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Autore: IndiaJamal    18/06/2012    1 recensioni
"E se io vivessi inerme una vita che è solo una morte che dura anni? E se io fossi prigioniera in un corpo libero, che non risponde ai miei comandi? Devo essere contenta di essere viva? Perché ogni giorno per me è una morte, e nessuno lo capisce?"
Genere: Fluff, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Sembrava un’altra delle innumerevoli giornate noiose da far impazzire anche le persone più calme del mondo quando, nel dormiveglia abituale che durava all’incirca l’intera giornata, fui svegliata da una parola acuta lanciata nella mia stanza come una granata. Era sicuramente l’infermiera del turno di mattina. Poco rassicurante. Questo significa che ho un’intera giornata davanti.
“Visite!” fu l’unica spiegazione che ricevetti prima di veder entrare con passo incerto quattro ragazze un po’ imbarazzate e divertite. Matilde, Serena, Carola e Diana; alcune delle mie compagne di classe, quelle con le quali vado più d’accordo. Carola, la più spigliata, fece capolino dalla porta verso il corridoio esclamando “Gentile come poche! Grazie!”. La sua ironia mi ha sempre divertito e, come sempre, mi fece sorridere.
Nemmeno il tempo di salutare che mi furono addosso abbracciandomi e sbaciucchiandomi su fronte e guance. Per un secondo mi sentii al sicuro, protetta dalle persone che amo e che mi amano. Allora si ricordano che esisto nella mia inesistenza. Sanno che vivo nonostante il mio corpo smetta lentamente di vivere. Il mio corpo, non la mia mente, sia chiaro. Lei lavora sempre. E’ quasi la sua passione; perdersi in strade infinite tra sogni e realtà, tanto da far fatica a distinguerli.
I miei pensieri si interruppero quando Serena esclamò con fare estremamente allegro ed emozionato “Abbiamo un regalino per te, così ti passi un po’ il tempo! Tuo fratello dice che ti annoi molto..”
Daniel. Lo sapevo. Sapevo che ci avrebbe messo lo zampino.
Me lo porse adagiandolo sulle mie gambe. Ringraziai un po’ commossa ed iniziai a liberare la sorpresa dall’involucro fuxia a stelle gialle che lo circondava, come se dentro ci fosse un uccellino intrappolato. L’emozione svanì quando vi ci trovai un libro. “E sappiamo che ami leggere.. Quale regalo poteva essere più adatto di un libro?” aggiunse Matilde con un sorriso, cercando di leggere le mie emozioni attraverso i miei occhi stanchi.
Qualunque? avrei voluto rispondere. “Oh, certo, grazie mille ancora.” Finsi di leggere la trama incisa sulla copertina rigida e dissi ancora “Deve essere davvero interessante!”
Un libro. Tante pagine. Tante parole. Un libro implica il doverlo leggere, che implica tenere gli occhi aperti, che a sua volta implica il dover essere svegli. Non si è accorto nessuno che non ce la faccio? Una ragazza in ospedale che dorme tutto il giorno non lo fa per pigrizia, penso io.
Notai che mi osservavano. I loro occhi mi supplicavano di rompere il silenzio imbarazzante che si era creato.
“C-come prosegue la scuola? E’ fine maggio cavolo.. Daranno molti compiti per le vacanze?” Esaudii le loro preghiere.
“Le prof di lingue dicono che ci daranno un libro da comprare, ma nessuno ha voglia di leggerli. Non ci capirà nulla nessuno!” Esclamò preoccupata Serena scorrendo velocemente lo sguardo in cerca di un qualche consenso da parte delle altre.
“Sostanzialmente non avremo nulla per le vacanze. Forse ci darà qualche poesia da imparare a memoria la prof di italiano, ma niente di che. Sicuramente il prossimo anno se ne sarà dimenticata, conoscendola”.
Di nuovo il silenzio fece da padrone e cercai di ironizzare dicendo “...Mio fratello dice che il clima fuori è ottimo per essere maggio. Pensate, devo farmelo dire dagli altri. Come mi sono ridotta, ah?”.
Sui loro visi comparirono dei sorrisetti maliziosi e Carola uscì velocemente dalla stanza. Guardai le altre in maniera confusa. Cosa avevano in mente questa volta?
Rientrò qualche istante dopo pavoneggiandosi. “L’infermiera gentile” disse ridendo “dice che ti possiamo accompagnare per un'oretta nel giardino sul retro e farti camminare un po', se ti va!”
Ci pensai un attimo. Sarebbe stato bellissimo, ma ero preoccupata. Non riesco nemmeno ad alzarmi, figuriamoci a cambiarmi gli abiti da sola!
Loro mi fissavano. Aspettavano la mia risposta positiva. Che dovevo fare?
  
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