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Autore: neme_    17/06/2011    7 recensioni
Una raccolta di one shot su Bleach che tratta dei pairing più disparati, dei generi più disparati, brevi e non. O almeno, ci provo. Unici fattori comuni: una vecchia radio e delle canzoni che accompagnano le storie che andrete a leggere. Buona lettura!
01. Complication - Tomorrow [GrimmIchi]
02. In un giorno di pioggia - Maybe, one day... [RenRuki]
03. Innocent sorrow - Please, explain [IchiRuki]
04. Hitori no yoru - I just wanna help you! [GrimmIchi]
05. Thank you for the venom - Hi, babe [GrimmNel]
06. Ho perso le parole - I can't do it [GrimmHime]
07. Head over feet - Happy birthday [IchiHime]
08. Nei giardini che nessuno sa - Sweet like this pink [ByaHisa]
09. She's a rebel - Your name is catchy [GrimmTatsu]
[raccolta][presenza di pairing etero e yaoi][song-fic]
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Author's note: e di nuovo eccomi qua! Contenti, vero? È pure venerdì 17, qual fortuna rivedermi qui, eh? *-* bando alle ciance, la nuova one shot è piuttosto breve, ed è la mia primissima RenRuki. 'Sta raccolta è il trampolino d'esordio per un sacco di pairing che sì mi piacciono, ma di cui non avevo mai scritto. Bè, mentre quasi tutto il fandom ama l'IchiRuki, io tifo per quello sfigato di Renji che sbava su Rukia da più di quarant'anni. Immagino quanto soffra. E lo faccio soffrire pure qua, tò. Mettendoci in mezzo quel gran pezzo di figliolo di Kaien Shiba. Vi avverto che come shot mette abbastanza depressione. Ma la RenRuki è anche questo. E insomma, sinceramente non mi piace molto com'è venuta. Mi sono lasciata andare alle parole di questa bellissima canzone dei Modena city ramblers. Mi dispiace anche aver appena accennato la tanto amata veccia radio. :patta radio: Bè, io la posto, incoraggiata daSakuraSsj e Terry. Buona lettura, cattiva lettura, come volete, nel caso sia stata cattiva in omaggio avrete una bella scatola di pomodori. 8D




In un giorno di pioggia.

E in un giorno di pioggia ti rivedrò ancora,
e saprò consolare i tuoi occhi bagnati.
In un giorno di pioggia saremo vicini,
balleremo leggeri sull'aria di un Reel.
[ In un giorno di pioggia – Modena city ramblers ]


Renji camminava da solo, col capo chino. Stava piovendo a dirotto, ma lui non aveva l'ombrello, e ormai era fradicio. Parlando in tutta onestà, non gli importava niente di coprirsi da qualche parte. Se le cose dovevano andare male, tanto valeva andare fino in fondo.

Non gli era rimasto altro da fare che tornarsene a casa così, senza poter fare nulla per Rukia. Era stato con lei tutta la giornata, certo, ma concretamente non aveva fatto niente per la ragazza, che piangeva a dirotto. Piangeva da due giorni, concedendosi solo pochi minuti di pausa. Era distrutta, e lui non poteva fare niente.

La vita sapeva essere davvero ingiusta, imprevedibile. Il destino, deciso da qualcuno di tremendamente cattivo, aveva fatto abbattere sul loro piccolo angolo di felicità una tragedia che Renji non aveva mai contemplato.

Kaien era morto. Era morto davvero. In quella maniera così banale come un incidente d'auto. Attraversava tranquillo e un pirata... la solita storia.

Erano tutti tristi, straziati. Kaien era l'idolo di tutti, benvoluto, alla mano. Era soprattutto una persona importantissima per Rukia. Non era solo un senpai che l'aiutava coi compiti, per la ragazza era qualcosa di infinitamente superiore. Sapere della sua morte le aveva lasciato un nodo alla gola che non si poteva sciogliere. Di colpo le era crollato il mondo addosso, e Renji... sì, era triste anche lui. Considerava Kaien un buon amico.

Tuttavia, non si sentiva lacerare dentro per il lutto. Cioè, anche.

Sedendosi davanti al bancone del bar poco distante da casa sua, con lo sguardo vuoto sul bicchiere di birra appena ordinato, aveva capito molte cose. E si sentiva un mostro.

Kaien era un bravo ragazzo, un gran lavoratore. Non si rifiutava mai di aiutare qualcuno. Era una persona molto eccentrica, ma a modo suo era saggio. Aveva molte qualità, insomma.

Con Rukia però c'era un rapporto speciale, nel quale Renji non si sarebbe mai potuto intromettere.

Kaien era il centro del suo mondo. Era più di un amico, era un ideale. Era per lei un maestro, un confidente, un modello di perfezione. Ma anche il ragazzo che avrebbe voluto accanto per la vita. Non lo aveva mai detto, ma Renji ne era sicuro. Bastava vedere come lo guardava, e come invece i suoi occhi blu erano così spenti.

Voleva starle accanto, ovviamente, senza nessuna pretesa. Se Kaien era il mondo di Rukia, lei era l'universo di Renji, anzi. Lei era il sole, quella stella così luminosa e fonte di vita per così tanti pianeti. E lui era Plutone, che le girava attorno da così lontano, senza farsi vedere. Era patetico riconoscersi in quello sputo di pianeta, ma era inevitabile. Rukia meritava il meglio, ma quel posto era già stato occupato da Kaien, che non c'era più.

E nessuno poteva sostituirlo. Nemmeno lui.

Era... geloso. Mostruoso. Semplicemente subdolo scoprirsi così invidiosi di una persona da sempre ritenuta amica. Non poteva neanche permettersi di confidarlo a qualcuno. Avrebbe fatto soffrire Rukia.

Ironico, no? Pensare che l'unico modo per stare vicino a una persona così cara è starle alla larga e continuare a osservarla da lontano.

Forse un giorno sarebbe riuscito a occupare qualche posto nel suo cuore, come Kaien. Magari un giorno Rukia si sarebbe accorta del suo gravitare attorno a lei.

Probabilmente, continuando a girarci così intorno, sarebbe riuscito ad avvicinarcisi di più.

Voleva essere più di un pianeta minuscolo per lei. Un'altra stella, ecco, per farle compagnia. O una piccola luna che, ogni tanto, eclissa quell'enorme stella chiamata sole per tenere la sua luce tutta per sé anche solo per un po'.

Un giorno, sì.

Fino ad allora non poteva fare altro che scappare da quel viso gonfio e bagnato di lacrime, e alzare il bicchiere ancora pieno di birra, oscurando la piccola lampada, accompagnato da una radio di circa vent'anni ma ancora funzionante, che gli copriva quegli orribili pensieri di gelosia e ossessione con le sue note.

« A te, Kaien. » si era detto. Bevve tutto d'un fiato, come per forzare i suoi sentimenti così sporchi ad andare giù, in fondo, nel baratro, e non farsi più vedere.

Accasciò la testa sul bancone, senza ordinare nient'altro. Non aveva voglia di niente, solo di starsene da solo, a pensare a lei.

Accompagnato da quella vecchia radio che con delicatezza si insinuava nella sua testa.

   
 
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