Recensioni per
It's a good year for a change.
di takemeouttonight

Questa storia ha ottenuto 1 recensioni.
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Recensore Master
08/02/15, ore 10:04
Cap. 1:

Ciao! :)
Sai, è raro incappare in quelle storie capaci di catturarti, di legare gli occhi alle parole, di spronarti ad andare avanti nella lettura e di desiderare che non finisca. Ma sono ancora più rare quelle storie che, oltre a questo, si fanno apprezzare e riescono sia a trasmetterti dei sentimenti sia a spingerti ad un ragionamento. E la tua storia appartiene proprio a quest'ultima categoria.

L'inizio è da brivido e mi ha fatto provare emozioni contrastanti: dapprima il dispiacere, perchè con un gioco di climax viene rivelata l'identità di un uomo morto, che poi si scopre essere un suicida; ed ecco qui l'indignazione che, nonostante le giustificazioni di questo padre di famiglia, resta immutata fino alla fine, prendendo forse una sfumatura penosa. Carlo è un egoista, come lo sono tutti quelli che vedono nel denaro il loro unico Dio: non capisce i figli e non capisce nemmeno sè stesso. Cerca una giustificazione che non c'è per il suo gesto che personalmente non condivido, nonostante riesca a comprenderlo (la Cronaca ne è piena ed è una triste realtà che colpisce molte persone, ormai abbandonate alla loro disperazione...). Alla fine, infatti, quasi con l'esasperazione che caratterizza chi non sa più che pesci prendere, chiede di essere lasciato semplicemente in pace.
Mi ha sorpreso una cosa: il fatto che le descrizioni dei tre fratelli attraverso gli occhi del padre, combaci con quella che viene riportata poi, con quella che evidentemente è la realtà. Certo, c'è da dire che Carlo li descrive con parole velenose ed offensive, ma che sostanzialmente rispecchiano la verità: Aurora non ha mai dedicato del tempo al suo lavoro e, solo ora che la situazione lo richiede, ha voluto "darsi da fare"; Italo sembra davvero lo sconclusionato descritto dal padre e, se continua così, nel quartiere in cui si trova finirà male; Rachele, invece, è proprio una fragile sognatrice, seppur consapevole.
Rachele. Il nome non è un caso, vero? Significa "pecora" e gli viene dato, dunque, l'accezione di "mite". Ed è proprio così che appare questa giovane donna che conosce la vita solo attraverso i suoi libri, così curiosa e così attenta. Mi piace, mi piace molto perchè mi rivedo in lei e nel suo vissuto, in quella fredda gabbia d'oro in cui è stata costretta a vivere.

Ti faccio i miei complimenti anche per l'analisi dettagliata che fai della decadenza e della "povertà" sociale, morale, umana ed economica in cui siamo sprofondati. Mi ha colpito, però, il fatto che - fra le righe - tu ci veda speranza: il degrado è sempre contrapposto alla consapevolezza e a un intreccio di "vite vissute" che nonostante tutto non si arrendono. Parli di persone che vivono nella violenza e nei soprusi, ma che non sembrano intenzionate a lasciarsi andare e che continuano a vivere, seppur nella miseria... Forse è proprio questo che affascina tanto Rachele, chi lo sa?

Ti faccio i miei complimenti, il tuo stile è fluido e la narrazione molto chiara: è difficile perdere "il filo" e tutto si basa su una successione di causa ed effetto, su un rigido e attento ragionamento che ha il suo tragico "perchè" nella realtà del nostro Paese...
Bravissima, davvero!

Elly