Cara fumomiele, <3 <3
troppa era la curiosità per la tua shot targata Black Mirror per non passare. Con questa serie ho un rapporto conflittuale e piuttosto complesso, ma sostanzialmente la amo e mi spaventa assieme. E, ovviamente, ho visto Bardnesnatch e l’abbiamo giocato facendogli fare più percorsi, anche se non tutti quelli disponibili. Eccomi dunque a sospendere, ma solo momentaneamente, la bellissima Paralyzed per giungere qui. Il mio rapporto con Black Mirror è caratterizzato da amore per tutti gli episodi, ma anche turbamento. Il primo episodio della prima serie mi offese e, per lungo periodo, sospesi del tutto la visione. Poi, spinta dalle insistenze di fidanzato, mi accinsi a guardare i successivi episodi. Uno di quelli che preferisco è sulle app d’incontri (quello che finisce con Panic degli Smiths, della scorsa stagione). Bandersnatch è tutto quello che hai detto tu. Realtà parallela e finzione si mescolano in un gioco dove i confini tra immaginazione e realtà si confondono e dove il personaggio “finto”, il protagonista alienato che ci divertiamo a far soffrire e che tormentiamo come fossimo dèi ingiusti, si trova costretto entro binari predestinati (distruggere il computer, prendere il treno, cercare invano Colin, uccidere il padre). Senza andare a fare un’esegesi dell’episodio, posso dire che tu hai colto il dramma di Stefan e il suo male interiore e che la ship con Colin non mi sembra poi così tanto assurda 😉. È comunque una comunanza spirituale molto forte, la loro. Colin è un aiutante/maestro/esempio, ma è anche una sorta di doppelganger ben riuscito di Stefan. Il suo retaggio (la figlia che vediamo in braccio alla deliziosa compagna) è quella che rimarrà invischiata nel gioco Bandersnatch contemporaneo in uno dei molti finali.
Che ne raccoglie l’eredità e la maledizione. Oltre a essere ben scritta, la shot espleta ottimamente il senso dell’episodio: temi come la libertà e gli universi paralleli suggestionano autore e scrittore. L’esperienza di uno sconvolto Stefan, che assiste solo a uno dei possibili destini che lo separano dall’anima affine alla sua, è solamente una versione del gioco che è la vita. Il libero arbitrio appare come un inganno in cui spettatore, protagonista e lettore rimangono incastrati (una delle versioni del gioco era considerata la migliore, mi pare, proprio perché illudeva il giocatore di poter essere libero). Resta, dopo la lettura, la domanda sospesa se tutto sia scritto o meno e in quale misura.
Bellissima, davvero bellissima! Tanti complimenti e a rileggerci prestissimo,
una piacevolmente colpita Shilyss |