Recensioni per
La seconda battaglia della Valle Chiusa
di Entreri

Questa storia ha ottenuto 35 recensioni.
Positive : 35
Neutre o critiche: 0


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Recensore Junior
26/07/15, ore 21:56
Cap. 7:

Ed ho finito di leggere anche questa storia. Questa è forse quella che mi è piaciuta di più fra quelle che ho letto. Sbaglio o ti piace molto raccontare di rapporti complicati tra fratelli? XD
Comunque Adikan praticamente si è ucciso con le sue stesse mani, almeno secondo me.
L'epilogo è stato ciò che mi ha colpito di più: il povero Galoth non si libererà mai del tutto dall'ombra del fratello.

Recensore Junior
09/11/14, ore 00:12
Cap. 7:

Il cerchio è chiuso.
Mi è piaciuta molto questa ciclicità dell'epilogo, quel riprendere frasi legate ad Adikan e farle indossare a Galoth, come se fossero un testimone da passare o un simbolo della corona del Sirenmat.
La rassegnazione di Galoth è sconcertante nel suo rifiutarsi di confutare i sospetti che da questo momento gli hanno attaccato alle spalle come un mantello, così come la sua rassegnazione nel comprendere che suo fratello, per lui, non è morto, ma è quasi diventato una parte della sua stessa ombra -- qualcosa che lo seguirà per tutto il resto della sua vita.
Non posso non spendere una parola su Margareth, perché era sottinteso che il suo essere promessa al fu Adikan fosse una scelta imposta dalla famiglia e che lei aveva accettato per ragione -- ecco, mi viene in mente la scena de "La Princesse de Montpensier" in cui Marie de Mézières si lascia convincere dalla madre a preferire il principe di Montpensier a de Guise -- eppure qui, nello sguardo che lancia a Galoth, non posso fare a meno di chiedermi se i suoi supposti sentimenti per lui fossero già da tempo sacrificati alla posizione e ai privilegi che quelle nozze le avrebbero procurato. Una donna veramente innamorata gli avrebbe lanciato uno sguardo supplichevole, come per supplicarlo a spiegarsi, giustificarsi.
Bene, con questo credo sia tutto.

Alla prossima.

D. Rose

Recensore Veterano
25/08/14, ore 10:17
Cap. 7:

E siamo alla fine, dunque.
Si può dire che, alla fine, sia proprio Adikan a uscire vincitore da questa lotta fra fratelli. O forse, di vincitore non ce n'è nessuno.
La morte di sicuro li ha definitivamente separati (dal punto di vista affettivo, almeno) e ora Adikan è diventato qualcosa di intoccabile, in un certo senso incorruttibile, un fantasma che perseguiterà Galoth fino alla tomba.
Hai chiuso alla perfezione il rapporto fra questi due personaggi, un epilogo semplicemente "giusto" e azzeccato. Ho amato questo racconto per diversi motivi, dallo stile con cui l'hai scritto ai personaggi con cui l'hai popolato. Non ho granché da aggiungere a quanto ho detto fin'ora, sono solo contento di aver letto questa tua piccola creazione.
Complimenti vivissimi, e alla prossima!

Recensore Veterano
28/12/13, ore 18:42
Cap. 7:

TERZA CLASSIFICATA AL CONTEST "QUADRI E PICCHE" di Gaea, S.Slappy e phoenix_esmeralda

Valutazione di phoenix_esmeralda

Grammatica: 10/10

 
E che dire? Una grammatica più che perfetta, che non perde un colpo!
Le uniche cose da segnalare sono alcune sviste di battitura che, come per tutti gli altri in gara, non ti hanno penalizzato. Te li segnalo però, se volessi correggerli.
1) Pag. 4 “Comandate” invece di “comandante”
2) Pag.8: stessa identica cosa. Ora, ho il tuo dito si rifiuta di schiacciare la N in questa parola... oppure “comandate” era la parola che volevi davvero scrivere? o_o
3) Pag.20 “cerando” invece di “cercando”
4) Pag. 23 “di parare con al propria spada”à LA
 
Stile: 10/10
 
Uno stile impeccabile, preciso, “altolocato”. Fine e affilato, dagli accostamenti che suonano al contempo improbabili e perfetti. Ho amato certe scelte lessicali, che sanno dare alle tue espressioni una sonorità unica, come nei casi qui sotto riportati (da me particolarmente amati):
“un'esasperazione secca”;
“Se potessero si entrerebbero sottopelle l'un l'altro.”
 “ad Adikan parve che l'ombra delle montagne approfittasse del silenzio per colmare il passo con le tenebre dell'imbrunire”
“con l'efficienza rapida e scontrosa della stanchezza.”
Sono solo alcune delle parti che mi hanno affascinata e che mi hanno spronata a darti il massimo in questa voce. Mi sono permessa di appuntarmi un paio di suggerimenti in due pezzi che ora ti mostro:
Pag.8 “La voce di Adikan non era difficile da seguire, chiara e limpida, risuonava nell'aria come la sferzata di una frusta di raso, sempre pronta a suggerire lasciando intendere di ordinare, a commentare celando appena di schernire.”  Quella virgola dopo “seguire” non rende l’intonazione della frase: sarebbe meglio un “due punti”.
 
Pag.15 “Adikan proseguì, illustrando brevemente la tattica che intendeva utilizzare, spostando le pedine sulla mappa con le sue mani aggraziate, esponendo il suo piano con sicurezza, come fosse certo che nessuno avesse delle obiezioni da muovere”  Secondo me starebbe meglio “che nessuno potesse avere”. Oppure, mantenendo quel tempo verbale, toglierei il “come fosse”. E’ solo un parere soggettivo, mi pare che suoni meglio. .
 
Caratterizzazione: 10/10 
 
È piuttosto insolito in storie di questo genere trovare una caratterizzazione dei personaggi così ben delineata e che trovi uno spazio così profondo nella trama, tale da diventarne, alla fine, la parte portante.
Sei stata in grado di tracciare, in poche pagine, l’anima di più personaggi senza lasciare nulla al caso, portando per mano il lettore attraverso le sfumature dei tuoi protagonisti. Un esempio di questo?
 
“L'espressione del Duca Herrat si mutò in una maschera d'orrore. Agorwal, al contrario, lo fissò soltanto, a lungo e in silenzio: era uno sguardo freddo, giudice, carico della pesantezza di un'accusa mai pronunciata ad alta voce eppure mai messa da parte.” 
La tua caratterizzazione è profonda, affilata, capace in pochi tratti di definire con precisione gli aspetti dell’animo umano .
Oppure questa parte:
 
“Respirò e si osservò intorno, accorgendosi di conoscere l'orrore con cui gli astanti lo fissavano: era la stessa espressione che la gente riservava agli scatti d'ira di suo padre. Si sentì morire.”
Una frase rapida, eppure di un’espressività folgorante, che riesce a raccontare con precisione la personalità di Galoth.
 
Originalità: 9/10
Diciamo che la trama non è delle più originali, anche se con il tuo stile e la tua espressività sei riuscita a trasformarla in qualcosa di profondamente personale. Forse la caratterizzazione di Galoth suona leggermente stereotipata, ma un bel 9 non te lo toglie nessuno!

Adesione alle regole della squadra: 9/10  
 
Credo che solo Slappy possa giudicare con vera cognizione di causa questa voce, tuttavia, non potendo copiare la sua valutazione, ho dovuto ragionare con la mia testolina... xD   Ti ho dato il massimo per il Personaggio Difettoso e per il Tempo Difettoso... Invece la Situazione Difettosa non mi ha convinto del tutto, perché, nonostante la tragedia accada e il finale sia assolutamente antipositivo (anzi, l’angoscia accresce con tutte le previsioni nefaste che si concretizzano ineluttabilmente), non ho percepito a fondo questo “gigantesco climax grottesco” cui accennava Slappy. O meglio: è come se si concentrasse tutto nel finale, con la madre insultante e Margareth schifata e lui che non si libererà mai del fratello; ma non si percepisce nel corso della trama. Ma nel globale direi che hai fatto un ottimo lavoro!
 
 
Pacchetti Punti : 0/3  
 
Beh... tu stessa hai detto di non aver usato il pacchetto... Io ho provato comunque a pensare a un modo in cui la frase citata da Slappy potesse rientrare come morale della storia... ma proprio non ce l’ho fatta. U_U Magari le altre giudici ci riusciranno... *come vorrebbe sbirciare*.
 
Gradimento personale: 8.5/10
 
E qui viene la parte cruciale... Perché tu sei stata davvero bravissima e mi levo il cappello di fronte a cotanto talento...ma... ti spiego. Soffro di disturbo dell’attenzione e il tuo stile di scrittura fa parte di quel genere che io faccio una fatica bestia a seguire, a livello di concentrazione. Anche il genere non aiuta, perché scene d’azione o di battaglia sono per me la morte: non capisco niente e non so mai cosa sta succedendo, perché mi perdo, non sto dietro alle descrizioni, ai personaggi ... Insomma, per me è un disastro. -_-
A salvare la situazione, è intervenuta la tua immensa abilità introspettiva: tutta la parte centrale della storia (quando studiano la tattica, insomma) è piuttosto “ferma” e incentrata sui sentimenti, le emozioni, la caratterizzazione e le relazioni. Ecco: quella l’ho letta senza problemi e con gran piacere. Ho amato in particolare queste due frasi, intersecate fra loro:
“Mio signore era suo padre e, nella confusione del passaggio dal sonno alla veglia, fu pervaso dal terrore infantile che si fosse precipitato nelle sue stanze per punirlo.” 
e
“Mio signore era suo padre e Galoth gli somigliava al punto di avere paura di se stesso.” Le ho trovate meravigliosamente “abili” nel descrivere l’animo più intimo di Galoth.
Mi ha fatto ridere questa frase: “Marchese di Lorser è livido come il cinghiale del suo vessillo”  e ho adorato la parte finale, che ho trovato meravigliosamente intensa:
“Galoth non lo fece: perché non si stavano lasciando affatto ed era l'incubo peggiore che potesse immaginare.”
Potrei definirla la storia che ho contemporaneamente odiato e amato di più! xD Non volermene, ti prego, perché penso che tu sia bravissima!
 
Tot: 56.5/63
Max totale valutazioni: x/201
punti
 
 
 

Recensore Junior
16/12/13, ore 16:11
Cap. 7:

Terza Classificata a "Quadri e Picche - Il contest delle sorprese!": LA SECONDA BATTAGLIA DELLA VALLE CHIUSA - Entreri

Grammatica: 9/10
Sei stata molto brava, vista la lunghezza del testo ci sono davvero pochi refusi e solo un paio di errori grammaticali, quali:
-“Le canzoni dicevano il cielo di inizio primavera non nascondesse la propria immensità”, qui manca un “che” tra “dicevano” e “il cielo”. Pensavo fosse un errore di distrazione, ma poi ho visto che l’hai scritto anche di seguito. Non so, per me stona parecchio senza;
-“«La vera domanda è perché voi tutti lo adoriate così tanto.»”, con il perché metterei un semplicissimo indicativo presente, “adorate”.
Stile: 8.5/10
Il tuo stile, come ben sai, mi piace molto. Lo trovo conforme al genere di storie che adori scrivere, molto descrittivo ed elaborato, ricco di un lessico artificioso e “regale”. Non solo le ambientazioni, ma anche le emozioni stesse dei personaggi sono simili ad una favola antica o ad una poesia, come se fossero “ricamate”, non so se rendo l’idea. E anche se sono una che non predilige troppo i periodi complessi e zeppi di subordinate e coordinate che si avviluppano tra loro, ritengo che in questo tipo di racconti siano abbastanza necessarie, se non d’obbligo (a meno che tu non voglia sconvolgere un po’ le “regole” del buon fantasy). Solo che in alcuni punti ho faticato davvero a leggere le frasi tutto d’un fiato. Mi spiego: ogni tanto mi è capitato di imbattermi in agglomerati di proposizioni che mi hanno fatta arrivare al punto fermo in apnea. Una serie di gerundi, virgole e relative descrittive, seguite immediatamente da un’altra coordinata senza stacchi né nulla, è un po’ difficile da buttare giù. Ad esempio:
Fece per alzarsi ma le prostitute protestarono vibratamente contro l'idea che se andasse, lagnandosi con insopportabili vocette stridule, cercando di trattenerlo con le loro mani prive di pudore e Galoth dovette controllare la sua ira montante, stringere i pugni contro il desiderio di percuoterle”, nulla di sbagliato a livello sintattico, ma il cambio di soggetto staccato solo da una congiunzione “e” dopo tutti quei gerundi depista e ti fa incespicare un po’.
[..] seppero che, se l'avesse lasciato al suo destino, la loro madre l'avrebbe odiato per sempre più di quanto non facesse già e Margareth che pure, forse, lo amava nel profondo del proprio cuore non sarebbe più riuscita a guardarlo in faccia”, qui invece è molto più fluido, se non fosse per l’ultima frase in cui le virgole anziché aiutare “fanno venire il singhiozzo”: “e Margaret, che forse lo amava nel profondo del proprio cuore, non sarebbe più riuscita a guardarlo in faccia”, lascerei stare il fatto di evidenziare il “forse”, se no tutto il resto si piglia a cazzotti.
Non è una lettura semplice, senza ombra di dubbio, e molti potrebbero trovarla anche troppo complicata e pomposa, specialmente per alcuni termini di scarso uso comune, ma appunto è una scelta stilistica personale.
Originalità: 10/10
Non ho mai letto storie simili finora. E per simili intendo nel complesso, non solo a livello di trama e caratterizzazione. Perché, se andiamo a vedere, quanti fantasy narrano di guerre, cavalieri e astiose successioni al trono? Però la tua è diversa, particolare, sia per come hai deciso di impostarla, da dove partire e terminare, cosa raccontare e come, sia per il fatto che, di per sé, non possiede una trama troppo articolata. Il cardine di tutto è questa battaglia tanto temuta e ostentata, una battaglia che però alla fine fa solo da sfondo alla vera vicenda, che propriamente si basa sui singoli personaggi. Ho amato che tu abbia deciso solamente di raccontare di loro, del loro carattere, dei loro legami e del loro modo di rapportarsi. È come se la battaglia fosse un pretesto per poter introdurli e cantarli, per dare un perché alla loro comparsa, per poterli incastonare in un contesto. Hai scritto relativamente molte pagine, d’accordo, ma senza far accadere troppo: il clou arriva solo nel finale, il resto è tutta una gigantesca descrizione dei protagonisti. E questo tuo stravolgere i canoni mi è piaciuto.
Caratterizzazione: 10/10
Il massimo anche qui, ma mi sembra logico. Ogni personaggio è stato delineato perfettamente, anche quelli che compaiono solo in un capitolo o due. Dopo due pagine sapevo già con chi avevo a che fare e come avrebbe potuto reagire, talmente hai descritto i tuoi protagonisti accuratamente. Ho adorato molto anche che tu l’abbia fatto attraverso gli occhi e le sensazioni degli altri personaggi, come se ognuno, a turno, parlasse dell’altro bene o male, a seconda delle proprie emozioni. Molto umani, devo dirlo.
Adesione alle regole della squadra: 8/10
Non so bene chi sia stato il vero protagonista della storia, se l’impulsivo e violento Galoth, o il viscido e subdolo Adikan, però posso dire con assoluta certezza che entrambi siano pieni di difetti. Il primo è una testa calda, un vanaglorioso che non ha voglia di sottostare agli ordini, che reagisce d’istinto senza pensare alle conseguenze, che ha un rapporto travagliato con i suoi genitori, sempre pronti a pretendere troppo da lui. Il secondo è quello che preferisco: abietto, tagliente, strafottente, egoista e opportunista, odia il fratello oltremodo, desidera a tutti i costi soffiargli il trono, la donna e la stima del padre. Ho riscontato in lui una vaga somiglianza in Loki, cosa che me l’ha fatto apprezzare ancora di più. Tanto bello quanto infame, e su questo sei riuscita a centrare il punto principale della mia squadra. Stessa cosa per il tempo difettoso: la storia inizia con la fine, che prelude la sconfitta inesorabile di Adikan. Per quanto riguarda la situazione, invece, non ho avvertito troppo il climax grottesco di sfortuna dilagante. Insomma, non c’è stato il “da cosa nasce cosa”, il rapporto tra i due fratelli è sempre stato travagliato e in una battaglia è quasi palese che gli accadimenti sfuggano di mano, solo che in questa invece non sono dovuti a qualcosa che hanno fatto i protagonisti in particolare. Litigare davanti a tutti ha solo suscitato sguardi e commenti delusi, ma nulla di più.
Gradimento personale: 8.75/10
Storia molto elaborata e particolare, introspettiva ad alti livelli, mi sono piaciute da impazzire le descrizioni e le sensazioni provate dai personaggi. Sei riuscita a farmi vedere cose che non avrei mai notato da una prospettiva diversa, più arzigogolata e in un certo senso impegnativa. Ho amato il finale simile ad un cerotto strappato senza preavviso e violenza, questa sofferenza di Galoth dovuta non tanto al fratello appena perduto quanto all’eterna tortura di averlo in qualche modo sempre con sé, nella memoria, nei sensi di colpa, negli occhi della madre e di Margareth. Una storia senza lieto fine, né eccessiva tragicità: non finisce, semplicemente. È come se avessi raccontato un episodio apposta per introdurre questi personaggi, un episodio autoconclusivo seppur senza una trama sostanziosa di base. Il mio punto e un quarto in meno va alla sovente eccessiva ricercatezza di alcune parti che, ripeto, è assolutamente consona al tipo di racconto. Sono solo io che prediligo qualcosa di più snello e spigliato.
Pacchetti: 0
Ahi, ahi. Come hai detto tu stessa, il discorso indiretto non c’è stato per tutto il filare della storia. Peccato, poteva uscire una cosa alternativa, potevi osare di più nonostante il genere limitante, metterti in gioco.

Slappy

Recensore Master
16/12/13, ore 13:58
Cap. 7:

Ecchime, te metto alla fine la recensione del concorso ^^ e poi FORSE mi metterò a lasciare qualcosa più punto per punto. (Anche se preferirei avere un credito di recensioni da usare per le prossime storie, che ci saranno, vero? *occhi luccicanti*). 

Grammatica: 8,5/10 
Stile: 9/10 
Originalità: 8/10 
Caratterizzazione: 10/10 
Adesione alle regole della squadra: 7/10 
Gradimento personale: 10/10 
Pacchetti Punti : 0 
52,30 

Lancia in resta e via. Parto dalla fine, così mi lascio da parte le cose difficili… Allora. Direi che il gradimento non ha nulla di difficile da spiegare. Ho amato ogni singola riga, ho adorato i personaggi (tutti… e questo è un male! Ma ne parlo dopo) e mi hai davvero tenuta incollata allo schermo. Ci sono state frasi come «Sono più che legati. Se potessero si entrerebbero sottopelle l'un l'altro.» o la citazione di Hartaigen di Usen, o la fiaba del Re e del Pozzo (che PRETENDO di vedere in forma scritta a breve, diciamo per Pasqua)… mi hanno davvero commossa. Tipo piccola sindrome di Stendhal. Brava, brava, brava. Anche il titolo che, a tuo dire, non ti convince… a me invece piace, trovo renda bene (nonostante forse sia davvero poco epico) l’idea che questa sia una battaglia come le altre, non la grande guerra che gli aedi, secondo Adikan, avrebbero cantato. Una cosa triste, sanguinosa e banale. Ho particolarmente amato l’epilogo, lascia un senso di desolazione addosso che è palpabile, si resta davvero in pena per Galoth. 
Che tutti i personaggi si siano rivelati ai miei occhi meritevoli di comprensione e, in vari gradi, di affetto… come dicevo, è un male. Perché per le regole della squadra, il tuo protagonista doveva essere qualcuno con cui fosse impossibile empatizzare. Ora, il problema (forse mio) è che con Adikan ho più che empatizzato. Mi è piaciuto. Sbaglia? Sì! È altezzoso, malvagio, sprezzante e stupido? Sì! Eppure hai delineato troppo, troppo bene il perché dei suoi comportamenti per renderlo un personaggio semplice da odiare. Sono riuscita a capirlo, sebbene non l’abbia mai giustificato: ma l’ho capito e ammetto che in certi punti sono anche riuscita a calarmi nei suoi panni e a pensare che, forse, mi sarei comportata in maniera simile in quelle circostanze. Perciò, piccola penalità. Il secondo punto invece, il climax di progressiva sventura, mi sembra utilizzato nel migliore dei modi: non sei caduta nel grottesco, hai invece saputo gestire magistralmente un’assurda aspirazione di gloria (e riscatto?) finita in tragedia. Se è soltanto sette su dieci e non otto è per un’altra faccenduola… potrebbe rientrare nel gradimento, quindi potresti benissimo tirarmi pietre, te lo dico. Si tratta del flashback. Slappy pretendeva il flashback all’inizio e tu l’hai usato. Ma, a mio modesto parere, l’hai usato “troppo”. Io mi sarei interrotta nel pezzo in cui Adikan vede Galoth andare verso di lui e poi venir bloccato dai nemici. Non avrei spoilerato già la sua fine. Perché avrebbe lasciato più suspense poi, nel corso della lettura, vedere la rivalità e l’odio fra i due… e chiedersi il perché Galoth, all’inizio, stia tentando di salvarlo. La caratterizzazione è davvero perfetta a mio avviso, ci sono frasi che tratteggiano immediatamente tutto il contesto, come quando il Duca di Herrat descrive le “mani da giovinetta” di Adikan: è una descrizione bella, è un modo per descriverne l’intima bellezza, ma ha anche un tale “sottostrato” di disprezzo che la rende una delle mie frasi preferite. Il POV di Argowal è in assoluto il mio preferito: si avverte il dolore del riconoscere l’ipocrisia altrui, ma del non poter fare nulla per smascherarla. Stupida Margareth. Ad esempio quando, verso la metà del racconto, teme che tutta la campagna non sia che una sorta di capriccio di Adikan… trovo meraviglioso come il vecchio sospetti, ma non ammetta nemmeno a se stesso quanto profondamente ritenga il proprio comandante uno sciocco vanaglorioso, pronto a far morire così tanti uomini per nulla. 
Anche Galoth è descritto splendidamente e, usando un termine che di solito si utilizza per le fanfiction, ma che mi sento ben in diritto di poter utilizzare anche qui… IC fino al midollo. Sul serio, la scena della tenda mi ha immediatamente riportata a Galoth che, scanzonato, parla con Sorot dopo essersi ubriacato. Certo, è più adulto, più amareggiato: ma già qui ho sentito lo stesso modo di pensare che si avverte nelle altre storie in cui è citato. L’originalità è altalenante. Per quanto l’intero mondo sia senz’altro originale – soprattutto io, conoscendone già l’impianto, lo considero tale – gli elementi presenti nella storia sono cliché letterari. Che poi, la cosa non è per nulla negativa: se i cliché sono tali è perché, col passare dei secoli, si sono dimostrate le soluzioni più efficaci. L’odio fra fratelli, padre e madre dagli alterni affetti, il fatto che Adikan si paragoni al top delle leggende, tutto per guadagnare la stima del padre… è una sorta di Caino e Abele, senza grandi divinità a controllare dall’alto. Persino il litigio nella tenda è un po’ “deja vu”. Ma, come ho detto all’inizio, ciò non inficia la qualità del tutto: è un classico fantasy, una saga epica. Laddove pecca di “originalità generale” ha una propria “originalità interna” che compensa più che egregiamente (e lasciare il proprio fratello in mezzo a una tormenta è di una crudeltà talmente gratuita da dare il nervoso. Ma per colpa della ragazza fessa che non ha saputo rendersi conto della realtà, eh, non per Adikan che cercava solo una scusa per liberarsi senza troppo clamore dell’ingombrante fratellino). 
Lo stile è – come al solito – estremamente peculiare e riconoscibilissimo: il linguaggio non è mai eccessivamente aulico, ma nemmeno piano: un buon mix che rende bene il senso di “altro tempo, altro luogo”, senza far perdere la quotidianità della situazione narrata. Stellina d’oro, fra l’altro, per aver saputo modificare lo stile in maniera coerente con la narrazione, facendolo accelerare per descrivere la concitazione della battaglia (sì, sono cattiva a sottolineartelo, ma ammiro e odio il tuo saper scrivere tante subordinate senza aggrovigliarti e/o annoiarti e mettere punti fermi e aggressivi ovunque. Io sono favorevole al moderno dilagare della paratassi. Ipotassi, go away). 
Eccoci alla correttezza. Allora. Ci sono alcune imprecisioni, per lo più errori di distrazione e punteggiatura (pochi typos e qualche virgola, per essere precisi). Tutta la punteggiatura del prologo ha qualcosa che non mi torna nelle pause: so che l’interpunzione è uno dei punti più labili di una correzione e suscettibile di soggettività, ma avrei usato una virgola (o addirittura un punto e virgola) prima di “e fu guardando”, per enfatizzare il distacco fra “le canzoni” e “il reale”; inoltre metterei i due punti a “non lo riconobbe”, in quanto ti lanci in una spiegazione (quindi un ampliamento, quindi due punti). Più sotto [far sospirare le fanciulle e sognare della guerra ai ragazzini; a lui bastava che ogni ora di marcia lo portasse più vicino al nemico da sconfiggere]. Sognare è retto da fare, quindi “far sognare i ragazzini”. Non è un errore, ma è molto più pesante, già hai anticipato l’oggetto, credo basti a rendere il senso di “fantastycytà”. [La voce del Duca di Herrat era sferzante come il vento freddo delle sue montagne, dura nel criticare quanto nell'enunciare dati di fatto, (inciso non chiuso!) al punto che era difficile per Adikan distinguere la sua indifferenza dal suo biasimo. […]; allo stesso modo, durante il primo consiglio di guerra, aveva… (anche questo è un inciso, è un “inpiù”)]. 
[Adikan gli aveva risposto fra turbinanti fiocchi di neve: “me ne sono scordato, ho dato precedenza a tua sorella”] Serve la maiuscola. [solo per accorgersi, cerando gli stendardi con lo sguardo, che erano avanzati troppo] ovviamente non s’è messo a dar la cera agli stendardi, ah? ^^ 
Infine, non è un errore, ma sappi che ti ho odiata per la punteggiatura “di chiusura” all’interno delle virgolette: non lo segnalo errore perché è una “norma editoriale” più che altro, ma sappi che ti avrei voluta avere fra le mani per i punti fermi all’interno delle virgolette – li avrei voluti cambiare tutti! Argh. 
P.S. A un certo punto, in una nota, te ne esci con un “ Avere un'araldica e non usarla è una cosa terribile” … bambina mia, USALA! SCRIVI! 


P.S.2 : no, a me la mamma quella frase non l'ha mai detta, nè sono una che si lamenta quando ottiene le cose ;) meno scuse e più agilità sulla tastiera, su su!


 

Recensore Veterano
09/12/13, ore 00:22
Cap. 7:

eccomi a recensire, anche se parecchio in ritardo causa assenza da casa per qualche giorno e successivi andirivieni per vari motivi.
il finale, chiaramente aperto sia per le ovvie conseguenze (già narrate in precedenza), sia per le riflessioni di Galoth, lascia spazio a molti interrogativi. nonostante tutto, nel precedente capitolo mi è parso chiaro che abbia effettivamente provato a soccorrere il fratello, ponendosi pure in pericolo di vita nel tentativo di raggiungerlo. sua madre potrà anche pensare il contrario, così come lo steso Agorwal o Margareth, dato che non erano certo nei dintorni, ma lui sa la verità, e quantomeno questo lo può rendere un degno fratello, nonostante tutto. è sicuramente più di quanto Adikan potesse dire di se stesso. ovviamente non è un qualcosa che lo salverà dagli sguardi sospettosi o accusatori degli estranei, soprattutto se consideriamo che i suoi unici testimoni sono anche i suoi soldati, uomini al suo comando che tra parentesi lo hanno sempre avuto in grande simpatia, al contrario di Adikan che invece ha condotto l'esercito al massacro.
piuttosto tetra è l'idea di Galoth di non essersi liberato nemmeno in questo modo del fratello. sfortunatamente, non riesco a vedere una situazione in cui avrebbe potuto andare diversamente, troppi sono i modi in cui avrebbero potuto addossargli la colpa... è qualcosa con cui dovrà convivere, nel bene e nel male.
spero che i risultati del contest siano soddisfacenti (dopotutto, questa storia merita). a presto!