Recensioni per
Veleno
di RaspberryLad

Questa storia ha ottenuto 8 recensioni.
Positive : 8
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
09/10/12, ore 13:50
Cap. 1:

Valutazione contest "Alla luce delle stelle"

Trama
Devo dire che la trama è alquanto sconclusionata, anche se sensatissima. Mi spiego meglio. Raccontando in prima persona, Giorgio passa da un argomento all’altro senza collegamento alcuno, prima parla di Alessio vivo, poi del ricordo, poi torna indietro. Un tipico discorso di una persona che sta raccontando, ma introduce i fatti man mano che gli vengono in mente. L’effetto è buono, toglie quell’oppressione che dà la storia in sé, rendendola più piacevole da leggere. L’argomento trattato è sicuramente pesante, mi chiedo se sia possibile che ancora oggi succedano certe cose (la risposta temo sia sì), uccidere una persona solo perché gay. Bullismo? Potrei quasi accettarlo. Uccidere? No, assolutamente no (ovviamente accetto il bullismo se è al posto dell’omicidio).
Molto bella l’idea di far raccontare tutto da una marchetta, anche se potrebbe quasi sembrare banale per il tipo di storia che era. Solo una cosa: perché Giorgio si è messo a raccontare questi fatti? C’è un motivo preciso?
Voto: 9/10

Lessico
Tu sei di Roma e i tuoi personaggi sono di Roma, non ci si può sbagliare. Il forte accento romano, in una prima persona, non è comunque un problema. Il problema è che penso che anche quando uno parla evita di ripetere troppe volte la stessa parola, specialmente in maniera ravvicinata. Ok, quando si parla/racconta non ci si fa troppo caso, ma l’assonanza uno la sente e, leggendo quello che dovrebbe essere un parlato, la vede. In alcuni punti si potevano evitare le ripetizioni, a mio parere.
Voto: 7/10

Personaggi
Alessio: Sappiamo tutto di lui e non sappiamo nulla. Si è capito che è indeciso, o meglio era indeciso, che ha capito di amare Giorgio e quindi accettato di andare a vivere da lui quando ormai era troppo tardi, che aveva dei genitori violenti. Però non l’abbiamo conosciuto veramente, noi abbiamo conosciuto Alessio tramite gli occhi di Giorgio, in questo racconto abbastanza confuso in cui trapelano le cose suddette. Ma come far conoscere in maniera diversa un ragazzo che non c’è più?
Giorgio: Hai parlato di Alessio, ma in realtà abbiamo conosciuto meglio Giorgio: un ragazzo innamorato, che ha capito troppo tardi i suoi sentimenti verso Alessio, forse per colpa del suo lavoro. Ne aveva visti tanti arrivare, tanti andar via. Troppi, forse. Non è facile, in quel caos, comprendere quando qualcuno è veramente speciale, lui ci è riuscito quando ormai l’aveva perso.
Come personaggi mi piacciono, anche se (so di chiedere l’impossibile) avrei voluto conoscere meglio Alessio. O forse bastava che Giorgio parlasse di lui in maniera più ordinata, non so.
Voto: 9/10

Prompt/parola/stelle
Dunque, forse è un po’ tirato, ma il prompt c’è. Dico tirato, perché sì, Alessio e Giorgio sono amanti, ma non nel senso classico del termine, dato che uno dei due è già morto. La do valida, perché in fondo ognuno interpreta il prompt come vuole, ma ci sta al pelo XD. La parola c’è, ben usata, quindi ok. Le stelle pure ci sono, nella scena più triste in assoluto.
Voto: 10/10 (prompt: 4/4, parola: 3/3, stelle: 3/3)

Giudizio personale
È difficile dare un giudizio a questa storia, perché fondamentalmente è bella, molto profonda e significativa, ma perde un po’ perché ha numerosi errorini di ortografia e grammatica, cosa che ammetto che mi dà un po’ fastidio. Non sono errori gravissimi, però si ripetono nel testo, e appesantiscono la lettura. Oltretutto, a volte c’è qualche verbo stonato, oltre alle parole che si ripetono. La storia è bella, anche se un po’ caotica, non c’è dubbio. Però, non so, a pelle non mi convince appieno.
Voto: 9/10

Totale: 44/50

Recensore Master
08/10/12, ore 15:52
Cap. 1:

Grammatica e sintassi
 
 
 
Sapete, oggi voglio proprio raccontarvi di una storia. Ma non dell’inizio, della fine della storia, quella con la S maiuscola. Sapete, è più bello sapere prima la fine, per un semplice motivo: è dalla fine che si capisce quanto in realtà uno sia stupido e incapace di imparare dai suoi errori, perché vedendo come è andata a finire, si vede anche come ci sia un filo che collega tutte le nostre scelte. Non è più bello essere pronti a sapere come finirà, per capire meglio tutto ciò che è avvenuto prima? Poi, vabbè, a farla facile diciamo che io odio le analisi diacroniche.
 
Troppe spiacevoli ripetizioni.
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Diacronico. Che brutta parola, ogni volta che ci penso, penso a questo quartiere di merda e alle sue apparenze…
 
Quel “che brutta parola” è un commento riferito a “diacronico”, quindi necessitava di una punteggiatura differente.
“Diacronico. Che brutta parola! Ogni volta che…”
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Rachele si era addirittura sposata, perché, da brava cogliona qual’era, aveva deciso di darla allegramente in giro senza preservativo e si è trovata incinta. Poi, da brava, ha fatto la pecorella per farsi mantenere.
 
Non si apostrofa davanti al verbo essere: qual era.
Ce lo insegna Dante: “Ahi, quanto a dir qual era è cosa dura!”
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Forse Alessio ha resistito più di tutti, in sto mondo del cazzo, solo perché lui una sua etica e delle sue idee ce l’aveva.
 
Sappi che “sto” è la forma abbreviata di “questo”, di conseguenza vuole l’apostrofo a precedere (‘sto), come d’altronde per “buongiorno” (‘giorno).
Quando parli di “una sua etica e delle sue idee” è naturalmente il caso di una somma di complementi oggetti, dunque siamo di fronte a un plurale generico. Ecco, quando ti trovi in questa situazione evita di elidere il pronome determinante: “ce le aveva”, sottolineando i plurali, appunto.
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Pure quello, non è che sia mai stato chiaro. Potrei dire che eravamo amici, anche se spesso mi allontanavo – e mica era solo lui l’autolesionista! Forse era proprio per quello che ci capivamo così bene. – anche se ci perdevamo a fare a botte, quando io ero troppo frustrato per il lavoro e lui troppo rabbioso per il non riuscire a portare avanti la sua lotta.
 
Gli incisi sono parte della frase, quindi inserire il punto fermo non è corretto.
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Io lo sapevo, il perché. Me lo disse una notte che stavamo facendo sesso – sì, non ci disdegnavamo manco quello.
 
Non è corretto dire “non ci disdegnavamo” se, effettivamente, il verbo non è riferito alle persone stesse. Se dici solo “non ci disdegnavamo”, la frase acquista un significato (non vi dispiacevate reciprocamente), mentre se aggiungi “manco quello”, allora devi togliere la particella pronominale “ci”. Così facendo, la frase assume un significato più congeniale al contesto (nemmeno il sesso vi dispiaceva).
Un’altra forma che potresti usare è quella secondo cui puoi mantenere la particella pronominale, ma variando un po’ la voce verbale: per esempio, potresti scrivere “sì, non ci facevamo mancare neppure quello”). Il concetto è quasi lo stesso della frase appena sopra; una sfumatura interessante. Scegli tu quale adottare.
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- Sono tutti buoni a mostrarsi dietro la loro maschera, a lamentarsi del governo che ruba i soldi, degli immigrati che battono il lavoro, dell’università  che ti vuole mandare fuori corso, ma standosene comodamente seduto sulla tazza del cesso. La difficoltà è dimostrare quello che è e non quello che sembra.
 
Ale, Ale, Ale… e dire che ti sono stata dietro per un po’ con questi benedetti trattini medio spaziati!
Il simbolo corretto è questo (–). Sì, lo stesso che usi per gli incisi! In alternativa, puoi affidarti al trattino lungo, che va bene ugualmente (―), anzi meglio.
Ti prego, smettila con questo fastidiosissimo meno matematico!
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 Vabbè, che stavo a dì?
 
Non ho nulla da ridire su “vabbè” perché il contesto è colloquiale e, ragionando sulla lingua, il modo in cui l’hai scritto è corretto. Ti bastono invece su “dì”: è la forma contratta di “dire”, quindi più che l’accento vuole l’apostrofo (anche perché con l’accento prende significato di “giorno” ---> “una volta al dì”).
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Sarà stato anche frocio, ok, ce sta, però le cose le sapeva fare.
 
Ale, suvvia! D’accordo lo stile colloquiale, d’accordo il dialetto, ma almeno scrivilo corretto v.v
Cioè, devo andarmi a cercare come si scrive correttamente un modo di dire romano… io, piemontese? Potevi farlo anche tu, visto che è la tua lingua -.-
A quanto pare, si scrive “che stà”, con l’accento. Fonte: la canzone “Chi ce stà” di Nino D’Angelo.
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Avevo un paio di shorts, giusto per far risaltare il culo di più – sai com’è, i vecchi bavosi adorano vederselo sbattuto davanti – poi c’avevo una canottiera risicata e alla fine un gilet bianco. Me l’aveva proprio regalato Alessio, sapete?
 
Se ti riferisci ad un pubblico immaginario all’inizio della one-shot, devi mantenerlo fino alla fine. Qui risalta maggiormente l’errore perché addirittura ti riferisci prima ad un singolo e due righe dopo di nuovo al pubblico .-.
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Lui di soldi ce ne aveva, ma li usava relativamente, diceva che gli faceva schifo usare i soldi di gente che lo pestava.
 
Queste in realtà sono due frasi ben distinte (due principali), quindi non è molto corretto separarle solo da una virgola. Puoi usare il punto e virgola o il punto fermo.
“Lui di soldi ce ne aveva, ma li usava relativamente; diceva che gli faceva schifo usare i soldi di gente che lo pestava.”
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Non so, non mi sono mai riuscito a trovare una risposta.
 
Il complemento di termine in questo caso non ha ragione d’essere.
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Comunque, avevamo passato il pomeriggio a vedere Queer As Folk, che si era fissato di farmi vedere da una decina di giorni a quella parte, eravamo arrivati al finale della prima stagione, quando pestavano il ragazzo biondo.
 
Quando citi direttamente nomi di film, libri o quant’altro, devi metterli tra virgolette o in corsivo.
Attento alle ridondanze; non è la prima volta che le vedo.
La frase che tu hai trattato come una subordinata (“… eravamo arrivati al finale…”), in realtà è una principale, quindi andava preceduta da un punto o da un punto e virgola.
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Ok, vi ho detto che mi piace dire la fine, no? Lo sto a fa anche ora, per cui tranquilli.
 
Anche questo è un caso di troncamento, perciò “fa” vuole l’apostrofo.
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Ho sentito ansimare particolarmente pesante, e ho visto, sdraiato a terra, appena oltre la recinzione, dove c’era il prato, Alessio, l’unico che non volevo vedere.
 
Avresti potuto costruire un po’ meglio questa frase; tutti quegli incisi e virgole confondono abbastanza. Ti propongo una variante:
“Ho sentito ansimare particolarmente pesante, e appena oltre la recinzione ho scorto, sdraiato sul prato, Alessio, l’unico che non volevo vedere.”
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Fatto sta che stava contravvenendo quello che diceva, sull’uguaglianza, ma forse era anche per i suoi paradossi che lo amavo – sì, lo ammetto.
 
Il trattino medio spaziato si usa per gli incisi, e qui non ne vedo. Quel “sì, lo ammetto” poteva essere preceduto da qualsiasi tipo di punteggiatura, praticamente, tranne che il trattino xD
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Mi sono sdraiato, allora, accanto a lui, e ho stretto il mio corpo a lui.
 
Eri talmente ispirato che non hai riletto, credo, o l’hai fatto velocemente. Ci sono troppe ripetizioni in questa one-shot.
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Così mi si è sporcato il gilet, nel tentativo di coccolare – sì, ammetto anche questo. – il mio Alessio, che in quel momento poteva essere solo mio.
 
Non si mette il punto nell’inciso .-. È come mettere un punto fermo e una virgola subito dopo. Non ha senso.
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Commento generale
 
Decisamente, in prima persona ti esprimi molto meglio. Ci sono voluti mesi per fartelo capire, eh? v.v
Oddio, gli errori ci sono (più di quando scrivi in terza), ma l’ispirazione che ti ha preso qui, lo stile è tutta un’altra cosa. Finalmente leggo emozioni! Dammi retta, abbandona per sempre quel modo di scrivere scolastico e controllato, ti trattiene e basta.
Bella anche l’espressione, molto slang, ma perdi qualche minuto per accertarti di come si scrivono certe parole la prossima volta.
 
Grammatica e sintassi: 7/10
Gradimento personale: 7/10

Recensore Veterano
03/10/12, ore 14:53
Cap. 1:

avresti anche potuto scrivere quattro cagate..ti avrei dato ugualmente la bandierina verde solo per le citazioni di subsonica e florence.
che poi, ad esser sincero, è proprio grazie a 'veleno' che mi sono deciso a leggere il testo, visto che in generale e a priori scanso come la peste i testi che trattano di approcci fisici et similia ( sarà che sono allergico a qualunque forma di romanticismo ).
ci sono piccoli errori di concordanza verbale ( 'si era sposata..perchè si è ritrovata incinta' , 'tendeva a non comandare ma non so se questo faccia' ) e altri piccoli refusi per quanto riguarda le particelle del discorso.
non amo in particolar modo, inoltre, quando viene abbattuta la famosa quarta parete, e quando l'interazione con il pubblico si fa eccessivamente diretta ( 'Vabbè, che stavo a dì? Scusatemi, eh, ma stanotte ho dormito poco,' ), penso che faccia perdere atmosfera e credibilità al testo.
AD OGNI MODO..è innegabilmente un bel testo e tutto l'apparato introspettivo è reso bene. insomma, tanto di cappello per il fatto che ti sia uscito in tre ore..!
complimentoni..!
un abbraccio,
ivan

Nuovo recensore
11/08/12, ore 05:08
Cap. 1:

(Segnalazione indirizzata all'amministrazione per l'inserimento della storia tra le scelte)
Confesso che all'inizio ero titubante sul segnalare questa storia per le scelte. Ho avuto dei dubbi non tanto per la storia in sé, quanto per il fatto che ci fossero già due segnalazioni, e non so se il numero di messaggi rivolti all'amministrazione per l'inserimento delle scelte influisca o meno.
Sono stata convinta a scrivere la terza segnalazione da un'utente con cui ho parlato, ed alla fine ho deciso di scriverla.
Allora, parliamo un po' della storia ed anche un po' dell'autore, perché no ^^.
Già il fatto che io sia approdata nell'account di un autore a me sconosciuto, ed abbia deciso di scrivere una segnalazione ad una sua shot, penso sia da considerare notevole, segno che questa storia è decisamente valida.
Aggiungiamoci anche il fatto che tratta temi quali la morte, l'amore (non quello semplice in cui due persone s'innamorano e vivono felici e contente, bensì quello esasperato), l'indifferenza e l'intolleranza con il giusto tatto, e la segnalazione viene da sé.
Abbiamo una storia triste, che opprime in un certo senso, ma lo fa con naturalezza, senza rendere la lettura faticosa, anzi, la rende diretta ed immediata anche attraverso il linguaggio a tratti dialettali.
Sicuramente una storia che vale la pena leggere, e che ha qualcosa per cui vale la pena leggerla.
Spero riesca ad entrare nelle scelte ^^.

Recensore Master
08/08/12, ore 23:25
Cap. 1:

(Segnalazione indirizzata all'amministrazione per l'inserimento della storia tra le scelte)
Mi ero riproposta di segnalare questa storia fra le scelte nel momento in cui mi hai passato l'anteprima.
Davvero, l'ho trovata semplicemente meravigliosa.
Innanzitutto ho apprezzato il discorso in prima persona, l'ho immaginato un po' come una sorta di monologo teatrale e ha dato il giusto ritmo alla lettura.
Sembrava di essere lì, insieme ai personaggi che si autodistruggevano in cambio di nulla.
Hai reso molto bene l'introspezione di Giorgio, e anche il suo rapporto contorto con Alessio, che culmina in quella splendida e toccante frase finale, che indica l'identificazione del personaggio con una nuova parte di se stesso.
Ben curati anche i dettagli e il lessico, diretto e crudo quanto basta per rendere la drammaticità della storia ^^
Anche tu hai la stoffa per l'angst ;)
Un bacio,
Aika.

Recensore Master
01/08/12, ore 00:51
Cap. 1:

Fff, ma moi ama l'angst! E amo anche lo stile parlato, se utilizzato bene - e il tuo lo è - e la prima persona, e la violenza e i personaggi! Mon bleu, c'est magnifique!
I personaggi, poi... Così tragici, alle volte il protagonista è nichilista come piacciono a me.
Ottimo lavoro, davvero.
Mi eclisso
Ange

Recensore Master
01/08/12, ore 00:38
Cap. 1:

(Segnalazione indirizzata all'amministrazione per l'inserimento della storia tra le scelte)
Dunque, eccomi qui a scrivere la seconda recensione per le storie scelte, speriamo venga meglio della prima.
Da dove cominciare? Bella domanda, è complicato. Ma penso che si possa partire dallo stile di questa storia, iniziamo a dire che non sono particolarmente amante della prima persona, non mi piace scriverci e tanto meno leggerla, eppure in questa piccola OS è usata benissimo, in maniera appropriata, è fluida, un vero piacere da leggere. Scorrendo le righe, anche se all’inizio ancora non si ha idea di come si chiami il protagonista, quella voce narrante che sembra di avvertire riecheggiare dentro la testa; sembra di star ascoltando un suo discorso, un monologo di qualche attore di teatro. Con le sue parole, con quanto ha scritto si avverte il dolore di questo ragazzo, scorrono davanti agli occhi i suoi ricordi, quanto trasmette con le sue parole, luoghi momenti e sensazioni si abbattono sul lettore e lo trasportano nella mente del protagonista, vive la sua stessa amarezza, i ricordi, il dolore.
Parliamo ora dell’angst, si avverte in questa OS, nelle parole del protagonista, però quello che denota la bravura dell’autore è quell’amaro in bocca che ti lascia. Come i sentimenti di Giorgio si riflettano su chi legge, il suo odio per il mondo, l’essere totalmente disilluso, il disprezzo per i suoi simili e la società, tutti sentimenti che si riflettono su chi legge, facendogli vedere il mondo allo stesso modo di questo ragazzo.
La storia di per sé è scorrevole, si legge bene, ed è scritta bene, con un uso appropriato sia della prima persona che dei termini. Inoltre alterna il suo lato drammatico e doloroso ad un’ironia che la rende ancora più dura e amara, malinconica. Termini e parole che la trasformano in un atto di vita vissuto per chiunque si sia addentrato nella lettura.
Sono convinta che questa piccola perla che farà versare una lacrima a chiunque la legge meriti di entrare a far parte delle storie scelte, si per il modo in cui è scritta, ma anche per il suo modo di essere toccante e di arrivare alle persone.
E’ una storia che fa riflettere se la si legge bene, e a parer mio un’ottima storia, una delle più bellle OS lette ultimamente.
-Yuko-

Recensore Master
01/08/12, ore 00:36
Cap. 1:

Visto che ho avuto la fortuna di leggerla in anteprima per vie traverse e visto che sono a mente fresca penso che scriverò subito il commento, poi ovviamente quando la posterai la rileggerò e magari modificherò il commento. Ammetto che sono fortunata a non aver partecipato al contest, ho letto questa perla in anteprima e ne sono veramente contenta. Forse salto anche i prossimi se Ilaria mi passa le storie da leggere u.u, ma tu non glie lo dire altrimenti non lo farà più. Ok a parte gli scherzi e i miei vaneggiamenti, ammetto che mi è piaciuta tantissimo. Quando fra le note ho letto angst non volevo quasi crederci, tu che scrivi angst, ho guardato fuori dalla finestra e pensavo che iniziasse a nevicare, ma visto che dopo dieci minuti non è scesa nemmeno una goccia d’acqua si è spento anche l’annaffiatoio per le piante, mi sono dovuta ricredere e adattarmi al fatto che sarei andata a leggere una storia triste, però non ho versato una lacrima, lo giuro nemmeno una. Non che non mi sia dispiaciuto per Alessio, tutt’altro, ma non so, sarà da come hai iniziato il racconto, la voce narrante, Giorgio, ci preparava già al peggio, a quello che sarebbe accaduto, afferma che se ne sono andati tutti, uno dopo l’altro e alla fine è rimasto soltanto lui, da solo a ricordare.
Tornando all’angst, c’è e si sente, si avverte riga dopo riga il dolore della voce narrante, l’amarezza che prova verso le persone, verso il mondo, verso quei suoi compagni di università che non sa come definire se amici o solo conoscenze.
Si avverte il suo dolore sia nel ricordare il passato, i momenti con Alessio, quel perenne chiedersi cosa fossero loro, ma anche ricordando il carattere dell’altro, quello che gli piaceva e quello che lo faceva imbestialire di lui. Giorgio odiava la sua indecisione, il suo non saper tirare fuori il carattere sempre, ma allo stesso tempo lo ammirava, amava il modo in cui Alessio sapeva battersi per ciò in cui credeva.
La cosa più triste è stata che alla fine, quando ormai era troppo tardi si sono resi conto di quel che provavano l’uno per l’altro, dei loro sentimenti, solo quando entrambi hanno capito di non avere un futuro assieme hanno fatto chiarezza nel loro cuore, questo è profondamente ingiusto. Però visto che non sono uscita in lacrime e devastata dalla lettura per questa volta ti perdono, e non ti lancio maledizioni.
Una cosa che mi è piaciuta di questa storia, ma veramente tanto  il carattere di Giorgio, non il suo avercela con il mondo, perennemente arrabbiato con quanto lo circonda. Deluso dalle persone e dalla società, non quello, a quello penso che ci sia arrivato per via della sua vita, degli avvenimenti che si sono susseguiti nella sua vita. Ma la cosa che mi è veramente piaciuta è che non è crollato, ha mantenuto la promessa fatta ad Alessio, non si è svenduto, non si è lasciato andare ma ha continuato a combattere, per migliorare la sua vita e per realizzare i suoi sogni, che poi per raggiungere quanto si è prefissato ha avuto bisogno di un monito, di qualcosa a cui aggrapparsi, quel gilet sporco di sangue, quelle macchie sul tessuto chiaro che ogni giorno, ogni momento in cui stava per cedere ricordava quella notte, le parole che Alessio, una dichiarazione avvenuto ormai troppo tardi. Davanti a quel gilet ricorda come ha compreso i suoi sentimenti, quell’amore che è svanito troppo in fretta.
Sai ho letto quasi tutte le tue OS e la long che hai scritto, e ammetto che questa è quella che stilisticamente preferisco, è scorrevole, lineare, descrivi alla perfezione tutto quello che prova Giorgio, i suoi ricordi senza però perderti come ogni tanto accade nei tuoi altri scritti. Forse è l’uso della prima persona, di cui poi io non sono particolarmente amante, la maggior parte delle volte non leggo e scrivo cose scritte in prima persona, devono essere particolarmente interessanti, scritte bene. Devono attirare la mia attenzione e lasciarmi completamente senza parole, e ammetto che anche se ho scritto mezzo papiro di commento, sono veramente rimasta piacevolmente colpita da questa OS. E’ scorrevole, ben scritta, e piena di sentimento; come ho scritto non mi hai fatto piangere, però è bellissima.
Ale veramente un piccolo capolavoro, ti faccio veramente tutti i miei complimenti, un bacione grandissimo, e alla prossima storia.
Un bacione:
-Erika-