Ecchime, te metto alla fine la recensione del concorso ^^ e poi FORSE mi metterò a lasciare qualcosa più punto per punto. (Anche se preferirei avere un credito di recensioni da usare per le prossime storie, che ci saranno, vero? *occhi luccicanti*).
Grammatica: 8,5/10
Stile: 9/10
Originalità: 8/10
Caratterizzazione: 10/10
Adesione alle regole della squadra: 7/10
Gradimento personale: 10/10
Pacchetti Punti : 0
52,30
Lancia in resta e via. Parto dalla fine, così mi lascio da parte le cose difficili… Allora. Direi che il gradimento non ha nulla di difficile da spiegare. Ho amato ogni singola riga, ho adorato i personaggi (tutti… e questo è un male! Ma ne parlo dopo) e mi hai davvero tenuta incollata allo schermo. Ci sono state frasi come «Sono più che legati. Se potessero si entrerebbero sottopelle l'un l'altro.» o la citazione di Hartaigen di Usen, o la fiaba del Re e del Pozzo (che PRETENDO di vedere in forma scritta a breve, diciamo per Pasqua)… mi hanno davvero commossa. Tipo piccola sindrome di Stendhal. Brava, brava, brava. Anche il titolo che, a tuo dire, non ti convince… a me invece piace, trovo renda bene (nonostante forse sia davvero poco epico) l’idea che questa sia una battaglia come le altre, non la grande guerra che gli aedi, secondo Adikan, avrebbero cantato. Una cosa triste, sanguinosa e banale. Ho particolarmente amato l’epilogo, lascia un senso di desolazione addosso che è palpabile, si resta davvero in pena per Galoth.
Che tutti i personaggi si siano rivelati ai miei occhi meritevoli di comprensione e, in vari gradi, di affetto… come dicevo, è un male. Perché per le regole della squadra, il tuo protagonista doveva essere qualcuno con cui fosse impossibile empatizzare. Ora, il problema (forse mio) è che con Adikan ho più che empatizzato. Mi è piaciuto. Sbaglia? Sì! È altezzoso, malvagio, sprezzante e stupido? Sì! Eppure hai delineato troppo, troppo bene il perché dei suoi comportamenti per renderlo un personaggio semplice da odiare. Sono riuscita a capirlo, sebbene non l’abbia mai giustificato: ma l’ho capito e ammetto che in certi punti sono anche riuscita a calarmi nei suoi panni e a pensare che, forse, mi sarei comportata in maniera simile in quelle circostanze. Perciò, piccola penalità. Il secondo punto invece, il climax di progressiva sventura, mi sembra utilizzato nel migliore dei modi: non sei caduta nel grottesco, hai invece saputo gestire magistralmente un’assurda aspirazione di gloria (e riscatto?) finita in tragedia. Se è soltanto sette su dieci e non otto è per un’altra faccenduola… potrebbe rientrare nel gradimento, quindi potresti benissimo tirarmi pietre, te lo dico. Si tratta del flashback. Slappy pretendeva il flashback all’inizio e tu l’hai usato. Ma, a mio modesto parere, l’hai usato “troppo”. Io mi sarei interrotta nel pezzo in cui Adikan vede Galoth andare verso di lui e poi venir bloccato dai nemici. Non avrei spoilerato già la sua fine. Perché avrebbe lasciato più suspense poi, nel corso della lettura, vedere la rivalità e l’odio fra i due… e chiedersi il perché Galoth, all’inizio, stia tentando di salvarlo. La caratterizzazione è davvero perfetta a mio avviso, ci sono frasi che tratteggiano immediatamente tutto il contesto, come quando il Duca di Herrat descrive le “mani da giovinetta” di Adikan: è una descrizione bella, è un modo per descriverne l’intima bellezza, ma ha anche un tale “sottostrato” di disprezzo che la rende una delle mie frasi preferite. Il POV di Argowal è in assoluto il mio preferito: si avverte il dolore del riconoscere l’ipocrisia altrui, ma del non poter fare nulla per smascherarla. Stupida Margareth. Ad esempio quando, verso la metà del racconto, teme che tutta la campagna non sia che una sorta di capriccio di Adikan… trovo meraviglioso come il vecchio sospetti, ma non ammetta nemmeno a se stesso quanto profondamente ritenga il proprio comandante uno sciocco vanaglorioso, pronto a far morire così tanti uomini per nulla.
Anche Galoth è descritto splendidamente e, usando un termine che di solito si utilizza per le fanfiction, ma che mi sento ben in diritto di poter utilizzare anche qui… IC fino al midollo. Sul serio, la scena della tenda mi ha immediatamente riportata a Galoth che, scanzonato, parla con Sorot dopo essersi ubriacato. Certo, è più adulto, più amareggiato: ma già qui ho sentito lo stesso modo di pensare che si avverte nelle altre storie in cui è citato. L’originalità è altalenante. Per quanto l’intero mondo sia senz’altro originale – soprattutto io, conoscendone già l’impianto, lo considero tale – gli elementi presenti nella storia sono cliché letterari. Che poi, la cosa non è per nulla negativa: se i cliché sono tali è perché, col passare dei secoli, si sono dimostrate le soluzioni più efficaci. L’odio fra fratelli, padre e madre dagli alterni affetti, il fatto che Adikan si paragoni al top delle leggende, tutto per guadagnare la stima del padre… è una sorta di Caino e Abele, senza grandi divinità a controllare dall’alto. Persino il litigio nella tenda è un po’ “deja vu”. Ma, come ho detto all’inizio, ciò non inficia la qualità del tutto: è un classico fantasy, una saga epica. Laddove pecca di “originalità generale” ha una propria “originalità interna” che compensa più che egregiamente (e lasciare il proprio fratello in mezzo a una tormenta è di una crudeltà talmente gratuita da dare il nervoso. Ma per colpa della ragazza fessa che non ha saputo rendersi conto della realtà, eh, non per Adikan che cercava solo una scusa per liberarsi senza troppo clamore dell’ingombrante fratellino).
Lo stile è – come al solito – estremamente peculiare e riconoscibilissimo: il linguaggio non è mai eccessivamente aulico, ma nemmeno piano: un buon mix che rende bene il senso di “altro tempo, altro luogo”, senza far perdere la quotidianità della situazione narrata. Stellina d’oro, fra l’altro, per aver saputo modificare lo stile in maniera coerente con la narrazione, facendolo accelerare per descrivere la concitazione della battaglia (sì, sono cattiva a sottolineartelo, ma ammiro e odio il tuo saper scrivere tante subordinate senza aggrovigliarti e/o annoiarti e mettere punti fermi e aggressivi ovunque. Io sono favorevole al moderno dilagare della paratassi. Ipotassi, go away).
Eccoci alla correttezza. Allora. Ci sono alcune imprecisioni, per lo più errori di distrazione e punteggiatura (pochi typos e qualche virgola, per essere precisi). Tutta la punteggiatura del prologo ha qualcosa che non mi torna nelle pause: so che l’interpunzione è uno dei punti più labili di una correzione e suscettibile di soggettività, ma avrei usato una virgola (o addirittura un punto e virgola) prima di “e fu guardando”, per enfatizzare il distacco fra “le canzoni” e “il reale”; inoltre metterei i due punti a “non lo riconobbe”, in quanto ti lanci in una spiegazione (quindi un ampliamento, quindi due punti). Più sotto [far sospirare le fanciulle e sognare della guerra ai ragazzini; a lui bastava che ogni ora di marcia lo portasse più vicino al nemico da sconfiggere]. Sognare è retto da fare, quindi “far sognare i ragazzini”. Non è un errore, ma è molto più pesante, già hai anticipato l’oggetto, credo basti a rendere il senso di “fantastycytà”. [La voce del Duca di Herrat era sferzante come il vento freddo delle sue montagne, dura nel criticare quanto nell'enunciare dati di fatto, (inciso non chiuso!) al punto che era difficile per Adikan distinguere la sua indifferenza dal suo biasimo. […]; allo stesso modo, durante il primo consiglio di guerra, aveva… (anche questo è un inciso, è un “inpiù”)].
[Adikan gli aveva risposto fra turbinanti fiocchi di neve: “me ne sono scordato, ho dato precedenza a tua sorella”] Serve la maiuscola. [solo per accorgersi, cerando gli stendardi con lo sguardo, che erano avanzati troppo] ovviamente non s’è messo a dar la cera agli stendardi, ah? ^^
Infine, non è un errore, ma sappi che ti ho odiata per la punteggiatura “di chiusura” all’interno delle virgolette: non lo segnalo errore perché è una “norma editoriale” più che altro, ma sappi che ti avrei voluta avere fra le mani per i punti fermi all’interno delle virgolette – li avrei voluti cambiare tutti! Argh.
P.S. A un certo punto, in una nota, te ne esci con un “ Avere un'araldica e non usarla è una cosa terribile” … bambina mia, USALA! SCRIVI!
P.S.2 : no, a me la mamma quella frase non l'ha mai detta, nè sono una che si lamenta quando ottiene le cose ;) meno scuse e più agilità sulla tastiera, su su!
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