Infine Lovino socchiude le palpebre e sospira – Mi annoio-.
Qualcosa, qualcosa di pericoloso, luccica improvvisamente nello sguardo di Antonio, come se stesse aspettando solo quello.
_ Legata a Life as we know it_

Come suo solito, Antonio si svegliò come tutte le mattine prima di Romano. Visto che non aveva assolutamente nulla da fare, decise di mettere un po' a posto il cassetto del suo comodino. [SpaMano]

Lovino aveva accettato di prendere lezioni di spagnolo da Antonio a patto che l’altra Nazione prendesse lezioni di italiano da lui. Il risultato era stato un’ottima pronuncia e un buon lessico da parte del più grande – che aveva ammesso che Lovino era un ottimo insegnante – e una terribile pronuncia di poche frasi in spagnolo da parte dell’italiano, non perché Antonio fosse un cattivo insegnante, ma perché l’Italia del Sud aveva poca voglia di lavorare e la buona volontà gli mancava del tutto.

Piccola drabble dove il povero e tsundere Romano si trova alle prese con un certo ubriaco.

Erano passati anni, secoli, dall’ultima volta che Lovino gli aveva parlato in modo informale, dall’ultima volta che gli era inveito contro chiamandolo «idiota» o «bastardo»; quel lasso di tempo si era colmato solo di silenzi e sguardi glaciali.
Antonio preferiva di gran lunga gli insulti a quella situazione.
[Spamano][One-shot]

-Dopo che questa inutile ma dilettevole sfida giungerà al termine, diventerai una cosa sola con la Madre Russia, Prussija- sibilò il biondo cinereo dopo l’ennesima parata di Gilbert.
-MAI!- gridò quest’ultimo, stoccando con la spada un fendente che non andò a segno, verso il viso di Ivan, ma che graffiò comunque la sua guancia destra.
Tra presente e passato, due nazioni si ritroveranno a condividere un impensabile e profondo tormento sull’ affilata lama del destino.

Quel letto doveva avere davvero qualcosa di speciale se era riuscito a tenerli legati per così tanto tempo. Aveva assistito, silenzioso e malleabile, ad ogni loro incontro, e aveva seguito con attenzione l’evolversi della loro storia. Tra le sue lenzuola c’erano state sfuriate memorabili, notti piene di giochi e passioni, e anche qualche pianto.
Ma lui non si era mosso. Era rimasto lì, perfettamente immobile, come unico e indissolubile centro del loro piccolo mondo.
- Legata a "L'appartamento Spagnolo" -

Era opinione comune che Antonio fosse un uomo attraente.
L’opinione di Lovino, di conseguenza, era che l’intera comunità internazionale avesse totalmente smarrito ogni briciola di buongusto.
[Spamano]
[In fase di revisione!]

-Oh, piove-.
-Tsk, che constatazione geniale. Ora prendi l’ombrello-.
-Emh…-.
Silenzio, solo il ticchettio dell’acqua attorno a loro.
-Non l’ho portato…-.
-C-che? Spagna, sei un idiota!-.

Monologo interiore del Principe Nuada

{ Spamano - Spain (Antonio Fernandez Carriedo) / South Italy (Lovino Vargas)
L'Invincibile Armata è stata sconfitta. Antonio torna a casa, distrutto, sfiancato. Ma sa che deve andare avanti, sa che Lovino resterà sempre al suo fianco, anche nelle avversità.
La lontananza non è bastata a dividerci.

Mi ero promesso di non farmi più convincere nell’andare a stupide feste come queste. Un momento, ma chi è che mi ha convinto? Appoggiai le labbra al bicchiere vuoto che avevo in mano, pensieroso. I miei pensieri furono interrotti bruscamente da qualcuno che mi prese per mano, intento a scaraventarmi via dal mio posto. Ovviamente era Antonio.

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*Rivolta napoletana guidata da Masaniello - 1647*
La verità era che Romano aveva fame e in quella casa si sentiva parlare solo di guerra, di spese e di casse vuote, di tasse assurde e di rivolte.
La verità era che quella dannata biblioteca era il luogo dove il silenzio si acquattava dietro le sue orecchie, pronto però a fischiare come il vento tra le foglie, ricordandogli che esso non avrebbe riportato indietro il vecchio splendore. Nel silenzio, Romano non avrebbe concluso nulla.
Il rumore assordante che quegli scaffali avevano prodotto, sollevando polvere e sporcizia – miseria – aveva per un attimo zittito il silenzio insinuante. Poi la decisione. Poi, qualcosa dentro di lui scattò, come quando al mercato una mela rotola via, chissà se per caso o per una ragione ben precisa, e il primo mendicante la afferra, gli occhi che si tingono di rosso e la gola che arde. E’ la follia, la fame, è essere ciechi. E una mela, anche marcia, ricoperta di polvere, costituisce più luce del sole che splende impietoso sui mille volti della povertà. Lei non vuole vederla mai nessuno, neanche quando ce l’hai appiccicata agli occhi, marchiata a fuoco nello stomaco e incisa nelle orecchie.
E’ follia, ma la lucidità che serve per renderla capace di ottenere qualcosa nasce sempre, dopo il silenzio, dopo il rumore. E’ un po’ speranza e un po’ disperazione, un po’ umanità e un po’ voler salire dove nessuno s’era mai innalzato.