Ciao!
Ed eccomi qua, per il secondo e ultimo capitolo della storia che mi ha riportata indietro nel tempo, a quando ero piccola, dove forse non ero nemmeno in grado di capire certe cose così profonde ma che, col senno di poi, comprendo quanto fossero in realtà palesi, in questo manga/anime.
E tu hai mantenuto quel senso di malinconia e quasi tristezza che ha aleggiato in molti degli episodi, e sono sensazioni familiari che sono felice di poter capire e, soprattutto, che fanno di te la scrittrice che sei. Adoro il tuo stile.
Vedere che hai usato ancora la SPPS è un sollievo. Adoro questo stile, se potessi lo metterei ovunque e qui ci sta troppo, troppo bene.
In questo capitolo abbiamo il POV di Sana che, a differenza di Akito, è molto ma molto più luminoso, ma intanto anche pieno di dubbi e paure.
Cominci col botto, con similitudini così poetiche e allo stesso tempo così funzionali, che quasi fanno male. Quella della goccia nelle pozzanghere, poi, ha davvero preso il mio cuore e lo ha stretto in una morsa.
C'è questo senso di allegria quasi forzato, nella prima parte. Non in senso negativo, nel senso che hai completamente centrato il punto sul carattere di Sana. Lei ride, scherza, la forza degli altri è la sua ed è lei a trasmetterla, eppure ne sembra sprovvista se la si guarda dal di fuori. Riesce a vedere il buono in ognuno tranne che in se stessa e la cosa che le piace di più è riuscire a far tutti felici, nessuno escluso sperando che un giorno le basti ma non le basta mai.
Quando si trova sola, nei suoi pensieri, Akito torna a fare da soggetto, torna a galla dalla psiche e si fa domande romantiche, che però forse lei non riesce a vedere come tali. Le vede come premure, ma non capisce che c'è molto di più.
Nella scena successiva tutto questo viene confermato. Le ragazze chiedono aiuto a Sana, ed è talmente brava a non darsi importanza che nemmeno le altre se ne premurarono ma non perché non siano interessate è che forse lei le ha abituate troppo bene e a ripensare all'anime, penso che sia esattamente quello che vedevo ogni volta, e forse per questo ci rispecchiavo un po' e a leggere questa parte mi viene un senso di malinconia assoluto.
Sono tutti pronti per andare in spiaggia. Sei talmente capace nel descrivere certe cose, che sento quasi la salsedine addosso, il fresco sulla pelle. Riesco quasi a vedere le stelle riflesse nell'acqua scura e il falò che scoppietta.
Adoro il senso di coinvolgimento che riesci a dare, con poche righe, poche parole necessarie e nient'altro. Niente fronzoli inutili.
Davvero, in pochi ci riescono.
Akito arriva. E' alle spalle, come sempre. Arriva in punta di piedi ed è così. Mi piace da morire che Sana sia una specie di bomba atomica e che di lui non si senta mai un rumore. Per questo sono perfetti assieme.
Sono così dolci, eppure quando sono insieme cambiano totalmente. Diventano altre persone, forse le vere persone che sono davvero. Per questo la conversazione dura poco. Fa paura essere se stessi con altre persone a volte, e sei riuscita a descrivere questo senso con enorme maestria.
Si ha quel senso di tristezza vedendoli dividersi ma quasi di sollievo. Come se la conversazione potesse sfociare in qualcosa di pericoloso.
Poi, mentre Sana è sola, Akito torna. Lui torna sempre. In questa storia quasi sempre inaspettatamente. Mi piace molto il fatto che tu lo abbia reso impaziente di stare con lei, ma che allo stesso tempo finga che non sia così. E' molto IC ed è difficile saper padroneggiare un personaggio come lui. Si rischia di finire nel caos e cambiare totalmente rotta, tu invece sei rimasta salda al personaggio.
Esce fuori la solitudine di Sana, che dà tutta se stessa per dimenticare di essere sola, che nessuno può capirla, che sembra stupida ma fa la stupida, solo per non sembrare troppo umana... appunto, una bambola.
Akito conosce la vera Sana, per questo le va sempre vicino. Me sembra assuefatto. Mi piace questa cosa, è poetica e tu la rendi estremamente romantica, che non cade in cliché, che non è mai prevedibile.
«Stanno tutti bene, e tu piangi! Visto che sei strana?»
«È che… è che ho qualcosa nell'occhio…» ti sfreghi una nocchia. «E non provare a baciarmi!»
Qui si capisce, non è stupida. Lo sa già, ed è quello che vuole ma sa anche che pensare a sé significa perdere tempo prezioso per gli altri e Akito lo sa benissimo, per questo non vuole darle ascolto.
Alla fine di tutto abbiamo una consapevolezza, talmente grande che è Sana a baciare Akito e la descrizione di quell'azione mi ha sciolto il cuore. Ovvio che tutto rimarrà com'è. Che lei continuerà a dare se stessa, ma è cambiata un po'. Ha capito che esiste, che lei ha voglia di amore tanto quanto gli altri e se Akito è lì per dargliene, se lo prende. Adoro, tutto questo è assolutamente adorabile, pervaso ancora da un senso di malinconia che fa quasi malissimo.
E il sorriso di Akito, alla fine, è il colpo di grazia perfetto.
Sono belli, sono fatti per stare insieme, ma con ostacoli giganteschi che partono dal cuore. E' bello che cerchino di trovarsi sempre, ancora quando non possono ed è questo che rende questa storia così bella e struggente, poetica, con un bel finale che però ha qualcosa di agrodolce, qualcosa che ci fa capire che attimi belli come quello ce ne saranno sempre pochi, anche andando avanti con la fantasia.
E' stata una bella esperienza poter leggere questa tua creatura, mi ha arricchita. Ho adorato la tua caratterizzazione dei personaggi, così fedele e accurata e quel pizzico di te che ha lasciato che la magia si compiesse.
Che dire, spero di poter leggere altro di simile, in futuro.
Ottimo lavoro.
Miry
|