Recensioni per
Era pacifica, pare.
di IndiaJamal
Era inevitabile che lei incominciasse a provare qualcosa per qualcuno, o in questo caso, qualcuna: in un posto dove non c'è luce, il primo raggio di sole appare sempre speciale e più luminoso degli altri ai nostri occhi. Maddalena è stata l'unica persona estranea ad essersi dimostrata disponibile e sincera dopo la convalescenza, perciò in circostanze molto particolari. Non è detto, infatti, che in un caso normale e quotidiano possa sbocciare l'amore con altrettanta facilità, anzi, ma quasi sicuramente una forte amicizia. |
Il riavvicinamento con le amiche, la prospettiva di un pomeriggio trascorso fuori dalle quattro mura della sua stanza d'ospedale, risate ed innocenti divertimenti, un forte legame che viene ribadito: sono tutte delle cose molto belle. Ma nel momento stesso in cui viene promessa una cosa, una cosa importante come quella di andare a trovare una persona che è costretta a non fare niente per la maggior parte del suo tempo, non si parla più di un banale divertimento o di una giornata gioiosa, si tratta di una promessa di amicizia. Come tutte le cose può essere un'arma a doppio taglio e se non mantenuta potrebbe creare dei grossi problemi. La nostra protagonista per un certo verso è sola, dopo un'affermazione come questa non lo è più, e la fiducia potrà sostenerla, ma solo se ben riposta. |
Curioso come di fronte ad una porta aperta, quasi spalancata, alla luce, noi diffidiamo persino della più sincera delle opportunità di libertà. Anche di fronte alla possibilità di uscire dopo tanto tempo da quella prigione, la ragazza si sente incerta, insicura e ancora diversa da quelle che un tempo erano sue coetanee esattamente uguali a lei. Eppure il desiderio è così forte e ci appare così irraggiungibile che vedere il traguardo a pochi passi da noi ci fa rallentare, perchè pensiamo di esserci vicini, quasi arrivati. E ancora sospettiamo che possa essere un inganno. |
Che ci piaccia o meno tutti noi dipendiamo dagli altri, e forse anche la nostra stessa felicità dipende da quella di qualcun altro. Soprattutto in questi momenti difficili il mondo, le persone, la comunità, li sentiamo necessari. Ne abbiamo bisogno per non sentirci del tutto soli e abbandonati. Allo stesso tempo, però, ci sentiamo quasi in colpa, perchè siamo noi quelli che abbiamo l'esigenza, siamo noi quelli "in torto", e non possiamo obbligare nessuno a stare con noi. Stare in una stanza d'ospedale è come stare in prigione. |
Molto bello questo confronto tra una vita appena iniziata e una malata, quasi da buttare. Allo stesso tempo è anche triste: certo, anche a queste nuove vite potrebbe capitare quello che è successo alla protagonista, ma in quel momento sono invidiate, ammirate, desiderate, perchè loro sono appena nate, sono belle e forti ma, soprattutto, non sono a conoscenza di nulla che possa fare loro del male. E credo che anche la ragazza vorrebbe poter essere in grado di ignorare tutto e di sorridere facilmente come se niente fosse. |
Questo capitolo batte addirittura il quarto da quanto è triste e malinconico. Un ospedale, in cui dover stare rinchiuso giorno e notte a tempo indeterminato, ti isola dal mondo, dagli altri, dalla vita. Vieni trattato "con le pinze", con attenzione, e presto tutti si dimenticheranno di te. Troppi impegni, troppe responsabilità derivanti dalla quotidianità. Forse dovremmo farci tutti quanti un esame di coscienza e pensare che questo comportamento nella corso della nostra esistenza lo abbiamo adottato nei confronti di qualcuno, nostro parente o amico che sia. |
Devo dire un capitolo struggente. Basta poco per creare un clima di tristezza e di depressione, eppure ci si sente male a leggere degli effetti di molte malattie; perchè non sono solo delle malattie del corpo, che intaccano la nostra salute, sono anche malattie che avvelenano il nostro cuore, e lo fanno marcire. Dove si trova la forza di sperare in circostanza simili, quando sai che sarai destinato a vivere così finchè non camperai? |
Un preambolo sereno e felice per giungere ad una così brutta conclusione. Ricorda moltissimo le illusioni che spesso ci costruiamo nella vita: siamo convinti che nulla potrà cambiare la nostra situazione e che il nostro mondo fatato sia immortale. Ma quando riapriamo gli occhi, ci accorgiamo che non c'era nulla di vero, che quel mondo era incominciato a marcire dalla radici sin da subito. Però è bello sognare per un pò, prima della fine. |
Ancora una volta le tue parole sono poche ma forti e potenti. Quanti dubbi accompagnano l'esistenza dell'uomo e per quanto tempo ancora sarà così! E dopotutto, l'uomo cerca ancora di fuggire dalla realtà imprigionandosi nel suo mondo e nella sua fantasia. Usiamo la nostra immaginazione come ancora di salvezza, cercando di creare qualcosa di migliore per ricordarci che non tutto è perduto. Ma per quanto ci lamentiamo e vorremmo che le cose funzionassero in modo diverso, questo ci è capitato, e lo dobbiamo accettare restando comunque fedeli a noi stessi. La vita è così: come una malattia, e chi avrà la forza di guarire riuscirà a sopravvivere. |
Seppure breve, questo piccolo racconto racchiude in sé moltissimo. Le tue parole hanno un ché di profondo, qualcosa che richiama alla vita delle persone e alla loro esperienza. |