Carissima, eccomi qui!
Ho iniziato questa minilong così da potermi godere appieno tutte le sfumature che dai alla coppia e ai personaggi, felicissima di vedere un’apparizione così presto del nostro caro Mycroft, personaggio che personalmente adoro e che hai gestito benissimo.
Ora, appena il fratellino caro ha detto “vuoi essere strafatto proprio oggi?” ho subodorato qualcosa che bolliva in pentola e, man mano che andavo avanti con questo breve prologo, ero sempre più convinta. Ciò non mi ha impedito, alla fine, di tirare un urlo che deve aver svegliato i morti e ho fangirlato tantissimo.
Ma andiamo con ordine.
Il rapporto di Sherlock con la propria psiche e, soprattutto, con i propri sentimenti è sempre stato turbolento, mentre Mycroft appare al 90% delle volte posato e perfettamente padrone di sè: per questo non mi ha stupito vedere il buon Holmes piccolo ricadere nelle vecchie abitudini (e nel tepore delle canne) mentre Mycroft ironizza…MA. C’è un Ma che non mi aspettavo, che mi ha stupito ed intenerito, ed è il discorso che fa il fratello maggiore: un po’ benedizione, un po’ “non ti si può lasciare senza Watson cinque minuti che fai danni”, è una cosa che mi vedrei benissimo nello show — magari!— e che credo colga bene l’evoluzione di Mycroft nelle stagioni.
La sua definizione di Sherlock “Eri un ragazzino con un cervello straordinario e un cuore anestetizzato,” è meravigliosa, mi ha colpito moltissimo per la verità che viene espressa ma anche per la tenerezza che trapela pur senza utilizzare sviolinate (che non sarebbero IC per il buon Mycroft).
Parlando di cosine tenere, Rosie è un amore. Vestita in organza come una bambolina — aw! — è il perfetto ritratto di entrambi i suoi genitori, con la vivacità di Mary (spero non la stessa velocità nel puntare le pistole 😩) e con gli occhi azzurri di John. La descrizione mi ha fatta andare in brodo di giuggiole, letteralmente. E poi che chiami Sherlock Papà proprio come John…aw, aw, aw, si vede tantissimo che l’ha cresciuta lui, anche nella dolcezza che un generalmente freddo Sherlock, costantemente infastidito dalla vita, mette nel prenderle la mano e lasciarsi trascinare oltre un arco di glicine.
Anche la menzione della location mi aveva fatto drizzare le orecchie, e infatti…ADORO.
L’atmosfera in generale è semplice ma sontuosa al tempo stesso, descritta in ogni dettaglio così bene che pare di essere in questo cottage antico al crepuscolo, con la musica e gli invitati allineati. L’emozione cresce con l’avvicinarsi del grande momento ed è impossibile non sentirsi parte della scena, è impossibile non condividere la commozione e l’ansia degli invitati e, un po’, di Sherlock stesso.
E la fine…il dialogo finale, la battuta che spezza un po’ la tensione dopo tutta la bellezza dell’introspezione e dei sentimenti che Sherlock prova per John, sono una mazzata di feels. Tuttavia per una volta sono solo feels belli e positivi e la scena è meravigliosamente positiva senza neanche un’ombra di angst, le lacrime sono di gioia, quindi I’ll take that 😂
Stilisticamente parlando non ho nulla da dire, altrimenti mi ripeterei: aggiungo solo che è un capitolo più d’azione e meno introspettivo rispetto a quelli a cui mi avevi abituata ma non per questo è gestito in modo meno magistrale. Scorre tutto perfettamente, con un foreshadowing appena accennato che “gioca” con l’attenzione e le aspettative del lettore, guidandolo insieme a Sherlock verso il punto focale del capitolo. Come punto di vista è estremamente d’effetto, secondo me, perchè pare di seguire tutta la scena da dietro la spalla di Sherlock, partecipando non solo al suo nervosismo ma anche all’enormità del suo amore e riuscendo comunque a godere dei dialoghi e delle bellissime descrizioni. Insomma, credo che sia super ben bilanciato e ti faccio tantissimi complimenti, l’immersività di questo capitolo è enorme <3
Sono super curiosa di vedere come proseguirà la storia, che per ora si preannuncia delicata e bellissima (ti dico, quel Malinconico mi fa un po’ paura).
Un abbraccio e non vedo l’ora di continuare <3
Ellie |