Grammatica e sintassi
Sapete, oggi voglio proprio raccontarvi di una storia. Ma non dell’inizio, della fine della storia, quella con la S maiuscola. Sapete, è più bello sapere prima la fine, per un semplice motivo: è dalla fine che si capisce quanto in realtà uno sia stupido e incapace di imparare dai suoi errori, perché vedendo come è andata a finire, si vede anche come ci sia un filo che collega tutte le nostre scelte. Non è più bello essere pronti a sapere come finirà, per capire meglio tutto ciò che è avvenuto prima? Poi, vabbè, a farla facile diciamo che io odio le analisi diacroniche.
Troppe spiacevoli ripetizioni.
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Diacronico. Che brutta parola, ogni volta che ci penso, penso a questo quartiere di merda e alle sue apparenze…
Quel “che brutta parola” è un commento riferito a “diacronico”, quindi necessitava di una punteggiatura differente.
“Diacronico. Che brutta parola! Ogni volta che…”
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Rachele si era addirittura sposata, perché, da brava cogliona qual’era, aveva deciso di darla allegramente in giro senza preservativo e si è trovata incinta. Poi, da brava, ha fatto la pecorella per farsi mantenere.
Non si apostrofa davanti al verbo essere: qual era.
Ce lo insegna Dante: “Ahi, quanto a dir qual era è cosa dura!”
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Forse Alessio ha resistito più di tutti, in sto mondo del cazzo, solo perché lui una sua etica e delle sue idee ce l’aveva.
Sappi che “sto” è la forma abbreviata di “questo”, di conseguenza vuole l’apostrofo a precedere (‘sto), come d’altronde per “buongiorno” (‘giorno).
Quando parli di “una sua etica e delle sue idee” è naturalmente il caso di una somma di complementi oggetti, dunque siamo di fronte a un plurale generico. Ecco, quando ti trovi in questa situazione evita di elidere il pronome determinante: “ce le aveva”, sottolineando i plurali, appunto.
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Pure quello, non è che sia mai stato chiaro. Potrei dire che eravamo amici, anche se spesso mi allontanavo – e mica era solo lui l’autolesionista! Forse era proprio per quello che ci capivamo così bene. – anche se ci perdevamo a fare a botte, quando io ero troppo frustrato per il lavoro e lui troppo rabbioso per il non riuscire a portare avanti la sua lotta.
Gli incisi sono parte della frase, quindi inserire il punto fermo non è corretto.
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Io lo sapevo, il perché. Me lo disse una notte che stavamo facendo sesso – sì, non ci disdegnavamo manco quello.
Non è corretto dire “non ci disdegnavamo” se, effettivamente, il verbo non è riferito alle persone stesse. Se dici solo “non ci disdegnavamo”, la frase acquista un significato (non vi dispiacevate reciprocamente), mentre se aggiungi “manco quello”, allora devi togliere la particella pronominale “ci”. Così facendo, la frase assume un significato più congeniale al contesto (nemmeno il sesso vi dispiaceva).
Un’altra forma che potresti usare è quella secondo cui puoi mantenere la particella pronominale, ma variando un po’ la voce verbale: per esempio, potresti scrivere “sì, non ci facevamo mancare neppure quello”). Il concetto è quasi lo stesso della frase appena sopra; una sfumatura interessante. Scegli tu quale adottare.
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- Sono tutti buoni a mostrarsi dietro la loro maschera, a lamentarsi del governo che ruba i soldi, degli immigrati che battono il lavoro, dell’università che ti vuole mandare fuori corso, ma standosene comodamente seduto sulla tazza del cesso. La difficoltà è dimostrare quello che è e non quello che sembra.
Ale, Ale, Ale… e dire che ti sono stata dietro per un po’ con questi benedetti trattini medio spaziati!
Il simbolo corretto è questo (–). Sì, lo stesso che usi per gli incisi! In alternativa, puoi affidarti al trattino lungo, che va bene ugualmente (―), anzi meglio.
Ti prego, smettila con questo fastidiosissimo meno matematico!
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Vabbè, che stavo a dì?
Non ho nulla da ridire su “vabbè” perché il contesto è colloquiale e, ragionando sulla lingua, il modo in cui l’hai scritto è corretto. Ti bastono invece su “dì”: è la forma contratta di “dire”, quindi più che l’accento vuole l’apostrofo (anche perché con l’accento prende significato di “giorno” ---> “una volta al dì”).
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Sarà stato anche frocio, ok, ce sta, però le cose le sapeva fare.
Ale, suvvia! D’accordo lo stile colloquiale, d’accordo il dialetto, ma almeno scrivilo corretto v.v
Cioè, devo andarmi a cercare come si scrive correttamente un modo di dire romano… io, piemontese? Potevi farlo anche tu, visto che è la tua lingua -.-
A quanto pare, si scrive “che stà”, con l’accento. Fonte: la canzone “Chi ce stà” di Nino D’Angelo.
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Avevo un paio di shorts, giusto per far risaltare il culo di più – sai com’è, i vecchi bavosi adorano vederselo sbattuto davanti – poi c’avevo una canottiera risicata e alla fine un gilet bianco. Me l’aveva proprio regalato Alessio, sapete?
Se ti riferisci ad un pubblico immaginario all’inizio della one-shot, devi mantenerlo fino alla fine. Qui risalta maggiormente l’errore perché addirittura ti riferisci prima ad un singolo e due righe dopo di nuovo al pubblico .-.
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Lui di soldi ce ne aveva, ma li usava relativamente, diceva che gli faceva schifo usare i soldi di gente che lo pestava.
Queste in realtà sono due frasi ben distinte (due principali), quindi non è molto corretto separarle solo da una virgola. Puoi usare il punto e virgola o il punto fermo.
“Lui di soldi ce ne aveva, ma li usava relativamente; diceva che gli faceva schifo usare i soldi di gente che lo pestava.”
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Non so, non mi sono mai riuscito a trovare una risposta.
Il complemento di termine in questo caso non ha ragione d’essere.
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Comunque, avevamo passato il pomeriggio a vedere Queer As Folk, che si era fissato di farmi vedere da una decina di giorni a quella parte, eravamo arrivati al finale della prima stagione, quando pestavano il ragazzo biondo.
Quando citi direttamente nomi di film, libri o quant’altro, devi metterli tra virgolette o in corsivo.
Attento alle ridondanze; non è la prima volta che le vedo.
La frase che tu hai trattato come una subordinata (“… eravamo arrivati al finale…”), in realtà è una principale, quindi andava preceduta da un punto o da un punto e virgola.
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Ok, vi ho detto che mi piace dire la fine, no? Lo sto a fa anche ora, per cui tranquilli.
Anche questo è un caso di troncamento, perciò “fa” vuole l’apostrofo.
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Ho sentito ansimare particolarmente pesante, e ho visto, sdraiato a terra, appena oltre la recinzione, dove c’era il prato, Alessio, l’unico che non volevo vedere.
Avresti potuto costruire un po’ meglio questa frase; tutti quegli incisi e virgole confondono abbastanza. Ti propongo una variante:
“Ho sentito ansimare particolarmente pesante, e appena oltre la recinzione ho scorto, sdraiato sul prato, Alessio, l’unico che non volevo vedere.”
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Fatto sta che stava contravvenendo quello che diceva, sull’uguaglianza, ma forse era anche per i suoi paradossi che lo amavo – sì, lo ammetto.
Il trattino medio spaziato si usa per gli incisi, e qui non ne vedo. Quel “sì, lo ammetto” poteva essere preceduto da qualsiasi tipo di punteggiatura, praticamente, tranne che il trattino xD
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Mi sono sdraiato, allora, accanto a lui, e ho stretto il mio corpo a lui.
Eri talmente ispirato che non hai riletto, credo, o l’hai fatto velocemente. Ci sono troppe ripetizioni in questa one-shot.
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Così mi si è sporcato il gilet, nel tentativo di coccolare – sì, ammetto anche questo. – il mio Alessio, che in quel momento poteva essere solo mio.
Non si mette il punto nell’inciso .-. È come mettere un punto fermo e una virgola subito dopo. Non ha senso.
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Commento generale
Decisamente, in prima persona ti esprimi molto meglio. Ci sono voluti mesi per fartelo capire, eh? v.v
Oddio, gli errori ci sono (più di quando scrivi in terza), ma l’ispirazione che ti ha preso qui, lo stile è tutta un’altra cosa. Finalmente leggo emozioni! Dammi retta, abbandona per sempre quel modo di scrivere scolastico e controllato, ti trattiene e basta.
Bella anche l’espressione, molto slang, ma perdi qualche minuto per accertarti di come si scrivono certe parole la prossima volta.
Grammatica e sintassi: 7/10
Gradimento personale: 7/10
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