Recensione premio contest “Seconda chance ~ perché tutti ne meritano una”
Ma parliamo un momento del fatto che è tardissimo e io non riesco comunque a tenere gli occhi aperti—
Comunque no, non potevo non passare a recensire questa storia, anzitutto perché merita più considerazione, e poi dai, Daichi e Suga sono troppo teneri e meritano tutto l’amore del mondo--
Aehm, no. Questa doveva essere una recensione seria e invece, come al solito, mi sto giocando subito tutta la mia credibilità.
Sono una persona anticonformista, ergo parto dal fondo. Nessuno mi aveva mai detto che sono “dolcissima”. E, Dio, io già stavo piangendo per la storia, tu non puoi farmi queste cose-- anyway,figurati. Come ti ho già detto, per me è sempre un piacere betare le tue storie, sia perché sinceramente c’è così poca roba da correggere che la mia proverbiale pigrizia non può non essere appagata da ciò (giuro che la smetto) e sia perché sono così belle che non me ne sazierei mai. Hai questa incredibile capacità di gestire alla perfezione la commistione tra angst e fluff che soddisfa pienamente quell’1% della mia anima che non è totalmente dedita al dolore e alla sofferenza dei personaggi.
L’ho già detto e ne approfitto per ripeterlo un’ennesima volta la cosa: io non trovo l’OOC. Da nessuna parte, proprio. Poi va beh, sono ancora un po’ inesperta di Haikyuu!! e questo è vero, però secondo me c’è una differenza abissale tra il caratterizzare bene i personaggi e il semplice limitarsi a renderli delle macchiette. Stereotipare un personaggio è fin troppo facile, come quando viene esagerati determinati caratteri perché “Iwaizumi è quello che picchia Oikawa” o “Bokuto è sempre allegro”. Ehm, anche no. Sono personaggi nati per trovarsi tra le pagine di un manga o dietro uno schermo – quando si parla della versione anime – però questa non deve essere una giustificazione affinché ci si limiti a dire “Ecco, questo è il determinato carattere di un personaggio” e fine. No, a mio avviso, quando si vuole trattare al meglio un personaggio bisogna approcciarsi ad esso e chiedersi:“come reagirebbe in questa determinata situazione?” altrimenti tutto il lavoro è buttato alle ortiche. Io trovo che in questo tu sia fantastica: riesci a rendere realistici personaggi che non lo sono, fai in modo che agiscano esattamente nel modo in cui ci si aspetterebbe che due persone con i loro stessi caratteri facciano nella vita di tutti i giorni. Anche se non fossero stati fidanzati, mi sarebbe sembrato irrealistico che Daichi non fosse rimasto al fianco di Sugawara, in un momento di difficoltà del genere; dato che poi, qui, stanno addirittura insieme, trovo tutto ciò ancor più legittimo! Haikyuu!! ci ha presentato Daichi come un vero capitano, saggio e tutto d’un pezzo. Non riesco ad immaginare che un personaggio come lui (o in generale un qualsiasi capitano di una squadra di pallavolo) possa non preoccuparsi per un suo compagno, specie se si tratta del suo vice – e se, come in questa storia, quest’ultimo è il suo fidanzato. La pallavolo è uno sport di squadra, che insegna a restare uniti e a contare l’uno sull’altro, quindi la preoccupazione di Daichi è lecita e assolutamente motivata; visto che qui ci troviamo in un’AU, Daichi è in pensiero per Suga unicamente perché sono fidanzati, tuttavia – visto che in un’AU bisogna sempre stare attenti a non snaturare il carattere dei personaggi – è chiaro e assolutamente giusto che sia lì per preoccuparsi per lui. Così ecco che il “picchiare” Oikawa diventa il modo di un personaggio rude come Hajime di incoraggiare e far comprendere determinati concetti all’altro e Bokuto non è solo un pg perennemente allegro senza un briciolo di cervello, anzi. Bisogna saper scavare nell’animo dei personaggi, e credo che tu sia una delle più brave autrici che io conosca in grado di fare questo.
Non so perché blind!Suga mi uccida così tanto. Forse perché lo amo così tanto che il pensiero che possa soffrire mi fa stare male. Tornando al discorso di prima, quello di immaginarsi i comportamenti dei personaggi come se si trovassero nella vita reale, trovo assolutamente credibile il fatto che uno come lui, sempre pronto ad aiutare gli altri, sia riluttante in questo caso a lasciare che possa avvenire il contrario. Mi spezza il cuore e, al tempo stesso, lo trovo così incredibilmente tenero, ahwn. Non conoscevo la cromoestesia – adoro il fatto che, nelle tue storie, ci sia sempre qualcosa da imparare. In realtà quello di associare un colore ad una determinata persona/situazione è un’attività in cui spesso e volentieri mi diletto a mia volta, però qui è diverso, perché a cinque anni Suga ha perso la vista a causa di un brutto incidente. I colori sono facilmente riconducibili al mondo dell’infanzia, inoltre immagino che Koushi non abbia molti ricordi di quel periodo, per cui è come se questi fossero la sua unica ancora al passato, quando ancora poteva vedere. E già questo basterebbe a strapparti il cuore in mille pezzetti, se però ci metti in mezzo un Suga che preferisce farsi male piuttosto che lasciarsi aiutare e un Daichi che darebbe qualsiasi cosa pur di rendere meno gravosa la condizione del suo ragazzo e boh, insomma, io muoio seduta stante—
L’associazione Daichi/caffè e Sugawara/tè la trovo perfettamente riuscita. La figura di Suga mi ha sempre ispirato, fin dal primo momento, un senso di delicatezza immenso; in questa storia poi, date le sue particolari condizioni, questa percezione è ampliata almeno un milione di volte. Il tè è una bevanda antichissima e – per l’appunto – delicata, quindi la trovo particolarmente adatta e facilmente riconducibile alla figura di Suga. Il caffè invece ha un sapore più deciso, maschile quasi, per cui l’associazione con Daichi nasce quasi spontanea – forse anche per la sua pelle che, in qualche modo, ricorda anche il colore di questa bevanda, chi lo sa.
Immaginare Daichi che corre per mezzo ospedale pur di rimediare un tè caldo per il suo amato è adorabile ♥ e voglio la tazza con le orecchie da coniglio rosa di Suga, ahah—
Tutta l’atmosfera di questa shot è velata da una sensazione di malinconia struggente, forse a causa dell’ambientazione, giacché difficilmente un ospedale rievoca bei ricordi, specie nel mio caso – ma questa è un’altra storia. Nel complesso, però, la storia resta comunque piacevolissima, perché l’innegabile tenerezza di questi due rende tutto migliore, assolutamente!
E niente, spero assolutamente di poter leggere presto qualcos’altro di tuo su questo fandom perché ne ho bisogno, giuro.
Scusa se la recensione non possiede nemmeno un briciolo della serietà che questa storia meriterebbe. Sono una teinomane incallita, però se non mi bevo un caffè entro breve oggi non ce la faccio. Tra l’altro sicuramente mi sarò dimenticata di dirti un sacco di cose, però ormai mi conosci e sai come sono fatta, quando parto per la tangente e inizio a sclerare non capisco più niente.
Bellissima storia, complimenti
Aria ♥ |