Recensioni per
La fine è il mio inizio
di Nymeria90

Questa storia ha ottenuto 50 recensioni.
Positive : 50
Neutre o critiche: 0


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Recensore Veterano
09/09/14, ore 13:47

Mi hai chiesto di guardare Alex con attenzione per cui (a costo di andare leggermente fuori tema) voglio spiegarti i motivi dell'errore che ho fatto in precedenza. Se Sasha è un personaggio importante e carico di emotività, non rassomiglia però molto al tuo comandante della ff precedente. Gli assomiglia solo in quel desiderio di salvare vite innocenti che le hai fatto provare prepotentemente nello scorso capitolo e nello spirito di ribellione che l'ha pervasa da sempre (ma nota che entrambi questi sentimenti sono comuni anche ad Alex). Avevo quindi pensato che il carattere del tuo comandante Shepard fosse stato influenzato da quello di Alex, che ho ritenuto decisamente più simile.
Credo che queste poche righe servano a chiarire il mio errore e penso che rispondano esaurientemente ai tuoi interrogativi.

Passo ora al commento di questo capitolo che ci ha fatto vedere un ragazzo giovane prendere in mano la situazione con decisione e rapidità, imponendosi prepotentemente. No, in effetti non ce la vedo Sasha a obbedire senza obiezioni ad un ordine, eppure con pochi tratti essenziali riesci a spiegare chiaramente come, al cospetto di volontà superiori, si possa finire per arrendersi senza neppure rendersi conto del motivo della propria resa incondizionata.
Ti faccio i miei complimenti per tutto quello che hai descritto in questo capitolo, con scene di azione che mi hanno tenuta incollata al monitor ma, come sai, mi piace soffermarmi a raccontarti quello che più mi ha fatto pensare (magari partendo per la tangente... ma non è un caso se sento un po' mia la tua cella imbottita).
Alla fine di questo brano mi ha interessato molto la parziale apertura di Sasha. Sembra che quella ragazza tanto chiusa e riservata, sempre attenta a mantenere intatte le proprie difese, si stia lentamente lasciando andare e provi il desiderio di cominciare a raccontare e condividere le sue emozioni. Immagino che sia un sentimento che la metterà terribilmente a disagio, una volta che prenderà lei stessa coscienza di questa svolta epocale.
Ma Shepard invece non compie gli stessi passi. Fa considerazioni varie e ragiona con se stesso, ma non si apre affatto, né con Sasha né con altri. E la cosa non mi sorprende perché questo atteggiamento è esattamente in linea con la figura del tuo comandante.

Recensore Veterano
31/08/14, ore 21:24
Cap. 13:

Mi è piaciuta moltissimo l'ambientazione di questo capitolo, soffuso dalla nostalgia e dai ricordi. Le descrizioni sono vivide e commoventi e mi hanno fatto sentire parte di quel palcoscenico, come se fossi presente, anche nelle emozioni. Merito anche della musica, ma di certo non solo per quella.
E poi ti devo confessare che ho avuto una sorta di dejavu: quando ho visto la tua Sasha sparare sui nemici sottostanti mi è tornato in mente Garrus su Omega, con il suo fucile di precisione e la freddezza con cui fulminava i nemici sottostanti.
Io so che Sasha non ha nulla da temere da quella mano che le si è chiusa sulla spalla.
Cioè... io lo sento, ma ovviamente non lo so. Sento di sapere a chi appartiene quella mano.
So che dovrei smettere di anticipare ciò che scrivi e lasciarmi trascinare dalla tua narrazione senza provare a leggerci più di quanto è detto a chiare lettere, perché poi prendo cantonate. Eppure mi viene spontaneo. perché mi faccio coinvolgere e ti seguo con il fiato sospeso.
Come ultima nota, anche se forse ci sarebbe molto altro da aggiungere, voglio dirti che mi è piaciuta molto l'uscita di Alex, quando chiede "Lo ha detto lei, signore: è una ragazzina, vuole davvero lasciarla morire?". C'è il rispetto per il suo superiore, ma c'è anche la certezza di dover fare qualcosa, di non poterla lasciare andare da sola. Forse perché capisce le sue ragioni, forse perché le condivide addirittura o forse perché avrebbe fatto la stessa cosa all'inizio della sua carriera.
Resto in attesa (paziente, non preoccuparti) del seguito, rinnovandoti ancora una volta i miei più vivi complimenti per questa storia.

Recensore Veterano
09/08/14, ore 12:49
Cap. 12:

Mi piace l'idea di una civiltà precedente ai Prothean e mi piace ancora di più il senso di pericolo latente che si avverte in vicinanza di quelle rovine. Mi ha ricordato Eden Prime, ovviamente.
E' tanto che ero latitante da EFP e da Mass Effect in genere e ti assicuro che mi hai fatto sentire la nostalgia acuta di questa trilogia. Anche se non parli direttamente del comandante Shepard perché non è ancora nato, non posso fare a meno di pensare alle parti del suo carattere che erediterà da sua madre. Lo spirito di giustizia e vendetta (non inteso in senso negativo), l'insofferenza verso le rigide regole disciplinari quando cozzano contro quel suo spirito, l'irruenza e la velocità di reazione.
Resta una figura splendida e complessa questa tua protagonista, ricca di contraddizioni apparenti e di sentimenti che le esplodono dentro in modo per lei inaspettato, ma che non possono stupire chi ha letto la sua storia fino ad ora.
Un abbraccio forte in attesa del prossimo capitolo.

Recensore Veterano
10/06/14, ore 19:28

In ritardo tu e in ritardo io... anche perché non ero più sicura che avresti continuato a scrivere questa storia.
Ho compreso perfettamente le sensazioni di Sasha. Direi che non potevi trovare un modo migliore per presentarcela. Dopo quello che ha vissuto, questa apparente mancanza di qualsiasi sensazione è probabilmente la risposta più ovvia. Lo dico ora che ti ho letto, perché non avevo alcuna idea su ciò che ci avresti raccontato.
Un qualsiasi organismo sottoposto ad un periodo prolungato di stress cerca inevitabilmente rifugio nella mancanza di emozioni. Non lo fa consciamente, perché non si potrebbe autoimporsi nulla del genere. Lo fa perché la sua stessa sopravvivenza lo richiede. Come se fosse necessario un periodo di "coma farmacologico" dopo un incidente veramente troppo grave.
Il coma farmacologico lo impongono i medici, quando si rendono conto che un paziente vive una condizione di sofferenza fisica che non sarebbe in grado di affrontare. Lo stesso meccanismo di difesa secondo me vale nel caso di una sofferenza mentale, ma qui è l'inconscio di Sasha che interviene e la pone in una sorta di limbo.
Ma prima o poi qualcosa deve intervenire e procurare una sorta di ritorno alla realtà. Quando accade o perché è difficile pronosticarlo. Basta una piccola emozione che crei una minuscola breccia e da quel momento in poi il muro saldo della diga è destinato a rompersi. E in quel momento credo sia inevitabile anche ritrovarsi persi, quasi incapaci di capire cosa accade dentro se stessi. Tutto questo lo hai reso alla perfezione, come fai sempre. E adesso mi lasci con una grande curiosità su questa nuova figura maschile che non potrà non occupare un posto importante in questa bella storia.
Un abbraccio affettuoso accompagnato dalla preghiera di non fermare questo racconto. Se poi sarò in ritardo so che non te ne preoccuperai troppo.
A presto o a tardi...
S :)

Nuovo recensore
01/05/14, ore 12:06
Cap. 1:

Che dire, scrivi benissimo, sia grammaticalmente che stilisticamente. In questo primo capitolo ho apprezzato anche la scelta dei personaggi così come li hai voluti creare. Hai collegato splendidamente i tempi in cui ci troviamo a quelli di mass effect, hai trovato il modo di parlare della terra senza essere banale ed hai usato personaggi che andrebbero benissimo anche per un romanzo ambientato nella nostra epoca.

Questa recensione non può essere che positiva, avendo visto solo elementi di pregio e ben poche e trascurabili criticità.

Non so se è la mia fantasia che corre o se ho visto giusto, ma ho intravisto qualche elemento che potrebbe riportare ad altre storie, dalle quali magari hai preso ispirazione. (Ma tra i quali hai creato un'ottima alchimia, quindi nulla da dire)

Continua così, leggere fan fiction come questa è davvero un piacere.

Recensore Veterano
30/04/14, ore 11:31

E così Sasha si trova in un mondo nuovo che le è del tutto sconosciuto e dove ciò che ha imparato in tanti lunghi anni di sofferenza conta fino a un certo punto. Ancora una volta si deve rendere conto di non sapere nulla sull'ambiente che la circonda e sulle persone che le stanno attorno.
Questo capitolo, di transizione come dici anche tu, è necessario alla narrazione, ma è comunque gradevole da leggere perché realistico e ricco di spunti. Ci sono le figure della ragazza e dell'addetto al reclutamento che restano comunque impresse. Personalmente preferisco la seconda, con quella sua aria superiore e un po' annoiata, di una persona che guarda con disprezzo e distacco a quei poveretti. Credo che molte persone al suo posto avrebbero quello stesso atteggiamento, un po' perché la ripetitività di un compito del genere tende a far vedere tutte le persone allo stesso modo, accomunandole in una massa indistinta, un po' perché credo che alla lunga sia facile erigere una sorta di barriera fra se stessi e gli altri, tenendoli a distanza, magari per non farsi coinvolgere troppo. Una specie di meccanismo di autodifesa, che impedisce di immedesimarsi e di soffrire.
Non devi preoccuparti di annoiare chi ti legge perché non corri questo rischio. Credo che tagliare corto e saltare le parti che possono risultare un po' meno travolgenti sarebbe solo un errore, perché questa storia è assolutamente originale e non c'è nulla della Bioware a cui si possa far riferimento. E in ogni caso la narrazione è sempre interessante e piacevole. Vai avanti così.

Recensore Junior
26/04/14, ore 09:50

Sono arrivata a un punto di emozione tale da non poter più rimanere uno spettatore passivo di questa storia, tanto mi emoziona.
Sento veramente il mio corpo urlare di dolore quando Sasha viene ferita, sia nell'animo sia nel corpo, e invece mi sento orgogliosa per lei quando trionfa.
Hai descritto un mondo - quello criminale - davvero alla perfezione, per il mio modesto parere. Le bugie, i tradimenti...tutto in linea con questo tipo di ambientazione, incastrato benissimo con l'onnipotenza che ogni membro, sfruttato, sente di avere.
Inoltre, sei riuscita davvero a dare l'immagine di come mille guerre e battaglie trasformino radicalmente le persone, e non per forza in senso positivo. Infatti, il padre è consumato, in netto contrasto con il ragazzo giovane che sognava le stelle. È anche importante, appunto, il rapporto di Sasha con il padre: anche se lei lo considera un uomo morto, alla fine riesce proprio a chiamarlo 'papà'. Curioso e inaspettato anche che Castillo cerchi di nascondere le prove dell'esistenza del padre, come se volesse far pensare al lettore che il padre, in realtà, fosse solo uno specchio dell'anima distrutta e travagliata della ragazza.
Infine, è terribilmente realistico come hai destritto i sentimenti di Sasha nei confronti delle sue compagne. Nonostante siano, alla fine, delle puttane, Sasha ne condivide il dolore, la sofferenza e vuole salvare chi appartiene al proprio mondo, come per conservare un minimo di identità di fronte ai soprusi che ha sempre dovuto affrontare.
La resuscitata meme_97

Recensore Veterano
18/04/14, ore 07:43

Sarebbe stato un semplice capitolo di transizione, uno di quelli che servono per trasbordare da una riva all'altra, se non avessi inserito questo mistero riguardante il padre di Sasha. Devo ammettere che nella prima lettura ho pensato che la registrazione effettuata fosse effettivamente reale, ma stamani ho deciso che invece non lo è e che Sasha ha ragione: per qualche motivo misterioso hanno cancellato le tracce di quel soldato vinto e disilluso. E sono rimasta a meditare sui motivi senza trovarne uno solo valido...
Ora invece non so più cosa pensare. Sto semplicemente riascoltando i brani (perfetti) che hai affiancato alla tua storia e ho deciso di non cercare più di capire dove sia la realtà. Perché quello che davvero importa è che Sasha ha uno scopo e a quello dedicherà i suoi giorni futuri.
La ragazza, che sarebbe stata distrutta da tutto quello che ha vissuto, può adesso rialzarsi e combattere, con uno scopo ben chiaro nella mente. Conta questo e solo questo.
Alla prossima, con tanti complimenti per questa storia, sempre più intrigante,
S.

Recensore Veterano
01/04/14, ore 18:25

Per una volta non so proprio come andrai avanti e cosa narrerai nel prossimo capitolo, che già aspetto con ansia.
Sasha ha perso tutto e, anche se quello che aveva era poco e misero e forse addirittura indegno di essere ricordato da persone "normali", credo che quella tua ragazza abbia vissuto l'esperienza peggiore della sua vita.
Perdere tutto, anche se il "tutto" è un vero schifo, è drammatico. Ha perso anche il padre, senza averlo mai trovato. Non so se questa perdita possa sembrare lieve, ma io la vedo terribile. Perché quel padre che non aveva un volto era una speranza. Misera, forse, e anche irrazionale, ma era pur sempre una speranza.
Ora non c'è più nulla.
La beffa finale, il tradimento di Diòs è la chiusura inevitabile che fa capire come si sia arrivati a toccare il fondo del pozzo. Che dire? Era inevitabile, eppure mi ci sono sentita male, anche se sapevo che non poteva essere altrimenti. Il gioco con gli occhi di diverso colore mi ha letteralmente rapito. E' stato struggente e irritante allo stesso tempo. Molto bello davvero.
E le stelle stanno lì, immobili e indifferenti, insensibili all'odio che lei ha provato per loro, così come sono insensibili alle nostre speranze. Mi chiedo perché diavolo sia venuto in mente a qualcuno di associare la realizzazione di un desiderio alla visione di una stella cadente: non c'è nulla di più lontano delle stelle, in tutti i sensi, non solo sul piano fisico.
Eppure si finisce per guardarle. E' uno dei tratti che ci accomuna nelle nostre storie. Uno dei tanti che mi fa sentire davvero a casa ogni volta che ti leggo.
Alla prossima, con i soliti vivissimi complimenti per tutte le emozioni che ci stai regalando,
S.

Recensore Veterano
27/03/14, ore 12:24

Immaginavo che in questo capitolo Sasha avrebbe scoperto il significato di quel "Tu non sai niente" che più volte ha dovuto ascoltare. Di certo lo ha scoperto integralmente e non a piccoli assaggi. Si è trovata a guardarsi attorno come se si fosse destata da un sogno e solo adesso riuscisse a capire l'ambiente circostante nella sua sconfinata desolazione.
Tutto è nudo e crudo e non c'è un solo barlume di fiducia nel futuro. Credo che a Sasha resti solo l'impellente necessità di liberarsi dal passato e dal presente, di uscirne fuori.
Non so se per lei si possa parlare di speranze residue, credo che in questo momento non le resti neppure quello. O forse sono io troppo pessimista... ma il modo in cui hai saputo tratteggiare le espressioni dei visi un tempo familiari, il tono delle voci di persone che, anche se non amiche, erano comunque vicine a lei, fa pensare che anche tu condividi questa visione poco ottimista.
Anche la figura del padre, che in realtà è il suo salvatore, non regala alcun sentimento positivo, ma solo stanchezza, rassegnazione, desolazione.
Tutto questo capitolo era necessario ed era necessario questo risveglio di coscienza, del tutto brutale. Tutte le pagine precedenti portano necessariamente a questo e ti faccio i complimenti per il modo in cui lo hai raccontato.
Prima di concludere voglio soffermarmi su un aspetto che mi ha colpito molto: il finale del capitolo, quel gesto di Sasha che forse è portatore di morte, ma che non genera alcun pentimento in lei... beh, io lo condivido appieno.
Non so, probabilmente nell'animo di tutti noi, da qualche parte, è nascosto un essere in grado di uccidere qualcuno (per vendetta, per rabbia cieca o comunque per qualche emozione devastante), eppure mi viene difficile immaginarmi nell'atto di troncare l'esistenza di chiunque. Ma questo colpo con il calcio della pistola, che non vuole esattamente uccidere, ma quasi... lo sento inevitabile e lo giustifico in pieno.
L'insegnamento di porgere l'altra guancia credo sia applicabile entro limiti ristretti, almeno nei comuni mortali. Sasha di certo non è una santa e neppure io mi sento tale, per cui questa forma di vendetta così contenuta devo dire che mi soddisfa e mi fa sentire in completa sintonia con la tua protagonista.
Un abbraccio e a presto. Resterò in attesa del tuo prossimo aggiornamento,
S.

Recensore Junior
16/03/14, ore 22:19

Eccomi.
Ieri mi ero messa a recensire, ma poi ho dovuto smettere. Questo capitolo è di una bellezza che è riduttivo descriverlo a parole. Hai unito un tema difficile come quello che riguarda il ritorno alla vita civile dei veterani dopo la guerra, all'ambientazione di Mass Effect.
Film e libri hanno trattato questo tema più volte, ma credo che soltanto due opere ne abbiano toccato davvero il senso: "Il Cacciatore" di Michael Cimino e, a modo suo, "Rambo", il primo film della serie. C'è un bellissimo monologo alla fine di quel film di Stallone, in cui il protagonista mostra tutta l'inadeguatezza di un reduce nell'inserirsi nella vita civile.
La guerra del Vietnam è un capitolo tremendo della storia del Novecento, soprattutto per gli Americani.
A parte questo, sono veramente rimasta piacevolmente colpita nel leggere di quest'argomento in una fanfiction su Mass Effect e su Shepard. Ma soprattutto, hai voluto sviluppare quello che è successo durante la Guerra del Primo Contatto.
un altro passo che mi è piaciuto di questo capitolo è relativo a Sasha. Il suo progressivo annientamento, quel suo rendersi conto che, davvero, non sa nulla. Quel suo scoprire che chi le sta parlando è l'uomo che l'ha messa al mondo insieme a sua madre.
Non so cosa dire, davvero. Un altro stupendo capitolo, davvero. Sto seguendo questa storia sin dall'inizio e, come l'altra mi sta appassionando. Non solo per il fatto che si svolga in Grecia, ma per i temi che affronti, e che sviluppi molto bene.
Temi che non sono per niente facili da affrontare, tra l'altro. Scusa se non ho recensito sin dall'inizio, sono stati mesi burrascosi e continueranno ad esserlo. Sappi però che continuerò a seguirti.
A presto, un grosso abbraccio.
Nad.

Recensore Veterano
16/03/14, ore 06:31

Questa è l'essenza della guerra. Questo racconto che hai scritto ispirandoti a una lettera vera rappresenta la descrizione più vera e intensa della guerra, di ciò che realmente è, di quello che causa, di come cambia le persone.
Perché i governi, e in generale i potenti, mandano la gente a morire, ma loro, coloro che davvero hanno deciso di iniziare una guerra, loro no, non si sporcano le mani. E mentono. Mentono in nome di ideali calpestati, di spirito umanitario o di giustizia. Ma solo solo menzogne. Le guerre sono causate da sporche motivazioni economiche o da squallidi giochi di potere. I soldati che moriranno e che uccideranno non riceveranno alcun beneficio al di là di un certo spirito di cameratismo.
"il racconto di questo soldato spiega la guerra meglio di mille trattati e discorsi". Non avresti potuto dire nulla di più incisivo e chiaro. E' esattamente così e dovrebbe essere gridato sempre, in ogni occasione, appena le circostanze lo consentono. Perché non si deve dimenticare e, soprattutto, non ci si deve mai lasciar fregare dai discorsi di chi usa la guerra per motivi sporchi, che non possono essere pronunciati ad alta voce, né ammessi neppure con se stessi, rivestendola di tessuti sgargianti e colorati per abbindolare i polli.
E nonostante le tante parole che hanno più volte ripetuto i soldati che queste guerre le hanno vissute, gli uomini si sono sempre fatti la guerra, se la fanno adesso e se la faranno in futuro.
Le opere di fantasia che si scrivono, perfino le ff, devono sempre dire qualcosa. Perché se così non fosse le si dimenticherebbe appena lette. In questa pagine che abbiamo scritto un po' tutti ci sono situazioni ed emozioni che invece di catturano e ci spingono a riflettere anche per interi giorni.
Ho lasciato passare 24 ore dalla lettura di questo capitolo prima di riuscire a scrivere una parvenza di recensione, perché questo messaggio non solo è importante, ma viene gridato a piena voce.
E bisognerebbe continuare a gridarlo sempre, a tutti, con determinazione.
Non è una mancanza di rispetto, la tua: è un atto dovuto. E' molto più di un omaggio. E' rendere giustizia a chi ha sofferto dal vero situazioni che facciamo fatica a immaginare completamente, nonostante ci siano film che ci hanno sbattuto in faccia lo stesso messaggio e le tante pagine scritte. Eppure nulla cambia.
E quando si torna indietro, alla vita civile, non si è più le stesse persone. E anche su questo argomento sono stati versati litri di inchiostro. Non si può tornare a essere quel che si era, ma si fa addirittura fatica a continuare a vivere con il peso di ciò che si è fatto, di ciò che si è visto, di ciò che si è capito.
Questo capitolo grida e l'eco rimbomba nei cuori di chi legge. Non potrebbe essere altrimenti.

Piccola aggiunta:
Mi ero scordata di sottolineare una cosa che invece ha un'importanza enorme per me. L'accenno all'eternità, la maledizione lanciata dal turian. Perché sì, tu e io condividiamo la paura per questa vita infinita, come sappiamo bene dal finale delle nostre storie. Una maledizione più grande di quella non esiste.
Un grazie di cuore per questo dolore così vivo e acuto che mi hai ricordato con tanta passione,
S.
(Recensione modificata il 17/03/2014 - 11:52 am)

Recensore Veterano
08/03/14, ore 11:52
Cap. 5:

So cosa vuol dire quando un capitolo si scrive da sé e impone, a chi cerca di modellarlo, di limitarsi a seguire quella sua volontà di occupare la scena. L'ultimo capitolo che ho pubblicato è diventato lunghissimo (ma non lo era inizialmente) e quello che devo ancora pubblicare (l'ultimo della storia e trilogia) si è dilatato così tanto da dover essere spezzato in due.
Ma quando questo accade è perché c'è qualcosa di importante da dire. Credo che il futuro della tua storia dipenderà profondamente da quanto hai descritto qui, in modo eccellente.
Il progresso di disfacimento di Sasha è arrivato quasi alla conclusione, temo. Nel senso che poco più oltre sarebbe impossibile tornare indietro, perché non rimarrebbe più nulla da salvare. Cosa accadrà non lo so eppure, per una volta, voglio essere ottimista e interpretare in modo positivo quel sogno in cui il turian continua a ripeterle che lei non sa nulla. Perché Sasha davvero non sa nulla del mondo al di là dell'ambiente in cui sopravvive.
Le elucubrazioni finali di Kobe sono vere e amare. C'è la sensazione di essere arrivati al punto di perdere tutto, perfino il ricordo di ciò che si era. Perdere la memoria di ciò che si è stati vuol dire dimenticare le proprie radici e l'imitazione di modelli che ci sono estranei resta un puro esercizio privo di sostanza. Probabilmente vivere nella città (Roma) che più di tutte, al mondo, tende a ricordare chi eravamo un tempo mi condiziona.
Aspetterò con ansia di vedere gli sviluppi di questa vicenda che ormai mi ha davvero appassionato.

Recensore Veterano
23/02/14, ore 11:55

Le parole di Daario e soprattutto la sua partenza rappresentano la spinta più forte per imbarcarsi in un'impresa apparentemente ai limiti delle possibilità per Sasha: provare ad abbandonare tutto quello che ha (che non è molto) e tentare un salto nel vuoto. Nonostante la paura di gettarsi in un futuro nebuloso che potrebbe riservare sorprese estremamente sgradevoli, ormai le rimane davvero poco per decidere di restare ancorata al suo passato. La tentazione di saltare da un tetto dà la misura di quanto sia questo poco che la trattiene al suolo, ma è pur vero che i tanti discorsi sugli alieni, volti a presentarli sotto la peggior luce possibile, non possono incentivare nessuno ad arruolarsi nell'Alleanza.
Il cambiamento repentino della vita condotta fino a quel momento non è mai semplice, neppure quando si vive in situazioni tanto disagiate. Perché non c'è alcun indizio che una vita altrove possa essere migliore. Sasha teme di perdere quel pochissimo che ha.
Non so se, non conoscendo affatto gli alieni di cui le hanno parlato in toni tanto denigratori, sarei stata propensa a pensare che ha perfettamente ragione Daario e che l'unica speranza di salvezza è nei cieli. Credo che la questione, dal punto di vista di Sasha, sia davvero complessa.
Ora non mi resta che attendere con ansia il tuo prossimo aggiornamento.
A presto,
S.

Recensore Veterano
21/02/14, ore 06:57

Ho trovato particolarmente intenso questo capitolo, in cui si inizia in modo tutto sommato poetico e colmo di speranze per affondare poi nell'odio cieco, dettato dalla disperazione.
Perché ci sono diverse forme di disperazione in tutti i personaggi che hai descritto in modo così avvincente e realistico. Mi tornano alla mente i tanti romanzi divorati quando, quattordicenne, mi ero innamorata di Zola e dei suoi personaggi perduti e reietti. Anche lì il ricorso alla violenza era l'unica strada possibile. Violenza e odio nati e cresciuti nei bisogni mai soddisfatti, nella sporcizia, nell'ignoranza.
Hai un modo di descrivere ambienti, situazioni e personaggi che mi affascina. Ho letto questo capitolo come se mi avessi ipnotizzato, come se fossi riuscita a dare corpo alle mie sensazioni più nascoste. Perché è esattamente questa l'immagine che ho in mente se penso a quei mondi di miseria, odio e violenza, ma non riuscirei a descriverli bene come fai tu.
E la resa di Sasha di fronte a ciò che le passa davanti agli occhi, il suo accettare un odio che è giustificabile ma non giusto, è un processo che appare addirittura inevitabile. Come se quell'odio potesse diventare l'unica certezza a cui rimanere saldamente aggrappati in un mondo che vuole inghiottirti e annullarti. L'odio e la ricerca di potere. La ricerca del Potere è tutto per persone che hanno sofferto in modo così drammatico che facciamo fatica a immaginarlo.
In molti casi, riflettendo su queste realtà che esistono ai bordi della cosiddetta società civile, mi chiedo se io, al posto di Sasha, mi sarei arresa lasciandomi morire (perché questo è il destino che ti tocca se non sei in grado di adeguarti all'ambiente in cui sei costretto a vivere) o sarei diventata una persona che non mi sarebbe piaciuto essere. Ovviamente è un interrogativo senza risposta: voglio solo dire che non sempre siamo in grado di diventare le persone che ci piacerebbe essere, ma che le circostanze esterne, il mondo che ci circonda, le persone che condividono i nostri spazi ci forzano necessariamente in una direzione.
Complimenti vivissimi per questo capitolo.
A presto,
S.