Recensioni per
Dies Irae (XIII secolo)
di Deliquium

Questa storia ha ottenuto 62 recensioni.
Positive : 62
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
26/04/16, ore 15:32

Complice una brutta infreddatura, mi rimetto in pari con la lettura di questa storia.
E, a costo di suonare ripetitiva, mi piace davvero tanto, ché riesco ad immergermi e a sentire e vedere quello che accade. Come se fossi assieme ad Athena e ai suoi attorno al tavolo della cena, con le perplessità dello Scorpione snocciolate come se quella che ha davanti non fosse Athena. Per amor di conversazione, parlando per assurdo. Eppure, Morten lo fa. Infischiandosene di tutto e tutti. E mantenendo quello scetticismo che colorererà, qualche secolo più avanti, Milo.

Jean mi stringe il cuore. Jean che ha visto l'atrocità delle Crociate, jean che ha capito come, cambiando l'ordine delle parole, c'è il rischio di ritrovarsi con la testa mozzata di netto ed appesa sulla prima picca disponibile. Ritorna il discorso della religione portatrice di guerra, quando dovrebbe essere il contrario. Un'anomalia, come anomalo è il sorgere di una religione monoteista in un tessuto fortemente politeista.
Applauso per l'entrata in scena di Helle König e del suo corteo. La sua aria strafottente, il codazzo di spiriti -anime? - che lo accompagnano... Stanno arrivando tutti. E l'ingresso del Cancro è da hola.

Magnus il Toro. La bestia sacra agli dei col vizio di praticare una tauromachia fuori tempo massimo... o di far parte di un Fight Club ante litteram!
Confesso che la sua chiamata è quella che mi ha colpito di più, a cominciare dal funzionario meschino pronto a cavillare su una data, ma non su un nome sbagliato (e quanto ho dovuto penare, io, alle prese con lo zelo degli impiegati delle poste che prima emettono un documento con un'apostrofo al posto di un accento, e poi fanno storie perché i cognomi non corrispondono...). Il classico soggetto forte col debole, ma debole col forte.
Fanno male, questi risvegli. Fanno male perché hanno il sapore dolceamaro della saccarina. I figli dell'Oro, dell'Argento e del Bronzo trovano la lor strada, una nuova consapevolezza, la tessera che completa il mosaico; ma quanto costa, ottenere quella tessera? La normalità della vita comune, verrebbe da dire. La vita di quelli che stanno loro accanto, si dovrebbe rispondere. Come se Athena volesse liberarli da ogni possibile legaccio che li ancora a questa realtà. A questa normalità.

Bellissimo. Ma anche terribile.

Un abbraccio!!

Recensore Master
26/04/16, ore 13:59

Balzo subito alle conclusioni. Di questo capitolo, infatti, la parte che ho apprezzato maggiormente è stata quella dell'incontro/scontro fra Morten (a-ha o no non importa) e Atena dai fulgidi occhi. Hai descritto benissimo, dal punto di vista dello Scorpione, lo smarrimento per il recupero progressivo della sua ehm... memoria corporale. Il Destino lo ha messo sulla stessa strada della sua Dea, che non si smentisce mai rimanendo immobile e impassibile mentre attorno a lei si svolge la scena. Che egocentrismo divino! Quasi alla pari con quello di Hades, che si consuma (anima e corpo) nella passione per Kora. Pandora cammina sul filo del rasoio, ma quanta invidia e gelosia strettamente umana c'è nel suo comportamento? Sarà pure uscita dalla fucina di un Dio, ma la sua ossessione per Hades sfiora l'incesto ed è molto più terrena di quanto lei stessa vorrebbe. 
Ottima anche la prima parte. Hai costruito un'ambientazione dark perfetta per fare da sfondo all'incontro fra il Corvo e la Lucertola. E sposo in pieno ogni frase spesa sul tema religioso. Molto intrigante, questa visione sincretica. Mi verrebbe quasi da pensare che il vero e unico nemico di tutti sia proprio il Dio cristiano, che insinua il suo credo in ogni angolo del continente spazzando via i credo preesistenti con la stessa capacità letale e impalpabile di un gas in trincea. Questa, almeno, è l'immagine che mi viene in mente leggendo la tua storia. Molto efficace.
A presto!
S.

Recensore Master
22/04/16, ore 14:14

Mia nonna buonanima diceva che chi ha tempo non deve aspettare tempo. La saggezza delle generazioni più anziane che snocciolano consigli a quelle pio giovani, hai presente? Ecco. Mia nonna me lo ripeteva in continuazione, tanto quanto mia madre, ché forse entrambe avevano capito quanto io fossi procrastinatrice. A livelli patologici, quasi.
Tutto questo per dirti che avevo letto questo capitolo a stretto giro di posta dalla sua pubblicazione, ma avevo deciso di fermarmi perché troppo stanca per mettere assieme due parole due di senso compiuto. Sono passati due mesi, alla faccia dell’attimino, ma sono qui. Sono qui a dirti che di questa storia adoro i dialoghi. Hanno una peculiarità, quella di essere veri. Li sento veri. Reali. Non artefatti. Si ha quasi la percezione di star ascoltando quelle parole, come quando si carpisce la conversazione di chi si trova alle nostre spalle – in trattoria, in coda allo sportello, sul tram – e si resta a sentire. Pure se sappiamo che no, non dovremmo spiare, no, non dovremmo ascoltare.

Capiamoci, una delle qualità che maggiormente apprezzo della tua penna è proprio il riuscire a catturarmi e a farmi sentire di essere parte della storia. Un’ombra silenziosa che tutto vede e tutto sa, a differenza dei personaggi, e che vorrebbe, quest’ombra, poter intervenire nelle vicende che narri, tanto si accalora ai fatti cui assiste. Ma in questa storia… in questa storia dai il meglio di te. Specie, a costo di suonare ripetitiva, nei dialoghi. Un dialogo che risulta essere una battuta stanca affossa una storia. Un dialogo che si regge da sé, invece, è tutta un’altra musica, e regala tridimensionalità ad un mondo che sembra quasi di poter toccare con mano. Salvo poi allungare le dita e sfiorare lo schermo del proprio portatile, ma questi sono dettagli, suvvia…

Ho adorato lo scambio di opinioni tra Roland e Brandon (“Non può piovere per sempre!”). Dovrei dire tra Roland, Brandon e i corvi, ma sorvoliamo. Grazie per le note. Avendo un caro amico wiccan, ho un’infarinatura di mitologia (religione?) celtica, ma, purtroppo, è sempre difficile comprendere qualcosa quando il tuo unico strumento di comprensione (o meglio: lo strumento più comodo da consultare) vede la questione con l’occhio del credente e non con quello clinico dello studioso. “Il mondo è mutato”, come diceva qualcuno. E trovo più che logiche le rivendicazioni di Brandon ed il suo desiderio che la loro Signora ristabilisca un equilibrio a favore del politeismo. Per chi segue l’antica religione, comunque si vogliano chiamare gli dei che la popolano, è più logico aderire ad un sistema simile al proprio, seppur diverso, piuttosto che seguire la dottrina dell’unico Dio (e anche qui, ci sarebbero pagine e pagine da scrivere circa la realtà monoteistica che assomiglia sin troppo a quella politeistica, almeno volendo considerare la moltitudine di santi e beati che la compone).

Pandora rischia. Pandora che forse è troppo umana, nonostante sia uscita adulta dalla fucina di un dio e non abbia conosciuto la nascita, la crescita e l’invecchiamento del proprio corpo. Una bambola, che tale resterà. Però è così umana, nel suo voler lottare contro un destino che sembra scritto, contro il volere di un dio. Al punto da stipulare alleanze che comprende solo in parte, e al punto di ritrovarsi palleggiata tra le dita fredde di Ade, nemmeno fosse un trastullo nelle mani di un bambino capriccioso.
Non riesco a capire se Kora ci faccia o ci sia. Nel primo caso, è deliziosamente abile nell’apparire solerte ed empatica, preoccupata di non far scattare inutili battibecchi e pericolosi malintesi nell’esercito del proprio marito. Se, invece, dovesse esserci, mi tremano i polsi: qualcosa mi dice che quando l’ondata arriverà, lei sarà tra i primi ad essere avvolta e portata via…

E Morten.
Cioè, Morten?
Inutile. IL rapace Scorpione, colui che tende agguati alle proprie, incaute vittime, avrà per me il viso belloccio di quell’altro Morten, quello canterino. Inutile dirti che ho visto in quel contratto che firma, una stipula di un contratto discografico fatto e finito. Ma forse sto degenerando, e mi ci vuole un bel caffè, forte. Ti unisci a me?

Recensore Master
05/04/16, ore 12:10

Ho gli occhi sbrilluccicosi e me ne serve ancora!!!!!!!
Anche se ho letto con un ritardo spaventosisimerrimo (voglio una connessione funzionante T_T)

È arrivato anche Hellequin *____*

E un toro confuso, povero *grabba*

Ancora AAA Aaaa AAAAA *si spegne*

Recensore Master
18/01/16, ore 16:38

Simonide ci ricorda che nemmeno gli dei combattono contro Ananké. Ed è verissimo: ci sono fatti ed eventi che sono fuori dalla portata degli dei e degli uomini. Perché questi eventi rappresentano l'imponderabile, la variabile impazzita che è quella che fa andare avanti il mondo. La necessità. Anankaié polemizein. Bisogna combattere. Questa è la vera natura dei guerrieri, questo il loro scopo, il motivo per cui essi esistono.

Chapeau per aver tirato fuori il menos dal dimenticatoio. Menos significa sì forza, ma differisce da bia per il semplicissimo motivo che menos, come dici tu, è qualcosa di concesso e non è un caso che anche la desinenza dei participi passati sia, appunto, menos. Come se fosse qualcosa che si subisce.

Ho trovato adorabile l'indispettirsi di Sophia alla vista di Lucien. Il quale, poveraccio, non fa nulla per rendersi antipatico. Se ne sta tranquillo, buono buono, accanto alla sua dea. E quanto mi è piaciuto ritrovare il legame litigarello che contraddistingue il Pegaso e l'Ofiuco dei giorni nostri! Lucien mi genera un moto di simpatia genuina, mentre Sophia mi fa tenerezza. Lei non ha capito - o forse ignora volutamente di capire - chi sia, in realtà, la donna che lei chiama madre. E che no, non condivide con la dea soltanto le cinque lettere del nome, ma qualcosa di ben più pericoloso. Mi ha fatto sorridere vedere Athena al telaio così brava da far arrivare dei clienti da fuori città (schiatta d'invidia, Aracne) e mi ha fatto tenerezza vederla scomoda sul triclinio. Che ci si appoggiasse sul braccio sinistro (solo gli uomini liberi) o sul destro (solo le donne), mi trovo a darle ragione. E se ci si deve confessare - una chiacchierata nel cuore della notte tra fratelli ci sta, anche se Ermes si è premurato di dirle che non prenderà posizione, stavolta - tanto vale farlo comodamente, e non come pappagalli sul trespolo.

Zoe. La civetta. Un animale che trovo adorabile e che tu rendi in maniera così umana da non riuscire a non amarla e così precisa da farmi supporre che tu abbia avuto modo di osservane una da vicino (o ti sia vista un paio di documentari sull'argomento). Ché poi le civette sanno essere ottimi animali da compagnia, sai? Mi chiedo se, per caso, nel dipingere Zoe tu non avessi in mente la civetta che accompagna Shura in Episode G - Assassin. Solo che nel manga succitato, si tratta di un essere più simile ad un Pokémon che ad una fiera civetta. Se, invece, ti sei rifatta alla tradizione classica, che vede nella civetta l'animale simbolo di Athena, sappi che sei in compagnia di Okada. Se ciò sia un male od un bene, però, non saprei dirtelo...

Emanuel. Dio con noi. L'uomo più vicino a Dio (giustamente, ce l'ha scritto nel nome) si risveglia. E frate Isaias ci lascia le penne. Mi stava simpatico, poveretto. Dì, non è che mi farai come Martin, che prima mi farai affezionare ai personaggi e poi me li farai crepare sistematicamente, ad uno ad uno?

Recensore Master
17/01/16, ore 12:21

Di questo capitolo ho apprezzato più di ogni altra cosa la figura di Atena. L'hai spogliata di tutte le deviazioni Kurumadiane, che l'hanno resa più simile alla principessa nella torre d'avorio che alla Dea, per riportarla alla sua essenza originale. L'Atena che fila, l'Atena che pensa e elabora strategie. E, presto, l'Atena promachos. Perché i venti di guerra cominciano a spirare e le armate si muovono nell'ombra. C'è un senso generale di mistero e solennità in questa tua long fic che mi piace tantissimo. Ha il sapore dell'epos e del mito. Un registro molto più elevato e ricco di significato rispetto all'originale, che in certi aspetti scadeva nella banalizzazione e nell'appiattimento. Quella che descrivi tu è l'Eterna Lotta.
Sottoscrivo tutte le frasi pronunciate dal saggio Hermes. Come sai anche nel mio universo gli uomini sono balocchi nelle mani di Dei capricciosi e volubili come bambini.
Emmanuel = Capricorno, vero? <3
Un ottimo capitolo, anche nella descrizione dello straniamento di Sophia nell'apprendere che Atena è proprio Atena, e non sua madre. C'è qualcosa di Seiya in lei. Si sente.
E questa faccenda dell'Ofiuco... Beh, sai che sono d'accordo sull'upgrade a prescindere.
Un abbraccio!
S.

Recensore Master
15/01/16, ore 12:00

Ok devo ancora capire se mi stia prendendo meglio la storia di per sé, i personaggi, tirare ad indovinare chi sia chi quando non detto espressamente (sono un pelo tonta, mica per altro XD) o ... beh, non lo so, semplicemente non riesco a smettere di leggere XD Quindi beh ecco, aggiorna in fretta? Che commentone pregno, cielo XD
*____*

Recensore Master
22/12/15, ore 11:21

Si aggiungono altri tasselli alla storia. Roland (un nome un perché) parte alla volta di Atene maledetto dalla madre. Per buona parte del flashback ho pensato che si trattasse del Cancro, e questo perché a Samain vedeva le anime dei morti. Mi hai gabbato ancora. Lucertola. Interessante. E mi piace sempre di più questa commistione fra paganesimo, tradizioni celtiche e cristianesimo.  
Xuan (altro nome altro perché) mi intriga molto, così come la sua compagna di viaggio. Anche se la costellazione dei Cani da Caccia viene inventata solo nel seicento e giù di lì.
Intanto Pandora e Morrigan tessono le loro trame. Onore alla dea guerriera, che pregusta la guerra e lascia ad Atena il tempo di serrare le fila del suo esercito perché lo scontro sia epico. Ora mi resta solo un dubbio: Bruges. Mmmm proprio non capisco. Aspetto che tu mi sveli il segreto.

Recensore Master
19/12/15, ore 16:37

Uh ma che bellezza! In questo inverno di attesa le energie scorrono sotto la terra gelata e preparano l'esplosione di vita della primavera. Fuor di metafora, qui si stanno risvegliando i protagonisti più che le energie della terra. Come sai sono grande sostenitirice della teoria della metempsicosi e quindi approvo su tutta la linea la tua proposta di reincarnazione dei predestinati di epoca in epoca. Il fatto che siano sempre loro a rinascere sé stessi è un po' una condanna un po' un elemento di grande epicità. Gli eroi sono merce rara. Le loro anime sono preziose. Per questo ritornano. Ma tu non ti limiti alla metempsicosi. Ci aggiungi pure questa idea (vagamente orientale e molto suggestiva) che le anime ritornino uguali a sé stesse ma diverse, per esempio nel sesso. Intrigante, specialmente per la forma che dai a questo concetto quando narri il risveglio dell'Ofiuco in Lucien. Avendo notato l'interessante ribaltamento di sesso sia del Pegaso che dell'Ofiuco, qualcosa mi dice che questi due interagiranno parecchio nel seguito della storia. E tu sai bene come questo, al pari della metempsicosi, sia un tema a me particolarmente congeniale.
Il Cigno è sempre lui, con tanto di mamma alla quale viene strappato in tenera età senza troppe cerimonie. Quando si dice che la storia si ripete... Invece sul monaco irlandese ho due ipotesi. La prima, che si tratti della Vergine. La seconda (che mi intriga di più) è che si tratti del Capricorno. Questo per via del fervore religioso quasi intransigente che ho sempre letto fra le righe del comportamento di Shura/El Cid. E pure per il parallelo Excalibur/Galvano, che rimanda il mito della spada alla terra dei celti. Ma lasciamo stare.
Bellissimo il fratacchione irlandese, che sarà pure un servitore di Dio ma sotto sotto.... Il sangue non è acqua, e nelle sue vene scorre sangue celtico, non semita. Approo il suo discorso su tutta la linea. La penso come lui da quando ho l'età della ragione.
Ottimo lavoro, ma è inutile che te lo dica ogni volta!
Un abbraccio
S.

Recensore Master
15/12/15, ore 13:21

Hn.
Hel un corno.
Mi ha tratto in inganno quel corvo e quel suo corpo scheletrico (mi hanno tratto in inganno, dovrei dire), ma a pensarci bene avrei dovuto mettere tutti i pezzi nella giusta prospettiva. Uno e trino come il trifoglio, come la Dea. Babd e Morrigan. Il corvo. La nutrice. Morgana.
E allora avevo letto bene Roland, vedendovi in lui una summa della cavalleria medievale.
Il primo, quel Roland da cui prende il nome, ed il secondo, quel Percival cresciuto dalla madre al riparo dalla cavalleria che già le aveva rubato un marito e due figli. Una madre che muore di dolore nel vedere il figlio intraprendere il suo destino. Credevo sarebbe stato il Figlio del Capricorno, sai? E invece mi hai piacevolmente sorpreso mostrandomi la Lucertola. C'è spazio per tutti in questa storia, specie per quelli che nella serie classica appaiono giusto per fare colore. Come i Cani da Caccia e il Centauro (un minuto di silenzio per Babel, grazie).
Non riesco a farmi stare simpatico il Figlio della Bilancia, mi spiace. Non il tuo, sia chiaro; ma proprio la Bilancia in quanto tale. È più forte di me, non so che farci, davvero, perché la storia del tuo condottiero di uomini (e donne) m'intriga parecchio. Se solo non ci fossero le stelle della Bilancia di mezzo...

Recensore Master
15/12/15, ore 12:57

Grazie per avermi fatto riprendere il fiato!

Un capitolo di passaggio, questo, dove assistiamo a due rinascite e mezzo. Approvato il Cigno, e per il nome e per la scelta di aver tolto quell'armatura fancazzista dal suo pisolino tra i ghiacci.
Approvato Luciano/Lucien. Approvato TUTTO il paragrafo sull'Ofiuco, parola per parola, virgole comprese.
Approvato il paragrafo su frate Elias/Emanuel e il suo flusso di coscienza così reale e tangibile da darti l'idea di essere nella sua testa, di vedere quei pensieri, quelle parole, materializzarsi daventi ai tuoi stessi occhi.
E fratel Isaias conserva in sé uguale pragmaticità e buonsenso. Sposo in pieno la sua visione delle cose del mondo: l'uomo ha creato il divino per dare un senso a quelle cose che gli parevano senza senso. E proprio per questo, continuerà a creare nuove e differenti divinità. Perché i bisogni dell'uomo snon gli stessi, qualunque sia la latitudine di partenza. Solo, vanno declinati, attualizzati, localizzati. Perché le necessità pratiche di un eschimese sono diversissime da quelle di un mediterraneo o di un aborigeno australiano, no?
Sì, gli uomini sono morti per molto, molto meno. Ma frate Isaias non sembra essere solo un saggio fratacchione irlandese (dove il sostrato celtico è rimasto forte e vivo, perché radici profonde non gelano). Vedremo!

Ho solo un dubbio.
Imbolc è il 2 di Febbraio (Candelora, anyone?). Hai scelto di cominciare con questa data perché rappresenta l'inizio della primavera e quindi la fioritura, in senso letterale e non?

Quanto all'occhio, che torna anche in questo capitolo, segui la credenza che le Moire condividessero un occhio ciascuna, come le Norne?
Sì, sono fissata. Se si deve andare a Nord, che Nord sia!

Recensore Master
15/12/15, ore 12:35

Che botta.
Ragazza mia, che botta.
Ho la pelle d'oca. Sulla schiena, sulle braccia, nello stomaco. E credimi, quest'ultima non è un0esagerazione. Esiste davvero ed è difficile da tirare fuori. Non per te, che afferri il mio stomaco con grazia e lo calpesti senza smettere di sorridere.
Porca miseria.

La bellezza di queste tre parti è un crescendo di lotta e furore.
Dalla normalità di Sophia, Cloe e Athena - che può essere madre, come lo è stata per Odisseo - dal contrattare il prezzo della frutta al mercato (e quanto ci ho rivisto mia nonna, in Athena, e me col carrello stracarico di roba, in Cloe) e di una cena con delle storie che sembrano innocue, ma non lo sono, si passa a Pandora. Alla sua gelosia, alla sua ossessione per Ade che non la molla. Lui è suo, in una maniera che lui non comprende, stretto in un vincolo più forte di quello che le cosce di Persefone potranno mai avere. Ma la gelosia fa fare dei passi falsi, perché la gelosia spegne il cervello. Ed ecco che Hel, che dei sentimenti umani ha saputo farne a meno tanto, tanto tempo fa, coglie l'occasione. La mela, se mi concedi la metafora.
E adesso sono dolori.
Grossi.
Perché la testa di Persefone cadrà, con tanto di corona di fiori. Ma anche quella di Pandora. Solo, più lentamente, come l'uomo appeso alla ruota.

Approvo la scelta stilistica delle Stirpi e dei Figli. Basta anglicismi. Che si torni ad un registro più consono, più in linea con la materia che si tratta.
E Jean l'Eretico sarà anche il primo dei Figli dell'Oro a risvegliarsi, ma a me ricorda tanto un cucciolo spaurito in quel massacro che è stato Béziers. Un cucciolo di Leone che tenta di sopravvivere ai predatori più grossi di lui.
Arnaud Amaury aveva ragione, purtroppo: un dio riconosce sempre i suoi. Ma la domanda, a questo punto, è: riconoscerà Jean il dio a cui appartiene?

Recensore Master
14/12/15, ore 12:16
Cap. 1:

Mi inviti a nozze.
Dico davvero.
Di tutte le tue storie che mi sono appuntata di leggere (per non perderle per strada), questa mi intrigava già dal titolo. Dies Irae. Immaginati un grosso gatto grassoccio che si lecca i baffi.
Ma quando ho letto... quando ho letto sono saltata sulla sedia!
E ho gridato "Sì!!!".
Perché ci ho visto moltissimo del mio pensiero. Perché gli dei del politeismo sono spariti, ad un certo punto? Per colpa dell'Unico Dio, che ha innalzato mille piannacoli e croci e campanili con cui convogliare la fede degli uomini. messa così, i mortali sono poco più che ratti dentro ad una ruota che aziona una dinamo. Ma alla fine, non siamo questo, per le divinità?
Tornando in argomento, ho amato moltissimo le descrizioni e il ritrovarsi sperduta e spossata di Athena in un mondo che conosce, sì, ma che in un certo senso è diverso da quello che era abituata a calpestare.
Approvo la scelta di dare a Pegaso il cromosoma X, una volta tanto. Hai detto bene: la triade di note da te scelte ti conferisce massima libertà. Fanne buon uso!

Recensore Master
13/12/15, ore 11:49

Questo primo capitolo riconferma la tua grande abilità nel mescolare sapientemente fonti diverse per creare una storia coerente e originale. Mi piace la tua versione di Atena, che tratta al mercato come una comune massaia e intanto prepara la giovane Sofia a prendere in mano il suo destino di Saint.
Finalmente qualcuno si degna di ricordare che Hades aveva una moglie. E che tira più un pelo di... che un carro di buoi. Del resto gli dei non sono altro che uomini, per quanto immortali. Inclinazioni e difetti tipici della nostra razza affliggono pure loro. Non mi stupisce che Hades si perda fra le cosce della sua sposa anziché dar retta ai vaneggiamenti intrisi di astio e perversione incestuosa della sorella Pandora. Non essendo esperta di mitologia celtica non ho capito quale sia la divinità alla quale Pandora si rivolge per scuotere il fratello dal torpore. Morrigan? O Hel? Perdona l'ignoranza.
Un'altra cosa che ho apprezzato tantissimo è la tua idea di calare la vicenda narrata nel contesto storico del tempo. L'assedio di Béziers, come la crociata albigese e la distruzione di Montségur, sono fatti terribili che forniscono un macabro ma ideale palcoscenico alla Guerra Sacra. Perlomeno come la intendo io (insieme a pochi altri autori come te e KillerKing), cioè è intrisa di violenza e ambiguità. Il Dio della Croce sta spazzando via tutti. Ma il bene e il male si confondono nelle azioni dei suoi seguaci. Jean l'eretico... è forse l'Acquario?
(Recensione modificata il 13/12/2015 - 11:53 am)

Recensore Master
12/12/15, ore 17:25
Cap. 1:

Eccomi anche qui, Engel. Questo prologo mi è piaciuto moltissimo. La rinascita di Atena, così travagliata e dolorosa, è molto drammatica e affascinante. Per una volta si invertono i ruoli e non saranno i cavalieri a dover accudire e crescere la reincarnazione della Dea rinvenuta in fasce ai piedi della statua, ma sarà la Dea a crescere uno di loro. Un po' come in Omega, ma stavolta si tratta di una bambina. La scelta del nome è emblematica e, conoscendo la tua attenzione per i dettagli, certamente non casuale. Sophia, la conoscenza. E la civetta, simbolo di saggezza. Ma, per ora, Atena è spaventata e ben poco razionale. Ha appena appreso di una guerra sacra dall'esito nefasto per lei, che (hurrà!) per una volta le ha fatto assaggiare l'oblio di una giara sigillata.
Ho trovato suggestivo il richiamo alla civiltà romana che domina il mondo sotto l'egida di Ares. E bellissimo il rimando al declino della stessa per mano di un Dio semita. Una sorta di guerra sacra combattuta attraverso la conversione delle masse anziché con le armi. Immagine potente e molto evocativa. Che dire, sei sempre straordinaria. Ormai non torvo più le parole per lodare la tua bravura. Mi inchino e basta.
Un abbraccio
S.