Prima classificata
Sunday morning
di JulyChan
Grammatica: 9.35/10
Grammaticalmente, si tratta di piccole sviste, che nell’insieme di un testo così lungo sono condonabili. A parte due sviste e due virgole di troppo tra due coordinate, l’unico errore grave è una concordanza che poco mi convince, proprio nel finale della storia. Ho cercato parecchio, perché dirti che mi suona male non è abbastanza, e non ho trovato casi che avvalorino l’uso che fai dei tempi verbali all’interno della proposizione temporale.
Va vediamo gli errori di seguito:
aprì la mano, e fissò la lama del coltello intrisa del suo stesso sangue, → -0.2 (L’uso della virgola tra due coordinate, o meglio prima della congiunzione “e”, sono ammesse solo se la seconda è conseguenza o un commento della principale – faceva caldo, e si tolse la camicia – se c’è un cambio di contenuto o forma (diverso soggetto o diverso tempo verbale) – luca aveva con sé una mela, ed era rossa – o in presenza di una figura retorica, come il polisindeto. In questo caso hai stesso tempo verbale e stesso soggetto, e io consiglio di toglierla.)
gli ingrediente necessari → -0.1(ingredienti)
lo superò per uscire allo stanzino → -0.1 (dallo stanzino; conoscendoti, so che è un refuso piuttosto che un errore sintattico.)
Solo quando ebbe sentito gli ultimi sibili affievolirsi e la porta dell’aula sbattere minacciosa alle sue spalle, Hermione aveva rialzato lo sguardo dai suoi capelli. → -0.25 (Qui arriva la nota dolente, perché mi ha messo in difficoltà. Mi stona non poco questa frase, ma questa non è una motivazione che regge da sola. Che io sappia, le preposizione temporali che esprimono contemporaneità e che vengono introdotte da “quando” e hanno i verbi all’indicativo, devono essere coordinati; ovvero, se usi il trapassato prossimo nella principale, lo devi usare anche per la subordinata)
Stile: 8/10
Lo stile, in questa storia, è elegante, ordinato, ma mi è sembrato anche monocorde, a tratti un po’ ridondante, e non per il lessico, ma per la struttura che hai dato alle frasi. Leggendo, ho avuto l’impressione che la struttura non variasse, che ogni punto cruciale venisse espresso da frasi temporali introdotte da “quando” e “mentre” o sinonimi. I periodi, di conseguenza, hanno sempre lo stesso ritmo, anche laddove il testo aveva bisogno di “respirare” di più – mi riferisco ai momenti di svolta: quando entra Hermione, quando Draco la vede, quando Hermione si concentra sui capelli… è tutto un quando. Hai adoperato molto le subordinate, i periodi lunghi e ingarbugliati, con gerundi e inversioni dei sintagmi, e questo ha reso la lettura ordinata, sì, ma pesante in alcuni punti.
Anche la punteggiatura, soprattutto la virgola, a tratti mi ha poco convinto: ha reso alcuni passaggi spezzati, ricchi di pause.
Era stato un sussurro e, forse, la sua era stata più una risposta per non ammettere la sconfitta, piuttosto che per ferirlo, ma tanto era bastato per farlo trasalire e fargli suonare un campanello d’allarme nella testa. → Davanti ad avversative che mettono a confronto, come nel caso del “piuttosto che” è consigliato non usare la virgola; dopo, poi, c’è l’avversativa introdotta da “ma”, e credo che togliere la virgola prima di “piuttosto” la metta meglio in risalto. Al momento, il periodo mi sembra troppo spezzato e reso complesso
Una cosa che mi ha fatto molto pensare è stata poi la scelta linguistica, lo stile “altisonante”, soprattutto nelle descrizioni e nelle introspezioni. Se da un lato si discosta molto dallo stile che tratteggia la storia originale e risulti poco coinvolgente emotivamente, dall’altro lato credo che sia stato un buon modo per rendere omogeneo il testo ed esaltare il tratto che hanno in comune il personaggio di Hermione e quello di Draco, la prima intelligente e il secondo pieno di acume e di quel tratto “colto” che contraddistingue dentro e fuori la sua famiglia. Credo che questo tipo di scelta stilistica – la descrizione puntigliosa nell’incipit, ad esempio, o la digressione riflessiva iniziale del primo POV di Draco – esalti e sia coerente con il tipo di personaggio che hai trattato; e non solo, lo stile esalta quel sottile e invisibile filo che rende questi due personaggi, da questo punto di vista, affini, ovvero, anche se in modo differente, la cura e la compostezza che possiedono. Non so se si è capito ciò che voglio dire.
A questo mi attacco, però, per sottolineare che, nonostante l’omogeneità nello stile, sei comunque riuscita a far lievemente sentire la loro “voce” nei POV, ovvero si poteva distinguere la mente seccata e concentrata della Granger da quella annoiata, con aria di sufficienza e boriosità di Malfoy.
Nonostante il ritmo sempre uguale e posato della narrazione, ho apprezzato come tre quarti della storia proceda in maniera molto lenta, ti dilunghi in descrizioni e, soprattutto, nell’introspezione dei personaggi, per poi liquidare con una prosa più asciutta e concisa il momento in cui questa calma della “domenica mattina” esplode in una specie di piccolo inferno in miniatura, il tutto venendo racchiuso in un “riassunto delle puntate precedenti”, perché ci viene mostrato attraverso i pensieri della Granger. In questo modo, il ritmo conciso viene racchiuso in un finale riflessivo che smorza nuovamente i toni, riportando tutto alla normalità. Posso concludere quindi che hai mantenuto uno stile elegante, che a tratti andava un attimo smorzato o alleggerito, ma che è rimasto coerente dall’inizio alla fine.
I dialoghi sono stati il punto forte: hanno saputo esaltare al meglio la caratterizzazione dei personaggi. Sei stata brava a battere, inizialmente, sul lessico di cui fa sfoggio Draco in presenza della Granger e sui modi e sugli atteggiamenti di quest’ultima in risposta, per poi tirare fuori, in esclusiva, i modi più pungenti di entrambi, l’acutezza di Draco e la sua idea di “onore” e la parte più “Grifondoro” e furba di Hermione, divertente il modo in cui gli ha fornito la scappatoia per salvare l’onore.
Le descrizioni sono puntigliose, rese un po’ pesanti e ingarbugliate a tratti ma si soffermano sui giusti particolari: il modo in cui inserisci, attraverso i suoi movimenti, le caratteristiche fisiche di Hermione è un’ottima idea ma forse resa in maniera troppo compatta, avresti dovuto spezzarla un po’ e non presentarla come un unico blocco; altrettanto buono è il modo in cui descrivi, attraverso i suoi occhi, quelle di Draco; in quest’ultimo caso, l’ironia e il sarcasmo di Hermione sono traspariti alla grande.
Il lessico non è stato complesso, semmai è la struttura che è andata a esaltarlo in maniera eccessiva; ma ho comunque trovato diversi termini più ricercati e specifici, che se visti all’interno di una più ampia visione – mi riferisco alla trama e allo stile originale – sono estranianti (come filippica o pantomima), ma che attraverso le menti di Hermione e Draco acquistano un loro senso.
Ho trovato solo qualche sbavatura, dal mio punto di vista.
la cui unica preoccupazione era trovare abbastanza insulti originali per trascorrere la giornata a insultare lo sfigato di turno e sfilare per i corridoi pavoneggiandosi. → C’è il gioco di parole “insulti” e “insultare”, che mi ha stonato non poco.
Seppur in forma minore rispetto al giorno della lezione sull’Amortentia, riconobbe chiaramente l’odore dell’erba tagliata, ricordo delle estati trascorse con i suoi genitori sul patio della loro villetta, e quello inconfondibile della pergamena nuova, che l’aveva accompagnata negli ultimi sei anni durante i mesi a Hogwarts → La parte finale è resa in maniera contorta. Secondo me, andava fatto respirare di più il pensiero finale, tipo: […] che l’aveva accompagnata durante i mesi passati a Hogwarts negli ultimi sei anni.
Malfoy mollò la presa e lei si massaggiò subito il polso, sfidandolo con lo sguardo ad accettare il suo favore. Il ragazzo distolse lo sguardo, ostinato e deciso a ignorarla → Anche qui, ho trovato un po’ fuori luogo la ripetizione del termine “sguardo”, usati in frasi così vicine.
L’equilibrio tra narrazione e descrizione è pressoché stabile, mentre i dialoghi hanno avuto meno spazio. Questa scelta la reputo corretta, perché hai trattato un contesto e un’atmosfera molto introspettiva e riflessiva, dove quei pochi momenti di dialogo sono stati circoscritti nelle due uniche occasioni in cui i personaggi cercano un contatto diretto (il primo involontario e obbligatorio, il secondo più istintivo e cercato), mentre per il resto hai esaltato il loro “studiarsi” a vicenda.
E veniamo, infine, alla nota dolente: l’uso del narratore.
Hai usato un narratore esterno con focalizzazione interna, per di più giocando con il punto di vista di entrambi i protagonisti, seppure quello della Granger aveva la “precedenza”. Per tre quarti della narrazione sei stata bravissima, hai controllato il narratore e hai saputo esprimere il pensiero dei personaggi attraverso di esso, dal modo in cui guardano l’uno alle azioni dell’altro, al modo in cui leggono e interpretano l’uno i modi dell’altro. Ho però riscontrato dei punti in cui il POV mi è apparso salterino, soprattutto all’interno del POV di Hermione.
Malfoy continuava a fissarla e a stritolarsi i polsini, ma il cipiglio di puro odio che aveva dipinto in volto si trasformò lentamente in stizza e incredulità, quando si accorse che la ragazza non solo non si era degnata nemmeno di rispondergli come suo solito, ma aveva bellamente ignorato la sua presenza in un vano tentativo di mostrarsi superiore. Hermione esultò mentalmente per la riuscita del suo piccolo proposito → Immagino che Hermione lo stia tenendo d’occhio di sottecchi, e fin qui può starci, ma visto che il tutto è filtrato dalla mente di Hermione, e non da quella di Draco, ciò che dici sul “vano tentativo di mostrarsi superiore” è dubbio come commento da parte del personaggio femminile. Una descrizione simile poteva starci se il POV sarebbe stato quello di Draco, ma in questo caso c’è questa sbavatura che rende confuso il punto di vista.
E lo stesso accade in quest’altra frase:
La guardò con un ghigno malevolo, reggendo le uova con fare trionfante, emblema dell’ennesima vittoria su quell’essere dai geni immondi e dai meriti infondati. → POV di Hermione, ma pensieri di Draco.
Il ragazzo aggrottò la fronte, confuso, senza capire dove volesse andare a parare, e la guardò girarsi lentamente, un’espressione ruvida dipinta sul volto. → Questo passaggio, invece, è impossibile, poiché siamo di nuovo nel POV di Hermione, Hermione gli dà le spalle e non può vedere né la sua fronte aggrottata né l’espressione ruvida (tra l’altro, “fronte aggrottata” e “espressione ruvida” indicano, secondo me, lo stesso concetto all’interno della frase. Di uno dei due puoi fare a meno, per alleggerire.) Né, nella frase prima, può vederlo sgranare gli occhi.
Il POV risulta ballerino in questi passaggi, perdi il controllo del narratore, e questo rende la narrazione ingarbugliata e confusa da un punto di vista stilistico.
Originalità e trama: 9.5/10
Allora, partiamo dall’attinenza con il bando. Proporre storie edite in un contest con un bando specifico è sempre un rischio. Credo che questa storia, però sia perfetta per la voce “sulla natura essenziale di un personaggio[…]tipo di rapporto con una persona”. Quando ho scritto il bando, la prima cosa che mi era venuta in mente era un amore non corrisposto, ma comunque c’era libertà di scelta verso qualsiasi tipo di rapporto. Posso, quindi, dire che la tua scelta mi ha sorpreso, e che la personalità/originalità con cui hai interpretato il tema merita il punteggio pieno; a questo, poi, si deve aggiungere un altro particolare, ovvero la complessità e la sfumature con cui hai interpretato e risposto al bando. Mi hai dato due personaggi nel pieno del loro IC (ma ne parlerò, ancora una volta, dopo) esaltandone un determinato tratto; mi hai dato un rapporto che non viene esaltato per come ce l’ho mostra la Rowling, ma che sembra lottare contro questa natura delle cose per poi perdere miseramente. Da un lato c’è l’esaltazione di Hermione, che non si fa scoraggiare da niente e da nessuno pur di raggiungere i suoi obbiettivi, che qualunque cosa accada resta porta a termine i piani della domenica; ma dall’altra parte c’è quasi un impossibile avvicinamento tra di loro, un tacito accordo che cerca di rivoltare lo stato delle cose, ovvero il loro rapporto basato sull’odio e il disprezzo che sembra quasi trasformarsi in una malsana e improbabile attrazione. Insomma, chapeau!
L’incipit mi ha un attimo diviso, perché l’ho trovato molto carico, anche se il POV è quello della Granger. Trovo l’espediente di iniziare una storia con una panoramica sul tempo e una visione generale del contesto una scelta facile e comune, però che possiede sempre il suo fascino, soprattutto perché poi usi questo espediente per dare subito carattere al pensiero del personaggio femminile, con il suo astio nei confronti del Quidditch. Nel complesso, va bene, come idea.
La fabula sembra semplice, perché si basa su un giorno come tanti, e ne ricalchi i vari passaggi di normalità, per poi stravolgere tutto in questa inusuale convivenza forzata. Il grande pregio della storia è l’idea di fondo e l’intreccio, il quale, seppure reso in maniera breve e lineare, ha risvolti e comportamenti originali. Mi riferisco alla scena madre in sé: Draco e Hermione chiusi da soli nella stessa stanza, obbligati a sopravvivere, perché entrambi alla conquista di un obiettivo comune, ovvero imparare l’Amortentia. E qui sta l’idea geniale, che va premiata: hai usato il filtro d’amore più potente per mettere in atto una trama inusuale, con uno sbocco “tragicomico” di sentimenti che in altre circostante sarebbero parse inverosimili, ma che trovano la propria forza in questa trama.
L’Amortentia è insidiosa e letale, e non solo per chi la beve, ma anche per chi la prepara. Come a dire che è pericoloso giocare con l’amore, in tutte le sue forme, e che non si può controllare.
L’unica sbavatura che ho trovato – e forse sono io che non ho capito – è l’effetto iniziale che ha l’Amortentia su Draco: essa dovrebbe far sentire gli odori che più attraggono chi la annusa. Sembra contraddittorio, dal mio punto di vista, che Draco senti il sapore del ferro, del sangue… si potrebbe dire che dovrebbe odiare quell’odore, perché per lui è tensione e morte. Eppure, non riesco a darti una penalità maggiore perché ho pensato che potrebbe essere stato un tuo modo per esaltare la natura “serpeverde” di Draco, quasi un suo desiderio inconscio di sangue. Penso che, in realtà, sia stata una svista, oppure è qualcos’altro che non ho capito. A te il compito di dirmi, poi.
I generi scelti sono stati protagonisti, soprattutto l’introspezione a livello stilistico. Meglio di così, sia dal punto di vista di coerenza tra le parti che da quello di costruzione della trama, non potevi fare. Complimenti!
Titolo e Impaginazione: 5/5
Il testo è giustificato. Ti faccio i complimenti perché hai rispettato anche il rientro a ogni capoverso e il margine dai bordi. L’impaginazione è curata e pulita.
Mi verrebbe da dire “sembra una domenica mattina come tante”, e sembra che il titolo voglia dire proprio questo, per poi nascondere qualcosa al suo interno, un segreto nascosto. Il bello di questa storia è che non è un missing-moment, eppure nessuno può dire che non potrebbe essere accaduta. E così anche il titolo: non annuncia tempesta, non avverte il lettore. È calmo, lento, tranquillo, banale verrebbe da dire, eppure chissà cosa può succedere di domenica mattina. Ed è questa calma e semplicità che invoglia ad aprire la storia e a leggere. Cosa nasconde un titolo così semplice e all’apparenza senza sbocchi coinvolgenti?
L’ho trovato attinente con il ritmo lento e introspettivo della storia, inoltre credo che sia il modo più disarmante di presentare la trama. È domenica, e Hermione e Draco sono chiusi da soli nell’aula pozioni. Che domenica mattina!
Caratterizzazione dei personaggi: 10/10
E veniamo al punto centrale: la caratterizzazione. Ho già detto quanto brava tu sia stata a creare questo tipo inusuale di rapporto tra i due, il modo geniale in cui hai reso questo momento “fattibile”, e questa strana attrazione, che fa uscire in loro l’aspetto più affine, quello strano filo che tenta di creare un punto di incontro. Qui, invece, vorrei analizzare singolarmente la caratterizzazione dei singoli.
Parto col dire che ho trovato ottimo il modo in cui hai saputo dare ai personaggi una caratterizzazione fisica: di solito nelle fic la si dà per scontata, ma le poche parole che vi hai speso hanno dato corpo all’interno della tua storia ai personaggi, quindi brava.
Hermione è puntigliosa, intelligente, sempre prima della classe; ne hai esaltato la sua avversità per il Quidditch (tratto che trovo fondamentale per capire il personaggio) il suo amore per lo studio e il suo ricercare sempre la calma e la perfezione. Ma c’è anche un tratto che tu esci a galla, e che credo può venire solo nel momento in cui ella viene presa da sola, senza Ron e Harry: il suo modo di gestire le avversità e la tensione. Hermione studia perché non vuole perdere il controllo della situazione, vuole sempre trovarsi pronta davanti a ogni tratto della vita; ma nel momento in cui trova Draco nell’aula, lei si trova impreparata. Come reagire? Semplice: per una come lei, tutto sta nel restare padrona di se stessa. È l’accoratezza, la diffidenza, il mostrarsi superiore e non mostrarsi debole, il suo modo di reagire. Ottimo il modo in cui l’hai fatta parla, ottime le pause scelte, il tipo di sarcasmo che lei tira fuori. Mi è sembrato di sentirla rispondere a denti stretti, stringendo labbra e occhi, sempre composta, sempre attenta. Davvero un attimo lavoro.
L’associazione con le mandorle amare è perfetta: la mandorla mi ha fatto pensare alla fioritura in primavera, qualcosa piena di vita e dolcezza, un sapore setoso in bocca; eppure l’amaro mi richiama un contrasto triste, una nota stonata, come un qualcosa che non arriva mai a sbocciare. Non so se ha senso ciò che voglio dire, ma questo mio pensiero si accosta molto al modo in cui Draco la percepisce: un qualcosa di attraente e affine che però non è alla sua portata, che non può essere mai.
E veniamo a Draco! Cupo, teso, superiore, borioso, c’è il Draco del sesto anno in queste pagine, e quale altro Draco avrebbe proposto una tregua con una grifondoro figlia di babbani? Anche il momento in cui inserire il fatto è stato ben ponderato. Draco si trova “indebolito”, preda degli eventi, eppure il suo carattere esce comunque a galla: nel momento in cui reagisce (ottimi riflessi), poi nel momento in cui le dà una “lezione” e nel finale, dove esplode. E ciò che sta in mezzo? Beh, qui sta la parte originale, se così vogliamo chiamarla, ma che trova il suo fondamento negli eventi del sesto anno. Draco è in un momento in cui il suo essere purosangue, appartenere a una famiglia devota al Signore Oscuro, lo confonde, in un certo senso lo mette all’angolo. E un ragazzo messo all’angolo è un ragazzo che pensa molto, preda dei dubbi della sua età, accentuati dal suo ruolo e da ciò a cui è chiamato a fare. Il momento in cui mostra il suo lato protettivo, in un certo senso, quello più affine a Hermione, tira fuori quel lato che vediamo solo in un’altra occasione, ovvero quando muore Tiger, nella Stanza delle Necessità.
L’associazione con lo zolfo mi fa pensare al diavolo, al tentatore, e in un certo senso la sua figura circondata dai fuochi, l’effetto che su Hermione è proprio quello del diavolo tentatore. Questa associazione, quindi, la dice lunga sul modo in cui Hermione lo percepisce: sembra tirare fuori il lato peggiore di lei.
Finisco con il dirti che sei stata altrettanto brava a rendere i loro comportamenti e la loro estrazione sociale all’interno del testo(tratti altrettanto importanti quando si caratterizza un personaggio): Hermione che si distrae con una ciocca di capelli per calmarsi, l’eleganza dei modi di Malfoy quando impugna l’ampollina. Tutto ha camminato verso un unico traguardo: IC perfetto.
Gradimento personale: 4/5
Ho trovato l’idea molto originale, il fatto che tu abbia sfruttato l’Amortentia per creare questo momento tra questi due personaggi, ai miei occhi agli antipodi, con tanto di IC e trama particolare è da lodare in ogni sua forma. Non so dirti a parole quanto titolo e trama mi abbiano colpito in positivo per la loro affinità e particolarità. Il personaggio che ho preferito in questa storia, poi, è stato Draco: ho trovato la sua sagacia e il suo modo sprezzante coinvolgenti e ben resi, ma soprattutto ho amato stranamente quel lato attraente che mostra e quell’aria da condannato a morte che cammina a testa alta; anche la sua idea di onore mi ha fatto battere il cuore. Il modo in cui, infine, ha accettato il gesto di Hermione solo dopo l’attacco di superiorità di lei è stato divertente, per certi versi. Peccato non aver avuto in primo piano il suo scoppio finale, ma è solo un commento personale, che nulla ha a che fare con punteggi e valutazione.
La pecca di questa storia è stata la resa stilistica, purtroppo. Al di là che prediligo un altro tipo di stile, più evocativo e coinvolgente, dove è l’azione e i gesti che esaltano l’introspezione (qui per i miei gusti personali è stata troppo predominante, come caratteristica narrativa) è stato il narratore a deludermi. Hai scelto quello che preferisco, e questo sarebbe stato vincente se non avessi trovato quei passaggi estranianti. Mi hanno costretto a fermarmi e a rileggere più volte, perché mi confondevano, era come se la telecamera si fosse sposta di botto sulle spalle di Draco, una sovrapposizione di focalizzazione stordente.
Qui aggiungo anche il commento per i punti bonus (che non riguarda il voto del gradimento personale, ma non sapevo dove inserire la spiegazione). Ti ho dato i punti bonus perché, seppure la caratterizzazione dei personaggi è resa in maniera esplicita ed è esaltata in maniera diretta, c’è stato un momento in cui Hermione si morde la lingua per non mostrare il suo lato da “so-tutto” e quello di chi la risposta pronta, per poi fallire miseramente. A parte questo, che da solo non sarebbe bastato ad accreditarti i punti bonus poiché non era una scena protagonista della trama, è la resa della “coppia” a farti avere l’extra: i due mettono da parte la natura avversa e scontrosa del loro rapporto per convivere, ma alla fine tutto scoppia e la natura della relazione viene a galla. Quindi, punti bonus presi!
Totale: 45.65+2/50+2 |