Recensioni per
L'albero di ciliegio della signora Venturina
di yonoi

Questa storia ha ottenuto 35 recensioni.
Positive : 35
Neutre o critiche: 0


Devi essere loggato per recensire.
Registrati o fai il login.
Recensore Veterano
29/03/20, ore 20:13

Ti sto scrivendo questa recensione con le lacrime agli occhi *.*
Terminato il terzo capitolo, ho letto di corsa questo quarto e ultimo. Sarò sincera: mi aspettavo la morte di Venturina, o del gatto, o di entrambi. Ma ovviamente sono felice del finale, certo! E' strappalacrime, in senso buono; è bellissimo, dolce-amaro, non più triste ma malinconico... e la malinconia non sempre è da considerarsi spiacevole, esattamente come in questo caso: nella tua storia, per quanto mi riguarda, la malinconia non è altro che lo scudo protettore della nostalgia di tutti i ricordi di una vita che sta quasi per giungere al termine e che, nonostante la consapevolezza, è pronta ad accogliere la fine con serenità. E mi riferisco alla vita di tutti i protagonisti, dal gatto, a Venturina, finanche al Fratellone; in qualche modo anche la sua vecchia vita è giunta al termine, benché nel suo caso ce ne sia stata un'altra ad attenderlo. Un'altra vita nella quale, finalmente, pare aver trovato il proprio scopo (arrecare un po' di felicità a quelle anime perdute)!
Beh, come ti dissi fin dalla prima recensione, sono veramente contenta di aver trovato la tua storia per caso. E' stata una tra le più belle e, soprattutto, profonde che abbia mai letto *.*
(Recensione modificata il 03/04/2020 - 04:16 pm)

Recensore Veterano
01/03/20, ore 17:49

Valutazione per il contest "Il mio Babbo Natale segreto"
Sesto posto
Yonoi: L'albero di ciliegio della signora Venturina
Grammatica&stile: 17,6/20
Capitolo 1
"Sotto alle stelle" Sotto regge il complemento oggetto ,-0,5. Similmente, più avanti, "sopra a uno strofinaccio" dovrebbe essere "sopra uno strofinaccio" e similmente più avanti.
"Quella voce che già usava di rado perché di indole taciturna, si fece a un tratti sbilenca" Virgola fra soggetto e verbo, -1. Una cosa simile più avanti, in "Quel che fecero in seguito, fu vendere la casa" e, nel capitolo due "Quella frase che il dottor Luong amava ripetere, conteneva evidentemente un nocciolo di verità." e in altri casi simili.
"Tutto il tempo lo scorreva in palestra a e al mondo misterioso" Errore di battitura, -0,2
Capitolo 2
"Due rughe a perpendico" Credo che tu intendessi "perpendicolare" invece di "perpendico". -0,2
Capitolo 3
"Fino sul marciapiedi" Errore di battitura, -0,2
"Forse dormire era una l'unica strategia" Credo che tu abbia dimenticato una virgola fra "una" e "unica". -0,5
Suggerimenti (non tolgono punti)
Capitolo 1
"Deserti dei libri d'avventure" Una "D" iniziale ripetuta per così tante volte può distrarre. Avrei tolto l'ultima specificazione per questo motivo. Una cosa simile più avanti, in "nelle città di nebbia di pianura"
"Il pelo ancora ritto in parte per lo spavento" Personalmente, avrei messo "in parte" prima di "ritto" per chiarire meglio l'idea.
Capitolo 2
"Elicotteri come cavallette dal cielo" Qua credo che sarebbe stato meglio inserire un verbo, per esplicitare meglio l'azione degli elicotteri.
Capitolo 3
"Dopo la malinconia del tempo dell'assenza" Come prima, troppi complementi di specificazione.
"Gli occhi caduti nelle orbite" La frase è d'effetto, ed è per questo che non lo segnata come errore, ma visto che le orbite sono parte portante dell'occhio alle mie orecchie suona un po' confusionaria.
"Entrare di spinta" Si capisce quello che vuoi dire, ma secondo me il "di spinta" non è molto appropriato. Non lo vedo molto in linea con il gesto dell'entrate.
"Trame dei tessuti" Se "trame" andrebbe benissimo se accordato coi tessuti di stoffa, non sono troppo sicura che valga lo stesso con quello scientifico. Ma questo è un dubbio solo mio, e in fondo potrebbe essere una metafora.
Capitolo 4
"Per asciugarsi il viso, i capelli" Visto che sono solo due termini, avrei preferito usassi "e" al posto della virgola, ma va bene anche come hai fatto tu.
"Tanto quei poveri vecchi non hanno più i denti" Sono d'accordo che questa frase esprime l'intenzione delle infermiere, e che quindi può andare bene al presente, ma visto che il resto della storia era al passato l'avrei preferita al passato anch'essa.
Sei riuscita, a mio parere, a scrivere una storia poetica senza sacrificare la comprensibilità del testo, o il realismo, sebbene decisamente magico in alcuni punti, della storia, e questo lo trovo un grande traguardo, molto difficile da raggiungere.
Hai una totale padronanza del lessico: è difficile mantenere l'attenzione alta per una long ma ritengo che, sebbene l'abbia dovuta leggere a sprazzi, hai centrato l'obiettivo: medi fra chiarezza e parole meno comuni in una maniera, e con una voce del personaggio, che pare naturale, e per la maggior parte delle volte il significato della parola meno comune, o meno usata in quel contesto, è chiaro per la sua posizione stessa. Una qualità simile l'ho riscontrata nelle frasi: spesso lunghe, piene di subordinate e relative, ma comunque chiare perché ogni frase, in sé, è chiara e si fondono quindi bene insieme. Una certa naturalezza pervade la tua storia, dalle descrizioni familiari al modo affabile in cui il narratore, ogni tanto, si rivolge al lettore. Senza, in ogni caso, prenderlo per mano, riesce a guidarlo in quel mondo che all'inizio, con le due storie che scorrono parallele, separate quasi fino alla fine, può diventare complicato da navigare se attraversato da soli, ma che riesci a guidare magnificamente. Fra flashback e flashfoward mischi molti piani temporali, che è un piacere vedersi ricongiungere alla fine, e il cui incontro non delude.
E questo è tutto quello che posso dire sulla storia.
Trama&personaggi: 8/8
La tua storia è composta da due trame parallele che s'incrociano solo alla fine, quindi le analizzerò senza troppo incrociarle.
La storia della signora Venturina è quella che, a mio parere, rimane più ancorata alla realtà: di persone vecchie e abbandonate, costrette in case di riposo mal gestite perché nessuno se ne può prendere più cura, ne è sfortunatamente pieno il mondo, e ciò ne è uscito molto bene grazie al narratore, che non capirà i costrutti sociali ma ha un fiuto eccezionale per i comportamenti umani. Era una tematica difficile da affrontare, come l'altro tema principale della storia (la lotta con un corpo in cui non ci si ritrova), ma di cui non ti posso rimproverare niente su come l'hai gestita: prima è stata affermata la signora Venturina in sè, con le sue manie e preferenze (guardare la TV, ma detestare i film di guerra), e soprattutto con il suo collegamento a quanto se n'è andato (il marito e i figli, per cui ti devo fare i complimenti a parte: nonostante la loro non-presenza, sei riuscito a tratteggiare la loro personalità, chi più chi meno, e a far sentire la loro presenza solo con la descrizione dei loro oggetti e manie. Non un'impresa facile, ma ben realizzata) e a quanto le è rimasto (la casa, i ricordi). Attraverso il doppio ambiente a cui fanno riferimento le informazioni (presente e passato) si crea un ritratto a tutto tondo del personaggio, approfondito anche dalle informazioni che ci vengono date su quelli che le stanno attorno, e che compongono il suo mondo. Questo viene poi quasi completamente accantonato nell'ospizio, in cui si dà più spazio all'ambiente degli ospiti stessi più che alle singole personalità (e le poche di cui sappiamo qualcosa, come la cuoca, abbandonano presto il posto, dando così ancora più un'idea di spersonalizzazione) e che crea, a livello testuale, un'ottima separazione fra i due momenti, quello in cui era ancora permesso alla Venturina di essere sé stessa e quello in cui la sua personalità è stata costretta a tacere.
Un simile mutamento lo abbiamo anche nel secondo filone, questo sviluppato però un poco più diversamente, dato che incomincia dalla fine del percorso di Livietta. All'inizio, infatti, può non essere molto chiaro che il Fratellone e la Livietta siano la stessa persona, situazione che hai sviluppato deliberatamente e che ha dato i suoi frutti. La tematica principale di questo filone, infatti, è il rapporto col proprio corpo e coi propri sogni, che viene ben fuori dal percorso della ragazza costretta, a causa degli imprevedibili cambiamenti, a riconsiderare il suo sogno.
Non è facile approfondire la psicologia di una persona in un'età così suscettibile ai cambiamenti, ma credo che tu ci sia riuscito bene, sviluppando fianco a fianco i cambiamenti del corpo e della mente (dalla testardaggine della Livetta all'accettazione e alla fuga da un mondo che non lo poteva più comprendere) del Fratellone. L'ho trovato affrontato in maniera realistica per l'età, il carattere e il background che gli è stato dato. I personaggi secondari in esso collocati (genitori, insegnanti, allenatori) hanno un loro senso e una loro individualità, che non esce fuori particolarmente per la tua scelta di focalizzarti più sul protagonista che altro, ma che comunque si fanno sentire, appaiono verosimili nei loro comportamenti e che veicolano i cambiamenti del protagonista. Svariati, alcuni anche molto delicati, che sei riuscito a far venire fuori al meglio, forse anche per l'eccezionalità del narratore.
Che, lo ammetto, è la figura un po' meno definita, su cui sappiamo di meno. A parte qualche info di background, serve più a far risaltare gli altri col suo modo di narrare arguto, ma non per questo l'ho trovato mal sviluppato. In questo tipo di storia, un po' di mistero/magia ci vuole, e tu hai scelto di focalizzarlo su una figura che ci accompagna per tutto il tempo ma che rimane comunque in secondo piano. E, personalmente, non mi sarei comportata diversamente: è grazie a quel gatto che i due filoni si incontrano, che si collegano (nella storia e al di fuori stesso). E comunque, non hai scambiato il mistero per personalità: è il personaggio di cui conosciamo meglio i pensieri, il cui carattere meglio sappiamo e che ci è, in definitiva più intimo. È attraverso i suoi occhi, il suo modo di ricordare la vicenda che esploriamo le storie degli altri, e il peso stesso che diamo a quanto avviene.
Ed è anche perché è stato lui a narrarci la storia che il momento finale diventa così importante. La vista dell'albero non è, dopotutto, un evento così importante: non porta alla risoluzione dei dubbi dei personaggi, non li riesce a togliere completamente dalle loro situazioni, o almeno non come vengono descritte, ma la centralità data a quest'elemento, e quanto è stato fondamentale nelle vite di entrambi i personaggi... dai sentimenti che prova il narratore, è chiaro che sarà un punto di svolta per tutti. Come è lasciato all'immaginazione.
Gradimento personale: 12/12
Non ho mai letto niente di simile a questa storia in tutto il sito, o anche in tutti i libri che mi sono capitati fra le mani. Il realismo magico (con un gatto protettore e una ragazza che cresce uomo mi rifiuto di chiamarlo diversamente) non mi aveva mai attirato come idea, ma la tua storia mi ha fatto cambiare idea. Non un momento morto, non un pezzo della storia scritto solo per riempire la pagina: ogni momento da te descritto è fondamentale per il quadro principale, dai figli della Venturina che l'abbandonano alla chitarra della Livetta. Ho apprezzato soprattutto il finale: non solo per il fatto che le due storie, di cui abbiamo seguito la costruzione parallela, s'incontrano, ma anche per il modo: di solito, quando si narra di due storie parallele che s'incrociano, il tono assunto diventa epico, o comunque di fondamentale importanza. Qua invece viene trattato come un momento normale nella vita di entrambi gli umani, non tradendo il modo di scrivere distaccato e un po' ironico che per tutto il tempo ha accompagnato la lettura. La coerenza e l'originalità sono elementi molto importanti per me, e nella tua storia ne ho trovati a bizzeffe!
Totale: 37,6/40

Recensore Master
03/01/20, ore 14:06

Ed ecco la fine, ma quella mia... insomma, Mozzicone sente di essere un gatto anziano, e che resta poco della sua ultima vita e io a piangere... infatti l'ho letta ieri sera ma non ce l'ho fatta a dire niente. No, per ora è salvo e il messaggio di Speranza che manda - che ci mandi - è molto intenso e chiaro. Vivrà in due cuori, contemporaneamente, il che è drammaticamente bello. Ora c'è tutto il senso degli haiku, sotto i ciliegi, opportunamente: la bellezza è caduca. La vita di Venturina sta per terminare, ma ha avuto un ultimo dono: la visita di quella creatura superiore, il Gatto, che come una fata madrina ha fatto un miracolo per lei. E spero che fino alla fine abiteranno nel "gattile" dormendo abbracciati. Ho ripensato alla mia nonna che è morta a 24 ore dal suo gatto (nessuno ne dubitava) nella stessa posa, mano sinistra sugli occhi. Fa quasi paura... hai creato dei personaggi stupendi, e mi hai fatta appassionare ad una storia tutta italiana, cosa per me terribilmente difficile; non ho un buon rapporto affettivo con "casa", sono esterofila nel cuore, non per moda, solo scrivendo. Però quello che esce dalle tue mani è tutto così perfetto! Il tassista è un amore, a proposito, aahhaha! tenero! La casa delle persone anziane è così: un mucchio di cianfrusaglia tranne che per i suoi padroni; ci sono tanti di quei dettagli sui quali fermarsi a riflettere che ci vorrebbe tutta la giornata solo per le basi, Cap. E che dolcezza Fratellone che salva il gatto scaldandolo col suo corpo e imboccandogli quel misero cibo che per lui significa la vita! Ho il cuore a striscette, sappilo. Nella tua prossima storia per favore scrivi di cuoricini, farfalle e margherite, ok? XD (No, le farfalle suicide sulla margherite che si dispongono a cuore non valgono! XD)
Forse per Livia la carriera è finita, ma la vita è iniziata. per chi è, per quello che può desiderare. La vita delle ginnaste è breve, artisticamente, quindi un altro personaggio-ciliegio. Però invece di spegnarsi, è rinata, in ogni senso, è la farfalla "fuori dal camune" che ha lasciato un bozzolo di corpo a dieta e provato dalla fatica. Ora credo di aver davvero capito anche i capitoli precedenti
E qualcosa mi dice che tornerò a completare questa recensione...
un bacio felino, Cap, col cuore
tua, Setsy

Recensore Veterano
22/02/19, ore 18:20

1° classificato al contest 'Mille e una fiaba'

Yonoi.
 


Grammatica e Stile: 10/10 

Non ho trovato alcun errore né grammaticale né di battitura e in una storia tanto lunga è segno di un attento lavoro, quindi ti faccio i miei complimenti. 
Lo stile è lineare e chiaro. Molto descrittivo ma non per questo piatto o monotono anzi, non stanca durante la lettura ma rende il tutto più suggestivo e più ‘visibile’ agli occhi del lettore. Un lessico ricco, semplice ma più ricercato in alcuni passaggi, un mix perfetto insomma che appaga il lettore e gli dona una piacevole lettura. 
L’uso della prima persona per il racconto è stato un altro punto a favore, perché lo trovo sempre più appropriato e coinvolgente soprattutto in una storia dal sapore tanto introspettivo. 


Caratterizzazione personaggi: 10/10 

Partiamo dal protagonista principale, che ho adorato e mi spiegherò meglio nel parametro di gradimento personale. 
Mozzicone o Garibaldi, o in qualunque altro modo lo si voglia chiamare, si presenta da subito per quello che è: un gatto. Dai una descrizione molto accurata delle sue caratteristiche fisiche: il colore, la coda mancante, la lunghezza dei suoi baffi, ma ciò che più mi ha colpita è l’accuratezza che hai usato nel caratterizzare la sua personalità, ed è già difficile farlo con le persone figuriamoci con un gatto. I suoi pensieri, i suoi modi di fare, le sue abitudini, i movimenti che compie, l’affetto per quelli che sono i suoi padroni, la diffidenza, la noia e la curiosità tipiche di questi felini, tutto emerge in maniera perfetta, a poco a poco ma con la schiettezza che soltanto un gatto possiede. Nessuno, meglio di lui, poteva raccontarci questa che non è solo la sua storia ma anche quella delle persone che più ha amato durante le sue sette vite. 
La Signora Venturina. Lei è anziana ma con uno spirito ancora giovane. Allegra, che sorride alla vita, che ama la natura e che accoglie Garibaldi nella sua casa e gli dona affetto. Sembra pacifica ma quando perde la pazienza allora anche il defunto marito, dalla personalità forte e severa, vacilla e trema al suo cospetto. Legata alla famiglia e con dei sani valori. Bellissima la parte in cui descrivi i suoi ricci, di cui spesso Garibaldi parla, forse perché sono la parte di lei più similare a quello che è il suo carattere. Mi è piaciuto molto questo ricordarli spesso tra le righe. 
E veniamo alla Livietta. Un personaggio complesso sia a livello fisico che a livello emotivo. Forse proprio questa complessità la rende unica, fuori dal comune ma nel senso positivo. La vita la mette di fronte a degli ostacoli, a delle scelte, a delle problematiche e conflitti interiori che riesce comunque ad affrontare in modo molto maturo. Di sicuro è il personaggio di cui si nota più l’evoluzione e la crescita, in questo caso non solo fisica ma totale. 
E quando questi tre personaggi si trovano l’uno di fronte agli altri allora sono finalmente completi. 


Sviluppo del tema: 10/10 

Il tema è sviluppato in maniera perfetta. Mi ripeto ma non c’è nessuno più in grado di un gatto di esprimere il concetto presente nel pacchetto da te scelto, per il loro carattere e per il loro modo di vedere e vivere la vita. Un gatto non si lascia mai abbattere per quanto le situazioni possano sembrare terribili ed è l’unico che può, far vedere le cose sotto un altro punto di vista. In questo caso era un po’ anche la sua missione e lo si evince già dai primi paragrafi e ci riesce alla perfezione. Mi è piaciuto davvero il modo in cui hai gestito il tutto. 


Gradimento personale: 10/10 

Partiamo dal presupposto che amo i gatti, ne ho una a casa quindi in ogni comportamento da te descritto nella storia mi è sembrato di rivederla. Inaspettato il suo punto di vista, mi ha piacevolmente sorpresa e ciò ha reso il racconto ricco di originalità. Mi è piaciuto molto come tu abbia raccontato di tre vite ben distinte e che fino in fondo non sai quale destino è a loro riservato, per poi unirle in un finale che mi aspettavo drammatico e che invece mi ha lasciato positivamente commossa. Ammetto che quando ho letto ‘drammatico’ mi sono venuti i brividi, perché nonostante siano sempre emozionanti a me che sono un’amante del lieto fine lasciano sempre l’amaro in bocca. E invece altra sorpresa perché, seppur velato di malinconia, c’è un finale che fa sorridere e scalda il cuore. Una storia apprezzatissima, per i contenuti per nulla semplici e per il modo in cui li hai saputi gestire e per i personaggi che finisci per amare e sentire vicini a te. 

40/40 

Recensore Junior
06/01/19, ore 21:24

Ciao!
Finalmente ho avuto modo di leggere il finale di questa bellissima storia che reputo originale e commovente.
Sono felicissima che non sia finita tragicamente, ti dirò che all'inizio avevo questo sentore^^ Ma alla fine, nonostante il velo di malinconia, mi ha lasciato dentro tante belle emozioni...specialmente perchè è scritta straordinariamente bene! Vado subito a leggere l'altra tua long! :)

Recensore Master
29/12/18, ore 21:23

ciao ancora, scusa la pochezza dei commenti ma la storia mi ha rapito..
Sepulveda docet, in un cero qual modo (storia della gabbianella e del gatto che le insegnò a volare) A ogni buon conto, Livietta/Fratellone salva il felino dalla neve .. the poor kitten and the guitar player
E sullo sfondo tornano di nuovo i ciliegi, i fiorii e gli spazi..
A masterpiece JQ

Recensore Master
27/12/18, ore 00:21

No ma adesso mi spieghi per cortesia perché L'hai messa in drammatico.
Cavolo con sta premessa mi attendevo che qualcuno ci lasciasse le penne sul serio!
E invece è un finale forse non allegro (ha sempre quel non so cosa di malinconico che si è perdurato lungo il percorso) ma non è drammatico, anzi è a suo modo dolce con questo aver unito due strade all'apparenza destinate a non incontrarsi mai tanto le dista esperienze e età. E così grazie a questo saggio micio che ormai si avvia, sereno e.. Soddisfatto(?) con un pizzico di speranza verso la fine della sua settima vita, la Livietta viene aiutata nel suo vivere quotidiano dalla presenza del peloso gattone, e compie con aiuti un po' fortuito e azzardati anche una piccola missione: far rivedere a Venturina un po' di luce dei ricordi grazie non al suo ciliegio (ormai andato insieme alla sua casa) ma a una distesa di ciliegi! (a proposito bellissima la descrizione che culmina con ka riflessione finale del gatto, un pezzo finale molto visivo, da film)
In conclusione finale molto bello e commovente tra un panorama mozzafiato.
Bravo e a presto!
Nala
P. S. E di nuovo buone feste🤗🤗

Recensore Master
23/12/18, ore 16:32

E direi che la conclusione è stata semplicemente perfetta.
L'umano con lo zaino ha finalmente trovato una sua autentica vocazione, una davvero non convenzionale, ma che gli permette di portare un po' di felicità dovunque vada.
Ed è stato un mito Garibaldi, che ha portato il Fratellone dalla sua vecchia padrona: e bene che ci sono un gatto, un senzatetto e una capocuoca a occuparsi di lei e dei suoi desideri, perché se era per i suoi figli stava fresca.
Davvero malinconica la parte della casa in demolizione e del ciliegio sparito, a cui fa da divertente contraltare la balla esagerata del Fratellone per scroccare un passaggio (zittendo nel frattempo una confusa Venturina).
E perfetto il finale: due persone diversissime tra loro che osservano dei ciliegi, e un gatto, ormai prossimo alla fine, che si è guadagnato un posto nel cuore di entrambi.
Davvero complimenti per un'altra bellissima storia!

Recensore Master
20/12/18, ore 14:35

Ciao carissimo^^
mi piacerebbe trovare da qualche parte un gatto saggio e buono come il tuo Mozzicone, più saggio e più buono anzi di molti umani, altruista e generoso.
E magari anche un personaggio come la Livietta/Fratellone o una vecchietta arzilla come la Venturina.
Nelle tue storie sai sempre mettere la gioia di piccole cose presenti e il rimpianto struggente di cose ormai perdute, che rimangono solo nel ricordo. Tristissima la scena di quando vanno nella vecchia casa della signora e la devastazione di muri e pavimenti fa capire quanto la vita precedente della signora non esista ormai più.
Ho notato che non hai resistito: ci hai messo anche il malato terminale che ringrazia per la vita donatagli e due giorni dopo schiatta. Ma lo so, è più forte di te, non ce la puoi fare.^^
A parte le battute, come sempre complimenti per la tua magnifica capacità narrativa e per la tua abilità nel tratteggiare situazioni e sentimenti. A presto!

Recensore Master
20/12/18, ore 11:30

Parola mia, questa storia non poteva avere una conclusione più appropriata di quella presente in questo capitolo. Capitolo che, peraltro, potrebbe benissimo essere intitolato "la ballata del gatto e dell'umano". Sì, perchè la storia è iniziata con loro, ed è finita con loro, come era giusto che fosse.

Si comincia con il momento in cui i nostri si incontrano, quando il Fratellone salva il felino da una morte sicura per assideramento. Si prosegue poi con un flashback del momento in cui la Livietta muore (metaforicamente parlando, s'intende) e nasce ufficialmente il Fratellone. Il Fratellone, questo chitarrista vagabondo che vaga alla ricerca di sè stesso (e forse, finalmente, è riuscito a trovarlo), e che usa la sua chitarra oltre che per guadagnare qualche spicciolo e tirare avanti anche per dare qualche momento di felicità a delle persone più sfortunate di lui. Molto bella la scena in cui il paziente dell'ospedale gli lascia un biglietto in cui lo ringrazia per ciò che ha fatto per lui. E ancora più bella, anzi direi proprio struggente, è stata la parte in cui Garibaldi/Mozzicone riesce finalmente a rivedere la sua vecchia (in tutti i sensi) padrona, la signora Venturina. Conclusione perfetta, poi, con i due che portano la Venturina a vedere dei ciliegi, in sostituzione di quello che le aveva regalato il figlio stronzo (certo che però una volta ogni tanto la potrebbe anche andare a trovare, la madre). Ripeto, un finale più bello e commovente di questo non poteva esserci.

Alla prossima storia, yonoi. E buon Natale!