Ciao!
Tornare da te è sempre bellissimo, soprattutto quando scopro di avere ancora dei racconti da recuperare. Mi spiace non aver optato per scritti più recenti, ma o li ho già recensiti o non conosco i fandom, per cui eccomi qui, da questa raccolta che mi ha regalato una Blaise/Hermione stupenda.
Inutile anche dirlo, anche questi due racconti sono meravigliosi e mi hanno stupita con la particolare interpretazione dei personaggi proposti, trovo che ad accomunarli sia proprio l'originalità che accompagna le dinamiche protagoniste – motivo per cui trovo che, al di là di tutto, abbiano davvero ragione di coesistere nello stesso capitolo!
Iniziando proprio da lei, da Petunia, ho amato come tu sia riuscita a delineare in pochissime parole un affetto che è stato costretto in un angolo per anni, che è stato rifiutato e bistrattato e che non ha trovato la libertà neanche quando i giorni di Lily sono stati drasticamente stroncati.
L'immagine di questo mare, di queste onde che si agitano, mi è parsa incredibilmente vivida, al punto che ho quasi percepito il profumo di salsedine e i capelli resi crespi dal troppo bagnarli. Le ho veramente viste, queste due sorelle che prima sono loro e poi sono io e te – tu da una parte, io dall'altra.
Il tuo stile è sempre molto evocativo, perché è fatto di immagini che evocano più che mostrare o dire, ed evocano sensazioni capaci di ritrarre ogni più piccola emozione e vissuto dei tuoi personaggi. Te l'ho detto tante volte, ma non posso evitare di ripetermi: leggerti è veramente una bella esperienza.
Il titolo mi ha colpita tantissimo, soprattutto a fine lettura, perché questo sentimento del mare è in realtà il più grande segreto di Petunia, quello che forse percepisce come il suo peccato più grande: non è solo affetto e mancanza, è anche dolore, dolore perché nonostante ci abbia provato non riesce a odiare sul serio sua sorella, dolore per i rimpianti imposti dal tempo sprecato a non cercarsi, dolore per un'assenza cui non c'è rimedio alcuno, dolore per un rifiuto che seguita a mettere in scena.
Nel suo odio per il mare, in quella conclusione che rimarca "un tempo" io ho letto un oggi che Petunia fatica ad accettare, un volerle ancora bene, nonostante tutto. Forse, chissà, sono andata troppo oltre con l'interpretazione, ma il tuo testo mi ha urlato proprio questo.
Stupendo, davvero.
E ora passo all'altra storia, a una Gellert/Ariana che mi ha completamente stupita.
Insomma, non mi aspettavo una What if? di questa portata, e soprattutto non me l'aspettavo sviluppata in così poche parole – d'altra parte, quando un'autrice è capace può scrivere ogni cosa, e tu ne sei proprio un chiaro esempio.
In punta d piedi, un titolo ma anche un modo di trascinare il lettore nelle spire della narrazione. Perché è proprio così, in punta di piedi, che ho scoperto quale trama vi fosse alla base del tuo racconto, che ho capito di essere dinanzi a un'Ariana che non perde la vita, a un Gellert che non fugge via, a un Albus inconsapevole di essere l'altro.
Non so cosa mi sia piaciuto di più tra la caratterizzazione di Gellert e quella di Ariana, li ho trovati fantastici entrambi e in equilibrio su un dirupo che dà sul buio più nero – un buio in cui Ariana tenta di non precipitare, mentre Gellert mi è parso bramoso di tuffarvisi dentro.
Ho apprezzato molto come tu abbia trattato la delicata condizione di Ariana, il suo essere in qualche modo rotta, ma rotta dentro, a livello mentale ed emotivo, fatta di brandelli che solo la magia oscura di Gellert riesce a rimettere insieme – per poco, però, il tempo di amarla e farsi amare, il tempo di diventare la sua dipendenza, indispensabile.
Ecco, il tuo Gellert che a primo impatto può apparire addirittura romantico trovo sia invece estremamente IC, crudele e ambizioso e potente. Forse è innamorato di Ariana, forse la desidera soltanto, non lo sappiamo, perché il punto di vista che abbiamo è quello di Ariana (ed è per forza di cose ingannevole), però sappiamo che si nutre delle sue debolezze, che la rende dipendente da lui, e mi è parso di vederlo inebriarsi del potere scaturito da questo rapporto impari, dalla consapevolezza di averli entrambi – lei, così fragile, e Albus, così a sua volta succube e incapace di guardare la realtà per quella che è, ma ben felice di credere alle illusioni che gli occhi meravigliosi di Gellert e le sue labbra peccatrici gli raccontano.
Insomma, questo racconto pur nella sua brevità è una rete complicata di rapporti fatti di passioni, brame, potere.
La conclusione, poi, l'ho trovata estremamente impattante: lui è andato via, forse è con Albus, ma lei sa che tornerà. Lo sa mentre si perde in se stessa, mentre i ricordi sfumano – perché è meglio così –, lo sa mentre si prepara a staccarsi dalla lucidità con la consapevolezza che lui tornerà e lo farà per lei, "perché Gellert amerà sempre lei" – Ariana ne è convinta, e forse alla fine ne sono convinta anche io.
Meraviglioso racconto anche questo, cosa posso fare se non riempirti di complimenti?!
Un abbraccio, alla prossima! |