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Autore: Novelist Nemesi    13/07/2010    2 recensioni
Ho provato a pensare alla vita di Ulquiorra Schiffer prima di diventare un hollow, ossia quando era un umano. Ecco il primo capitolo della mia mente quasi perversa. « Artisti. Tutto si spiegava. »
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Schiffer Ulquiorra
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Tredici.

I vantaggi di essere un arrancar erano molti; non si sentiva il caldo, né il freddo, non si aveva sete, né fame, nessun essere umano poteva vederli, potevi andare liberamente dove volevi in tempi ridottissimi. Cina, Austria, Giappone.
Lo svantaggio era che a volte colui che ti accompagnava era un tale chiassone che ti pentivi di aver deciso di giurare fedeltà ad Aizen. Anche se, nella maggior parte dei casi, si veniva costretti. Anche per lui era stato così, ma preferiva sempre sorvolare. Dopotutto, Aizen si era mostrata una persona discreta e gentile nei suoi confronti. Qualche sacrificio lo poteva pur fare.
« Che noooooia! Non c’è niente qui! »
« Smettila di lamentarti. Non siamo venuti qui per divertirci. »
« Sì, sì, scusa. » il suo compagno faceva sempre una piccola pausa prima di riprendere a parlare. O rompere le scatole, eventualmente. « Ulquiorra, chi è il nostro obiettivo? »
« Nessuno in particolare quest’oggi, Yammy. » rispose Ulquiorra. Mani in tasca, vesti bianche e spada al fianco. Non era cambiato di una virgola in quei due mesi che era al servizio di Aizen. Nel frattempo, i numeri degli arrancar erano aumentati, Yammy arrivò poco dopo di lui e divenne il numero dieci, anche se per la sua posizione faceva troppo lo spaccone. Lui era rimasto sempre il numero quattro, ma non aveva di che lamentarsi. Quel giorno Aizen li aveva mandati a perlustrare il mondo umano per vedere se c’erano persone con forze spirituali notevoli.
« Potevano anche mandarci qualcun altro invece di noi espada, non pensi? » fece Yammy grattandosi la testa e guardandosi intorno con fare svogliato.
« Sua eccellenza Aizen ha mandato noi perché siamo gli elementi più fidati. » rispose secco Ulquiorra. « E comunque è questione di poco. Non c’è nulla di rilevante qui. Ho sentito dire che nel mondo umano ci sono solo tre persone con una forza notevole, e pare che non siano in questo posto. »
« Tanta fatica per niente. »
« Idiota, se fosse davvero per niente non ci saremmo neanche mai mossi da Las Noches. »
Era la prassi quotidiana ormai. Difficile dire che i due fossero amici. Ulquiorra avrebbe detto certamente di no; non faceva che trattare quel Yammy con sufficienza, nonostante la stazza di quest’ultimo, almeno il triplo del suo corpo esile e alto il doppio. In fondo, però, non poteva dargli torto in quella circostanza; camminare in mezzo a tutta quella gente che Ulquiorra apostrofava come spazzatura per cercare un nessuno, non era il massimo.
« Possiamo andarcene, Yammy. Andiamo a far rapporto a sua eccellenza. »
Ma proprio quando entrambi si voltarono per cercare un posto appartato in cui aprire il varco per tornare a casa, Ulquiorra si fermò di colpo, colpito da una voce femminile che non ce l’aveva con lui, ma richiamava un’altra presenza.
« Murciélago, accidenti a te! »
Non capitava certo tutti i giorni di scoprire che qualcuno conosceva quel nome. Chi aveva osato soffiarvi il nome della sua spada? Si voltò, con calma, incuriosito da quella presenza; una ragazza dai capelli nerissimi, molto scalati e spinosi, con una frangia irregolare che segnava degli occhi nocciola molto espressivi, che in quel momento dedicavano tutta l’attenzione a un pipistrello che era tra le sue braccia, esili, coperte da maniche lunghe e di lana a causa del freddo pungente. Quando il suo viso fu finalmente scoperto dalla grande sciarpa verde, Ulquiorra notò delle labbra che sembravano disegnate, che si corrucciavano e facevano uscire il suo respiro che, a contatto con l’aria fredda, creava una piccola nuvoletta. Era alta almeno quanto lui, e andava in giro con un animale così insolito e una ragazza più alta e castana, che sembrava sua amica.
« Non devi volare via così! Vuoi che ti metta al guinzaglio? » diceva all’animale, come se potesse capirla.
« Nike, non credo che ti capisca. » fece la sua amica ridendo. « Piuttosto, perché te lo sei portato appresso? Hai idea di quanto sia faticoso allevare un animale come questo? »
« Vuoi scherzare? Non potevo mica lasciarla a Berlino da sola con dei piccoli da tenere! »
« Se ne sarebbe occupato qualche centro per gli animali… »
« Assolutamente no. Lui non lo avrebbe mai permesso. E nemmeno io lo permetterò. E scommetto che nemmeno a questa piccola fuggitiva piaccia l’idea di stare chiusa in quella gabbia di matti. »
« Okay, okay. Piuttosto, stasera che farai? Accetterai l’invito di Ivan? »
« Gli ho detto di no. »
« Cosa?! E perché? È un ragazzo così carino e gentile! »
« Se è tra amici, okay, ma se intende farmi la sua donna, non se ne parla neanche. Gliel’ho detto subito, così da non creare illusioni, e lui ha detto che allora era meglio di no. Davvero carino e gentile. »
« Nike, accidenti! Sei ancora così giovane… Perché non ti rifai una vita, ora che sei a Budapest? »
« Io il ragazzo ce l’ho già. »
Fu a quel punto che la ragazza si rabbuiò un po’, accarezzando con amore l’animale tra le sue braccia, che si era appena addormentato. La sua amica cinse la spalla di lei con un braccio, con aria mortificata.
« E’ morto, Nike. Per salvarti. Io credo che lui sarebbe contento se ti riprendessi qui… Dopotutto te ne sei andata da Berlino per ricominciare, no? »
« Lo so… Lo so perfettamente. Il fatto è che non lo voglio io. ormai non riesco più a innamorarmi… Nessuno mi fa sentire come mi sapeva fare lui. Se in questo mondo esiste qualcuno come lui, ben venga. Ma fino ad allora… Io resterò la sua donna. Lui è morto per salvare me. Io c’ero, l’ho visto morire tra le mie braccia, senza che io potessi fare nulla. Non posso dimenticarlo, e nemmeno sostituirlo. Per favore, Natasha, non ne parliamo più, ormai lo sai come la penso. E quell’Ivan, poi, non è neanche tanto gentile, visto come si è tirato indietro quando ho messo in chiaro che non gliela davo. »
La vide camminare, per poi tornare ad occuparsi del pipistrello che si era svegliato e svolazzava, sfuggendo al suo controllo. Come se avesse percepito qualcosa. E, quando vide che si stava dirigendo verso di lui, capì che era proprio vero che i pipistrelli sentivano cose totalmente diverse. Gli svolazzava accanto, senza fermarsi, guardandolo insistentemente, e con uno strano luccichio negli occhi. O era solo un impressione di Ulquiorra?
Per un attimo non seppe che fare. Si ridestò quando Yammy iniziò a parlare.
« Che fastidio questo topo volante… Lo ammazzo. »
« No… Lascia stare. » disse Ulquiorra, alzando una mano, rivolgendola poi all’animale, sfiorandolo. Notando che quell’animale non aveva paura di lui, e che quasi sentiva quella piccola carezza –o presunta tale- Ulquiorra accennò un sorrisetto.
« Ciao. » disse. « Ti chiami Murciélago? Che coincidenza, anche la mia spada si chiama così. »
Improvvisamente si ritrovò davanti quella ragazza, quella Nike, che afferrava con forza il pipistrello e la sgridò con tono amorevole. Guardandola da vicino, Ulquiorra ebbe la sensazione che avesse un’aria familiare, anche se non riusciva a ricordare cosa. E comunque, lei non poteva vederlo. Infatti tornò sui suoi passi senza degnarlo di un sguardo, al contrario del pipistrello.
« Quella femmina… E’ proprio strana. » disse a voce bassa, tant’è che Yammy non poté sentirlo.
« Sei davvero bizzarra, Nike. » disse la sua amica. « Legarti così al passato… »
« Legarmi? » fece lei. « Sbagli, Natasha. Lui mi ha imprigionata. »
Sparì dalla vista di Ulquiorra, incrociando per un’ultima volta lo sguardo con quel pipistrello. Per un attimo sembrò felice di averlo visto. Come se si conoscessero da sempre, ma Ulquiorra non sapeva proprio dire il perché. Le stranezze da animali, pensò.
« Ulquiorra? » lo chiamò Yammy.
Il ragazzo si voltò, rimettendo le mani in tasca e passando avanti. « Andiamocene, Yammy. »
Non lo confidò a nessuno, ma ripensò a quella ragazza e al suo animaletto per molto tempo. Anche quando quella femmina di nome Orihime Inoue fu portata al covo di Las Noches, nell’Hueco Mundo, dove lui risiedeva con Aizen e altri arrancar per contrastare il nemico giurato di sua eccellenza, un tale Ichigo Kurosaki molto legato alla ragazza. Per alcuni tratti gli ricordava quella incontrata in quel posto chiamato Budapest. Ciò servì solo a confondergli di più le idee, a sforzarlo di ricordare qualcosa che non veniva proprio in mente. Quando diventò un arrancar aveva stabilito un accordo con Aizen, ma ricordava vagamente anche quello. Sapeva a malapena perché era diventato un hollow. Ricordava di essere morto travolto da una macchina, e nulla di più. di ciò che c’era pria, e ciò che successe dopo, erano solo immagini confuse, in cui lui era un mostro, o un ragazzo che se ne stava appostato accanto a una pietra.
Concluse che era inutile scervellarsi più di tanto su cose che non ricordava e no sarebbe mai riuscito a ricordare, ma c’era sempre qualcosa che lo induceva a tornare a pensare a lei, a Nike.

Sbagli, Natasha. Lui mi ha imprigionata.
Da chi? Ma poi, perché gli importava così tanto?
Cosa c’entrava lui?
Sciocchezze da umani.
O forse era perché si era riconosciuto in quel disagio? In quel senso di appartenenza che non capiva e che aveva sfogato sulla sua spada, che aveva lo stesso nome del pipistrello di quella donna?
Si rese conto solo mentre lottava con quell’Ichigo, dell’incredibile, e se vogliamo, crudele, ironia della sorte.
« Imprigiona, Murciélago. »
Di chi era stato prigioniero lui? Chi aveva imprigionato nella sua vita precedente, con quelle enormi ali da pipistrello?
Cosa portava di sé quella Nike?
Inutile, non lo avrebbe mai capito.
Doveva pensare a eseguire gli ordini di sua eccellenza Aizen, adesso.

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@ Lou: Purtroppo non sono riuscita a inserire l’UlquiHime! Mi dispiace, ma non ne ho trovato proprio occasione, sono solo riuscita ad accennare una vaga somiglianza! Senza contare che Orihime mi sembrava un po’ di “troppo”, nel senso che comunque Ulquiorra ha dimenticato tutto e non sapevo proprio come inserirla in una cosa tra Ulquiorra, Nike e Murciélago –perché anche lei merita!- Sono molto contenta della tua recensione, e mi fa molta tenerezza che abbiate notato quel piccolo 1%! ^^

@ Ninive: Svelato il mistero del pipistrello! Spero che ti sia piaciuto il capitolo!

Commento; ed eccoci qua, all’epilogo, capolinea, fine. Ulquiorra è un espada, ha dimenticato tutto e ha sfiorato per un’ultima volta Nike. spero di aver reso bene il loro ultimo”incontro”. Credo che mi mancherà Murciélago, davvero. Era così chiassosa…
Voglio ringraziare tutti quanti voi per il sostegno e le recensioni, per aver inserito la mia storia tra le preferite o seguite! Sono stata davvero felice di aver scritto una storia simile, perché non sono sicura che sia il mio campo e non so se avrò occasione di scriverne altre. E poi, Ulquiorra Schiffer, what else? <3
Ringrazio ancora infinitamente tutti quanti e, se vi va, seguitemi anche nella storia Possiedo un obiettivo, dunque vivo, ancora in corso!

Grazie a tutti! Spero che ci rivedremo con un'altra storia!
Neme.

  
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