Recensione piena di fangirlamenti? Potrebbe essere. Non posso promettere di riuscire a rimanere seria, non con questo capitolo – né con il prossimo – ma shhh! Ci proverò, comunque. :')
E cominciamo subito con le testate d'ammoreh che ti darò in questo preciso istante. Tu sei cuoreh, non io. TUH! Perché mi hai scritto questo capolavoro ed io sono perdutamente spacciata davanti a cotanta bellezza. ♥ E' tutto merito tuo se amo così tanto Clock e lo sai. Perché sei tu che l'hai ideata e che la scrivi, con queste frasi così perfette ed evocative. E lo sai che plotterei con te giorno e notte se fosse possibile. TUTTOH pur di farti scrivereh su Clock o di parlare di Clock! :'D Suh, ieri erano le dueh di notteh e ti ho chiesto “SCRIVIH CLOCK?” :'D Sono completamente ingorda e, come ti ho già detto, è tutta colpa tua. Perché questa storia è troppo, troppo, troppo bella. ♥ Sono spacciata. Lo sono da quando ho letto le prime righe del primo capitolo – cit. (più o meno xD)
E tu, Gatta cuoreh, devih amare Clock tanto quanto la amoh ioh! ♥ Perché è davvero un capolavoro e più si va avanti e più cresce d'intensità e di bellezza e di profondità. L'amo! E amoh teh, perché la scrivih! :3 SCRIVIH!!!! ♥♥♥♥♥
E grazie mille per la dedicah T0T Piangoh e muoroh. Grazieh. E poi adoroh questo capitoloh, quindih grazieh. *Cade senzah vita per i troppi feels* ADDIOH!
Cominciamo con le prime righe di questo capitolo. Bloody Daisy è un capitolo che comincia in quarta e non per ciò che succede, ma per ciò che trasmette. Vediamo Peeta fuori di sé che non riesce a razionalizzare, che si perde nei propri pensieri sconnessi che, irrimediabilmente, lo porta indietro nel tempo. Vediamo come avvenimenti del passato lo catturino, portandolo a pensare che dovrebbe nascondere il disastro. Probabilmente dovuto al fatto di una vecchia lite avvenuta a casa sua, che si va a sommare a tutte le ripercussioni che il nostro povero Peeta ha subito nel corso della sua infanzia. Ed ho amato questa connessione, la connessione tra il sangue di Madge – dovuto per non si sa cosa – al suo passato. Sei ben scesa nella sua introspezione, nella sua mente sconnessa, riuscendo comunque a scrivere con linearità, riuscendo a non far perdere niente al lettore. Né il panico, né la paura, né il dolore di Peeta.
In questa prima parte del capitolo, sei riuscita ad essere tanto evocativa. Uno dei periodi che riesce a farti immaginare di più, come se fossi davvero lì nel giardino, è quella di Madge mentre la issano sull'ambulanza. Ho visto i suoi capelli biondi che contornavano il viso pallido, sporco di sangue. Troppo sangue, come pensa Peeta. Il movimento della sua testa si vede benissimo, come si riesce ad immaginare benissimo Peeta che osserva la scena preoccupato ed in panico, senza riuscire a muoversi davvero, senza riuscire a fare altro se non osservare ciò che ha intorno: Madge, Elise con le mani sulle labbra, che non riesce a fare nulla (come al solito, aggiungerei).
Mi è piaciuta molto la voglia di Peeta di non lasciare sola Madge. Come se si sentisse in colpa per non essere riuscito a comprendere prima che ci fosse qualcosa che non andasse in lei, come se fosse colpa sua che abbia perso tutto quel sangue. E mi piace il suo senso di amicizia, il suo volerle stare vicino che si collega in maniera eccelsa al capitolo precedente, quando Peeta dice a Madge “Ma tu mi hai in esclusiva. Sempre. Come amico”. Perché in Clock, la loro amicizia è qualcosa che di bellissimo, secondo me.
“Che disastro, Peeta. Non vedi che è tutto sporco di sangue? Cos’hai fatto?” E qui vediamo quello che dicevo prima. Il cos'hai fatto è la prova del nove su come lui si senta in colpa. Ma anche ricordi del passato che tornano prepotenti nella sua mente che non riusciamo effettivamente a comprendere del tutto. Ma lui è irrimediabilmente traumatizzato non soltanto per come sta Madge. Ma nella sua testa si sono sommate tante sensazioni diverse. Flashback, lotte, liti, sangue, Madge. Il suo stato mentale è dovuto a tante cose messe insieme ed al suo senso di inadeguatezza dovuto al modo in cui è stato cresciuto. Mamma mia, povero Peeta. Ti giuro che vorrei correre dentro Clock e coccolarlo.
Penso che non si debba dire nulla sul viaggio in ambulanza, se non che è pregno di ansia. Ansia di Peeta che si va a sommare a tutto. Continuo a vederlo. Seduto, con la sua mano che stringe quella di Madge, che cerca un contatto, che sente di sprofondare vedendola così. Anzi, aggiungo soltanto un dettaglio che trovo davvero ben inserito nel testo e che fa capire come Peeta sia fuori di sé, non soltanto per Madge: il fatto che con la mano libera continui, in un movimento perpetuo, a strofinare il palmo della sua mano sui jeans. Cancellare il sangue, coprirlo, nascondere. E si collega perfettamente al periodo di prima, quando Peeta pensa che si debba nascondere tutto sotto il tappeto.
E quando arrivano al pronto soccorso, ecco che comincia uno dei pezzi più angst, più sentiti di tutto Clock – secondo me, e per il momento – dove abbiamo l'immagine di Peeta che continua a cadere in un baratro profondo e nero, con la sua solitudine. Un ragazzino in mezzo a qualcosa di più grande di lui, sommerso dalla preoccupazione, dal non sapere cosa sia successo, cosa stia succedendo e cosa succederà. Ed il suo shock è qualcosa di così ben descritto che anche io sono sotto shock. E Peeta continua a rimanere immobile, ancorato a qualcosa di invisibile, alla sua disperazione, cercando di capire, di muoversi, di andare da Madge, di continuare a starle vicino come aveva promesso. Ma non può. Non glielo permettono, e quindi la caduta continua. È un ragazzo di diciassette anni, con dei traumi passati, con la sua migliore amica svenuta, nella sala d'attesa di un pronto soccorso senza avere il potere di fare nulla. Ho trovato tutto quello che hai descritto in maniera assolutamente realistica e vivida.
Ed il suo lasciarsi trasportare dalle braccia degli infermieri e addetti, il suo pensiero, il suo rialzarsi, soltanto per farsi trascinare ancora lì, in quella stanza dove qualcuno aveva vomitato fiori. Dioh. Io ho amato questo pezzo. Te l'ho detto, e te lo ripeto, è dannatamente realistico, tesoro. E continuo a dire... è un ragazzo di diciassette anni che vuole aiutare un'amica, che non può fare nulla, se non aspettare. Da solo. Senza averne davvero la forza.
E ciò che Peeta vede dopo è qualcosa che supera il realismo. No, davvero. Perché è nella natura umana incolparsi a vicenda per qualcosa di cui non ci si è accorti. Soprattutto quando una famiglia si sgretola. Non si fa altro che dare la colpa all'altro per cercare di diminuire il senso di inadeguatezza e di colpa per il fatto di non essere riusciti a comprendere prima che ci fosse qualcosa che non andasse. Elise ed il marito sono i genitori di Madge, ma tutti e due erano troppo presi da loro stessi per stare un po' con la figlia, per vedere il suo corpo appassire un po' di più, giorno per giorno. Sono stati superficiali (ed è dire poco) ed ora, che sono lì, non possono fare a meno se non attaccarsi a vicenda per cercare di placare il loro senso di colpa, senza comprendere che – in questo momento – dovrebbero soltanto stare zitti e star vicino alla figlia. Fisicamente e mentalmente.
Tornando a Peeta, invece, come è successo prima, lui non riesce a non collegare ciò che vede con ciò che vive. Lo vediamo da come pensi che sia tutto come un mercoledì sera a casa Mellark dove anche la sua situazione non è migliore. Dove i suoi genitori sono assenti e quando non lo sono sono cattivi. Alle urla, al non riuscire a vedere il bello in niente. Io continuo a dire che – sia qui, sia nella trilogia della Trollins – Peeta è cresciuto davvero bene e lo ammiro tanto per come sia maturato in casa Mellark. Anche per questo amo tanto Peeta; perché è una bella persona a discapito di ciò che gli hanno fatto, detto e cercato di far credere. Non è bello crescere con le mani della madre sul suo corpo per fargli del male, con la sua voce nelle orecchie che gli dà del buono a nulla. Quando ascolti quelle parole per tutta l'infanzia, soprattutto se sono dette dalla tua stessa mamma, spesso si comincia per crederci e, sebbene lui lo faccia, perché si percepisce il suo senso di non essere capace a fare nulla – anche se non è vero – dovuto all'inculcare di questa affermazione dalla madre, lo vediamo anche sicuro di sé in altri pezzi da te scritti. Ma non solo, anche nella trilogia. Trovo che tu abbia caratterizzato Peeta in maniera perfetta. Non lo vedo diverso da quello della saga originale perché me lo riporti in mente, come ti ho appena scritto poco più su. Con i suoi pregi ed i suoi difetti. Con la sua psicologia un po' sottosopra, dovuta a tutti i traumi che ha avuto, con la sua voglia di essere sempre migliore di quello che ne dica la mamma. Complimenti per questo. ♥
Ed eccoci arrivati al punto di vista della babb... di Katniss. Okay, devo dirlo. Io ho amato il suo punto di vista. Quello che succede da questo momento è decisamente IC. Ma poi entrerò maggiormente nei dettagli.
La vediamo, come hai detto tu, sfatta. E ci sta tantissimo visto quello che le è successo e le succederà. Vediamo una Katniss che, come nella trilogia stessa, ha paura del futuro – dopo la chiacchierata con Snow, sia in Clock che in HG – che non sa bene quello che le succederà, ma che sa che non saranno belle cose. E accetta tutto pur di cercare di proteggere le persone che ama. Accetterà quello che Snow vuole da lei qui, come ha accettato di recitare l'innamorata con Peeta nella trilogia. Per salvarsi, per salvare Prim. Ed è IC da morire anche questo ed ogni cosa che scrivi, secondo me, ha un richiamo verso la trilogia originale. Sei bravissima a tenere tutto a mente ed a nascondere riferimenti velati e non in mezzo a queste righe. Amo questa AU anche per questo. E sai bene che non solita leggere AU. :3
Comunque, dicevamo... la vediamo sfatta, preoccupata, e con soltanto la voglia di scappare e nascondersi. Di non essere trovare, di avere un po' di pace. Povera cuorah, mi fa una pena immensa.
“Si chiese se presto avrebbe dovuto ingerire soda caustica per lavarsi il corpo e la coscienza dallo schifo che la aspettava.
Come si tolgono le macchie dall’anima, papà?” Questo periodo è davvero toccante e, al tempo stesso, brutale. Non riesco a mettere in fila altre parole per riuscire a descrivere ciò che mi ha trasmesso, ma si sente tutto il dolore, la sconfitta che prova. Il voler pulirsi, lavare le macchie di un'innocenza perduta.
Anche il periodo successivo è Icissimo. Perché conosciamo Katniss e lei non piange. Lei si fa forza ed anche qui la vediamo farsi forza, cercando di smettere di piangere perché tanto non serve a niente.
Mi piace come cerchi di evitare Gale, rifiutando tutte le sue chiamate. E ci credo, dopo quello che è successo... :'D Ma non è lui. No. È la nostra Madge, o almeno... il suo numero. E dalla trilogia sappiamo che Madge è una persona silenziosa, anche per questo a Katniss piace, perché riesce a stare con lei anche in silenzio, ma non di quelli imbarazzanti. È quindi normale che si preoccupi quando vede il suo numero. E a Debbina viene il groppo in gola, dopo, quando Peeta la chiama disperato, senza riuscire a frenarsi. Solo. Lui è da solo e vuole soltanto qualcuno che lo capisca in quel momento e, volente o nolente, anche dopo ciò che è successo quello stesso giorno, Katniss è l'unica che possa capirlo perché anche lei, come lui, vuole bene a Madge. È sua amica ed al contempo è anche giusto che sappia. Vediamo una duplice caratteristica di Peeta, in questo pezzo. Perché sebbene sia giusto – e quindi altruista – cercare Katniss per farle sapere dell'amica, dall'altro lato vediamo una sua caratteristica egoista perché, in fondo, la chiama anche per non essere da solo. Come ho detto prima, la chiama anche per cercare qualcuno che possa comprendere il suo stato d'animo e lei è l'unica che possa farlo. Non c'è niente di più, non la chiama per avere un approccio o qualcosa del genere. Madge è una cosa che Peeta e Katniss hanno in comune. Le vogliono bene tutti e due. E sono certa che Katniss sia contenta che Peeta l'abbia cercata per farle sapere di Madge, perché lei è così, comunque. Se c'è una persona che sta male – a maggior ragione se Katniss le vuole bene – vuole proteggerla e rendersi utile, essere necessaria in qualche modo. Anche qui si ricollega molto alla trilogia originale, la sua psicologia nel voler essere necessaria quando qualcuno a cui tiene sta male. Per lei l'amore è anche questo. Dare nel bisogno.
E vediamo come si attivi. Come, senza pensarci nemmeno un secondo, prende possesso la sua parte davvero forte. Non ci sono ragioni che tengano, nemmeno litigate che ci sono state quello stesso giorno. Ormai è dimenticato, come se non fosse successo, soprattutto in questa circostanza. Dioh, amo.
E ho amato questo capitolo, davvero. È un susseguirsi di sensazioni, di immagini e di psicologia dei personaggi che tu, mia cara Gatta, sei riuscita a mantenere esattamente come quelli della trilogia originale.
Davvero complimenti, cara. Hai l'abilità e la capacità di cercare di farmi analizzare ogni singola frase che, sebbene siano scritte benissimo e siano evocative, nascondono al loro interno davvero tanto. Grazie. Grazie per scrivere Clock, per farmi sognare, fangirlare sui personaggi e sulla storia, per tutta l'analisi che riesci a portarmi. E sai quanto mi piaccia analizzare. :3 Grazie e complimenti.
Continuah. SCRIVIH! :*
Bacioni
Deb |