MI SENTI URLARE?
Ho decisamente bisogno di un'imponente quantità di ossigeno.
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AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH
Ok, mi sono sfogata.
Naaah non è affatto vero.
Dei santissimi, ce l'hanno fatta. Stavano quasi per battere la Percabeth (ma sappiamo benissimo che non c'è nessuno più tonto di loro in questioni d'amore).
E' così bello questo capitolo, l'ho letto circa 700 volte.
Ti sei superata questa volta. Sinceramente avevo un'alta aspettativa nei tuoi confronti e non mi hai affatto delusa, brava.
Si dice che il ritorno sia il vero viaggio.
Sarà, ma il mio tornare a casa è stato uno schifo.
Marcus, manco fosse una ragazza ciclata in pieno periodo del mese, non mi ha più rivolto la parola dalla sera del quasi-bacio.
Per tutto il giorno dopo mi ha ignorato, e così ha fatto per il viaggio in aereo e per il resto del tempo.
È passata una settimana, e mi manca da morire.
Innamoramento a parte, mi manca lui, la sua amicizia, i nostri scleri.
Mi continuo a domandare cosa io abbia fatto di sbagliato, che cosa abbia suscitato in lui questa freddezza che non è decisamente sua.
Se lo vedo nei corridoi mi saluta in fretta, se provo a parlargli risponde a monosillabi, e io davvero non so che fare.
Povera tata :c
- Fidati. So cosa vuol dire metterci tempo per capire come far funzionare tutto – mi sorride.
- Con la differenza che tu sei sposata.
- E che tu hai sedici anni – ridacchia . Hai la vita davanti.
- Forse.
- Cel, non fare la tragica.
- Scusa, è la tipica teatralità dei Jackson – sorrido.
- Sapeva molto da Percy in effetti.
- Papà è il migliore.
- Sì, non è male – risponde ironica mia madre.
- Almeno lui non ti esclude dalla sua vita senza spiegazioni.
- Non l'hai visto al bowling sottomarino – ride – In quel momento non è più consapevole di avere una famiglia, o, per lo meno, una dignità.
Rido, anche se continuo a pensare a Marcus.
- Vedrai che si sistemerà tutto – sembra leggermi nel pensiero mia madre – Gli uomini sono davvero idioti la maggior parte delle volte.
- E per questo dobbiamo starci male noi?
- Fa parte della vita. Non è che loro non sentano dolore, è che non sanno analizzarsi.
- Ok, ma La Rue non può fare tutto il meraviglioso prima, e trattarmi come se fossi il virus del vaiolo poi.
- Magari non lo fa apposta. Si sente confuso e non sa cosa fare con te, e per questo crede che non parlarti sia la soluzione migliore.
- Ma è una cosa totalmente da stupidi.
- Certo – ride – Ma quando mai l'amore ha reso intelligenti?
Accenno un sorriso.
Mi piace parlare così con lei, mi fa sentire molto più normale.
- Ad ogni modo – conclude – Prenditi tempo, lascia correre. Se le cose devono succedere, succederanno.
- Ne sei sicura?
- Totalmente.
- Certo che a volte Afrodite è proprio una stronza – mormoro.
- Non posso assolutamente darti torto – ride.
- Sei fantastica, mamma. Grazie.
Mi abbraccia e mi stringe forte.
Mamma Annabeth è la migliore
Tutto questo pensare mi manda fuori di testa, così quando arrivo sotto casa manco mi accorgo della presenza di Marcus.
Improvvisamente una fitta nel petto tremenda mi prende, e sento rabbia, gioia e tristezza impossessarsi di me.
Marcus è appoggiato alla porta d'ingresso, a braccia incrociate.
- Guarda chi si rivede – sputo acida – Non sapevo vivessi ancora qui.
- Cel...
Prendo le chiavi dalla giacca, uso il tono più distaccato possibile e dico: - Lasciami passare, La Rue.
- Non prima di aver parlato, Cel.
- Parlare? - domando, mettendo nelle mie parole tutta l'ironia che possiedo – Parlare di cosa? In fondo è solo da una settimana che non mi rivolgi la parola... A quanto pare non c'è nulla da dire.
- Sai che non è così.
- Io non so niente dopo Verona, La Rue.
- Fammi spiegare...
- Spiegare cosa, Marcus? Perchè tu ti sia comportato da stronzo egoista, perché tu mi abbia ignorata per una settimana senza parlare, o perché tu non abbia avuto le palle di venirmi a dire in faccia che non ti piaccio?
Piango
- Che fretta, Jackson. Posso farti una dichiarazione come si deve in santa pace? Mi fai perdere il filo – sorride.
Mi manca il battito per qualche secondo. Poi però mi riprendo.
- Non puoi venire qui dopo una settimana e sperare che con qualche parola dolce io mi sciolga – ribatto combattiva.
- Ecco perché non mi limito a qualche parola. Devo fare un discorso sulla mia stupidità, fragilità e mancanza di palle, sulla mia devozione nei tuoi confronti. Il riassunto te l'ho fatto. Concedimi due minuti, poi potrai scegliere se tornare al nostro ignoramento o se superare la fase “strangolamento reciproco”.
Mi viene da ridere, nonostante tutto.
Dèi, ho perso la testa per un idiota.
- Due minuti. Ma fammi impazzire – lo guardo.
- Contaci – comincia sorridendo timido - Stare a Verona con te è stato magnifico. Sul serio, ogni giorno ringraziavo in silenzio mia madre per essersi trasferita e avermi fatto conoscere te. Arrivavo ad apprezzare tuo padre, solo per il fatto che senza di lui non ci saresti tu. Poi c'è stato il giorno libero. Non smettevo di pensare a quanto tu fossi bellissima, dentro e fuori, e di come la mia esistenza fosse ancora più sensata e bella grazie a te. La tua spontaneità, il tuo diventare rossa quando siamo vicini o ci succede qualcosa, le battutine acide e la tua dolcezza... tutte cose che mi fanno impazzire. Poi, all'Arsenale, quando... quando ci siamo quasi baciati, allora è stato meraviglioso. Per la prima volta non ho dovuto trovare scuse per fare qualcosa con te, non ho dovuto inventarmi paure, ossessioni o strade perdute. Io e te, viso contro viso, pronti a cambiare definitivamente le cose tra noi. Però quel telefono è suonato. E mi ha svegliato da quel momento, mi ha riportato alla realtà. Ho sentito che era tuo padre, e mi ha preso il panico. Ho pensato a Charlie, al fatto che uscire con te avrebbe potuto rovinare la nostra amicizia, a tuo padre, e all'idea che portandoti a cena probabilmente mi avrebbe castrato seduta stante, e mi è venuta paura – scuote la testa, come a darsi dell'idiota da solo.
Anche io scoppio a ridere, più per la sua espressione che per il resto.
- Mi sono letteralmente cagato addosso, Celia, scusa il francesismo. Eri, sei, una persona troppo importante, troppo bella e delicata per avere un'idea di amore rovinata da un idiota come me. Ho pensato che ignorandoti avrei salvato tutto. La mia amicizia, i miei bassifondi – qui mi sorride timido, al che sorrido pure io, lasciandolo continuare – e soprattutto, te. Ma ho ottenuto l'effetto contrario. Mi sono ritrovato senza te, ti ho fatto stare male e l'ho visto, e mi sono sentito così male che ho rischiato di litigare con Charlie. Già ieri ero intenzionato a parlarti, poi è successa una cosa, una cosa che non accadeva da anni. Ero di ritorno da pallanuoto, quando mi ha fermato un signore dall'aria familiare. Subito non ho capito chi fosse. Insomma, chi diavolo si presenta con occhiali da sole alle nove di sera? Quando ha menzionato qualcosa sulla mia vescica debole, beh, ho capito che doveva per forza di cose essere mio nonno.
Lo guardo meravigliata. So che deve aver significato tanto per Marcus, anche se sono curiosa di capire il perché del loro incontro.
- Sai, gli dèi dell'Olimpo non hanno troppe cose da fare lassù, così si sono messi a scommettere sulla nostra storia. Chi da una parte, chi dall'altra. Sai chi era a nostro favore? Afrodite – ridacchia – E lei se la fa con mio nonno, anche se non so ancora come sia possibile. Quando ha visto questo risvolto nella nostra ipotetica storia, ha minacciato mio nonno di... non stare più con lui, diciamo, se lui non fosse venuto a farmi il discorsone. Mi ha detto di non fare il coniglio, perché le guerre gloriose nascono a causa dell'amore, e le battaglie più belle sono quelle che finiscono con l'amore. E poi ha aggiunto alcuni aggettivi non proprio positivi su tuo padre e sulla mia paura nei suo confronti. Certo, mio nonno è un viscido, ed è venuto da me solo per sé, ma mi ha fatto riflettere. Se tu sei la cosa più bella, perché dovrei rovinarla? E se anche il dio della guerra è arrivato ad amare, perché noi due non possiamo?
Questo pezzo è bello, non c'è molto da aggiungere, e non mi sembra sia il caso di fare un'analisi psicologica e dettagliata di Marcus.
Mi prende il viso, e mentre sto per ribattere, mi bacia.
La mia testa si svuota, e l'unica cosa che voglio davvero è Marcus.
Sembra scusarsi per la tontaggine, per la sua incertezza, e la sua vicinanza mi fa capire ancora di più quanto mi sia mancato. Mi faccio coraggio, e sposto goffamente le mie mani sulla sua nuca. Passo le dita tra i capelli, e quando, sfiorandogli il collo, sento la sua pelle d'oca, sorrido come un'ebete. La pioggia continua a cadere, ma a noi non importa.
Penso solo a questo ragazzo, perché sì, devo ammetterlo, sono totalmente innamorata di lui.
Mi stacco, scoppiando in una risata imbarazzata, mentre lui, guardandomi negli occhi, sorride.
- Te l'avevo detto che sarei riuscito a farti stare zitta, no?
- Rimani comunque un idiota, sappilo.
- Sempre.
Mi sorride, e ancora una volta il mio cuore manca di un battito.
Mi sposta una ciocca dietro l'orecchio, mentre mi sussurra:
- Posso confessarti una cosa?
- Non c'è momento migliore.
- Potrei essere – e lo dice senza imbarazzo, fissandomi con intensità– un pochino innamorato di te.
Ecco, avete presente quando la gioia vi attraversa completamente, come un raggio di luce, una scarica elettrica o un brivido lungo tutta la schiena?
Questo è quello che provo io adesso, moltiplicato per cento.
Potrei essermi leggermente sciolta. Ma giuro che non sono per nulla una romantica, proprio no :')
Rimaniamo così, sotto la pioggia, vicini l'uno all'altro.
Ci abbiamo messo tanto, troppo per i miei gusti, ma adesso siamo insieme.
E io non potrei essere più felice di così.
MARCELIA.
Io, boh, non lo so. Non mi rimane che fangirlare saltando per casa.
Contnua così!!
Kaliko
PS: scusa ancora tantissimo per il ritardo, questo è un periodo poco facile e non riuscivo a scrivere nulla... |