Prima Classificata a “Quadri e Picche - Il contest delle sorprese!”: RAGAZZO SORRISO E LENTICHIA: LA TRISTE STORIA DI UN VICOLO CIECO - AllegraRagazzaMorta.
Grammatica: 7.5/10
Tutto sommato, essendo il tuo un testo piuttosto lungo, se non si contano i refusi che sono ormai d’obbligo, non ci sono molti errori gravi. Ti consiglierei di evitare ripetizioni e di giocare più sovente con i sinonimi: nei periodi più complessi, ti è capitato di riportare parecchie volte la stessa parola. Qui di seguito, invece, ti segnalo alcuni errori grammaticali:
- “Sorrideva come da bambino, quando ogni tanto ci aspettava sul ciglio della strada e correva come un pazzo incontro alla macchina, una volta che mio padre avesse girato l’angolo”, niente congiuntivo direi, stona parecchio. Opterei per un “aveva”, dimmi se suona meglio anche a te;
- “[…] un ragazzo di ventitré anni, a malapena diplomato, che per sentirsi meno in colpa per il fatto di non avere idea di cosa fare della sua vita, lavorava a tempo pieno in un’officina”, altra virgola che separa il “che” soggetto (pronome relativo di “un ragazzo”) da “lavorava” verbo (al massimo piazzane un’altra subito dopo il “che”);
- “Uno degli errori più grandi che commise mio cugino quell’estate, fu credere che sarebbe andato tutto bene”, argh!, virgola che separa il soggetto “uno degli errori” dal verbo “fu”;
- “«Dovevo accorgermene, e invece pensavo fosse stressato per una ragazza che nemmeno esiste»”, lì ci va un “esisteva”, l’avrei presa come buona se il dialogo dei personaggi fosse improntato nel presente, ma loro stessi, nel momento della conversazione, stanno rivangando il passato.
Stile: 8.5/10
Il tuo stile mi piace molto, devo ammetterlo. Assomiglia parecchio a quello di uno dei miei autori preferiti -Richard Mason, che citerò anche più sotto. E io adoro il vostro modo di coinvolgere e di descrivere personaggi, luoghi ed emozioni. Prediligo spesso periodi brevi a quelli complessi e i punti fermi ai punti e virgola, però il tuo stile non stanca, né ti fa mancare il fiato, scorre fluido come una chiacchierata, senza parole artificiose che ti fanno inciampare nella lettura, né frasi troppo semplici che ti fanno sbadigliare. Una via di mezzo, adatta al contesto, al gigantesco flashback usato e a questa sorta di atmosfera drammatica e struggente. Sei molto brava a rendere dinamici i dialoghi e far capire perfettamente al lettore le posizioni e le espressioni di ogni persona descritta, senza divagare in ulteriori manfrine o lasciare troppo spazio all’immaginazione. Le uniche cose che mi hanno fatto storcere il naso sono stati i concetti, le situazioni o i sentimenti (di Mara, puramente) ripetuti quasi assiduamente, come a cercare di rimarcarli oltremodo.
Ti faccio subito un esempio fra tanti:
“Febri ascoltò quello che avevo da dire in silenzio, facendo ogni tanto smorfie strane o sbuffando, ma quando gli dissi che mio cugino aveva baciato Gaia, restò paralizzato.
Durante tutto il mio racconto era rimasto ad ascoltarmi guardando un punto imprecisato dietro di me e facendo di tanto in tanto espressioni seccate e contrariate, sbuffando quando dicevo qualcosa a cui sapevo lui essere contrario e scuotendo la testa esasperato. Quando poi gli dissi che Janis aveva baciato Gaia, voltò di scatto la testa verso di me e mi fissò dritto negli occhi; vidi tutti i suoi muscoli irrigidirsi e piano piano aggrottò la fronte, strinse la mascella e posò i pugni serrati sul tavolo. Febri era molto arrabbiato.”
Il secondo paragrafo è sostanzialmente la versione integrale del primo. Nulla di malvagio, eh, però io limerei di molto togliendo il superfluo o sostituirei con qualcosa riguardante ciò che non hai ancora descritto, evitando di risultare ridondante e, in un certo senso, noiosa.
Originalità: 7.5/10
Leggendo la tua storia mi è venuto naturale credere di avere per le mani un libro di Richard Mason. Lo conosci? Perché la trama, le dinamiche, alcuni personaggi e situazioni sono davvero molto simili ai suoi “Noi” e “Anime alla deriva”. Nulla in contrario se hai preso spunto da “Libri con la maiuscola” del genere, ma la tua originalità, dal mio punto di vista, ne risente un po’ per questo. Il fatto di ricordare e raccontare a posteriori una vicenda accaduta in un passato ormai finito, di lasciare ai lettori dei piccoli dettagli per incentivare la curiosità, di citare personaggi come se fossero già conosciuti in partenza, la rottura di un’amicizia, il ritrovo dopo anni, la morte di uno di loro, tutte cose che mi riportano molto allo stile e alle trame di Mason. Perciò parto prevenuta, se così si può dire. Però, in compenso, ho amato questo desiderio morboso tra i due cugini, per nulla volgare o illogico, che anzi ha scaturito in me una miriade di sensazioni contrastanti, tant’è che ad un certo punto tifavo pure per loro! È una storia romantica diversa, a tratti incestuosa, che coinvolge non solo i due amanti ma la combriccola intera, cambiando le carte in tavola in maniera catastrofica e concludendosi in un finale per nulla scontato e lieto. Ho amato l’ambientazione fine anni ’80, alcune chincaglierie e peculiarità dell’epoca (mi ha affascinato la caterva di sigarette fumate, proprio come a quei tempi) e il tuo modo di narrare due anni così vicini ma così diversi tra loro, con sfasature temporali ben giostrate che si richiamano dipanando i rispettivi punti oscuri e ritrovandosi sul finale.
Caratterizzazione: 10/10
Ogni personaggio ha il suo perché, è coerente e delineato perfettamente. Quella riuscita meglio in assoluto è ovviamente Mara, con i suoi difetti, le sue paure e il suo modo insicuro di reagire a cose fatte. L’ho odiata, capita, sentita vicina e posso dire di aver (quasi) pianto con lei. Davvero molto reale ed umana. Poi c’è Janis, con la sua testardaggine e la sua impulsività, Freddie, bonaccione e sempre disponibile, e Febri, così assente, molto sensibile ed irascibile. Nonostante il poco spazio che hai dato a Marco e a Gaia, sono riuscita ad inquadrarli subito e fare un loro schizzo chiaramente, così come con Rob e i parenti vari. Mi ha dato l’idea di un teatrino fatto di pochi ma essenziali personaggi, in cui delle possibili comparse sarebbero potute risultare superflue e fuorvianti a livello di trama. Brava!
Adesione alle regole della squadra: 10/10
Assolutamente, qui non ho nulla da ridire. Innanzitutto è una het, un po’ incestuosa per così dire, ma het a tutti gli effetti. In secondo luogo, l’introspezione richiesta da phoenix_esmeralda mi è giunta limpidamente, hai sviscerato ogni pensiero di Mara come se fosse il tuo, hai descritto il suo dolore in maniera tangibile ed ogni espressione che tingevi sul volto dei tuoi protagonisti bastava a riflettere il tumulto che ognuno di loro si sentiva dentro. Di segreti ce ne sono stati più di uno, sia nei confronti dei personaggi all’interno della trama, sia nei confronti di noi lettori -anche se quello cardine che ha ribaltato le sorti di tutti i presenti è stato senza ombra di dubbio la relazione nascosta tra Mara e Janis. Non c’è che dire, mi hai calamitata fino alla fine lasciandomi addosso una voglia matta di rimettere a posto ogni singolo tassello!
Gradimento personale: 9/10
Questa è una storia che ho letto davvero con piacere, per l’ambientazione, le mille sfaccettature dei personaggi, le citazioni di vecchi cantautori mai tramontati, quell’atmosfera quasi angst, la drammaticità che dà un colore in più a tutto quanto e soprattutto i personaggi non troppo scontati, tipici di quell’epoca un po’ così, ovattata. Ci sono state delle scene molto toccanti in cui ho davvero faticato a non piangere (come quella in cui Janis sceglie la citazione da mettere sulla lapide di Febri, o quando Janis confessa a Lenticchia il suo amore), e non mi capita spesso! In particolare sono andata in fibrillazione per il finale tremendamente tragico -anche se era un tuo obbligo metterlo- perché privo di lieto fine, va tutto storto fino all’ultimo; non c’è una sola cosa che ti faccia tirare un sospiro di sollievo, un piccolo accadimento che tamponi quell’escalation di drammaticità. E io adoro queste cose, tantissimo. L’unica pecca, come già detto sopra, è l’assonanza con i libri di Mason, magari per nulla voluta, eh, ma che purtroppo ha reso il tutto “già visto” ai miei occhi.
Pacchetti punti: 5
Tutti e due usati egregiamente. Ho apprezzato il fatto che tu abbia preso come elementi non solo citazioni o “cose” appartenenti ai vari telefilm/libri, ma anche situazioni e sfumature tipiche dei personaggi (come l’amore patologico di Janis nei confronti del suo apriscatole a quattro ruote, o l’assomiglianza caratteriale dei genitori di Mara con il signor e la signora Bennet).
Slappy |