Ero passata per commentare tutt'altro, ma il titolo di questa storia mi ha attratto come fa la luce con la falena. la differenza è che non mi sono bruciata, ma qualcosa è rimasto dentro di me, a luccicare come il sederotto di una lucciola.
C'è molta maternità nella tua Diana, maternità intesa come cura delle persone, degli altri, dei suoi amici barra colleghi barra quello che ti pare. "Da una donna, uno se l'aspetta"; questo potrebbe essere il commento banale di un lettore banale; ma in Diana - nella tua e in quella della DC, che qui coincidono alla perfezione - non è solo la cura dei più deboli. È la cura dei propri sodali. Diana è un'amazzone, ma non lo è solo perché qualcuno le ha piazzato un adesivo con su scritto in fronte quale sia il proprio ruolo. Diana è un'amazzone perché sei tu che lo fai emergere attraverso il suo modo di rapportarsi al mondo che la circonda. Se nella storia con Arthur porti in rilievo la loro comune diversità, l'essere stranieri in terra straniera, qui Diana agisce cercando una solidarietà con Victor, riallacciando con lui un discorso che ha portato il giovane Stone ad unirsi agli altri, trattandolo come una persona normale. Sotto la scorza - sotto la bio-armatura - c'è un ragazzo normale, un adolescente, che è proprio quella fase della vita umana in cui si è crisalidi. Non più bruchi, ma non ancora farfalle.
«Non lo chiamerei esattamente un buon giorno; oggi è di riposo, dovresti passare la giornata con tuo padre.»
Credo che qui la battuta dovrebbe essere oggi sei di riposo, dpvresti passare la giornata con tuo padre; se, invece, intendi dire che si tratta di un giorno di riposo per tutti quanti, scrivere oggi siamo di riposo è più scorrevole. |