Secondo classificato al Victorian Age Contest L'allevatrice di polli di alessandroago_94
Stile: 3/5p
Trama: 3/5p
Personaggi: 2/5p
tot. 8/20p
Per me le storie più riassunto che show don't tell non fanno entrare nella scena, anche per la distanza dai personaggi.
I personaggi che si lamentano nonostante la loro condizione, purtroppo ottimale per la loro epoca, e qui anche per la classe sociale, senza motivo quindi, non mi stanno simpatici. In fiction si manifesta spesso col ridere di chi deride (“Lei rideva, al cospetto di quella bigotta ignoranza contadina.”), falsissimo, e in questo caso una scarsa intelligenza di più personaggi maschili (come nell'asta). Comunque, nonostante mie antipatie personali, è normale per una donna vittoriana, solo che in questo modo è cliché. Per il resto, Elizabeth alza la voce all'asta e apre personalmente la cassa, cosa che testimonia la sua passione, quindi dettagli coerenti. Non ha il giusto spazio di caratterizzazione, a differenza di George che invece è una comparsa, e che non è uno stereotipo. Capisco che l'aderenza alla figura storica lega le mani, ma le manca un modo di porsi al lettore che la differenzierebbe da un'altra donna con la stessa passione, a livello di persona. Percepisce il tramonto di un'era, immagino come cambio del mood del tempo, in accordo col suo tempo, come gli intellettuali del Decadentismo.
Sarebbe stato opportuno indicare il nome della zona di Londra dove c'è il magazzino e quella della dimora, con uno schizzo di descrizione. Ad esempio, una volta nel magazzino, anticiperei “volatili esposti ai margini del grande spiazzo centrale.”, e anziché “E lì i suoi occhi si incendiarono di miriadi di colori differenti, tutti quelli che i piumaggi di quegli splendidi volatili potevano offrire a uno sguardo appassionato.” la meraviglia di Elizabeth si potrebbe spiegare per le dimensioni del posto o le specie.
Trentaquattro anni allora non era un'età tanto giovane per una sposa.
Il presentatore è un po' fiacco, per me dovrebbe pubblicizzare comunque l'unicità del prodotto. “Il signore che teneva le redini dell’improvvisata asta (direi “Il presentatore”) allora le rivolse a sua volta uno sguardo, ma molto curioso. La donna notò che sorrideva con fare beffardo. ”: non capisco il “ma”. La scena dell'asta dovrebbe a mio avviso essere più fatta per essere credibile, con i prezzi e le considerazioni di un'ormai esperta d'aste. Il fatto che è raccontata come dicevo sopra, senza scene, non ti fa vivere appieno la dovuta suspense.
Scriverei “La puttana, la meretrice.” perché sono sinonimi.
“D’altronde qualche valore aveva una figura femminile” quale. “Il mio William”, cantilenava, stanca, “se solo tu non mi avessi lasciato sola”. Per me sarebbe o “Mio William”, quindi si rivolge a lui, o “Se” dopo.
“In ogni caso preferiva continuare a mostrarsi sempre come una vedova affranta, ancora in pieno lutto, così di solito la lasciavano in pace. In fondo, era vero. Non riusciva a dimenticare quel marito che l’aveva lasciata sola tanto presto.” Per me già detto prima, come “iniziato diverse settimane prima dal Bosforo.
“Ad allietare le sue giornate di vedova senza futuro c'erano spesso loro; le galline.” Ci andrebbe solo una virgola.
Prima dei tre punti va lasciato uno spazio, e la parola dopo di essi è maiuscola; ad esempio in sola… aveva.
“un garzone che era davvero bravo con gli animali. Il ragazzo ventenne” Metterei tutto assieme.
Mi piace la scorrevolezza dello stile, più per un lessico “normale”, una bella cosa.
La storia non ha quella suspense che ti fa girare pagina (c'è solo nel momento dell'incertezza per le sorti dei galli bianchi), per lo stile ma anche perché non c'è una vera e propria trama. È più saggistica, sebbene ci sono commenti della protagonista tra le nozioni storiche per rompere di volta in volta il “blocco”, comunque non pesante per la scarsa lunghezza. Comunque, “saggistica” è riduttivo, davanti alla vostra competenza storica non posso che inchinarmi, anche perché la storia è basata su una figura realmente esistita. Si sa poco sul “collezionismo” di polli, quindi sicuramente è originale, e interessante, anche se Elizabeth avrebbe potuto “coinvolgere” di più il lettore con giusto poche riflessioni in più sull'allevamento ottimale per i polli durante il loro ciclo di vita, lasciato solo intuire. “Saggistica” anche perché gli eventi sono “superflui” a una trama, perché non c'è, come una morale per ogni tipo di lettore, alla quale la storia deve essere finalizzata già dall'introduzione, che attrarrebbe anche i non interessati alla vita di Elizabeth Watts (che di conseguenza non deve essere trattata in stile documentario).
In generale, ho apprezzato tanto la storia, completa di spiegazione finale. Ti rinnovo i miei complimenti. È unica nel suo genere, in senso ovviamente positivo. Ti auguro una buona continuazione con il tuo hobby. (Recensione modificata il 26/02/2019 - 11:27 pm) |