Ciao Lightning e Cosa (quella lì, Shilyss)!
Io già dall'intro stavo per avere un mancamento, e potevo solo immaginare a cosa sarei andata incontro... ma, ripeto, potevo solo immaginarlo. Quello che mi si è presentato davanti è un sipario che si apre su un mondo che conosco troppo bene, che solo ricordarlo fa male, ma che leggerlo qui è stato una letale e dolcissima coltellata nella schiena. Non ho ancora capito quale sensazione mi sia rimasta più addosso, se la tristezza o la rabbia, ma vorrei rassicurare entrambe che sono sentimenti positivi, se si tratta di uno scritto a quattro mani scaturito da una mano che conosco e una che non conosco ancora, ma che ha già scelto di marchiarsi sulla mia pelle.
Quello che ci si presenta all'inizio è lo scenario silenzioso e post apocallittico di una tragedia che ben conosco. Una tragedia che ancora porto nel cuore, che dopo quasi dieci mesi non vuole proprio smetterla di lacerarmi l'anima e di cui amo sempre leggere, se viene descritta con una tale delicatezza che, quatta quatta, ti distrugge.
I corvi fratelli, servitori di Odino. Sorvolano il silenzio che si è generato dopo il dramma.
Gli elementi identificativi dei personaggi di cui si parla, che non vengono mai nominati perché no, non serve. Ogni riferimento è pacato ma forte, la mano dell'uomo di fetto, il principe degli Asi sconfitto e spento.
La troppa tranquillità di due anime morte, per motivi diversi. Una per davvero, sacrificio di una salvezza che per ora non è compiuta e l'altro rimasto vivo come in uno dei sogni più ricorrenti che hanno distrutto e ossessionato le sue notti; vivo intorno ai morti, incapace di salvare nessuno.
La bellezza di questo breve scritto sta nel fatto che il protagonista indiscusso, lontano, nemmeno nominato, è Thanos. Ha ottenuto quello che voleva, lasciandosi alle spalle il dolore e, a costo di essere ripetitiva, lo dico ancora: il silenzio.
Perché è così importante questa parola, questo concetto? Perché una storia che comunica qualcosa, lascia delle sensazioni dopo e ne genera nel durante. mentre leggevo c'era bisogno del silenzio. Quello che rispetta il corso degli avvenimenti, quello che se viene rotto rompe a sua volta qualcosa. Ecco qual è la sensazione che mi ha dato. La delicatezza forte, che rischia di spaccarsi ad ogni riga letta. Come quando ti viene da tossire durante un concerto di sinfonia, e non vuoi e non puoi farlo, per non rovinarne la solennità. Ecco, spero così di aver spiegato quello che la lettura ha generato in me, ed è positivo. Lo è sotto ogni punto di vista.
Gli stili mischiati sono perfettamente fusi tra di loro. Non creano alcun tipo di distacco che farebbe storcere il naso. È un ritmo musicale che parte, ammalia e poi si ferma... con una nota stonata che è quel ricordo che quasi non avremmo voluto nemmeno sentir nominare, ma c'è, è una realtà: lo schiocco.
Io non posso che farvi i miei complimenti e, fiduciosa, aspetto i prossimi capitoli. Una storia che parte così, sulle note di De André e con poche righe riesce a infammare così tanto il mio animo, non può che meritare tutta la attenzione.
Un abbraccio ad entrambe,
a presto
Miry |