Recensioni per
Melanzana
di nals

Questa storia ha ottenuto 6 recensioni.
Positive : 6
Neutre o critiche: 0


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Nuovo recensore
11/01/13, ore 17:22
Cap. 1:

Cavolo.
E' senza dubbio una delle cose più suggestive che abbia mai letto. Ho già spulciato un paio delle tue storie, e ho notato che hai uno stile quasi perfetto - e il quasi non lo metto perché ho individuato degli errori o sono in grado di giudicarti, ma semplicemente perché credo che tutti possiamo migliorare :) - e in ogni tuo scritto c'è sempre un qualcosa di...sospeso. Ed è bellissimo!
Il tuo modo di scrivere è davvero fantastico, e gli argomenti di cui ti occupi sono sempre ben delineati, ma c'è qualcosa che non mi permette di collocarli in una realtà ben precisa, che li fa rimanere sfumati e indefiniti, e ti assicuro che non è una cosa che ho visto fare a molti.
Ho deciso di recensire questa storia perché è quella che mi ha trasmesso di più fra le tue fino ad ora.
Mi ha lasciato dentro un grande vuoto, e tanta pena/tenerezza per il protagonista.
Complimenti! :)
salmon
(Recensione modificata il 11/01/2013 - 05:30 pm)

Recensore Veterano
09/01/13, ore 20:01
Cap. 1:

Sai, oggi non ho letto solamente questa storia, tra le tue; mi sono fatta un bel giro sulla tua pagina e ne ho lette tante. Ma non trovavo le parole per iniziare una recensione. E questo non significa che le tue storie non lo meritino, anzi: le tue storie meritano tutto ciò che di bello si potrebbe dare loro; semplicemente, le tue storie sono così vere che io... be', ho dovuto fare uno sforzo per non scoppiare in lacrime davanti al computer. Perché nelle tue storie ho trovato delle parti di me, parti di un passato il cui significato probabilmente non mi è ancora chiaro, parti di persone che hanno fatto parte della mia vita per un po' di tempo e poi se ne sono andate, in silenzio e senza salutare... tutto questo espresso con parole che io non sono mai stata in grado di scrivere - o di dire. E questo è incredibile, perché nemmeno ci conosciamo!
Ma, tornando al discorso iniziale, un piccolo segno del mio passaggio dovevo lasciarlo, e quindi eccomi qui.

Questa introspezione è... meravigliosa.
Perché, al di là della drammaticità della situazione in sé, ciò da cui sono stata maggiormente colpita sono i stati i pensieri di questo ragazzo senza volto e senza nome. Ogni maledetto pensiero è come una pugnalata al petto: ogni parola l'ho sentita come mia, come se fossi io in quella situazione - e ciò dimostra la tua bravura, perché io, una situazione del genere, non l'ho mai vissuta (per fortuna!). Mi ha colpito il modo in cui sei stata in grado di fotografare il rapporto di questi due ragazzi con poche immagini: il pacchetto di sigarette, il vestito rosso, i colori; poche immagini, sì, ma immagini che ti entrano sotto la pelle e ti fanno sentire tutto l'amore che avevano - e ciò ti fa stare ancora peggio, perché già sai, già sai come finirà.
E io non so più che dire, se non che ho lacrime agli occhi e la sensazione di averti scritto un sacco di cavolate senza alcun significato.
Anzi, sì, un'altra cosa ti dico: che sei brava. Tanto. L'avevo capito quando, ancora tempo fa, avevo letto qualche tua storia sul fandom di "Harry Potter", l'ho capito quando ho letto per la prima volta "Il rosso prude", che è diventata in assoluto una delle mie storie preferite, che continuo a rileggere perché non mi stanca mai, e l'ho capito oggi. Sei brava, punto. E per questo, mia cara, ti inserisco immediatamente tra gli autori preferiti - e chissà perché non l'ho fatto prima.
I miei complimenti, davvero, e scusa per questa recensione sconclusionata!
A presto ♥

Recensore Master
08/11/12, ore 16:26
Cap. 1:

Oddio, Nals.
Da quanto tempo sta qui questa storia? Perchè l'ho vista solo adesso?
Giuro che sto per morire. E quando dico che sto per morire intendo dire che ho una voglia matta di prendere il pc, ribaltarlo per aria ed urlare che non è giusto, che non deve finire così. Che Fausto qualcosa, nella sua auto-melanzana, non dovrebbe essere lì al posto della ragazza.
Amo come tu non dia mai un nome a nessuno. Mai un nome definito. Immagini, pensieri, sensazioni, una sorta di brain-storming continuo.
Amo le tue storie, Nals.
Creano dipendenza. <3

Recensore Master
30/10/12, ore 14:53
Cap. 1:

E' tanto che non commento una tua storia, anche se ti leggo sempre con interesse e piacere, ma questa volta Nali cara, hai creato qualcosa di stupendo. Il tuo racconto è un pugno nello stomaco senza nessuna grazia e contiene in sé degli aspetti, dei germi, di quella che è la vera scrittura, la scrittura che smette di essere un passatempo e diventa arte.
Impietoso, appassionato. Trova forza dai suoi stessi difetti, perché diamine: sei brava davvero!
Dovresti scrivere sempre così. Mi piace come hai usato la scrittura a pensieri rapidi e periodare breve per simulare i pensieri sconnessi del protagonista ed esaltare, al contempo, la struttura quasi circolare del racconto.
Alla fine ti rimane un senso di desolata infelicità, un'amarezza singolare per i tuoi pochi anni. Credo, e non ho paura di sbagliarmi, che qualcosa ti abbia regalato uno sguardo disperato e cinico, forse una tristezza che non avresti dovuto avere, ma anche una ferita sul fianco attraverso cui osservi il mondo. Sei profonda. La democratizzazione di internet mette te accanto a tante altre persone che non sarebbero in grado di distinguere un libro da un telecomando. Fatti conoscere, non tenere ciò che scrivi chiuso in un file di un computer! (Sì, lo so: sono un disco rotto!)

Recensore Master
25/10/12, ore 12:23
Cap. 1:

La prima volta che ho letto questa originale mi ero ripromessa che sarei passata a recensire.
Mi conosci: sono la pigra per eccellenza, ma ci sono storie che non possono scadere nel silenzio. Ci sono storie che sento la necessità di recensire e questa è una di quelle.
Premetto che forse, forse, so da dove è nata, essendo in tema di ospedali; se così fosse (aspetto una tua conferma e nel caso io abbia sparato una stronzata, chiedo venia sin da ora), questo ti riconferma come ottima osservatrice. Quasi riesco a vederti, rannicchiata su una sedia a guardarti intorno, ad osservare, costruire castelli di storie su perfetti estranei. E ne sorrido, perché se così fosse, sarebbe uno degli infiniti punti che ci accomuna.
Ma, adesso, passiamo a noi. 
La cosa che mi ha sempre colpita di te è questa capacità che hai di rendere originale tutto ciò che non lo è.
L'incidente, la vittima e chi resta a piangerla, diciamocelo, non è originale; impegnando un poco del nostro tempo in una veloce ricerca, sono sicurissima che otterremo numerevoli riscontri di storie affini.
Ma, per quanti risultati potremmo trovare, non ne troveremo mai, mai, uno che sia anche vagamente somigliante a "Melanzana".
Io, sul serio, non so come tu faccia, ma riesci a rendere situazioni scontate e banali originali e coinvolgenti. E questa, lo dico senza alcun problema, è forse una delle cose che ti invidio con tutta l'anima. Perché pare che tu sia nata apposta per elevare l'ordinario in straordinario.  
Questa tua abilità è seguita immediata dallo stile, che è probabilmente la cosa che più ti invidio in assoluto. 
È come se tu fossi un tecnologissimo macchinario che ha la capacità di leggere una fotografia e traslarla in testo scritto. Per quanto il paragone possa essere brutto e perfino indelicato, non trovo altre parole per esprimerlo. Perché è così. Il tuo stile - che altro non è che l'intreccio ben riuscito di proposizioni costruite appositamente per colpire il lettore - è immagine. Non solo parole e punteggiatura, ma anche forma, colore, spessore. 
Il tuo stile è una fotografia che diventa parole.
E poi, una nota di merito se l'accaparrano anche i personaggi. C'è lui che vive nella sua bolla di incredulità, di shock sgomento, che è vittima incosciente di un potente meccanismo di difesa mentale che tende ad analizzare ciò che lo circonda come se non fosse la sua vita, come se a vederlo non fossero i suoi occhi. Come se fosse spettatore di un film che lo annoia.
Ma la tua straordinaria abilità è condensata tutta nelle falle di questo meccanismo: gli occhi di lei che desidera rivedere, sprazzi colorati e confusi dell'incidente. E a tal proposito, dannazione, questa è una cosa che mi ha colpito moltissimo: quante volte, in situazioni drammatiche, ci capita di focalizzarci su dettagli assolutamente inutili ma che, per un motivo o l'altro, il nostro cervello ha incanalato e conservato nella memoria a lungo termine? Ecco, il protagonista è vittima dello stesso scherzo mentale nel momento in cui parla della macchina che gli è andata addosso e, bada bene, non parla del modello, o della forma, ma del colore. Il colore melanzana. La cosa più inutile che uno possa ricordare di un incidente, eppure il fulcro di tutto quel che viene narrato. Insomma, non so se questo brillante stralcio di psicologia sia stato voluto o meno, ma io l'ho trovato assolutamente geniale (e forse sono io che vedo cose che non esistono. Probabilmente ho appena fatto una figuraccia di quelle kolossal).
E sullo stesso principio verte tutta la faccenda del neo, che il protagonista associa meccanicamente a Fausto. A questo ho dato questa fantasiosa interpretazione: mi sono chiesta: "Perché proprio un neo? Perché dare proprio ad un neo il nome dell'ubriaco?" e ho trovato questa risposta: perché un neo è un imperfezione, un grumo di cellula insane su una pelle altrimenti sana e florida. E così, Fausto è stato l'ultimo neo della loro vita. L'imperfezione di un attimo che ha inglobato e distrutto la perfezione di una vita. Quella di lei, quella di lui. Irrimediabilmente entrambe distrutte. Anche qui sono certa di vedere cose che non esistono (non perché la tua mente non sia capace di arrivare a questo, ma perché io sono sempre convinta che nei dettagli si nasconda la chiave di interpretazione).
Ultimo e poi chiudo. In questo mare di metafore, sgomento e "avanzi di poesia", come direbbe il Baglioni, sei riuscita a far percepire chiaramente tutta la drammaticità della situazione. L'hai concentrata tutta nel quinto paragrafo e da lì hai permesso che si irradiasse in ogni direzione possibile, avvolgendo come una guaina di tristezza l'intera narrazione. E per questo non posso farti che i miei migliori complimenti.
"Apro la finestra e fuori è più buio delle tue ciglia.": mi premeva dirti quanto ho amato questa frase, quanto essa sia la concretizzazione più tangibile della tua innata capacità di trasformare l'immagini in parole (o forse è il contrario?), di creare il connubio tra prosa moderna e accenni di poesia. Tutto qui.
Bene, ora vado. Spero che questa recensione non sia un'accozzaglia di parole insensate e spero che sia riuscita a farmi capire da te. Ci tengo particolarmente, lo sai.
Ti abbraccio forte love,

tua moglie che ti ama tanto. ♥

Recensore Veterano
20/10/12, ore 00:52
Cap. 1:

Premetto che mi é piaciuta. Parecchio. Ma non sono sicura che il rating verde sia appropriato (accenni alla violenza, riferimenti vagamente sessuali, linguaggio "forte".. insomma, questi dettagli burocratici). Per il resto. Ho apprezzato lo stile, che seguendo lo stream of consciousness del protagonista trasmette la sua confusione, la ricostruzione dei fatti filtrata dai pensieri di una persona che ancora non si é pienamente resa conto di cos'é successo. E' una composizione che io definirei anche romantica, visto la carica di fisicità mista ad amore che pare legare il protagonista alla ragazza che (ammetto di non sapermi decidere fra le tue ipotesi) é morta/diventata cieca? Penso sia stata una scelta consapevole, il voler lasciare il finale per così dire "aperto", no?
Mi piace anche il fatto che l'unico nome che compaia sia quello di Fausto, o comunque del suo neo. Evidenzia come un incidente possa capitare a chiunque, non conta l'età, l'amore, la macchina.. Tutto in un secondo cambia, così in fretta, e di fatto anche il protagonista ci ha messo del tempo per realizzare l'accaduto. In conclusione, cercando di evitare di essere prolissa, ti porgo i miei complimenti.