Vuoi forse distruggere il mio - già fragile cuoricino - con questa storia? Perché se il tuo intento era quello di far piangere un'ignara lettrice, complimenti. Missione compiuta..
E non so perché tu sia riuscita a emozionarmi tanto, ripercorrendo un evento per cui avevo pensato sufficienti – che sciocca a crederlo! - lacrime. Credimi, non lo capisco, soprattutto dal momento che il tuo stile qui è leggermente diverso da quello a cui sono abituata: meno maturo, forse, com'è ovvio che sia.
Se non è stato per lo stile, allora cosa esattamente mi ha tanto distrutta psicologicamente di questa one shot?
Dopo averla riletta un'altra volta, ecco la conclusione a cui sono giunta: c'è una tale partecipazione emotiva, tra te e il tuo personaggio, che non poteva non investire anche chi assiste da spettatore passivo alla scena da te rappresentata. Tutta la storia è colma di pathos, di angoscia, di dolore; quell'incessante ritornello mi è entrato in testa – non voleva, ma doveva – quasi come una tragica filastrocca.
E' il dovere – contro ogni volontà – a costituire l'essenza di un vero ninja, di Itachi Uchiha, lo sterminatore del suo stesso clan.
Nella tua storia c'è la lotta di una coscienza dilaniata in due – l'uomo e il ninja, la famiglia e il lavoro – e questa dicotomia è tristemente famosa per essere alla base di ogni tragedia che si rispetti. La statura morale di quest'uomo mi ha ricordato quella degli eroi greci – ligi al dovere, prima che al resto – così come la sua vicenda è colma di quel dolore mitico, primordiale, elementare che ha fornito l'ispirazione per i migliori lavori della classicità.
L'ingresso in scena di Sasuke è stato il colpo di grazia: l'uomo che deve far i conti con le conseguenze delle sue azioni, l'uomo che accetta il suo destino fatale, l'uomo che soccombe davanti all'insensatezza della vita.
Ci sarebbero mille altre cose da dire – il ricordo di Shisui meriterebbe una recensione a sé stante, per quanto profondamente doloroso fosse – ma proprio non riesco a trovare altre parole.
Questa recensione è molto sconnessa e priva di qualunque senso logico, me ne rendo conto, ma spero vorrai perdonare le mie inesatezze. Si sa, sono umana anch'io, e davanti a simili lavori posso solo tacere – piangere, e tacere.
Alla prossima,
Ayumu
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