socchiuse gli occhi e si lasciò sopraffare dall’odore di salsedine; poteva cogliere ogni battito d’ali degli uccelli lontani e percepire le sfumature della forza del mare che carezzava e, più volte, schiaffeggiava la roccia antica della scogliera.
Che peccato rendersi conto che tutto questo si sgretolerà…” Continuò malinconico, scuotendo la testa.
Ma c’era un velo di meschino divertimento nella sua voce… Divertimento che si trasformò in candida sorpresa, quando intravide una fiaccola accendersi nel cielo rosato.
“Guarda, Michael!La Stella del Vespero…” Ammirò con voce vellutata.
“Sei… Sei tu?”
“La mia ombra… Cala la sera, Stella del Vespero; sorge il giorno… Stella del Mattino.” Pronunciò.
“Due entità opposte unite dallo stesso destino, due volti, due sorrisi che non si incontreranno mai. Scissi crudelmente e dolorosamente.” Bisbigliò con voce roca, rivolgendo un malinconico sorriso all’Eletto, il quale ammirava la stella…

Stella del Mattino!
Spalanca le porte al giorno che verrà!
Stella del Vespero!
Illumina la notte che ti divorerà!

“Ebbene.” Riprese Lucifero dopo una breve pausa.
“Sono felice che tu abbia accettato (finalmente,aggiungerei!) la mia convocazione, ma vorrei fare in fretta… Sai, non mi va di lasciare Lilith e Boris soli troppo a lungo.” Dichiarò con una risata cristallina.
“Io...” Iniziò l’Angelo, poi portò rapido lo sguardo al cielo, come per assicurarsi che nessuno lo ascoltasse.  “Io ho…bisogno di risposte.” Pronunciò infine, con un ché di autoritario che non sfuggì all’udito dell’Imperatore.
“Risposte? Che genere di risposte?” Chiese cortese il Diavolo.
“Sulla natura degli esseri umani e sul volto della natura stessa… “ Poiché l’Imperatore restò in silenzio, continuò, prendendolo come un invito ad andare avanti.
“Gli uomini nascono fondamentalmente buoni e Il male si impossessa di loro in seguito ad una maledizione, ad una possessione o..”  Cercò di incalzare la domanda, ma venne bruscamente interrotto.
“Basta così.” Ordinò con durezza Lucifero, capendo.
Michael si zittì di colpo, trattenendo il fiato indispettito.
“L’uomo è una bestia, un errore ed un maleficio! La stessa natura cela due volti, l’uno dei quali mostruoso. A cosa vorresti arrivare? Cos’è che veramente tormenta la tua ragione e fa vacillare il tuo spirito? Il Signore deve forse prepararsi a lasciar scivolare via l’ennesimo dei suoi Eletti?” Chiese con una sfumatura feroce nel tono, sviando chiaramente il discorso.
“No. Io  amo il Padre Mio.” Affermò con calma piatta l’Arcangelo. “Ma c’è qualcosa… Qualcosa che non comprendo e che mi sfugge di ciò che fu; però questo non significa che non abbia piena fiducia nel Signore.” Disse con sicurezza mirabile.
Lucifero trattenne a stento una risata…
Strinse con forza il suo bastone da passeggio, come a volervi imprimere parte di una frustrazione appena sorta, e che desiderava cancellare per sempre.
“La Fiducia non può ripagare la delusione, l’asprezza ed il dubbio, Michael. Riponi la tua fede in una Verità di cui non sei pienamente convinto. E’ la sua verità … “ Sembrò che quelle parole gli costassero uno sforzo immane; c’era l’affanno nel respiro dell’Imperatore.
“Ma non è tutta la realtà .” Concluse,in un sospiro.
“Allora in cosa dovrei credere? Nelle carezzevoli menzogne che mi bisbigli in sogno?”  Lo aggredì l’Arcangelo, infervorandosi.
Oh ,ricordava bene i sussurri suadenti di Lucifero al suo orecchio e gli inviti meschini…
“Tu sei una dolcissima preda, ben più succosa di Gabriel e poi… Il male esiste per questo,no? E L’inferno è stato creato per suscitare un certo desiderio e la più antica tentazione. Sarò ben lieto di accoglierti alla mia reggia quando giungerà il momento in cui ti renderai conto che, sì, stai vacillando.” Disse noncurante Lucifero, mettendo chiaramente fine al discorso e a quello stesso breve incontro.
Non poteva trattenersi oltre…
Indietreggiò sorridendo e, sfiorando con la punta delle dita guantate il bordo del cilindro bianco che portava al capo, scomparve in una cascata di candide piume.
“Arrivederci, Michael.”
L’Arcangelo rimase lì, impietrito e confuso…
Tremava, ma non per il freddo che era calato: fu la rabbia a scuotere le sue membra ed un ruggito possente a lacerare l’aria e a ferirgli i polmoni.
Si sollevò in volo e, raggiungendo l’etere in preda ad una disperazione che mai l’aveva lambito, la piuma immacolata che perse andò a posarsi sulla scogliera.
Quella stessa si infranse, inabissandosi nelle acque ormai blu.

Re Belial, il quale aveva avvertito fiochi lamenti levarsi poco fuori la sua porta, si affacciò sul corridoio.
Una tunica rosso sangue avvolgeva il corpo del sovrano come acqua, descrivendone i bei lineamenti fanciulleschi e morbidamente mascolini.
Fu sorpreso nel vedere Michael piegato e preda di un dolore lontano, così simile all’inquietudine che Belial stesso aveva provato a suo tempo.
Gli si avvicinò con una certa cautela, che tanto donava alla sua magnifica regalità.
Fu al suono di quei passi che l’Arcangelo si riscosse dai suoi pensieri.
Si rimise in piedi, provando a fingere che nulla fosse accaduto.
“Michael… C’è qualcosa che non va?” Chiese allora, mostrando una certa delicatezza, Belial, il quale gli posò un braccio intorno alle spalle.
“N-no, signore.”  Balbettò l’Eletto, desiderano solo di fuggire a quella morsa.
“Io direi di si,invece.” Ribatté con furbizia l’altro.
“Vieni con me, devi darti una rinfrescata e poi mi racconterai cos’è che ti turba.” Continuò, poi, con fare paterno.
Docile, Michael lo assecondò.
Mai, mai rifiutare i dolci inviti dei dannati!

Probabilmente, se Raphel non avesse assecondato il richiamo del suo istinto di Guaritore, Kei e Samael non lo avrebbero trovato tanto in fretta.
La notte bruciava.
Il Guerriero sentiva la carne morta ed avvizzita delle sue orbite cicatrizzarsi.
Non sanguinava più, ma la scia umida del sangue rappreso non sarebbe stata cancellata facilmente; era testimonianza di una sporca colpa.
Decollò con uno slanciò impaziente, innalzandosi fin sulle nuvole; solo un frammento d’universo si intravedeva da quel mondo.
Brillava, la sua luce ancestrale.
Sospeso nella meditazione, abbagliava e scacciava gli uomini curiosi che osavano sollevarsi dai letti per ammirare quello strano spettacolo pirotecnico.
Samael osservava col fiato sospeso quel rilascio d’energie, era uno sforzo che lui, povero Arcangelo, non sarebbe mai riuscito a sopportare.
Che meraviglia e quanto calore si espanse in quella piccola zona sottoposta al potere di Kei! E quale grido d’aiuto lacerante e doloroso, giunse alle orecchie di Raphael!

Accoccolatosi sulla spalla di Lucifero, Yurij sospirò stancamente, il sangue aveva macchiato gli abiti immacolati del Diavolo, ma questi non sembrava darvi peso.
“Gli uomini sono tutti bastardi…” Disse d’improvviso il Caduto, con un debole sorriso.
“Prego?”
Una curiosità divertita prese possesso degli occhi blu dell’Imperatore, a quella strana affermazione.
Come poteva essere altrimenti?
Schietta ed improvvisa, la confessione di Yurij avrebbe lasciato perplesso chiunque e, lo stesso Sovrano, non poteva di certo dire d’avere compreso.
 “Sono figli di Dio, o figli del maschio che ha ingravidato la donna che li ha dati alla luce? Tu lo sai? Lo sai, Lu?” Precisò accattivante, inumidendosi le labbra secche con la lingua.
“… Ammetto di ignorare la risposta a questo particolare quesito.” Rispose gentilmente Lucifero.
Yurij, allora, gli lanciò un’occhiata in tralice…
“Oh, sarà l’ennesima risposta che ti darò.” Disse dolcemente. “Alla fine…”  Aggiunse con una carezza. “Se ne avrò voglia.” Concluse sulle labbra ghignati di Lucifero.

Aveva spesse volte cercato di immaginare l’Inferno e vederlo aldilà del vago scorcio sul quale posava gli occhi,ma mai… Mai avrebbe creduto che quel mondo dannato potesse avere le sembianze di un vero e proprio Impero medioevale.
Regni, Principati, Ducati, Contee e Marche formavano i vari ranghi della sua complessa struttura.
No, non vi erano punizioni per similitudine o contrasto come Dante le aveva descritte, ma la vita stessa, in quei luoghi, era tortura.
L’atmosfera consumava l’organismo… E marce, le carni bruciavano tra le fiamme, rigenerandosi in un eterno dolore.
Le grida strazianti dei dannati riempivano l’atmosfera, smuovendo la polvere della terra come solo il vento poteva, cantando del dolore e della perdizione in ogni più misero antro del vasto Impero.
Nel suo principato, il grande signore, sua altezza il Principe Belzebù, combatteva la noia dei secoli tormentando i suoi sudditi.
Orribili e sporchi, gli insetti che nascevano dalle sue fauci spaventose devastavano saltuariamente i domini del crudele sovrano per ritornare, una volta che anche quello strazio era divenuto troppo noioso, là dove erano stati generati.
Devastate e grondanti di sangue erano, invece, le contrade di Arioch, signore della guerra, vendicatore senza scrupoli e insaziabile guerrafondaio.
Ovunque nei luoghi a lui sottoposti le ribellioni dilagavano, represse nel sangue e nella violenza.
Le sue risate soddisfatte scuotevano il cielo tremante, eternamente illuminato dal sole rosso della disgrazia.
Schiene spezzate e carni tranciate disseminavano i sentieri del ducato di Vapula, maestro delle arti, signore di ogni mestiere e disciplina: tortura e non morte, spettava a chi della fatica non faceva la sua ragione di vita.
Re Belial, invece, giovane e perverso spirito assaporava alla sua corte le carni e i genitali dei giovinetti e delle fanciulle più affascinanti.
Demone deviato, che del sesso e dell’amore aveva scoperto il lato più idilliaco e piacevole.
E che importava se i suoi sudditi fossero ormai deformi e istupiditi dagli incesti?
A lui e a lui soltanto era riservata la fresca carne delle vittime lussuriose crollate tra le sue braccia.
Il sangue di un essere vergine era ben più saporito di quanto i suoi simili avessero mai potuto credere…
E Belial sapeva che, sporcandolo di peccato, lo invecchiava come un vino.
Nelle pene e nel dolore ognuna di quelle terre (e tante altre affiancate ad esse.) animavano l’Inferno…
Regno immerso, anticamente, nel puro e ghiacciato silenzio dell’esilio.

La reggia scrutava dalla sua maestosa altezza i domini di Sua Maestà Infernale, Signore di Luce e Ogni Conoscenza, Lucifero.
Luogo sorprendente ed ammirevole per la sua costruzione, ospitava l’Imperatore ed i suoi amati sottoposti durante le sfrenate e continue feste cui nobili si dedicavano, lasciando alla disgrazia delle proprie maledizioni i loro sudditi.
Tremava, l’Angelo rinchiuso nella gabbia posta nell’immerso parco della dimora di Lucifero.
Riverso al suolo lungo le sbarre, un collare lo teneva legato ad una croce posta come palo al centro della stravagante prigione.
La sporcizia e la polvere si insinuava negli squarci che devastavano i suoi arti ed il suo corpo.
Le ferite pulsavano, comunicando ai nervi stanchi dolori ormai lontani, i quali cullavano il Guardiano in una sinistra sonnolenza.
Il sangue scivolava lento, posandosi su quegli strati rappresi che avvolgevano la pelle diafana di Yurij.
Gli occhi del misero prigioniero erano posati sulle piume velate di brina ricadute sul pavimento scuro della gabbia.
Piume macchiate di sangue…
Oh, l’ avvertiva chiaramente: il suo paio di ali centrale era stato scorticato quasi fino all’osso…
I brandelli di carne che vi pendevano pesavano come macigni e le altre quattro ali inchiodate alle sbarre nutrivano lo scempio carminio di quell’immacolata beltà.
Lucifugo Rofocal presidiava la sua prigionia.
Primo Ministro Infernale, sotto il suo potere stavano le ricchezze dell’Imperatore Lucifero.
Lucifugo aveva l’aspetto di un piacente signorotto di mezz’età: i capelli ricciuti brizzolati incorniciavano due neri calamai d’inchiostro, i lineamenti duri e virili venivano carezzati dalle punte d’una barba incolta.
Composto e tranquillo, il Ministro non aveva l’aria d’esser un feroce diavolo, più che altro al suo essere si affiancava un certo calore che donava tranquillità e benessere.
Il peggiore degli inganni.
Sarebbe bastato osservare con un pizzico d’attenzione in più il mare oscuro di quelle iridi, per individuare la scintilla di follia che neanche lo stesso Lucifero sapeva mascherare così magistralmente…
Ma con quale forza poteva Yurij, in quegli attimi, dedicare attenzione a particolari così futili?
“Signor… Signor Ministro?” Il suo sussurro si sollevò con fatica dal suolo, per raggiungere l’udito del nobile.
Lucifugo si voltò lentamente a guardare quella bambola di pezza riversa nel sangue; le ali agganciate alle inferriate erano tese dallo sforzo innaturale cui quella posizione le sottometteva.
“Cosa ti serve,Guardiano?”
L’atteggiamento del demone poteva essere interpretato come irrispettoso nei confronti d’una tale autorità Celeste… Ma cosa avrebbero dovuto temere i Diavoli dal Cielo?
E alla fine, quale dignità restava al Guardiano? Era lì, in trappola come una meravigliosa farfalla nella tela del ragno che, rassegnata, non dimenava più le sue variopinte ali.
“Dell’acqua… Vorrei dell’acqua, la prego.” Inspirò a fatica.
No, non sentiva neanche più il peso opprimente dell’umiliazione.
Il ministro sollevò un sopracciglio, indeciso se considerare o meno quelle parole come una presa in giro.
Infine, notando che effettivamente il tesoro fosse alquanto debilitato, convenne che sì, Yurij aveva bisogno di dissetarsi.
Si avvicinò lentamente alla gabbia, entrandovi con passi misurati e sicuri, spolverando le maniche della casacca scura che indossava, per appostarsi, poi, in ginocchio di fianco al Guardiano.
“Cosa ti fa credere, Angelo, che ci sia l’acqua all’Inferno?” Chiese, accarezzandogli i capelli.
“Cosa ti fa pensare che non sia stata contaminata dalle emanazioni maligne di questo luogo nefasto?” Continuò con più ardore, afferrandogli il capo incrostato dal sangue.
Yurij non rispose.
Voleva solo dell’acqua,dopotutto…
Come quella nella quale si bagnava con Kei.
Fresca e limpida, vi si specchiavano,giocandovi con la spensieratezza che solo i bambini potevano avere…

Oh, ma le sue riflessioni scomparvero presto, sotto il dolore che la stretta del Ministro sulle sue ali gli causò.
Forse gridò, forse non aveva più voce e il suo grido fu solo immaginario…
Seppe solo che per un istante fu cieco.
Con gentilezza il demone lo sollevò dal suo giaciglio di sporcizia e lo sistemò affinché assumesse una posizione da seduto.
Fortunatamente, Yurij non vide il volto di Lucifugo in quegli attimi… O sarebbe morto di paura.
La pazzia, si sa, trasforma completamente gli stessi lineamenti di un viso, stirandoli in ghigni e in smorfie mostruose, simili a maschere allegoriche, e ciò rende la follia una mutazione naturale.
Ebbene, questa trasformazione non prese possesso del profilo del demone… Bensì unicamente dei suoi occhi.
Le iridi, illuminate da una luce spettrale, rilucevano di una rossa fiamma di sadismo, la quale le faceva vive come due corpi distinti e separati, affamati di dignità ed orgoglio.
Nella pazzia di tutti i diavoli la serenità scemava in una rapida scintilla di rabbia… Ma in quanti di essi la follia rappresentava un morbo di lucidità spaventoso?
Il Ministro Rofocal ne era l’unico, degno e mostruoso rappresentante.
Il demone teneva trattenuto verso di sé per i capelli il docile Guardiano… Il sangue soffocava copioso la bella pelle bianca con la sua consistenza vischiosa.
“Oh Custode, unica fonte di nutrimento è il calice del tuo sangue. Bevanda molto più pura e dissetante rispetto alle avvelenate paludi infernali.” Bisbigliò infine con dolcezza il Ministro.
Tra i suoi neri artigli aveva fatto apparire un calice di cristallo, e per Yurij fu facile intendere a cosa servisse.
Il bordo liscio e freddo percorreva il suo corpo sporco, raccogliendo dalle ferite il sangue, il sudore e la sporcizia che lo insudiciavano… E Yurij non oppose resistenza neanche quando il bicchiere gli fu accostato alle labbra.
Anzi, disperato e in preda al tormento più grande, si allungò famelico verso quella nauseante offerta.
Rumorosamente succhiava il nettare purpureo e salato e disgustoso il sangue bruciava nel suo esofago, soddisfacendo il tormento della sete che lo lambiva nei suoi stretti legami.
Soffocava ed arrancava, e solo il sangue lo stava salvando dal lugubre sussurro della morte.
Ancora…” Annaspò sul bicchiere lucido quando fu solo macchiato di rosso.
La sete cresceva in quell’illusione di vana soddisfazione; e difatti allungò la lingua per ripulire il cristallo dai rimasugli carmini.
Lucifugo, generoso Lucifugo, allora rise, attirando a sé il Guardiano.
“Come desideri.” Bisbigliò, girando il viso dell’Angelo verso il suo.
Poteva vederli, quegli occhi cristallini appena schiusi implorare la salvezza.
E nel riempire nuovamente il calice col sangue di Yurij, si chinò egli stesso sulle labbra del Custode, nutrendole ancora del nettare vitale, dal quale anche lui traeva piacere succhiandolo e leccandolo via dal corpo e dalla bocca del Guardiano.
Quale fusione e quale composizione amorosa!
Era una lotta appassionata, combattuta per l’ultima goccia, per l’ultima macchia di sangue…
Quasi violento fu il desiderio del Guardiano di nutrirsi e dissetarsi, e si lasciò mordere le labbra e a sua volta morse quelle del suo aguzzino, che ansimante ed oltremodo eccitato non poteva non intravedere un ché di erotico in quella vicinanza assai pericolosa.
Ma sfumò presto la loro ambigua lotta…
Una voce beffarda sorse dal lato opposto a quello ove si mordevano come bestie.
“Ministro Rofocal..!”
Un’ultima nera fiamma si dissolse, lasciando alla figura di Boris d’avanzare all’interno della gabbia.
Si inginocchiò innanzi il nobile, cha ancora stringeva a sé il Guardiano semicosciente.
“Cosa ci fai tu qui?” Chiese di rimando Lucifugo, leccando una guancia ancora sporca del Guardiano.
Stringeva così prepotentemente le unghie sulla sua carne da farlo sanguinare.
“Sua Maestà mi ha chiesto di pregarla di tornare al suo consueto compito. Qui me ne occuperò io.” Disse con umiltà il Demone,sorridendo gentile.
“Ma cosa significa..? Nessuno è migliore di me!” Si oppose il nobile, abbandonando al suolo Yurij.
“Proprio per questo Sua Maestà la rivuole al suo mestiere. Non esiste tesoro più grande dei possedimenti del nostro sire. Il Guardiano è adesso affidato a me.” Ripeté Boris,con più decisione ,con quel ché di minaccioso che lo aveva reso il temibile demonietto che era.
Nonostante appartenesse ad un rango piuttosto basso aveva guadagnato il rispetto e il timore dovuti ad un nobile.
Lucifugo sembrò riprendere il controllo delle sue azioni a quelle parole, e la pazzia tornò a sopirsi nella profondità dei suoi occhi: disubbidire a Lucifero significava morire.
Seppur seccato, con la classe tipica degli gentlemen s’allontanò dal Guardiano, rinchiudendosi il cancello della gabbia alle spalle, non prima d’essersi leccato un’ultima volta le labbra e riaver gustato il sapore di quel sangue ancor dolce.
E poi scomparve, avvolto dalle piume grigiastre delle sue ali.
Boris, dal canto suo, si avvicinò alla croce al centro della gabbia dov’era legata la lunga catena che imprigionava Yurij, il quale sollevò stanco lo sguardo dal pasto che ancora consumava: s’era ridotto a raschiare il sangue dal pavimento.
Il Messaggero sorrise, avvolgendo attorno al pugno quel vincolo metallico.
“Anche così sei meraviglioso…” Commentò, slegando la catena ed avvicinandosi all’Angelo, che era arretrato in preda a violenti tremori verso le sbarre.
Non avvicinarti, ti prego…
“Nonostante siano devastate… Le tue ali sono comunque bellissime.” Continuò deliziato Boris,ignorando quella preghiera ed avvolgendo ulteriormente attorno al collo di Yurij la catena.
“Sai, io non ne ho mai avute… Non sono un Angelo Caduto, un reietto, un esiliato del Paradiso, no… Non ho mai potuto godere di quella Luce. Sono nato dalle fiamme e le fiamme m’hanno cresciuto e guidato. Ma le ho sempre desiderate…” Disse in tono voglioso, accarezzando con la punte delle dita i tessuti piumati tremanti.
No, ti prego… Qualsiasi cosa, ma non questo.”
Sì, stava piangendo.
“Sai, credo sia giunto il momento di tarpare questa meraviglia!” Esclamò infine, allegramente, Boris.
Aiutato dalla catena avvolta per due volte attorno al collo del Guardiano, lo attirò a sé in un violento strattone.
L’urlo disperato che seguì risuonò in eterno all’Inferno.

Oh grida…
Grida, amore mio…
E lascia che il tuo grido sazi il mio udito affamato del tuo dolore!

“Signor Kei, è qui!” La bella voce di Anael si alzò da un’altura poco distante da dove erano.
Il Guerriero, facendo cenno ai suoi di seguirlo, volò rapido laddove gli era stato indicato… E la vide, la falda profonda e lo squarcio orribile su quella striscia di terra.
Silenzioso (sì, il suo sguardo grondava ancora rabbia purpurea.), si chinò sulla spaccatura, sfiorandone il bordo incandescente.
Poco dopo ritrasse la mano con un gesto secco: il calore non lo feriva.
“In nomine patris, et filii, et spiritus sancti. Amen.” Pronunciò in un sussurro di fredda devozione, poi si voltò a guardare il manipolo dei soldati scelti per quel rischioso passo.
“Si va all’Inferno, soldati miei…” Disse semplicemente, lasciandosi cadere all’indietro a braccia spalancate.
E fu subito circondato dalle calde tenebre infernali.
I suoi devoti sottoposti lo seguirono.

L’Inferno vi ingoierà, e morirete ancor prima di posare i piedi sul suo consunto terreno!

“Forse… Forse fu proprio per quello che mi faceste, che non riuscii a preservare il mio paio d’ali centrale.” Confessò tristemente Yurij, riparandosi dal freddo del vento improvviso allacciandosi al braccio di Lucifero.
“Oh avanti! Ne avevi altre quattro!”  Lo prese in giro l’Imperatore, ben lieto di riscaldare il bel Caduto.
“Oh si,si certo… Ma non mi appartenevano.” Rivelò,con un aspro sorriso.
E l’animo e gli occhi stessi del Diavolo si incrinarono.

Padrone e Servo Tuo,spogliami dalla purezza e riempimi di peccato.
E che le mie ali di cartapesta possano volare come nei sogni che mi hanno agitato nei secoli della Condanna.

Fine quattordicesimo capitolo.
Allora,allora…
In questo capitolo c’è una nota di shonen-ai un po’ marcata lo ammetto… E nel prossimo aumenterà appena, appena x3.
Oh bhé, più o meno.
Inoltre spiegherò qualcosa di importante circa la sessualità degli angeli x3.
Cioè,non metterò per iscritto l’intero concetto,ma spero verrà inteso,o comunque lo citerò nel mio discorsetto a fine capitolo x3.
E qui abbiamo avuto Lucifugo x3!
Lucifugo che per il momento ci lascia,ma che tornerà molto,molto presto…
Per la gioia (???) di Yurij XD.
Spero…
Mi piace come signorotto, diciamo che io immagino Don Rodrigo (Si,proprio il Don de ‘I Promessi Sposi’), così come ho descritto Lucifugo XD. Mie seghe mentali,nulla di preoccupante ^w^.
E cosa avrà voluto dire il nostro Guardiano riferito alle ali con quel “Non mi appartenevano?”
Le aveva noleggiate °^°?XD
Inoltre ho abbozzato una struttura dell’Inferno un po’ personalizzata: non riesco a vederlo come un imbuto,mi spiace. Per me è davvero un impero medioevale.
Poi spero di poter approfondire meglio la Corte  infernale.
Avevo qualche idea,ma al momento non saprei ancora se metterle giù o meno °^°.
Abbiamo avuto Osore,paura, in questo capitolo.
C’è la paura di Michael nei confronti di Belial ad aprire il capitolo,c’è Lucifugo a completarlo e Boris a terminarlo.
E nel prossimo il nostro Boris si divertirà un bel po’ con Yurij!Credo verrà parecchio lungo °w°’’’.
Bhé, è tutto per il momento…
Ci si becca in un’altra vita!

X Dark Hiwatari: Bhé, questo nuovo capitolo è arrivato in tempi più o meno umanamente comprensibili… Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto ^w^. Un bacio!

X Padme86: Salve ^O^! Okay, non vedevi l’ora di leggere il nuovo capitolo… Ma credo proprio che questo capitolo in questione non è stato particolarmente stimolante X°. Spero comunque che, in un modo o nell’altro, ti sia piaciuto U.U’’’.

X Aphrodite: Hi x3. In questo capitolo ho abbozzato un po’ la struttura del mio Inferno u.u’’. Ebbene, visto che il capitolo mi è venuto più lungo del previsto, dovrai aspettare ‘Urei’ per avere conferme sul tuo ragionamento riguardante Kei. Bhé, spero che questo capitolo non ti sia sembrato una pena assoluta °-°’. Alla prossima!

X Sybelle: Bah… Perché ti rispondo..? U.U . Vabbhé, il tuo papiro ha (più o meno)  perdonato la lunga attesa. Le tue riflessioni mi hanno davvero compiaciuta, nonostante alla fine dei conti il capitolo sia stato solo l’ennesima toppa di un vestito scadente. Bhé, spero che anche questo capitolo sia stato di tuo gradimento. Alla prossima, amor mio x3 .

Un grazie anche a chi ha aggiunto la storia tra i preferiti e le seguite ^^! Aspetto sempre anche un vostro parere.

   
 
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