In pariiii!
Ok, bando a tutte le questioni di ritardo… Questa storia già mi manca, Kan....!
E’ assurdo, lo so, soprattutto ora che stanno arrivando altre storie, ma è così!
L’ho aspettata tanto, e l’ho amata dal primo all’ultimo capitolo.
E’ meravigliosa, particolarissima e piena di scene e di dettagli che ho veramente adorato, sul serio!
Passando subito a questo ultimo capitolo: stavolta i passi del libro che completano il capitolo non mi hanno fatto lo stesso effetto del primo capitolo, anzi, mi è piaciuto come hai cucito il tutto: la parte più curioserrima di me avrebbe voluto vedere raccontato tutto, magari dai punti di vista più impensabili, ma davvero, il risultato mi è piaciuto molto!
Irisse ritira fuori subito la sua praticità, e visto che anche il suo Lomion è più che pronto a partire, la decisione è già presa.
Mi ha fatta sorridere il modo in cui prepara “armi e bagagli” stando attenta anche a chi è meglio informare dei servi di Eol per non far infuriare il marito e per dare l’impressione che la gita in programma sia la cosa più normale e innocente del mondo: Irisse conosce Eol, sa quanto è eccessivo su certe cose, e si vede che le sta pensando tutte per non fargli apparire quel suo viaggio così terribile, forse sperando che questo sistemi le cose e cancelli ogni dubbio, sia di Eol che suo, o forse anche con la speranza che, se questa volta andrà tutto bene, potranno ripartire ancora, in futuro….
Eppure ho la sensazione che Maeglin già da subito pensasse di non ritornare mai più, e penso che questa idea abbia iniziato a farsi strada piano piano anche in Irisse, ancora prima che lei stessa ne fosse consapevole.
Forse è banale come idea, ma a darmi questa sensazione è stato anche vederla avvertire proprio Lainedhel e Naureth: certo, sono i primi a cui Eol chiederà di sua moglie e di suo figlio e quindi sono i primi che devono sapere, ma sono anche i due a cui Irisse si è affezionata di più, da quello che hointuito leggendo.
Il fatto che i primi che Lomion e Irisse incontrano uscendo da Nan Elmoth siano i guerrieri di Tyelko mi ha fatta sorridere: so che era inevitabile, dato che quello è il territorio di Tyelko e Curvo, ma ho immaginato la soddisfazione e la gioia infinita di Irisse nel trovarsi accolta proprio dai soldati del suo cugino preferito, ho proprio visto l’espressione di Aredhel XD!
Il momento in cui Irisse si getta tra le braccia di Turko mi ha quasi commossa, sul serio: il modo in cui quei due si abbracciano e si prendono in giro mi è piaciuto tantissimo, sono infinitamente loro:
Sempre dispettosi, esuberanti ma anche tanto affettuosi, (quando e con chi gli va, ovviamente).
Ho adorato come hai descritto Tyelko e il modo in cui si comporta, e anche come hai descritto la sua gente, la stessa gente con cui Irisse ha passato i mesi trascorsi nello Imlad ad aspettare che tornassero a casa i cugini.
Ho sempre avuto la sensazione che questi elfi non apprezzassero la compagnia di Irisse per semplice cortesia, ma che proprio molti di loro la conoscessero dai tempi di Aman, e che fossero sinceramente contenti di averla con loro, e in questo passaggio li ho sentiti proprio così!
Questa accoglienza poi serviva proprio a Irisse, perché già i dubbi sulla possibile reazione di Eol la stanno tormentando, uniti a quella conversazione che le si è impressa a fuoco nella mente e che non se ne va, ma ritorna a galla appena lei abbassa la guardia.
A prima vista forse le parole di Eol potevano essere sopportate come uno sfogo, ma Irisse lo conosce bene, in un modo in cui non l’ha mai conosciuto nessun’altro, e lei sente che quello non era uno sfogo, ma la verità su ciò che ha sempre pensato di lei suo marito, il marito che lei ha accettato e amato e con cui credeva di aver costruito realmente qualcosa.
E ora rischia di rimanerle solo l’amarezza e i ricordi più brutti… Difronte a questo, il desiderio di rivedere la sua famiglia e di schiarirsi un po’ le idee viaggiando mi sembra più che normale, e più che in linea col il personaggio di Irisse, che non è il tipo da rimanere ferma in un posto a rimuginare, se qualcosa la turba.
Maeglin rimane sempre la solita incognita: si vede che è contento e stracurioso di ciò che lo circonda, ma ha sempre quel suo modo strano e ambiguo di dimostrarlo e quel perenne e stranissimo atteggiamento criptico che non riuscirò mai a capire, nemmeno se mi impegno.
La diffidenza dei soldati di Turko nei confronti di Maeglin un po’ me l’aspettavo, chissà quante voci e quante idee si sono diffuse su Eol, ma la maniera rigida e sospettosa con cui lo ha accolto Turko è stata un brutto colpo anche per me, e mi è dispiaciuto per Irisse: questa prima delusione proprio non le ci voleva.
Ed ecco che torna Eol: di nuovo di buon umore come ogni volta che torna dai suoi viaggi, e di nuovo con quelle riflessioni che mi hanno fatto dire, e che me lo fanno dire ancora, che Eol non era pronto per metter su famiglia.
Certo, è bello vedere quanto era pronto a insegnare i segreti del Galvorn a Maeglin, tanto da essere pronto a cominciare anche subito, ma, ancora, il motivo per cui lo fa è Irisse, e la gioia di lei nel sapere che lui sta insegnando qualcosa al loro figlio.
E il pensiero delle passeggiate non è stato che il colpo di grazia: il primo pensiero di Eol è Iritta, e Maeglin sembra quasi un figlio capitato lì per caso, un trovatello che Irisse ha voluto tenere e che Eol si sta sforzando di amare per lei, perché per lui è e resterà sempre un estraneo, uno sconosciuto, un’intruso.
Difronte a questo, forse non mi dovrei stupire ne del gesto drasticissimo di Maeglin, che si è impegnato per fare il peggior dispetto possibile a suo padre, per “salutarlo” con tutto il disprezzo possibile: Maeglin ha sentito, per tutti quegli ottanta anni, la diffidenza del padre e quanto lo considerasse un intruso, un ostacolo tra lui e Irisse, e ora la misura è colma, a quanto pare.
Non ho capito se ha scelto di tenere i bracciali per vanto, per curiosità verso il Galvorn e quindi per il desiderio di avere con sé qualcosa di quel metallo, o per qualche motivazione più contorta, magari legata a suo padre, ma di sicuro l’armatura completa gettata senza pietà nel fuoco e il furto di Anguirel sono messaggi chiarissimi e, appunto, spietati.
E la reazione di Eol è inevitabile: ha sempre sospettato suo figlio di aver ereditato troppo dalla famiglia di sua madre, e vedersi disprezzato così, sapere suo figlio in fuga con la sua Iritta, pronto ad allearsi con i Golodhrim e a raccontare loro tutto ciò che lui gli ha insegnato, è per Eol un sospetto che si fa certezza, e in qualche modo un incubo che diventa realtà: suo figlio è un traditore, è un golodh.
Eppure ho ancora la sensazione che qualcosa mi sfugga….
La comparsa a questo punto del POV di Curvo è stata una sorpresa…
Devo premettere che leggere uno di seguito all’altro prima il POV di Eol e poi quello di Atarinke per me è stato un po’ un colpo: insomma, i due elfi che detesto di più vicini è troppo per me!
Fatta questa premessa, hai reso Curvo in una maniera perfetta, Kan, davvero: è lui, come lo sono Tyelko e Irisse!
Sempre sprezzante, ma anche freddo, pronto prima a meditare su ciò che sta succedendo, mentre la vendetta cresce.
Curvo conosce Irisse, e per quanto lo riguarda il fatto che Irisse si sia sposata, e che per di più abbia scelto un avar è una cosa impossibile, inconcepibile.
Fa star male sentire queste parole e intanto pensare a ciò che Eol ha detto su Irisse e al male che questo le ha fatto, ma è anche strano vedere quanto Curvo si sia sbagliato su sua cugina.
Irisse ha sposato Eol seguendo la propria indole, e permettendo alle usanze più antiche della sua gente di influenzarla. Sono caratteristiche di lei che Curvo dovrebbe conoscere, e che invece non conosce e a cui nemmeno pensa!
E dire che Curvo ha passato la sua infanzia e la sua giovinezza assieme a quelli che probabilmente sono i due nipoti più “istintivi” di Finwe, ovvero Turko e Irisse: è mai possibile che abbia davvero capito così poco, e che ancora così tante cose non le riesca a percepire?
E’ vero che Curvo ha un carattere particolare tutto suo, però….
Di sicuro già medita il disprezzo e il desiderio di vendetta che emergono nelle frasi che rivolgerà a Eol, e il modo in cui hai collegato il flusso di pensieri a quel dialogo è meraviglioso, Kan, veramente!
Curvo non può che disprezzare Eol, che ai suoi occhi vive troppo nascosto, e in modo troppo circospetto e strano per essere una persona degna di onore, e la terribile morte di cui sono vittime tutti i suoi soldati che entrano nella foresta non può che essere una conferma, dato che, non conoscendo le pessime abitudini di Nan Elmoth, la colpa per i noldor non può che essere di Eol, l’unico abitante di quella foresta.
Però, Curvo, perché ti fai tanti scrupoli solo quando non devi? Non ha remore nel usurpare Nargothrond e nel compiere fratricidi, proprio adesso doveva fare lo scrupoloso?
Avrebbe fatto un favore a tutti, per una volta!
Va bene, la pianto.
E veniamo a qualcosa che ho sempre immaginato e che mi ha fatto davvero piacere leggere, ovvero Turno che si coccola Maeglin!
Continuerò a sostenerlo: Turno voleva altri figli!
Insomma, guarda quanto si coccola tutti i giovani che gli passano per le mani…!
E ora si ritrova davanti il figlio della sua sorellina, come fa a trattenersi dal coccolarselo per settimane?
Vederlo così allegro mentre parla con Lomion e gli racconta dei suoi Glingal e Belthil, della città, del mercato e di chissà quante altre cose mi ha fatta sorridere: per un momento ho dimenticato come andrà a finire tutto questo, e mi sono goduta questa scena, perché è dolcissima, non ci si può far niente!
Sentire la mia supposizione espressa in parole da Itarille mi ha colpita tantissimo: a pensarci, è possibilissimo che Itarille, durante tutti gli anni della prima era, vedendo come suo padre accoglie e coccola prima Maeglin, poi Hurin e Huor, poi Tuor, si sia chiesta se suo padre, e forse anche sua madre, non avessero voluto altri figli… E’ veramente particolare sentire questa riflessione proprio da Itarille!
Ed è fantastica la scena che hai accennato di Turno che porta Itarille a giocare nella grande piazza di Tirion e si mette a giocare anche lui con tutti i bimbi, mamma mia che immagine dolcissima!
Molto molto bello il dialogo tra Irisse e Itarille, una conversazione che forse entrambe non speravano più di fare, ma che era necessaria per entrambe.
Se c’era una persona che poteva fare quella domanda a Irisse quella era Itarille.
E la risposta di Irisse è esattamente il tipo di risposta che mi aspetterei da lei: semplice, diretta, eppure, dietro la superficie, anche sfuggente.
E’ stata libera, perché lei ama la libertà e quella che ha fatto è stata una scelta fatta in totale libertà e per vivere in un contesto più libero, tra elfi che non hanno mai accettato il dominio di nessuno. Ed è stata felice, perché l’amore tra lei ed Eol c’è stato, c’è stata l’amicizia di Naureth e degli altri, c’è stata la sfida vinta con Nan Elmoth, e soprattutto è nato Maeglin, questo figlio che Irisse adora in maniera totale, più di quanto lei stessa non si renda conto.
Eppure, la frase è al passato. “È stata”. La situazione è già mutata, c’è stato già quel dettaglio che ha cambiato tutto per sempre, e nulla potrà mai tornare com’era prima, anche se una parte di Irisse ancora ci spera, con una tenacia che penso venga dal fatto che Eol è sempre il padre di suo figlio, e lei non riuscirà mai a fare finta che non conti più nulla per lei, nonostante il male che le ha fatto con quella frase…
Ho adorato il fatto che tu abbia deciso di raccontare gli ultimi momenti di Irisse dal punto di vista di Itarille: offre un punto di vista diverso e totalmente inaspettato della situazione.
Prima di tutto, Itarille ha sempre vissuto con l’episodio della morte di sua madre impresso nella memoria, ma, in realtà, non ha mai veramente visto ciò che è accaduto.
Sua zia, suo nonno, tutti hanno voluto proteggerla, pensando che tutto ciò che aveva dovuto passare fosse già troppo per una bambina.
E per quanto Itarille sappia che lo hanno fatto in buona fede, in qualche modo lo sente come… Un momento rubato, un’esperienza di cui è stata privata. E ora ce l’ha davanti, l’ha praticamente cercata: Per evitarla a suo padre, si, ma anche per sé stessa, per poter capire sua zia, per poter vivere quel momento, dato che ormai era troppo tardi per sperare che venisse rimandato o annullato per sempre.
Strazianti i ricordi di Irisse che tenta, con Itarille, di convincere Turno a far grazia a Eol, come entrambe portino avanti motivazioni giuste, ma che Turgon, a causa del suo carattere e delle sue esperienze, fatica a capire, e che rifiuterà del tutto dopo la morte di Irisse.
Quello per lui è già altro sangue, altra sofferenza che lui non ha potuto fermare, e questo va punito, va cancellato.
Mi chiedo intanto cosa si siano detti Maeglin e Irisse… Forse semplicemente addio, o forse lei ha provato a spiegargli cose che Maeglin avrebbe dovuto ascoltare, o di cui dovrà fare tesoro.
Di sicuro la reazione di Maeglin alla morte della madre è strana: conosceva le motivazioni che hanno spinto Irisse a portarlo a Gondolin, e sapeva anche che sarebbe voluta tornare, o comunque, ora che E’ arrivato anche Eol, non lo voleva morto.
Quindi perché considerarla veramente libera solo una volta morta? Quale si è convinto che fosse il rapporto tra i suoi genitori? O è stato qualcosa che gli ha detto sua madre?
A peggiorare il tutto c’è ciò che dice Maeglin alla cugina alla fine: sembra quasi convinto che sua madre sarebbe stata felice di vedere Eol gettato nel Carakdur, cosa di cui dubito…
Di sicuro qualcosa è maturato nella mente di Maeglin, ma è difficile, forse impossibile, capire che cosa.
Il tentativo di Itarille di convincere Eol a pentirsi e a cercare di ottenere la grazia mi ha colpita: non avrei mai immaginato di vederla scendere nella sua cella e parlare con lui, ma l’ipotesi è interessante, e la scena mi è piaciuta tantissimo!
E’ stato interessante vedere Itarille dagli occhi di Eol, ed è stato interessante sentire i pensieri di lui: come sempre, a morire doveva essere Maeglin, a pagare doveva essere sempre e solo lui.
Eol non voleva la morte di Irisse, e il modo in cui subisce il dolore della sua perdita lo dimostra.
Ma ora che Irisse non c’è più e che Maeglin ha vinto, Eol si rifiuta di cedere l’ultima cosa che gli è rimasta, ovvero la libertà di scegliere che cosa fare e di pagarne le conseguenze, se necessario.
Non voleva morire, ma se era il prezzo da pagare per non essere costretto a subire l’autorità di un altro, allora pagherà la sua scelta.
Non sono sicura che Maeglin volesse veramente separare i suoi genitori con la morte: forse ha pensato che fosse una buona soluzione quando ha realizzato che suo padre sarebbe stato condannato a morte a causa di ciò che aveva fatto, ma non penso che ci sperasse anche prima...
La scena finale è di una semplicità e di una vividezza tale da mostrare tutta l’amarezza del momento: Itarille che non avrebbe mai voluto vedere quella morte, Eol fiero di pagare il prezzo della sua libertà e Turgon convinto di aver fatto la cosa giusta, vendicando sua sorella e occupandosi di suo nipote rimasto orfano.
Il contrasto tra l’orrore di Itarille e Turukano che porta via Maeglin è stato… una scena appunto semplice, ma tremenda, come se fosse già iniziata la caduta di Gondolin, in qualche modo.
Oltre al fatto che vedere descritta nel dettaglio l’esecuzione di Eol è stato terribile: sarò io, ma mi ha messo veramente i brividi vedere quelle guardie buttare giù Eol!
Lo sguardo già pieno di ossessione di Maeglin rivolto a Itarille è stato il colpo digrazia: lui ancora forse nemmeno se ne rende conto, la sua è ancora solo sconfinata ammirazione che sta per diventare amore, ma Itarille se n’è accorta eccome, e questo per lei è solo l’ennesimo brutto strascico di ciò che è successo ha sua zia.
Non solo Irisse forse non era felice con lei e con Turno, tanto da voler fuggire, ma, quando alla fine è tornata, ha affermato di essere stata felice nonostante avesse alle calcagna un figlio come Maeglin e un marito che l’ha uccisa.
Con delle premesse come queste è facile capire lo sconforto e la confusione di Itarille… Soprattutto perché i suoi interrogativi ora non potranno mai più avere una risposta.
Meraviglioso, Kan, veramente meraviglioso: il modo in cui hai unito il tuo testo ai frammenti del capitolo del Silmarillion, i punti di vista, le riflessioni una più bella e interessante dell’altra, tutto!
Davvero un lavoro perfetto sotto tutti i punti di vista, dai personaggi, caratterizzati tutti, dal primo all’ultimo, in maniera eccezionale, alle scene, tutte stupende e interessantissime, anche quelle più quotidiane e in apparenza meno importanti.
Complimenti, complimenti veramente!
Un abbraccio!
Tyelemmaiwe |