Questa è una favola che ho scritto per un'amica che adora i delfini e parla, si evince dal titolo, dell'avventura di un piccolo delfino che si è venuto a trovare in una situazione pericolosa. Per tutti coloro che vogliono, almeno per qualche secondo, sentirsi un po' bambini e a cui piacciono le storie leggere e "da bambini" dove l'amicizia, il buon cuore e il lieto fine prevalgono. Leggete e commentate. Grazie

**DAL TESTO**
Quanto vorrei che tu non te ne andassi mai, vorrei che questo momento non passasse mai, vorrei che di li a poche ore non cominciasse quella straziante guerra. Anche se sconfiggere i giganti è sempre stato il mio obiettivo, tu mi fai sempre crollare tutto. Ho sempre desiderato la libertà, ma se so che tu sarai sempre con me non mi importa se dovrò rimanere rinchiuso in una prigione a vita. Che egoista che sei. Mi fai crollare tutto.

Dal prologo:
---
'Ti prego, no’… pensò sconfortata Hermione Granger.
'Per le chiappe dell’Oscuro Signore, ti prego, no’… pensò un po’ meno sconfortato e un po’ più terrorizzato Draco Malfoy.
“…il signor Draco Malfoy e della signorina Hermione Granger”.
“CHE COSA?” urlò Ron.
“PROFESSORESSA MCGRANITT!” esclamò Harry, con espressione ferita.
“Oh porca…” imprecò Ginny.
[...]
“Oh numi…” gracchiò la McGranitt.
“Oh numi un cazzo” sibilò Draco, afferrando una mela verde e mordendola selvaggiamente. “Non c’è ancora un posto libero ad Azkaban, vero?”.
---
E' fondamentalmente una storia che ho scritto per divertirmi e far divertire. Sono una gran fan della coppia Draco/Hermione, e quindi ho voluto renderle omaggio.

Che poi alla fine a che serve avere un cuore di carta se lo tengo da egoista e ne lascio le pagine bianche?

Ed il sonno era ciò di cui tutti lì avevano maggiormente bisogno. Sonno pesante e sogni sereni, per quanto i secondi fossero un desiderio pretenzioso.
Piegò le ginocchia, facendo sì che anche esse toccassero il muro.
“ Non allontanarti.”
Il suono di quella voce fece sì che un brivido gli percorresse la schiena, costringendolo a rannicchiarsi ancor di più contro la parete, suscitando l’irritazione di colui che gli aveva appena intimato di non farlo.
Udì uno sbuffo, e poi una mano che con pacata lentezza iniziava ad insinuarsi sotto la sua maglietta.

[ One Shot lemon RiRen ]
Dedicata a Rota

4 Regni.
Una Guerra tra Nazioni.
Il Figlio del Sole e il Figlio della Luna segneranno le sorti del conflitto.
Mi chiamo Kaleb, e sono un cacciatore di taglie. A dimostrarlo, è la spada che porto alla vita, che ormai considero un prolungamento del braccio. Quella è la parte più dignitosa di me. Ma ho anche altri aspetti, e sono molto meno piacevoli.
Tranne quando devo andare in missione, sono ubriaco dalla mattina alla sera, amo il sesso e il gioco d'azzardo, tanto da spenderci tutto il guadagno delle missioni. Per raccattare qualche moneta in più, non mi faccio scrupoli a rapinare la gente.
Non sono tipo da giurare fedeltà, e non credo lo farò mai per nessuno, benché abbia appena vent'anni, e la mia vita non sia che all'inizio.
Sono uno spirito libero. Mi piace paragonarmi al Vento.
Imprevedibile, ed imprendibile. Così sono io.
Dal capitolo 1:
"Eppure, la parte più remota della mia mente lo capì subito, e me lo urlava, tanto forte da farmi dolere le orecchie, e accelerare il battito del mio cuore.
Sebbene non me ne rendessi ancora conto, dopo averlo incontrato, la mia vita non sarebbe più stata quella di prima"

Un mezzodrago, crudele e spietato capo di una temuta banda di briganti in un lontano deserto, visita regolarmente una civile capitale commerciale, senza rivelare i propri precedenti. Qui, per gioco o meglio per dileggio, inizia a frequentare Xavier, figlio di un benestante fabbro, e il ragazzo si innamora del brigante. Il mezzodrago tuttavia è meno freddo di quanto voglia far credere, e Xavier non riesce a capire se abbia attirato il suo interesse o no, finché una notte come tante...
Questa premessa è sottointesa, la storia iniza poco prima di questa notte...

- Quella mattina Misaki si era svegliato tardi, poco prima di ricevere il messaggio da Akihiko, in realtà, e con il viso in fiamme per la vergogna aveva scoperto il sogno fatto durante la notte aveva avuto 'conseguenze' anche sui suoi boxer, non solo sul suo inconscio. -

Non importa quanto volesse non essere considerato bestiame, non c’è molto di diverso, ormai, tra lui e un animale: come una bestia lo guida l’istinto di sopravvivenza, come una bestia ferita si guarda da un potenziale pericolo ringhiando, come una bestia vive e come tale morirà.
[RivEren]

Sentì che qualcosa lo liberava… come la sensazione di libertà che si prova nel sentirsi togliere delle catene… o come l’abbandono di un fiore che si sciupa, chinando il capo all’incedere dell’inverno…
I fili argentei della barba e dei capelli si staccarono volteggiando sino a terra, spargendosi sui suoi abiti e disfacendosi come polvere, petali di soffioni che docili, si lasciano spogliare da mani gentili.
Le rughe si distesero e i capelli corvini comparvero sino a sfiorare la fronte, leggeri.
Ma le lacrime seguitarono a cadere, anche quando si alzò, reggendosi al divano per l’ansia, con le ginocchia che cedevano.
Avvicinarsi e vacillare… e aggrapparsi alle sue spalle… e toccarlo...
Merlino si accasciò a terra, reggendosi alla sua vita e pianse.
La mano di Artù fra i capelli, come l’ultimo tocco che gli aveva donato.
Ancora, le lacrime di mille anni, non erano stanche.

Daniel è stato morso da un licantropo e, secondo la legge americana, è diventato uno schiavo.
La sua storia si sviluppa tra la relazione sbagliata e controversa con il suo padrone, Alexander, che pretende da lui obbedienza assoluta, e il fuoco della ribellione che mobilita i semi-umani di mezzo mondo per tentare di conquistare i diritti che spettano loro...
[Attenzione: Smut!fic. Slash, Soprannaturale e una buona dose di Lemon.]

Seguito de "LA MAGIA CHE NON SI VEDE".
Veder sorgere il sole ogni giorno in un luogo diverso si era rivelato un curativo contro il dolore; sapere di trovarsi lontano, leghe e leghe di distanza dal suo passato riusciva a regalargli qualche respiro in più.
Ma non appena si spostavano più vicino il petto si restringeva, il fiato vi restava intrappolato dentro.
Udire quel nome era dolore liquido.