Recensioni per
La giungla dentro
di Old Fashioned

Questa storia ha ottenuto 50 recensioni.
Positive : 50
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
26/03/19, ore 15:15
Cap. 1:

Hai ragione: la jungla sembra possedere una vita propria e uno scopo ineluttabile. Nasconde parimenti verità e menzogna, non si lascia né indagare né vincere.
Quello del Vietnam pare quasi più uno scenario horror che storico e forse è davvero così.
Allora la foresta diviene rossa e nera, non più verde e nasconde fantasmi in carne e ossa.
Si comprende molto bene dalla tua curata caratterizzazione del sopravvissuto, che non riesce più a orientarsi nello spazio e nel tempo, ma forse conosce l'unico modo per restare ancora vivo. Bisogna vedere se sceglierà di metterlo in atto.
Complimenti per questo inizio da incubo che, sospetto, non è che la punta di un iceberg ben più pericoloso.
A presto! :)

Recensore Master
26/03/19, ore 00:14
Cap. 1:

Ciao Old!
Dopo molto (troppo) tempo, torno a rileggerti con questa storiacChe mette subito molta carne al fuoco: abbiamo un soldato reduce dai combattimenti con la pelle integra e la mente spezzata: un nemico invisibile, che si manifesta a tratti tra incubo e realtà, inafferrabile; una natura indifferente e pervasiva, che appare anch’essa come un nemico. Eppure MacFarland è l’unico che riesce a cogliere i segni della presenza del nemico nel tranquillo avamposto dove è stato ricoverato nel tentativo di rimettere insieme i suoi pezzi. È solo, McFarland, anche i suoi compagni guardano a lui con timore e diffidenza. Il suo superiore non lo prende sul serio, ritenendo (e non a torto) che il nostro viva in un incubo perenne. Si trova solo anche in mezzo a una battaglia in cui il nemico continua ad essere sfuggente. L’ambiente esterno, soprattutto quello della battaglia, rappresenta bene il suo stato di confusione, al punto che il lettore si domanda se quest’ultima scena corrisponda alla realtà o a un altro incubo che prende forma. Come sempre, perfetta la ricostruzione storica fin nei dettagli. A presto!

Recensore Master
25/03/19, ore 21:51
Cap. 1:

Ciao carissimo^^
Uno dei temi portanti di questa storia sembra proprio l'impossibilità di MacFarland di discernere la realtà dalle allucinazioni. Come migliaia di soldati americani buttati nell'inferno della Guerra del Vietnam (che personalmente, almeno basandomi sulle mie conoscenze personali, penso che sia uno dei più cruenti - se non il più cruento - scontro del Novecento), è stato profondamente segnato dalle atrocità a cui ha assistito ed è ormai ridotto a un'ombra di se stesso, consumato dagli incubi e dal disturbo post-traumatico da stress.
Come sempre, ho apprezzato tantissimo il tuo modo di affrontare la questione, senza piagnistei né retorica antimilitarista, le scene d'azione - che sanno essere d'impatto anche senza il bisogno di splatter fine a se stesso - e la tua fedele ricostruzione dell'ambientazione. La giungla incombe sullo sfondo, eppure la sua presenza permea tutto il racconto.
Complimenti!

Recensore Master
25/03/19, ore 20:14
Cap. 1:

Tema interessante, quello della guerra del Vietnam. Soprattutto se raccontato dal punto di vista di uno dei soldati che vi hanno combattuto. Il povero MacFarland ne ha viste di cotte e di crude, e ormai non ha più tutte le rotelle a posto, tanto che ha anche allucinazioni sui commilitoni morti. Sarebbe forse opportuno rimandarlo a casa perché si riprenda, e invece è ancora lì nella giungla. E poi, quando meno se lo aspetta, ecco che arriva una bella sorpresa: la base in cui sta viene attaccata, e quindi forse le sue non erano tutte allucinazioni. Oppure no, e anche questo attacco è frutto della sua mente traumatizzata. Qualunque sia la verità, sono curioso di vedere come prosegue. Alla prossima!

Recensore Veterano
25/03/19, ore 19:44
Cap. 1:

Ciao, carissimo.
Non mi sopporterai più ma ci tengo a lasciare il mio apprezzamento a questa storia.

Mi è piaciuta molto la scena di apertura, con i morti che tornano a fare visita e Mac che si nasconde sotto il letto.
Verrebbe da ridere, di primo impatto, a leggere di un uomo grande e grosso che si nasconde sotto il letto come un bambino. Ma non c'è proprio niente da ridere, anzi.
Sei stato molto bravo a non calcare la mano sulle torture e sugli orrori che ha visto: ne accenni ma non ne dai un'immagine chiara. Come i suoi ricordi, sfumati ed incerti.

Hai reso molto bene anche l'iperarousal, la paranoia e il senso di distacco dalla realtà sia per dissociazione sia per i ricordi intrusivi. E' triste leggere come nemmeno lui capisca cosa sia reale e cosa non lo sia.
E' un bellissimo racconto, scritto bene e con il giusto rispetto per i protagonisti.
Ottimo lavoro, vecchio mio, ottimo lavoro.

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