Ciao, in ritardo, ma eccomi finalmente per lo scambio.
Ho visto che in quello nuovo proponevi questa long e, visto che si può considerare un'originale, direi che fa al caso mio, visto il mio digiuno all'interno del fandom.
La prima cosa che mi viene da chiederti è il significato di "1287 DR" presente nel sottotitolo. Avevo pensato a una data, ma preferisco chiederti conferma, così da poter capire meglio.
La prima impressione è quella di leggere un high fantasy: non solo il tipo di personaggi, ma anche l'ambientazione, l'inizio "agreste", il conflitto tra le razze, è proprio l'aria che si respira, distesa, anche se parte da una retrospezione di diffidenza e astio.
Sicuramente il fatto che sia una long e che parta da personaggi originali con un'ambientazione inserita in maniera lenta e descrittiva, senza dare nulla per scontato, aiuta il lettore che come me approda qui senza un minimo di conoscenza. Hai fatto delle descrizioni dettagliate del territorio, che danno un'idea molto chiara dell'ambiente. Un unico consiglio qui: ho trovato la descrizione molto tecnica e didascalica. Il bello della scrittura, al contrario della visione di un film, è che non si limita a dare un'immagine al lettore, ma ne stuzzica il palato, l'olfatto, l'udito. Sarebbe bello dare un'idea anche sensoriale del luogo in cui si trovano, oltre che visiva e sociale, in modo da permettere al lettore di empatizzare con il personaggio, da permettere al lettore di entrare nella sua pelle. Il che mi porta a un altro punto.
Come l'altra volta ho notato un uso particolare del narratore: non lo posso definire del tutto un punto di vista di Daren, perché il narratore non è del tutto immersivo, inoltre l'intromissione della voce narrante nell'ultimo paragrafo, che ovviamente non poteva essere dal punto di vista di Daren, conferma la mia idea. Ammetto che preferisco tutt'altro tipo di narratore, ma l'idea di rendere il narratore anche un "dialogatore" del lettore mi affascina sempre.
Ciò che mi ha incuriosito è il tema principale, ovvero l'amicizia "insolita" tra un elfo di superficie e uno scuro (?). All'inizio, colpa della mia ignoranza ovviamente, ho fatto fatica a capire cosa fosse un drow, ho dovuto cercarlo; solo in un secondo momento ho capito che drow ed elfo scuro erano la stessa cosa.
Mi è piaciuto il fatto che hai reso il loro dialogo una specie di rituale, una discussione già avuta altre volte, il che permette al lettore di percepire lo scorrere del tempo e la profondità del loro rapporto. Ma anche e soprattutto la tensione che aleggia nell'aria, quanto radicata sia la diffidenza tra le razze, e soprattutto, come si capisce alla fine, del padre di Johel.
Altra cosa che ho apprezzato è la distinzione caratteriale tra i due protagonisti del capitolo: Johel è una persona piena di fiducia nel mondo, un elfo scevro di pregiudizi, mi ha dato la sensazione di un personaggio leggero, solare, a tratti ingenuo, ma direi che la parola più corretta sia puro, uno di quei tipi che sembrano non vedere il marciume del mondo e vivono in un loro mondo pieno di idealismi e buone intenzioni; o forse riescono semplicemente a vedere più a fondo dei pessimisti (?).
Al contrario Daren è un personaggio che si porta dietro un'ombra. Certo, non sembra cattivo, ed è sincero quando dice di non avere brutte intenzione, ma dalle sue parole e dai suoi pensieri si evince quando la sua visione del mondo sia disincantata, pragmatica, ma soprattutto carica di un passato oscuro. Lui sa come va il mondo, lo accetta, semplicemente, al contrario di Johel che sembra volerlo cambiare.
Divertente anche l'accenno all'inerzia di Johel quando si tratta di lavorare.
Per quanto riguarda il padre di Johel, ho come l'impressione che si rivelerà un uomo dai risvolti oscuri, una grossa spina nel fianco di Daren. Non ho ancora capito se è semplicemente un uomo pieno di diffidenze con causa che si ricrederà alla fine o se sarà il principale ostacolatore dei due amici.
Non ricordo se te l'ho detto, ma io ho una mania per i titoli. Mi piacciono quelli particolari, ma soprattutto quelli carichi di più significati. Ancora è troppo presto per carpire tutti quelli di questo titolo, ma sappi che mi piace molto. Lo trovo profondo, forse moraleggiante anche, sembra intriso di una lezione ma anche rassicura su quella che si preannuncia essere un'avventura piena d'insidie e tranelli lungo la strada.
Ho un ultimo consiglio da darti, poi smetto di rompere. I dialoghi. Loro sono la seconda mania che ho (in realtà ne ho tante, sono un recensore che rompe parecchioXD). C'è uno "schema" comune usato dalla scrittura, che varia leggermente dipende la casa editrice, ma alcuni dei punti principali sono uguali. Ecco, ti faccio un esempio:
“Non... non intendi negarlo?” Domandò alla fine Johel. -> Quando è presente il "verbum dicendi" (dire, domandare, rispondere, pensare, ect) va sempre messo in minuscolo dopo il discorso diretto. La mia ossessione non ha potuto non notare l'errore in tutto il testo.
Spero di aver detto tutto, ho sempre la paura di dimenticare qualcosa quando recensisco.
A presto! |