Cara Miry,
Come ti avevo promesso eccomi qui, anzi, anzi, mi scuso se ci ho messo un po'.
E mi immergo subito nell'angst più profondo, senza possibilità di scampo, perché se è vero che perdere vite umane è una cosa tremenda per ogni super eroe, per Peter è assolutamente una cosa inaccettabile. Perciò quell'errore di considerazione diventa una vera e propria tragedia che il ragazzo non riesce a superare. L'opinione pubblica, poi, ci mette il carico da novanta perché, si sa, per qualcuno non farai mai abbastanza, diranno che era meglio prima, quando non c'era, salvo dargli del codardo poi, quando deciderà di sparire. Peter non sa o preferisce non sapere che non ci sarà mai l'azione giusta per loro e, forse, nemmeno gli interessa, quello che sa è che otto persone sono morte e la colpa non è di colui che ha piazzato le bombe ma sua, perché non ha fatto abbastanza, perché non è abbastanza. Ed è per questo che indossa un'altra maschera, non più la tuta di Spider-Man - perché non ne è degno, perché ha addosso troppe responsabilità - ma l'apatia che, come una bolla, lo protegge da tutto il resto. Ho sempre ritenuto il mutismo selettivo affascinante, in termini letterali s'intende, anche io di medicina e psichiatria non ne so niente, ritrovare qui questa scelta rende la cosa ancora più interessante.
Ned è assolutamente tenero con Peter, come solo un vero amico sa essere, che gli spiattella in faccia la paura che possa fare un gesto estremo, che trova un modo di comunicare con lui anche se non parla, che cerca di coinvolgerlo nonostante tutto e poi, beh, poi c'è Tony.
Tony non è come gli altri Avengers, certo, anche lui sa benissimo che essere un super eroe non significa essere onnipotente e che, per forza di cose, avere a che fare con la morte è un'eventualità da mettere in conto ma allo stesso tempo sa che Peter è maledettamente troppo giovane per tutte le responsabilità che si è preso, così giovane da credere che tutti si possano salvare, sempre, e se ciò non succede è perché non hai fatto abbastanza, perché lui non ha fatto abbastanza. Tony lo sa bene ed è disperato perché sente che il ragazzo sta per andare in pezzi, forse non può nemmeno evitarlo ma può aiutarlo a ricostruirsi, più forte.
Mi è piaciuto moltissimo come tu abbia voluto mettere il focus sulle conversazioni telefoniche, sugli status e sullo "...sta scrivendo", aiuta a comprendere l'ansia di Tony, nella ricerca del minimo feedback da parte di Peter che, sebbene non risponda, sa che c'è, è ancora lì.
Ma alla fine qualcosa si smuove, perché Peter accetta d'incontrarlo, sebbene abbia paura, perché lo sappiamo che Peter vede sempre il peggio di ogni situazione e teme che il Signor Stark ce l'abbia con lui per non essere stato abbastanza... Spero tanto che Tony sia in grado di fargli capire che si sbaglia.
La storia è di due anni fa ma vedo che eri già abbondantemente avviata sull'angst pesante... e brava ;)
Mi pare che la psicologia di Peter, comunque, fosse già abbondantemente materia più che tua e, al solito, esaminata ed espressa in una maniera magistrale.
Non ti posso dire altro se non che non vedo l'ora di andare avanti con questa storia, perché sì, ho piacere a farmi del male se a scrivere sei tu XD
A presto <3
Cida |