Recensioni per
La giungla dentro
di Old Fashioned

Questa storia ha ottenuto 50 recensioni.
Positive : 50
Neutre o critiche: 0


Devi essere loggato per recensire.
Registrati o fai il login.
Recensore Master
08/04/19, ore 19:47
Cap. 3:

Ed ecco che la cruenta vicenda del soldato MacFarland si è conclusa. Beh, credo che non potesse concludersi meglio di così. Il nostro eroe (o forse è meglio dire anti-eroe) si fa strada nella giungla vietnamita a cazzotti e colpi di mitra. Ma ovviamente le cose non sono tanto facili, eh no. Sennò dove starebbe il divertimento per noi lettori? Prima gli scontri coi vietcong (altresì noti come Charlie. Che poi tra l'altro non ho mai capito perché li chiamavano così), e naturalmente, non potevano mancare le allucinazioni dove vede i commilitoni morti. Queste credo siano la parte più inquietante della storia, perché ricordano a che livelli può arrivare il trauma generato da una guerra. MacFarland però non si fa fermare da tutto questo, e riesce ad arrivare a destinazione, anche se un po' (anzi, parecchio malconcio). E alla fine, nonostante tutto quello che aveva pensato lui stesso, in un certo senso a casa ci torna davvero. Riposa in pace, MacFarland. Te lo sei meritato.

Alla prossima storia, carissimo!

Recensore Master
08/04/19, ore 13:27
Cap. 2:

Dunque eccoci! Guarda, ti chiedo subito perdono per il ritardo veramente molto infame, ma la questione è che il lavoro mi risucchia tutte le energie vitali anche solo per bestemmiare.
Non giudicarmi...
detto ciò, direi che finalmente posso dedicarmi alla commentalizzazione di questo secondo capitolo che... ah... parte con il botto. E ovviamente partiva con il botto, che credevi? Sta storia è un infarto continuo, e gli unici momenti rilassanti sono quelli in cui si contemplano cadaveri in avanzato stato di morte! Scherzi a parte, sto capitolo parte già cattivo proprio come piace a me: il nostro soldato si finge e morto e, nel frattempo, è costretto a guardare come i suoi compagni che non sono tanto in grado di farlo bene come lo fa lui vengono crivellati dai proiettili del Viet. Assurda la scena della ragazzina. Ca'puttana, veniva imparato ad essere dei demoni spietati già a quell'età per i bambini, durante la guerra? Perdonami io non sono uno storico come probabilmente tu sei, visti i mega particolari, quindi ogni cosa per me è sorprendente.
Devo dire che però, la scena più alta di sta storia è stata al risveglio - pseudo risveglio - del protagonista, che si ritrova davanti ai resti di un vero e proprio massacro. sembrava veramente un film horror, dal modo in cui hai descritto i cadaveri - povero infermiere, manco il tempo di afferzzionarmicisivi - e tutto l'alone PER NIENTE PESANTE di morte e disperazione e devastazione che ne è conseguita. Comunque sia, continuando, uno che fa dopo sta cosa? Si deprime, va in paranoia e tante altre cose.
Il protagonista no: visto che non ha assolutamente più nulla da perdere, decide che, se deve morire, almeno lo farà portandosi quanti più musi gialli possibili con se nella tomba, diventando John Rambo in pratica. Quindi, come posseduto da un demone, scende nei tunnel di Viet che non sarebbero invitanti nemmeno per un covo di ratti, e si da alla pazza gioia... prima in stealth, e poi decide che vaffanculo si fanno le stragi, svuotando un caricatore di piombo in quattro soldati che stavano facendo i rilassati. Adoro Farland, è diventato il classico eroe tragico e con più nulla da perdere che ammazza chiunque. Un po' alla John Wick, però magari meno rotto...
E alla fine, fuoriesce dai tunnel dopo aver fatto più casino di Hiroshima. Non lo hanno catturato, per gli dei benevolenti... ma ci saranno ancora dei capitoli in cui rischierà, ne sono piuttosto sicuro.
Complimentissimi anche per questo piccolo capolavoro!
Cerco sempre di essere obbiettivo nelle storie però con le tue non è umanamante possibile...

- TONIGHT, WE REWIEW! -

Recensore Master
03/04/19, ore 11:23
Cap. 2:

Mi è parso di percorrere quella città sotterranea insieme a MacFarland. Sono sempre rimasta colpita dalle tecniche di guerriglia dei vietnamiti, così come visti in alcuni film di guerra sull'argomento (uno su tutti: Full Metal Jacket). Gli Orientali hanno un concetto tutto loro del combattimento e della spietatezza: come sanno torturare loro... nessuno mai.
Hai descritto in modo efficace le sensazioni del nostro soldato, la sua adrenalina, le sue condizioni psico-fisiche. Come immaginavo, egli sa essere più lucido in questi terribili frangenti che nei momenti di tranquillità.
Povero Rosales, di certo lui non poteva immaginare che mentre al fortino ci si poteva ritenere al sicuro, in realtà i nemici stavano creando una rete labirintica sotto terra per spazzarli via.
Ma hanno fatto i conti senza il nostro eroe.
Adesso lo accompagneremo nella fitta ed infida giungla...
Sempre avvincente il nostro Old!

Recensore Master
02/04/19, ore 21:08
Cap. 2:

Ave OF, virilmente mi gusto una birra, leggendo il capitolo, nulla MAC ci ricorda Rambo, che sopravvive alle imboscate, è davvero cinico, ironico, disincantato, preda dei suoi demoni. Riflette sulla vendetta, non è indeciso come Amleto, scopre un tunnel, lo percorre, senza (troppo) indugio e fa una strage in preda a omerica/achillica ira funesta.. e nulla, penso anche in nuce a Platone e al mito della grotta (tunnel), i doxa.. e si esce nella giungla.
Quotando, "Ripensò a casa. Anche i Tunnel Rat speravano di tornaci, prima o poi.
A lui, invece, non importava."
Perchè ormai la giungla è davvero dentro di lui, come una propaggine, una tela di ragno che si interseca nel suo girotondo di anime, non pare avere altri posti per scrollarsi di dosso quello che ha vissuto e detto..
Superbo as usual, I bow
A la prochaine, JQ

Recensore Master
02/04/19, ore 19:41
Cap. 2:

I tunnel dei Vietcong sono una specie di inferno sotterraneo, composto da gironi e trappole diaboliche, solo l'esperienza del veterano ha salvato McFarland dal fare la fine del topo.
Io ci sarei finita dentro dopo i primi venti metri, anche se fossi stata una di loro -_-
Sicuramente dal tuo racconto emerge una realtà diversa da quella che ci hanno abituato a vedere nei film, i vietnamiti erano molto organizzati e sapevano trarre il massimo dalle poche risorse che avevano a disposizione.
Erano anche bene addestrati e nonostante il soldato americano sia riuscito a sfuggirgli, almeno temporeaneamente non credo che molleranno la presa e continueranno a dargli la caccia, soprattutto se si accorgeranno che è riuscito a sottrargli le preziose mappe della loro "città sotterranea".

Recensore Master
02/04/19, ore 18:17
Cap. 2:

Ciao Old!
A quanto parte, McFarland è riuscito a mettere da parte i suoi incubi perché evidentemente il corpo a corpo è una condizione in cui riesce a mettere in atto delle tecniche apprese, mentre quando si trova in situazioni di quiete il nostro fatica a interagire con la realtà. Non gli importa neppure della sua stessa vita, è come se operasse in automatico, e la tua bravura sta nel fatto che tutto questo emerge non da una facile introspezione ma dalla stessa narrazione dei fatti, estremamente dinamica e coinvolgente: e qui c’è veramente tanto da imparare.
Molto interessante la faccenda dei tunnel sotterranei, posso dire di avere imparato qualcosa di più. Splendida la descrizione di una natura incombente che pare stringere come una morsa, un mondo soffocante dove l’unica tinta, dalle liane al serpentello, sembra essere il verde. La narrazione si fa conematografica là dove il protagonista cerca di mimetizzarsi diventando tutt’uno con un ambiente saturo e insidioso:
"Sempre con il vuoto in mente, seguì con lo sguardo una lucertola che camminava lungo un ramoscello, osservò un ragno scendere lentamente da un filo di seta e poi scomparire nella corolla di un fiore."
"La giungla era immobile, afosa e madida. Dava l'idea di un immenso corpo abbandonato nel sonno". Riesci a rendere credibile anche il fatto che uno solo possa sconfiggere un intero plontone di guerriglieri addestrati quanto lui, e a utilizzare i soliti vocaboli ormai abusati in tutte le storie sul Vietnam quali "muso giallo" e "Charlie" creando una narrazione originale e avvicente: il che, trattrando un argomento "saturo" come quello del Vietnam, significa vincere una sfida non da poco. Tu ci sei riuscito pienamente, per questo i miei complimenti.

Recensore Veterano
02/04/19, ore 11:39
Cap. 2:

Ciao, carissimo.

Un secondo capitolo adrenalinico, degno del precedente.
Hai reso benissimo il senso di straniamento conseguente il disturbo di cui soffre MacFarland: a volte sembra quasi che la vita gli scorra davanti come in un film, che la trama proceda nonostante lui.
Le parole che scrivi evocano immagini, ma sono sfocate e confuse, come in un obiettivo fuorifuoco, o perchè viste attraverso un velo di lacrime. 
Se mi si permette la confidenza di un diminutivo, Mac sembra procedere come un automa, dissociato e stordito per il trauma, limitandosi a registrare quello che vede senza intervenire direttamente. Non è mancanza di empatia: semplicemente non è in grado di sopportare oltre. 

"Ripensò a casa. Anche i Tunnel Rat speravano di tornaci, prima o poi. 
A lui, invece, non importava."
Perchè ormai la sua casa è la giungla, le è rimasto intrappolato dentro e non vede una via d'uscita.

Nonostante tutto, però, Mac si rialza e combatte: potrebbe spararsi un colpo in testa o pugnalarsi con il Ka Bar ma non lo fa.
Inghiotte amaro e scende nel tunnel, forse perchè crede di non aver nulla da perdere, forse perchè dentro ha ancora qualcosa che lo spinge a non arrendersi, a stringere i denti il più forte possibile (costo di slogarsi la mascella e spezzarsi i molari) e andare avanti nonostante tutto.
Adoro questo personaggio: fragile, come lo siamo tutti, e cazzutissimo allo stesso tempo.

Non un faro, ma una tremolante fiaccola di speranza nella soffocante umidità della giungla.
Una giungla che sembra un mostro, che vive e respira cercando di inghiottire chi osa avvicinarsi, ma non è detto abbia l'ultima parola.

Complimenti vivissimi, mio caro, e una birra al tuo protagonista. Offro io ^^
 

Recensore Master
01/04/19, ore 19:26
Cap. 2:

McFarland ha un bel fegato a entrare in quei tunnel bui e pieni di insidie! Anche se ci ha fatto chiaramente capire che non è più tanto né attaccato alla vita né speranzoso, comunque l'istinto di conservazione alla fine tende a prevalere anche in lui.
Esce dal groviglio sotterraneo con un bel bottino, cioè la mappa delle gallerie e la consapevolezza che i nemici intendono portare altri attacchi.
Però si trova nuovamente a tu per tu con la jungla, che è un personaggio da non sottovalutare in questo bel racconto.
Ho apprezzato soprattutto il modo in cui hai reso la tensione e l'inseguimento nell'oscurità. Mi incuriosisce molto il fatto che il protagonista sia rimasto solo con le sue paure ad affrontare la foresta pluviale, che è l'avversario più temibile, ritengo.
A presto allora! ^^

Recensore Master
01/04/19, ore 18:33
Cap. 2:

MacFarland mi ricorda sempre di più Rambo. Sopravvissuto all'attacco dei Vietcong (ironia della sorte, come fa notare lui, visto che era l'unico soldato che non faceva salti di gioia all'idea della licenza), medita vendetta contro quelli che hanno fatto strage dei suoi commilitoni. E dopo aver scoperto un tunnel, vi si infila dentro, incazzato nero e pronto a menare le mani. Cosa che poi accade davvero. Il nostro fa una vera e propria strage di Vietcong nel sotterraneo, per poi prendere una delle mappe trovate lì e riemergere da qualche parte nella giungla. E a questo punto mi viene da dire "e mò sò cazzi". Perchè il nostro eroe non sa di preciso in che parte della giungla si trova, e dovrà girare parecchio per trovare una via d'uscita. E non è detto che non incontri qualche altro Vietcong. Ma potrebbe anche andargli peggio. Potrebbe incontrare sua suocera (battuta idiota, lo so).

Al prossimo capitolo!

Recensore Master
01/04/19, ore 18:27
Cap. 2:

Ciao^^
Molto bella la discesa nei tunnel, come sempre resa col tipico equilibrio tra azione e descrizione che caratterizza i tuoi scritti di questo genere. Non è per nulla difficile visualizzare l'ambiente (sia quello dei tunnel, che quello della giungla) e al tempo stesso immedesimarsi in MacFarland, percependo insieme a lui le stesse sensazioni che lui prova nel corso della vicenda.
Adesso spero che riesca a portare a destinazione quei preziosi documenti, anche se le sue condizioni fisiche non lasciano sperare nulla di buono e i Charlie sembrano essere in agguato dietro ogni anfratto, come se fossero essi stessi parte integrante della giungla...
Complimenti, un altro bellissimo capitolo!

Recensore Master
31/03/19, ore 15:08
Cap. 1:

Ah, ed eccomi finalmente qui! Guarda ti chiedo scusa per non averti risposto subito al messaggio che mi avevi inviato, ma ero a lavoro e poi mi sono subito fiondato a leggere la storia, quindi da cosa non nasce cosa e ho deciso di farti capite il mio apprezzamento direttamente con la recensione, che tanto che altro posso fare se non apprezzare una tua storia. Comunque sia, devo dire che questa storia mi ha decisamente lasciato sorpreso! Certo, siamo solo all'inizio - che in realtà sono covinto questa non sarà una storia di dodicimilatrecento capitoli, però... - però già da subito si capisce che sarà una storia bella.
psicologicamente una mattonata, però bella.
E diciamo che, il fatto che le tue storie horror comincino con un pochettino di calma e di mistero, mentre una tua semplice - oddio, si fa per dire - storia d'azione sulla guerra in Vietnam parte già subito con una visione che io mi sarei cavato gli occhi con un cucchiaino piuttosto che vederne un'altra tutte le sere. No, scherzi a parte, l'inizio è stato sicuramente il momento più alto di sto capitolo, ed ha messo un'ansia che porca miseria per poco non mi mettevo a fare il segno della croce come le zitelle che si trovano i cadaveri satanistici in soffitta. Comunque sia, la situazione del protagonista è chiara: disturbo post traumatico, e dal modo in cui parla delle sue avventure nella giungla decisamente non ha passato dei bei momenti. E considerato poi come è finita la guerra in Vietnam per l'America c'è ben poco da stupirsi - mi ricordo di un episodio di X-files, dove dicevano che ci fossero ancora dei prigionieri nelle terre nemiche... mio dio i brividi - che per quanto non sia stato torturato o catturato, comunque qualcosa dentro di lui si è spezzato del tutto.
E poi c'è la questione al lupo al lupo, che magari questo qui continua a vedere i morti e i Viet benché non esistono, ma magari quando ci sono per davvero, nessuno gli crede.
E infatti.
L'attacco alla base è stato più horror di tutte i tuoi momenti horror fino ad adesso, e il fatto che questa nemmeno era una storia horror rende il tutto ancora più angosciante: sembrava di essere lì, dispersi nel buio con l'unica luce costituita dai fuochi delle esplosioni e dei fucili. Mio di che ansia, dal primo all'ultimo secondo.
E alla fine il protagonista... muore? No, probabilmente sta per capitargli di peggio, altrimenti la storia non sarebbe ancora in corso, sbaglio?
Detto anche questo, decisamente un grandissimo lavoro. Non vedo l'ora di vedere che succede mo', che mi sono pure preso bene e adesso non ne sto più nella pelle.
Ancora complimentissimi, e ci vediamo al prossimo capitolo!

- TONIGHT, WE REWIEW! -

Recensore Veterano
28/03/19, ore 12:46
Cap. 1:

(Segnalazione indirizzata all'amministrazione per l'inserimento della storia tra le scelte)
L'autore dimostra innanzitutto un' ottima padronanza della lingua italiana e del suo uso in forma scritta.
Lo stile diretto, scorrevole, e molto coinvolgente permette al lettore di immedesimarsi fin da subito nei personaggi e accompagna lo svolgersi della trama.

La resa eccellente del contesto storico-militare denota una notevole competenza in materia, o comunque un approfondito lavoro di ricerca il cui impegno è giusto premiare.
E' meritevole, oltretutto, la trattazione credibile ma soprattutto riguardosa del Disturbo da Stress Post Traumatico del protagonista, realistico sia nella sua sintomatologia che negli atteggiamenti che ne conseguono.
Anche in questo emerge la dedizione dell'autore alla propria opera e la volontà di una resa verosimile del racconto, espletata attraverso ricerche e non limitata a stereotipi superficiali.

Infine è pregevole l'obiettività dello stesso nell'esporre i fatti che racconta: pur trattando di una delle parti in causa nel conflitto non c'è presa di posizione ideologica in difesa né dell'una né dell'altra fazione, in quanto ci si limita a raccontare degli avvenimenti - se non reali - quantomeno verosimili e coerenti con il contesto storico di riferimento.

Per tutti questi motivi ritengo sia opportuno inserire questa storia tra le scelte.
Ringrazio per l'attenzione.
(Recensione modificata il 28/03/2019 - 12:47 pm)

Recensore Master
28/03/19, ore 11:42
Cap. 1:

La guerra sbagliata per eccellenza, quella del Vietnam, che ha spezzato tante vite, sia tra i locali che tra i soldati statunitensi.
Mac Farland porta nell'animo delle cicatrici terribili, insanabili. Soffre di una grave forma di disturbo post traumatico da stress, per tutti gli orrori cui ha dovuto assistere. Oramai vive in preda ad incubi terribili, in un continuo stato di dormiveglia... solo l'adrenalina del combattimento, come nella concitata scena d'azione che hai mirabilmente descritto, riesce a tenerlo lucido. E' persino ironica la cosa... in un momento di calma, di stasi, soffre dei suoi terrificanti ricordi di guerra e vede zombie dappertutto, pure in infermeria dove lo stanno curando. Invece in battaglia prende padronanza di sé, un po' come se il suo corpo si sappia muovere da solo, reagendo di riflesso alle azioni nemiche.
Adesso forse è caduto prigioniero: ci lasci in apprensione con una chiusa molto poco rassicurante.
Ed io sono sempre colpita dalla tua profonda conoscenza dell'ambiente militare, e della psicologia dei soldati.
Complimenti come sempre, amico carissimo: sono contenta di seguirti anche in questa nuova avventura!
Un abbraccio
Lou

Recensore Master
27/03/19, ore 21:39
Cap. 1:

Ave OF, mentre mi gusto un mojoto, perdona la pleibità della scrivente brindo virtuale a MacFarland in preda ai suoi incubi, ecco un novello Re Lear in versione soldato!!, il corpo intatto e la mente devastata da incubi, demoni e peccati, compiuti o da compiere.. il soldato non si libera dalle immagini di guerra, vissute e raccontate, salta nel letto, i particolari sono omessi, al lettore immaginare la crudezza e la crudeltà. Tanto premesso, vi sarebbe da ridere e non lo è affatto.
Il Vietnam, i misteri della jungla nera, sulle orme di Conrad, che cela bugie e verità … Rouge et noir, il tempo è solo un orpello…
Per un sopravissuto a uno stress post-traumatico, ma del fenomeno si iniziò a parlarne molto dopo, paranoia, allucinazioni uditive e..

E la battaglia giunge.. !!
Bravo come sempre, pare scontato e non lo è.
A la prochaine, a curious Queen Jane

Recensore Master
26/03/19, ore 15:37
Cap. 1:

Carissimo questo si preannuncia un robusto racconto d'azione ambientato in quella che è passata alla storia col sinonimo di "Guerra Sporca".
E porcherie ne sono state fatte parecchie da ambo le parti, tanto da segnare in modo indelebile la mente di un soldato esperto come McFarland.

Oggi si chiamerebbe Sindrome post traumatica da Stress, all'epoca della Guerra in Vietnam non si badava a queste sottigliezze psicologiche e il veterano è stato semplicemente spostato in una base più tranquilla, dove passa il tempo in compagnia dei suoi demoni, impossibilitato a tornare a combattere, ma incapace di rientrare in una vita da civile che non gli appartiene più.

Almeno fino a quando le sue paure si materializzano dalla giungla in un attacco in massa di vietcong, che hanno gioco facile nello sbaragliare reclute e soldati inesperti. Il nostro eroe reagisce, ma è uno contro cento e deve inventarsi qualcosa per portare a casa la buccia!