Recensioni per
Parigi non perdona
di Relie Diadamat

Questa storia ha ottenuto 36 recensioni.
Positive : 36
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
08/12/18, ore 13:37

Recensione premio del contest "Flash contest: in meno di 500 parole [Drabble & Flashfic] indetto da Aledic e giudicato da missredlights sul forum di EFP

Penso di aver pianto poche volte nella mia vita leggendo un racconto. Qui mi ritrovo a singhiozzare e ad asciugarmi le lacrime ogni tre per due perché mi appannano la vista e gli occhiali.
Mi sento come se fossi stata per tutto il tempo accanto ad Alexandra (non come lei, perché non posso sapere - e non voglio sapere - cosa si prova in una guerra così sanguinolenta e priva di logica, di senso), vedendola ancora acerba e speranzosa di una vita mai arrivata, di un'amicizia infranta.
Spettatore invisibile di una scena capace di farti sanguinare il cuore, avrei voluto tendere la mano verso Ruth, farla scendere dal carro, portarle lontano da quella guerra priva di senso.
Spettatore invisibile quando divenne per scelta "una nazista", vedendola mentre i capelli le cadevano per terra, viaggiando con lei e vedendo come Thomas, in fondo, avesse un cuore nonostante indossasse una divisa nemica, vedendo il loro amore sbocciare come un fiore nella neve e poi morire non per mancanza di cure, ma perché la crudeltà dell'uomo aveva distrutto tutto quello che di bello era stato creato.
Spettatore invisibile durante le sedute col dottore, vedendolo come alla fine la prendesse per non farla cadere in un baratro senza fine e sempre più nero. Se Pruvost non ci fosse stato, che cosa ne sarebbe rimasto di Alexandra? Forse il ricordo pallido di una donna distrutta dentro e incapace di trovare qualcosa di bello, una ragione per andare avanti. Mai titolo fu più azzeccato per questa storia, poche volte mi sono ritrovata così coinvolta emotivamente, ritrovandomi ancora adesso a piangere mentre ti lascio questa recensione. Diciamo anche che, il colpo di grazia, me lo hai dato con la lettera, soprattutto quando Alexandra ha chiamato i suoi figli come le persone più importanti della sua vita.
Non posso che farti mille mila complimenti per questa storia, non solo per il modo impeccabile con cui è stata scritta, per la cura nei dettagli, parole, tempi, per la suddivisione temporale, ma per quello che, soprattutto hai scritto. Uno spaccato di vita reale, qualcosa che è successo veramente, qualcosa di orrendo ma che, nel tuo racconto, trova la pace e il lieto fine. La storia è una lama a doppio taglio, o impari dagli errori o li rifai all'infinito, e io spero davvero di non dover vivere quello che la tua Alexandra ha dovuto passare.
I miei complimenti davvero, perché questa storia va direttamente nelle amate.
A presto,
missredlights

Recensore Veterano
23/11/16, ore 19:04

Ciao! Sono qui per lo "Scambio a catena" de Il Giardino di Efp. Ho scelto di recensire questa storia per puro caso, perché non ho potuto resistere al leggerne una di genere storico, ma non mi sarei mai aspettata che potesse essere così bella e che potesse regalarmi emozioni tanto forti! È scritta con grande maestria e cura anche dei minimi dettagli; sei riuscita a farmi letteralmente entrare nella mente e nella terribile esperienza vissuta da Alexandra. Le scene con Ruth e nel campo di concentramento mi hanno davvero spezzato il cuore e trasmesso tutto il dolore che la protagonista deve aver patito. I personaggi sono descritti in modo impeccabile, in particolare Alexandra e Thomas. Mi ha affascinata soprattutto quest'ultimo: all'inizio provo quasi simpatia per lui al suo primo incontro con la ragazza, poi odio per il modo in cui questa viene trattata e delle azioni che la costringe a commettere, sebbene necessarie per fingersi una vera nazista, e infine di nuovo simpatia, quando le promette che avrebbe cercato Ruth, contravvenendo ad ogni ideale a cui era stato indottrinato sin da giovane. E non posso non provare grande compassione per Alexandra, soprattutto alla fine del racconto, quando si ritrova sola a Parigi, la città che l'aveva cresciuta per poi allontanarla dai suoi affetti, Ruth e Thomas. Personaggi, quindi, molto realistici e ben riusciti. Mi è piaciuta, inoltre, l'intera struttura della storia e il continuo passaggio da presente e passato, per cui vengono rivelati spezzoni della vita di Alexandra tra una seduta e l'altra dallo psicanalista.
In sintesi, ho adorato questa one shot commovente e incredibilmente triste, che non può non entrare nel cuore del lettore e lasciare il segno. Bravissima! A presto. ;)

Recensore Junior
13/09/16, ore 15:57

Allora, eccomi qua.
In super ritardo, ma meglio tardi che mai, no?

Allora, ammetto che non è stata semplice la scelta stavolta. Preferendo recensire le tue originali, non sapevo quale scegliere fra questa e la tua long Drammatica.
Alla fine, fortunatamente, ho letto questa.
Sulla grammatica e sulla forma non ho molto da dire, la maggior parte delle mie osservazioni le hanno già notate i precedenti recensori e non vorrei essere troppo ripetitiva. L'unica cosa che non credo qualcuno l'abbia riportata è la scelta della parola "psicoanalista" invece che "psicanalista".
Formalmente sono corrette entrambe, è vero, ma... boh, non mi suona bene. Anche perché ho notato che usi entrambe le forme, e forse è meglio sceglierne una.

Detto questo, non ho null'altro da dire, se non che la storia mi è piaciuta parecchio. Ho trovato interessante lo scarto di tempo tra una scena e l'altra, quest'alternanza fra passato e "presente".
Mi ha colpita anche la parte dove descrivi le prime sensazioni di Alexandra quando ha dovuto piegarsi a Thomas:
"L’arroganza, il viso corrugato dalla rabbia, gli occhi di fuoco che tentavano di bruciare la pelle. Alexandra era diventata un insieme di molteplici cose che isteriche, [magari qui avrei eliminato la virgola] danzavano nel suo ventre e scoppiavano all’esterno, cercando di ferire quel soldato dalla mascella serrata e l’indice pronto a premere il grilletto."

Infine, come ultima cosa ho trovato particolare anche il cambio di ruolo di Thomas, anche se forse l'ho trovato un tantino repentino.
Forse è solo una mia impressione.
Bhe, non mi resta che salutarti.
Alla prossima!
-Danail

Recensore Veterano
04/09/16, ore 14:27

Apro questa recensione facendoti gli auguri per il tuo compleanno-4/9/2016.
Parlando dell'opera devo dire che non mi ha stupito più di tanto...sia nel bene che nel male.
È un'opera ordinaria, ma non sciatta, piatta, ma non monotona, lineare, ma non rigida...ciò che la salva è la semplice limpidezza dello stile, che avvolge conquista e affascina.
Ad una prima lettura sembra di aver letto chissà quale capolavoro, ma a mente lucida ci si accorge di quei piccoli accorgimenti che servono a coprire una certa, ma piccolissima, carenza di guizzo.
Con questo non voglio dire che è tutto fumo è niente arrosto, anzi l'arrosto c'è ed anche buono, ma mi sembra qui che questo arrosto lo si possa mangiare in una qualsiasi altra taverna...solo che qui c'è tutta l'atmosfera giusta per renderlo squisito.
Complimenti davvero per l'ottimo lavoro svolto e come sempre...
A rileggersi.
Concludo rinnovandoti i miei auguri.

Nuovo recensore
28/07/16, ore 21:21

Ciao, sono in super ritardo per lo scambio di recensioni, e sono davvero mortificata, i miei inizi sul giardino non sono stati dei migliori lo ammetto, questa distratta cronica cercherà di darsi una regolata, promesso! Questa OS mi è piaciuta moltissimo, l'idea è stata molto originale, raccontare la Shoah dal punto di vista di una persona che non è stata deportata, ma che ha visto la sua migliore amica trascinata via come una bestia da macello verso la morte da bestie senza cuore. Le stesse bestie che hanno portato via ad Alex la sua giovinezza spensierata. Non ho trovato errori ortografici o grammaticali, ma ti segnalo alcune espressioni che potrebbero essere riviste: -"labbra malferme", lo sostituirei con "labbra tremolanti; -"iridi ceruli", refuso da sostituire con "iridi cerulee"; -"cavallo fatto di ceramica", lo cambierei con "in ceramica". Nella OS ho colto numerosi riferimenti ad opere letterarie e film che trattano dello stesso periodo. L'Alexandra del 1938 mi ha ricordato come si presenta Liesel di "Storia di una ladra di libri", entrambe condividono lo stesso caratterino deciso e la passione per la lettura. La scena della forzata rasatura di Alex è quasi identica a quella di Maria in "Per chi suona la campana" di Hemingway. La scelta della protagonista di emigrare in America mi ha fatto commuovere, perché ho rivisto Sarah Starzinsky di "La chiave di Sarah" varcare l'Atlantico nella speranza di lasciare dietro i suoi demoni, operazione che Alex riuscirà a portare a termine con successo. La relazione di Alexandra e Thomas è quella che destabilizza di più, si attraggono nonostante siano nemici e nonostante il tedesco tratti la giovane in pratica come una prigioniera. Io penso che si siano "innamorati" perché in qualche modo entrambi avevano bisogno di un qualcuno a cui affidarsi. Dolcissimo e tenero il legame tra Alexandra e Ruth, due metà che si compensano perfettamente... un legame che "forse" è vagamente saffico? Mi spiego, nel corso del racconto Alex mostra una possessività nei confronti dell'"amica", per esempio "la sua Ruth". Nonché una grande reticenza a parlarne, quasi come se volesse tenere anche il ricordo dell'amica tutto per sé, mentre mi è parso di capire che non abbia problemi a esporre allo psicanalista riguardo a Thomas. La scelta di chiamara i suoi figli come le due persone più importanti della sua vita l'ho vista carica di un valore fortemente simbolico: il superamento dell'odio verso il nazismo, dell'odio verso l'ebreo, verso il diverso.Nella speranza di poter costruire un mondo nuovo e una nuova vita. Bellissimo racconto e magnifica introspezione dei personaggi, ti seguirò con affetto nelle tue prossime storie. Baci, Sopherl

Recensore Junior
27/04/16, ore 23:01

Sono qui per il colpo andato a segno durante la battaglia navale! Inizio con il dire che sono davvero, davvero entusiasta di essere arrivata a leggere questa storia che, onestamente, era stata scelta un pò a caso. Ti faccio immensi complimenti, mi hai davvero toccato il cuore, con la profondità delle tue parole e l'immensità delle riflessioni che hai permesso con questa storia. La storia in sé è bellissima e ricca di significati. Splendido l'alternarsi degli anni , tra passato, presente e poi sull'epilogo. La storia è scritta benissimo, grammaticalmente ma soprattutto strutturalmente, in quanto si parte con un inizio lento dove vengono lasciati tanti indizi e poi il dialogo e la trama prendono il sopravvento. Nota di merito va anche alle descrizioni accurate, puntuali, precise e caratteristiche del luogo di cui stai parlando. Bella la scena al campo di concentramento e bellissimi i protagonisti di questa storia. Thomas meraviglioso, il bene silenzioso non è mai banale. Come avrai capito, sono entusiasta e felice di aver letto questa storia, ti rinnovo i miei complimenti più sinceri. Bravissima.
Un abbraccio. Daeron

Recensore Master
13/04/16, ore 12:16

Ciao!
Wow, è stata una lettura lunga ed intensa. Davvero bella e piena di significato, questa tua storia.
Il personaggio di Alexandra, soprattutto, mi è sembrato molto reale, quasi tangibile, e hai saputo spiegare bene tutto quello che ha passato e provato. Davvero belli anche i dialoghi e le descrizioni.
La lettera mi è sembrata una fine giusta e appropriata per questo viaggio a Parigi! ^^
In conclusione, mi è piaciuta molto. Complimenti per la storia e per il tuo stile narrativo!

Red

Nuovo recensore
29/08/15, ore 20:55

Ciao, eccomi qui! Premetto che questa non è esattamente il tipo di storia che avrei scelto, ma ho voluto provare. L'abitudine stufa ed ho fatto un'eccezione. L'ho scelta, perché aprendo il tuo profilo, mi sono subito precipitata a leggere le note dell'autore. E' una cosa che faccio sempre. Non credo sia giusto dare un giudizio, positivo o negativo che sia, senza aver letto di chi si ci trova davanti.
Prima d'ora non ero mai stata a Parigi e potevo solo immaginare il suo fascino indiscutibile e la sua magia, fino a quando tu con questa storia mi ci hai accompagnata.
Alexandra è veramente un personaggio a tutto tondo. Nella sua tenera età viene costretta ad affrontare responsabilità più grandi di lei, che si prende senza chiedere nulla.
Ho apprezzato particolarmente anche la timida Ruth con la sua timidezza, le trecce brune e la sua spontaneità.
Ciò che mi ha un po' spiazzato, è il salto continuo tra passato e presente. Per il resto, è stata un'ottima lettura serale ;)
Linguaggio molto forbito e le descrizioni non mancano di certo!
Grazie a te di avermi portato a Parigi!
Ps: la recensione precedente era sicuramente migliore e avrei preferito leggessi quella...se il computer non avesse deciso di cancellarmela.
I miei complimenti.
A presto, Francesca.

Recensore Veterano
16/08/15, ore 08:44

Ho trovato solo ora questa storia Favolosa, fortuna che alle volte scavo tra le storie degli autori che seguo!
Mi ricorda, per certi versi, il libro "Storia di una ladra di libri" (anche se magari può non c'entrare niente).
Sta di fatto che la storia mi è piaciuta davvero tanto. Alexandra perché nonostante la sua tenera età era parte di una realtà dura che riusciva a gestire con il suo orgoglio. Anche se l'insicurezza dell'età e della paura in certe situazioni era evidente.
Però in tutto quel gelo e dolore era riuscita a trovare l'amore di un'amica e di un uomo, dapprima odiato, e per due volte portatogli via.
Una piccola e giovane guerriera alla quale il mondo, alla fine, ha deciso di regalare un dolce finale.
In fondo l'unico modo per superare la tempesta è passarci attraverso.
Inoltre non si può fare di un fil d'erba tutto un fascio!
Lieta di aver letto questa storia 💚
Un bacio cara ;*

Recensore Master
05/08/15, ore 13:25

La cosa che amo di più nei dialoghi sono i gesti dei personaggi. E ho visto i tuoi, ho provato ciò che provavano loro, mi sono immersa nei loro pensieri, nelle loro paure, nei loro desideri.
E la frase "Parigi non perdona" era perfetta, al posto giusto, era il modo migliore di chiudere quella parte.

Non ho trovato errori, forse giusto una svista che nemmeno ricordo.

La storia mi è piaciuta, traspariva il senso di colpa, l'odio che Alexandra provava verso se stessa, l'essere diventata colei che avrebbe potuto fare del male a Ruth.

Recensore Master
31/07/15, ore 20:16

Ciao! Eccomi per lo scambio. Ammetto, mi è piaciuta molto. Hai uno stile molto bello, aulico. Fai descrizioni davvero ben strutturate e drammatiche,sì, ma mai patetiche o banali e su questo ti faccio i miei complimenti.
Mi piace il linguaggio che usi, il registro che hai scelto lo padroneggi senza problemi , brava!
Hai delineato una bella trama, drammatica certo, ma toccante e intensa.
Alex è un personaggio forte, coraggioso, ma spezzato dalla guerra, dalla freddezza, dal cinismo e dalla crudeltà del nazismo.
Meraviglioso la decisione di iniziare la os con una sessione psicologia.
Davvero bravissima.
Un abbraccio,
A presto!
Juliet

Recensore Veterano
21/07/15, ore 03:42

Questa storia è meravigliosa. Mi hai commossa. A parte il tuo modo di scrivere, che è sublime, ho adorato gli intrecci perfettamente riusciti di questo racconto. Oltre al tema di fondo - un tema che lascia sempre l'amaro in bocca perché ci ricorda quanto possiamo essere brutali e bestiali - che è davvero toccante, ho adorato anche il modo in cui hai deciso di raccontarlo, con una delicatezza che ha reso il tutto ancora più commovente e...perfetto. Odio i racconti sulla Shoah che sono carichi di tecniche di sterminio e tutte quelle orribili cose che appesantiscono il tutto e, a parer mio, non rendono giustizia a quello che è successo. Il tuo modo di raccontare, invece, non è stato troppo invasivo o troppo esagerato, al contrario hai fornito gli elementi giusti al momento giusto senza mai calcare troppo la mano, e il risultato è questo splendido capitolo che è...meraviglioso.
La storia di Alex è tremendamente malinconica, ma carica di una triste bellezza. Mi è piaciuto lo sviluppo della sua storia e del suo personaggio, mi è piaciuto il suo rapporto con Thomas e - maledizione! - quando è finita come è finita mi sono sentita malissimo. Ma hai ragione, la guerra è spietata e non risparmia nessuno, quindi ha senso che tu abbia scelto un finale di questo tipo - che è comunque un lieto fine, ma lascia un retrogusto amaro, come se il finale migliore sarebbe stato con il ritorno di Thomas e Ruth. Ma a quel punto la storia non avrebbe avuto la stessa valenza emotiva che invece ha in questo modo.
Davvero, complimenti vivissimi. È una storia meravigliosa, scritta egregiamente e con un significato profondo curato benissimo.
Brava, brava, BRAVA!

Always_Always

Nuovo recensore
20/07/15, ore 22:19

Ciao! Eccomi finalmente pronto a recensire questa tua bellissima storia!
Allora, vediamo un po'...

Intensa. E' il primo aggettivo che mi viene in mente dopo aver letto il tuo sublime racconto.
Intensa. Non voglio togliere nulla ad altre bellissime storie che ho avuto l'onore e il piacere di leggere qui su EFP (a supporto della tesi che su questo sito - per fortuna, oserei dire! - non vengono pubblicati solo i deliri sgrammaticati di ragazzini che pensano di essere trasgressivi perchè pubblicano storie a rating rosso), ma credimi se ti dico che la tua storia mi ha lasciato davvero senza parole. Nel modo più positivo del termine, ovviamente: moltissimi dei passi del racconto sono carichi di una potenza evocativa che mi ha letteralmente investito in pieno. Ogni singola parola sembra essere stata scelta ed elegantemente disseminata nel testo con una minuziosità impeccabile - e ci tengo davvero tantissimo a dirti che emerge chiarissima anche la passione con cui hai affrontato la stesura del racconto: non ho trovato nemmeno un errore, neppure una semplice lettera (magari inserita per una sola mera distrazione) fuori posto. Davvero complimenti vivissimi!
Quando dico che questo testo è pregno di una forte potenza evocativa, voglio far riferimento proprio al fatto che non solo ogni singola scena (mi permetto di definire così i paragrafi del racconto perchè, credimi, non ho avuto alcuna difficoltà a figurarli limpidamente nella mia mente) è descritta in modo impeccabile, ma soprattutto alle numerose emozioni che mi hanno colpito dopo aver concluso la lettura; mi sento quasi spaesato (sempre in positivo!), proprio perchè sono riuscito a provare - grazie ad un solo, unico capitolo - tantissimi stati d'animo differenti: malinconia, sofferenza, un barlume di speranza verso la conclusione e un moto di sentita nostalgia (che trapela fortissima, per esempio, nelle parole che Alexandra affida alla lettera inviata al dottor Pruvost) che - personalmente - ho percepito essere il filo rosso dell'intera sfera emotiva del racconto.

Mi ha colpito subito la personalità di Alexandra: mi intrigava la ferma consapevolezza di non "avere nulla che non andasse", tanto da ritenere superflue le attenzioni e le cure dell'analista (sebbene la madre, vivendo il tutto da una prospettiva esterna, fosse invece certa che la figlia necessitasse di un aiuto). L'asserzione di Pruvost [Vede Alexandra, siamo tutti malati a questo mondo] e l'immediata successiva domanda della ragazza [Dunque anche lei, dottore, è malato?] mi hanno ricordato, per un brevissimo istante, le atmosfere de "La coscienza di Zeno" di Svevo: è stato solo per un effimero istante, ma nella mia mente ha fatto capolino il ricordo della parte conclusiva del romanzo, in cui Zeno capisce che quella che egli percepiva come una personale malattia (e un perpetuo stato di insoddisfazione e "inettitudine") altro non era che la vera sanità, la capacità di aprirsi al cambiamento e sperimentare nuovi modi di esistere - mentre coloro che erano comunemente ritenuti sani altro non erano che persone in cui tale consapevolezza era ancora latente, e quindi destinate a rimanere (salvo successiva presa di coscienza della propria situazione) cristallizzate entro un modo di fissità e immutabilità. Non so quanto questo mio pensiero possa poi ritenersi fondato o meno; non so nemmeno se anche tu hai fatto riferimento a questo testo nel passaggio che ho citato - ad ogni modo, sarebbe comunque un ulteriore punto a favore, proprio perchè dimostra come ognuno possa poi scoprire venature differenti pur partendo da un medesimo scritto! [...] La vicenda di Ruth mi ha ovviamente e sinceramente commosso: sapere che il suo desiderio di restare insieme a Alexandra non avrebbe trovato realizzazione ha inevitabilmente aggiunto un ulteriore tocco di malinconia e tristezza al racconto. Le strazianti grida di Alex e i suoi tentativi di evitare che Ruth, intimorita e in preda ad un silenzioso pianto (ormai ovviamente consapevole di quanto le stava per accadere), venisse deportata in un campo di concentramento mi hanno sinceramente provocato un piccolo nodo alla gola - e per carattere non sono un ragazzo che si emoziona facilmente; può essere talvolta un difetto, me ne rendo conto! - : sebbene il destino di Thomas e della stessa Ruth rimangano fino alla fine avvolti in un alone di mistero, non mi è poi così difficile ipotizzare cosa le fosse effettivamente accaduto (e non ti nego che ho davvero sperato che Thomas riuscisse a scoprire qualcosa su di lei, anche se avevo il sentore che sarebbe apparso forse un po' troppo "fiabesco" e purtroppo lontano dalla triste realtà - sebbene qualche persona che ha vissuto gli orrori dell'Olocausto si sia fortunatamente salvata!). Un altro passaggio che mi ha colpito moltissimo è stato quello in cui Alexandra giunge per la prima volta nel campo di concentramento: le sue riflessioni - circa il chiaro terrore che può scorgere negli occhi delle donne tenute prigioniere - mi hanno davvero lasciato attonito, proprio perchè ero in grado quasi di percepire io stesso il timore che quelle povere persone dovevano provare nel vedere una giovanissima donna armata con un manganello. Non importa che Alex fosse avesse solo sedici anni: mi ha colpito la viva paura che le donne provavano nei suoi confronti. E poi il carattere rude con cui la seconda guardia strattona la piccola bimba - desiderando condannarla a morte solo perchè "è ebrea!", come se quella fosse la più ovvia motivazione per cui una bambina meritasse di morire - è totalmente conforme a quella spietatezza con cui i membri delle SS dovevano compiere il proprio lavoro! Capisci perchè dicevo che le tue parole sono in grado di evocare sincere e forti emozioni? Tutto sembra tremendamente vero - per quanto immagino sia impossibile per chiunque anche solo riuscire ad avvicinarsi davvero a quanto provato da coloro che hanno provato sulla propria pelle questa crudeltà gratuita e immotivata! Ciò non toglie, però, che tu sia stata bravissima a descrivere ogni singola emozione in gioco!

Venendo ai personaggi, devo ammettere di essermi per un attimo vergognato di aver pensato male di Alexandra: tu mettevi a nudo i suoi pensieri, il suo naturale disgusto a prendere in considerazione anche solo la remota possibilità di mettersi al servizio dei nazisti e della loro depravata ideologia - eppure, quasi contemporaneamente, le parole e le azioni della ragazza si rivelavano essere l'opposto dei suoi pensieri. Penso sia naturale, almeno ad un primo momento, pensare che Alex possa essersi comportata da vigliacca; penso venga spontaneo storcere il naso e accusare la ragazza di essere una traditrice, pronta a tradire i suoi ideali (e quindi se stessa in primis) pur di avere salva la vita. Subentrano però subito due considerazioni: in primo luogo, è subito messa davanti alla consapevolezza che, se non dovesse agire secondo le volontà di Thomas, le persone che ama morirebbero. In secondo luogo, in lei prevale del sano egoismo: lo definisco sano perchè immagino sia facile recriminare le azioni di una ragazza che si vende al nemico per avere salva la vita, ma è in casi come questi che penso sia giusto chiedersi: Io come avrei agito? Trovo lodevole il coraggio di quelle persone che, durante la guerra, hanno rischiato in prima persona la propria vita pur di dare rifugio a coloro che erano perseguitati dall'ideologia razziale tedesca, ma quanti avrebbero davvero avuto quel coraggio? Quante persone avrebbero rischiato di essere uccise pur di aiutare qualcuno che magari nemmeno conoscevano? Capisco che tutto suoni tremendamente squallido, eppure è così: non tutti possediamo una grande dose di coraggio - e immagino che tantissime persone avrebbero agito come Alexandra. Ecco perchè mi sono sentito quasi in colpa per averla inizialmente attaccata, nei miei pensieri: non tutti siamo eroi, ma nessuno può davvero sentirsi libero di giudicare una persona che si è comportata come la protagonista (perchè è facile parlare quando non ci si trova a fronteggiare delle reali situazioni del genere - chi avrebbe il coraggio di ammettere che avrebbe ignorato un ebreo pur di salvare la propria vita? Nessuno, probabilmente! Ma chi avrebbe poi davvero mantenuto fede alle proprie parole?). Mi è piaciuto anche tanto il delicato rapporto di Alexandra con l'atto del ricordare: se, inizialmente, era ovvio che ella inizialmente cercasse di dimenticare, per quanto possibile, tutte le tremende situazioni che ella ha vissuto e veduto durante la guerra, sono stato felice di leggere come proprio attraverso la memoria e il ricordo ella possa finalmente aver raggiunto una meritata serenità! Quel forte "Parigi non perdona", legato al fatto che ogni singolo elemento della sua città natale le potesse ricordare i sogni e le speranze distrutte dal tempo e dalla cattiveria umana (un'aria molto simile a quella che pervade i pensieri di Fantine in "I dreamed a dream" de I Miserabili), ha spinto Alex a dover letteralmente migrare altrove per trovare la propria pace, e sono contento che l'abbia ottenuta!

[Ero giovane e ferita quando le dissi che Parigi non perdona, ma vede… ero convinta di una cosa: la guerra non uccide solo i morti, le sue vittime erano i vivi, quelli che restavano. Ti ruba tutta la felicità e tutti i sogni di una vita, costringendoti ad arrenderti e crollare verso il basso.
Lei mi aveva detto che la cura migliore per me era ricordare… mi creda, non sa nemmeno quante volte io l’abbia maledetto per questo! Ero convinta che lei mirasse solo a farmi soffrire, così come quattro anni addietro mi fece soffrire molta gente. Ma come sempre, io mi sbagliavo e lei aveva ragione: la mia unica cura era ricordare, ricordare ciò che la vita mi aveva regalato anche nei momenti più bui. Perché, se sono riuscita a sopravvivere è anche grazie a molti di questi ricordi.
La guerra ti può togliere molto, ma non può rubarti ciò che è tuo di diritto: non può toglierti dalla mente il viso della persona che ami, non può farti dimenticare tutto l’amore che conservi dentro e che ti spinge ad andare avanti, anche quando tutto intorno sembra andare in pezzi]

Trovo questo passo conclusivo semplicemente sublime!

Quanto a Thomas, mi piace pensare che - sebbene indottrinato fino alla follia da quell'ideologia malsana e disumana, sebbene rude e crudele come un mostro - anche lui potesse avere ancora un briciolo di umanità, nascosta da qualche parte. Questo non cancellerebbe, a mio avviso, quanto da lui fatto e detto, ma lo renderebbe comunque un personaggio meno negativo. Non so dirti se Alexandra si è innamorata di lui sinceramente o solo perchè ha forse scorto questo barlume di coscienza, ma credo che l'eventuale morte di Thomas possa aver contribuito a chiudere una sorta di cerchio (un amore sicuramente "strano", nato e morto in seno all'esperienza della guerra) e a riabilitare un po' un personaggio in bilico fra la crudeltà e la latente, ma forse ancora presente, umanità.
Concludendo, trovo che sia DAVVERO, DAVVERO, DAVVERO una storia perfetta - sotto ogni singolo punto di vista!
Bravissima!!!!!
A presto!!

Matteo
(Recensione modificata il 20/07/2015 - 10:29 pm)

Recensore Master
16/07/15, ore 16:05

Ciao Relie!
Ho spulciato il tuo profilo in cerca di qualcosa di originale da leggere e sono incappata in questa storia. Subito non avevo intuito parlasse del post seconda guerra mondiale e un po' me ne pento.
Generalmente non mi piace quel periodo, per tutto quello che rappresenta, e trovo che chi ne scrive ne parli sempre senza conoscere davvero ben i fatti.
Per fortuna non è il tuo caso!
Hai tenuto la guerra marginale e hai fatto bene, parlarne poco senza entrare nei dettagli e soffermarsi su cosa provoca a livelli emotivo è molto meglio.
Hai dipinto una Alexandra molto realistica e anche Ruth e Thomas sono personaggi molto ben riusciti a mio parere.
Devo dire che il finale un po' mi ha fattos torcere il naso, avrei voluto che anche a distanza di anni scoprisse cos'è successo almeno a Thomas, dato che era un tedesco. Ruth no, quello lo posso capire...
Un'altra cosa che un po' mi ha confuso è stata il cambio di tempo a metà storia, forse hai esagerato un pochino con i salti temporali, io ne avrei almeno evitati un paio...
Però devo dire che mi è piaciuta davvero molto e anche il tuo modo di scrivere è stupendo! BRAVISSIMA, complimenti

Recensore Veterano
28/06/15, ore 19:14

Non riesco nemmeno a recensire perchè mi trovo immersa tra le lacrime. Giuro, che per poter scrivere, sono dovuta andare in bagna a sciaquarmi il viso per riprendermi.Che dire? Semplicemente fantastica, stupenda. Scritta veramente bene. Sin dal primo rigo, ho vissuto tutte le emozioni di Alex. Ho visto con i suoi occhi, sentito con le sue orecchie, assaggiato con la sua bocca e percepito con il suo corpo. Tutto in questa Os mi ha catturata. Quando si incontra qualcosa di così bello, non ci sono parole per esprimerlo perchè vorresti rimanere in silenzio ed assorbire il tutto. Questa os vale quando la lettura di un libro. C'è qualsiasi cosa si cerchi da una storia che ti rimanga dentro. L'amicizia con Ruth, l'amore con Thomas, ogni cosa si scalfisce nel tuo petto. Ha ragione quando dice che la morta colpisce anche chi rimane in vita, perchè si ci ritrova a fare i conti con il dolore ed il cambiamento che essa porta. Hai saputo gestire benissimo il passato ed il presente. Sul serio, potrei dire altre mille cose, ma l'unica che riesco a dire è BRAVA.
Ti faccio notare due errorini di battitura.

«Sarebbe pericoloso lasciale tale bellezza in balia del buio.» (lasciare)
«Ruth.» insistette la parigina, avvinandosi di qualche passo. (avvicinandosi)

Detto questo, spero di leggere presto qualcos'altro di tuo, perchè ragazza, mi hai catturata.
Alla prossima.
Arte

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