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Autore: Duir    26/08/2006    2 recensioni
...può un uomo costringere un suo simile a fargli da schiavo? Indubbiamente si......ma può un uomo costringere un mutante a fargli da schiavo? Indubbiamente no.....e se si trattasse di una donna? ps. volevo dire che non ho mai letto i fumetti e che mi baso su quanto ho appreso dai due film.....perdonate se ogni tanto faccio di testa mia :P
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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tra la terra e il cielo1 Tra la terra e il cielo

Dalla coltre densa e scura, la pioggia cadeva copiosa e tagliente. I boschi stormivano e fremevano in balia del vento impetuoso, che in spire trasparenti cingeva le cime, piegandole al suo volere, per poi scendere giù, sempre più giù, a sferzar gli arbusti e i cespugli ed infine insinuarsi tra l’erba e divenir spira sottile e spettrale, come piede di fantasma. Ma come esse poterono generare la distruzione e l’oblio, così come distrussero persino umano manufatto, furono anche la salvezza, il soffio che estingue la fiamma, la sferzata che attutisce la febbre, il dolce cullare che ti risveglia con il suo gelido bacio e ti riporta alla vita.


Sul fondo di un profondo canalone, ai piedi di una grossa roccia, giacevano i resti di quello che una volta era stato l’x-jet. Lamiere contorte e taglienti, vetri rotti sparsi ovunque, frammenti di alettoni e parti di motore erano sparsi ovunque, dando l’idea di una bolla di cristallo infranta su un pavimento di marmo. Rocce acuminate come lame squarciavano la cupola d’acciaio, come si fosse trattato di un coltello nel burro, svettando poi verso l’alto, fiere e spietate nella loro incorruttibilità.
Sul terreno e sulle pareti circostanti, a testimoniare presenza umana si poteva vedere il sangue, rosso e vivo, che macchiava la giallastra roccia in schizzi irregolari e i resti di abiti strappati e bagagli da campeggio disseminati a perdita d’occhio. Sembrava quasi che una forza sovrumana avesse sbattuto il mezzo in quella gola inaccessibile e scura, con un odio ed un disgusto indecifrabili. Attorno il silenzio più assoluto, non un sospiro, non un sussurro, solo il persistente ticchettio della pioggia e l’ululato del vento che si insinuava nelle crepe delle rocce.
Ma l’apparenza a volte inganna. Infatti fu proprio in quelle crepe buie e inesplorate che si accesero via via centinaia di luci, tutte rivolte inspiegabilmente alla volta di quello spettacolo raccapricciante. Luminosi, sempre più scintillanti gli sfavillii si accendevano per ogni dove, mentre l’ululato cresceva, sino a riempire l’intero dirupo. Fu allora che le nubi si diradarono per un istante e come in un motto di compassione ecco apparire la luna, pallida e rotonda, avvolta nella su luce malinconica.
Ora l’ululato era qualcosa che andava al di là di qualsiasi suono: non era solo un richiamo lanciato alla volta celeste, ma una preghiera colma di compassione, che centinaia di lupi bianchi come la neve rivolgevano al Paradiso, per quelle anime sospese tra la vita e la morte.
E in quell’atmosfera surreale ecco che qualcosa si mosse. Una forma scura e malferma sul terreno dissestato e polveroso iniziò ad avanzare strisciando. Le centinaia di occhi la fissarono e quand’ella si alzò faticosamente in piedi allora scattarono tutti in avanti, sprezzanti del pericolo che rappresentavano quelle rocce taglienti come lame, scattando agili ed eleganti. Giunti a pochi metri dalla presenza si fermarono e tutti chinarono il capo in segno di reverenza, portando le zampe indietro a simulare un inchino. E l’ululato si alzò nuovamente, mentre Logan ancora stravolto e dolorante si guardava attorno con fare alquanto perplesso. Poi capì: quelle creature avevano sentito le sue preghiere, quelle che lui aveva lanciato più simili a imprecazioni, mentre il jet precipitava dal cielo ed ora erano lì, al suo cospetto per aiutarlo.
Mai come in quel momento si sentì onorato e completamente inerme allo stesso tempo, di fronte alla potenza della sua stessa natura. Preso da un profondo sentimento verso quei benevoli animali, pensò a loro come fratelli, compagni forse di una vita passata e irraggiungibile, tanto che presto si era già dimenticato del dolore e della spossatezza che logoravano il suo corpo. Fu una profonda ferita al fianco sinistro che lo fece vacillare e cadere sulle ginocchia, riportandolo per un attimo alla condizione in cui si trovava. Volse il capo in direzione del mezzo, stringendo in pugni, mordendosi le labbra, maledicendosi per la sua prepotenza e insensibilità ai consigli di chi lo aveva cresciuto come un figlio.
Uno scalpiccio lo fece voltare di scatto: di fronte a lui, fiero e maestoso, si stagliava il più grande e bello di tutti i lupi. La sua pelliccia candida fluttuava nel vento ed il suo sguardo incuteva timore. Ma non per Logan. Egli sapeva che quella creatura era lì per aiutarlo e non per fargli del male. Istintivamente avanzò, sempre faticosamente, scosso dalle scariche di dolore, finchè non cadde nuovamente a terra, il volto contratto dal dolore insopportabile. Sentendo le forze venirgli meno tese un braccio alla volta del lupo, che prontamente gli fu vicino e già si apprestava a leccargli le ferite. Il ragazzo affondò il volto nella morbida pelliccia e lì diede sfogo a tutta la sua frustrazione. Anche i lupi si unirono al suo dolore e di nuovo quella preghiera si levò al cielo ancora sgombro da nubi.
Improvvisamente il lupo che gli aveva fatto da spalla si alzò e lo fissò con i suoi occhi verdi e scintillanti. In quello sguardo fu come rivedere qualcosa di inaccessibile eppure così quotidiano, come gli occhi di un padre o un maestro sapiente. Logan allora capì e a fatica si rimise in piedi, per poi sospirare un’ultima volta, prima di dirigersi verso i resti del jet. Come attratti dai suoi pensieri i lupi lo seguirono e poco alla volta estrassero dalle macerie i corpi di Rogue, Bobby e Kurt, depositandoli in una grotta asciutta e pulita. Poi indicarono a Logan il luogo in cui sgorgava una sorgente d’acqua cristallina, che egli usò per detergere i loro volti dal sangue e dai resti di vetri che si erano raggrumati. Nel passare la mano sul volto della ragazzina provò una stretta al cuore notando che nessuna energia veniva risucchiata dal suo corpo e una smorfia di dolore gli si dipinse su volto provato, mentre si scioglieva nuovamente in lacrime.
Fu ancora il Grande Lupo Bianco che gli venne in soccorso, ringhiando questa volta, come a volergli rammentare la sua natura ed allo sguardo interrogativo del ragazzo su cosa potesse fare, volse il capo verso Kurt, che giaceva poco distante. Logan questa volta non recepì subito le intenzioni dell’animale, finchè egli non si diresse verso Kurt e tornò stringendo tra i denti il piccolo rosario di legno che il ragazzo teneva ancora nella mano. Allora ancora una volta Logan capì che doveva avere fede, la stessa che aveva avuto quando erano precipitati, quella stessa sensazione di fine e di risoluzione che aveva sentito pulsargli dentro quando aveva ormai capito che era giunta la loro ora.
Portandosi il rosario al petto lo strinse, mormorando poi stentate parole sotto lo sguardo benevolo dei lupi, che silenti lo osservavano dall’alto delle rocce circostanti. Sta volta solo il suo sussurro si udiva, mentre gli animali tacevano e la luna brillava ancora nel cielo, ora più splendente di prima; e fu in quel raggio di luna che la vide: gli occhi blu, i capelli biondi sciolti sulle spalle, il corpo tutt’uno con la luce argentea, le grandi ali aperte sul dorso. Avanzava lieve, a qualche centimetro da terra, fluttuante come un nembo dorato, soave come un soffio di brezza, il capo coronato d’alloro, la veste turchese e il sorriso radioso. Quando gli sfiorò il volto si sentì rinfrancato da tutti i patimenti subiti e la forza tornò a scorrere nelle sue membra. Poi, un dolcissimo sonno lo colse ed egli si abbandonò, lasciandosi cullare da tiepide e sconosciute melodie.

Nella Sfera Lucente Ayusya aveva avuto la meglio. Kala infine aveva desistito e si era arresa, ma non senza apportare danni cospicui alla Sfera stessa ed ai suoi abitanti. Infatti, gli angeli al cospetto di  Ayusya erano infine stati trasformati in demoni ed erano fuggiti, per far tappa nella Sfera Oscura, trasformati ora in servitori del male ed ella sapeva che per ora, anche se le forze del Bene avevano vinto una battaglia importante, la guerra era appena cominciata.












  
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