Recensioni per
La giungla dentro
di Old Fashioned

Questa storia ha ottenuto 50 recensioni.
Positive : 50
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
28/05/19, ore 14:53
Cap. 3:

Recensione premio per il Contest “Patti oscuri, alleanze di ferro e promesse vincolanti” indetto sul forum di Efp – giudice Shilyss

Caro Oldfashioned,
e così era vero. Era tutto vero e MacFarland è riuscito a sopravvivere quanto bastava per salvare una squadra di soldati inesperti e consegnare la mappa. Era tutto vero, l’assalto e la fuga e l’attacco e la solitudine, ma era quasi come un incubo, asfissiante come la giungla da cui è impossibile uscire fuori una volta che questa ci ha intrappolati. Toccante e spaventosa l’immagine di Carver e degli altri venuti ad ammonire il commilitone sopravvissuto contro i Charlie, un popolo che vince grazie alla guerriglia, che ha dalla sua l’essere nato e cresciuto in un territorio ostile. Fantasmi impossibili da guardare che, però, ammoniscono il sopravvissuto circa la pericolosità dell’addormentarsi in territorio nemico.

MacFarland muore da eroe e gli tocca una bara vera e questo dettaglio sa di retorica e amarezza; mi fa pensare alla commiserazione e alla pietà con cui veniva giudicato nel primo capitolo, quand’era un pazzo e non il salvatore di una squadra. Non c’era un altro destino per lui e ho apprezzato la conclusione quasi atona e priva di cerimonie tue, di scrittore, sebbene in verità il soldato venga insignito della medaglia al valore del Congresso che, non vorrei sbagliarmi, ma è una delle più alte onorificenze statunitensi. La descrizione puntuale e perfetta della giungla e il momento di riposo notturno nella pagoda/tempio abbandonato avevano il sapore di Salgari, ma le ho apprezzate di più per la descrizione più breve e precisa. Stilisticamente il testo è come al solito assolutamente perfetto: vorrei dire ancora qualcosa su quanto MacFarland sia reso bene, su come i suoi pensieri siano lucidi e su quanto mi sia piaciuta la morte confusionaria. Esattamente come capita nella vita reale, MacFarland non riesce a rendersi nemmeno conto di quando viene ferito in maniera mortale. A raccogliere il testimone della sua impresa è il ragazzo biondo, spettatore delle sue esequie pompose, raccoglitore di quell’unica, ultima frase che fa anche da titolo alla storia – un espediente che amo anche io e che spesso uso, citare il titolo nelle storie. ^^

Sono sempre colpita dalla tua bravura e questo piccolo gioiello non fa eccezione. Sono felicissima di averla potuta leggere e grazie per averla scritta e condivisa! Un caro saluto e a presto,
Shilyss

Recensore Master
27/05/19, ore 11:45
Cap. 2:

Recensione premio per il contest “Patti oscuri, alleanze di ferro e promesse vincolanti” – giudice Shilyss

Caro Oldfashioned,

finalmente torno a recensire questo racconto a dir poco affascinante. Per tutta la lettura, mi sono chiesta se quella del nostro MacFarland fosse una tragica allucinazione, e che quindi i corpi dei Vietcong uccisi fossero in realtà quelli degli americani, oppure sia davvero il solo sopravvissuto o se, ancora, si risveglierà dentro un ospedale psichiatrico. I Charlie sembrano troppo crudeli dalla sua prospettiva, ma in verità i Charlie sono stati così crudeli perché le guerre del XX secolo erano prive di certe galanterie dei tempi andati, che chissà se mai ci sono state. E loro, in particolare, dovevano difendere la loro terra e non è che fossero tutta questa gentilezza - insomma, si sono scannati da ambo le parti.

La guerra in Vietnam, in particolare, ha codificato il disturbo da stress post traumatico e già ti dissi, nella passata recensione, che la tua ricostruzione è fedele. È fedele perché ho letto numerosi romanzi statunitensi di autori che hanno affrontato il medesimo problema (o lo hanno vissuto sulla loro pelle) e ritrovo la stessa vulgata alla Apocalipse Now: linguaggio crudo, descrizioni di trappole fatte per uccidere e/o far soffrire e una popolazione che ha battuto uno degli eserciti meglio addestrati del mondo grazie a una guerra di logoramento, ma soprattutto contraddistinta dalla presenza dei Viet Cong, abili conoscitori della jungla. MacFarland non ha più ragioni per vivere; odia il Vietnam, ma non sa vivere più nel mondo civile e non ha più macchine, lavori o ragazze da cui tornare. Ecco il primo paradosso che, a parer mio, lo lacera. La sua è la maledizione del sopravvissuto. Sono morti i bravi ragazzi che dovevano tornare a casa e lui, che non ha più nulla, è vivo per vendicarsi. Certo, è vivo anche perché, rispetto agli altri membri della base, lui era l’unico ad aver visto l’inferno in prima linea e a esserne uscito “vivo” … ecco, questo dettaglio ha definito la mia sospensione dell’incredulità, assieme alla tua bravura nell’usare un punto di vista folle e a volte asfittico, ma così certo di ciò che vede e sente che, alla fine, è impossibile non vivere con lui questo viaggio in solitaria disperato e terribile.

Stilisticamente è tutto veramente perfetto, come al tuo solito, ed è un piacere leggerti non solo per l’accurato studio, ma anche per l’introspezione convincente e perfetta, per lo stile e le battute che si legano perfettamente al personaggio definendolo e creandolo, per i dettagli tecnici anche nella menzione delle varie armi, per la descrizione della base e della trappola sotterranea, che non risulta mai né cacofonica né confusionaria, anzi. Insomma, tanti complimenti, sono davvero ammirata!
Un caro saluto e spero a prestissimo per il proseguo,
Shilyss

Recensore Veterano
05/05/19, ore 00:07
Cap. 3:

Infine, MacFarland torna a casa da eroe. Un eroe morto, ma tanto non c'era nessuno ad attenderlo, in patria.
R.I.P. MacFarland. Hai avuto la sfortuna di essere stato partorito dalla mente di uno scrittore con il pallino di uccidere tutti i suoi protagonisti. :P
Scherzi a parte, trovo i finali delle tue storie sempre grandiosi, questo particolarmente. Sai che palle se il discorso sull'eroismo di MacFarland fosse stato fatto in presenza di un MacFarland vivo? In quel caso, sarebbe stata la solita pappa. Invece, hai saputo dare un tocco di originalità ad un finale altrimenti abusato.
A parte quelli sui combattimenti, sempre molto realistici, trovo che i dettagli sulle descrizioni dei paesaggi, in questo caso della giungla, siano impressionanti. Si vede che viaggi molto, non credo che si possa inventare di sana pianta una giungla così ben descritta, ricca di particolari minuziosi che la rendono quasi viva e palpitante. In ogni modo, che tu abbia avuto modo di vedere personalmente i luoghi di cui parli, o che tu li abbia visti in qualche film o in qualche documentario, una cosa è sicura: hai uno spirito di osservazione davvero notevole. Il che, per uno scrittore, è di fondamentale importanza.
Complimenti, come al solito.
Verrò presto a cercarmi qualche altro tuo racconto da leggere. E' una fortuna per me che tu ne abbia scritti molti. Comincio a pensare di essere diventata Old-dipendente...
A presto, Vecchio mio!

Recensore Veterano
02/05/19, ore 08:16
Cap. 2:

MacFarland, che fottuto fortunato figlio di puttana! (scusa i tanti francesismi, devo ancora uscire dalla trama del racconto :D )
Ritmi serratissimi in questo capitolo, e un eroico MacFarland che si sacrifica per dare a qualche Americano la possibilità di tornarsene a casa, tanto lui di gente ad aspettarlo in patria non ne ha.
In poche ore uccide più Charlie di quanti ne abbia uccisi Rambo in tre o quattro film messi insieme (quanti ne ha girati di 'sti film il vecchio buon Stallone? Boh? Tre, quattro, 'na sessantina, non ricordo...)
Può sembrare un'americanata, ma, del resto, perché no? MacFarland ha dalla sua parte il fattore sorpresa, e poi si sa che la fortuna è dalla parte degli audaci, e lui, che non ha niente da perdere, lo è molto.
Ora che ha trovato le mappe di altri obiettivi americani che i Charlie sperano di poter attaccare, voglio vedere cosa se ne fa. Mica penserà davvero di affrontare tutti i vietfottuticong da solo, no?
Le descrizioni degli ambienti, soprattutto della giungla, sono come al solito formidabili. MacFarland, nonostante troppo tipicamente Americano, è un bel personaggio, pazzo abbastanza da calarsi nel ruolo dell'eroe. In qualche modo, forse proprio grazie alla sua pazzia, sei riuscito a renderlo credibile.
Appena trovo il tempo vengo a papparmi il capitolo finale. Chissà se il nostro MacHighlander sopravvivrà, infine :)
Complimenti, Vecchio mio. Al solito, un capitolo godibilissimo!

Recensore Veterano
27/04/19, ore 09:32
Cap. 1:

Si sente spesso dire che la guerra è bella, e, a rischio di farmi odiare da qualcuno, anche io sono dello stesso parere, ma certo io posso permettermi di pensarlo perché non l'ho mai vissuta. Per chi l'ha vissuta davvero, invece, è stata un'esperienza così forte e devastante da fissarsi nella memoria e non abbandonarla più. Ecco perché i vecchietti non ricordano cosa hanno mangiato ieri, ma sono in grado di raccontarti in maniera dettagliata ogni cosa della guerra, perfino date e orari in cui sono successe determinate cose.
La guerra è bella perché è spaventosa, e le cose spaventose, finché restano incubi immaginari, sono in qualche modo eccitanti.
Quindi la guerra è bella solo finché a combatterla sono altri, e questi altri della guerra non hanno certo un bel ricordo.
Tu hai descritto perfettamente gli orrori che si celano dietro al "fascino" della guerra. Non solo morti e corpi mutilati, ma menti devastate, che non si recuperano più.
Ma ora parliamo nello specifico del tuo racconto. MacFarland ne ha viste così tante da essere impazzito e vedere i Charlie dappertutto. E lui si rende perfettamente conto di soffrire di allucinazioni, ma quando inizia a vedere Charlie con tutti gli arti che non camminano strascicandosi a fatica, allora inizia ad insospettirsi, a pensare che potrebbero essere reali, e va a farlo presente all'ufficiale in comando. E siccome ogni guerra che si rispetti ha i suoi bravi ufficiali coglioni, il sergente in questione non dà troppa importanza alle farneticazioni del povero MacFarland, che invece, guarda caso, stavolta aveva proprio ragione.
E boom!, arrivederci e tanti saluti ai magazzini e alla infermeria, e spero anche al sergente coglione.
A Rosales, invece, non ho capito bene cosa succede... Per un po' segue MacFarland, ma poi scompare...
Rip, Rosales, non eri poi così importante, dopotutto.
Invece spero che Jackson (ma perché tutti i neri d'America si chiamano Jackson?) si sia salvato, e che nei prossimi capitoli (solo due, ettepareva) affianchi il pazzo ma non troppo MacFarland e faccia il culo a stelle e strisce a quanti più Charlie possibile, prima di fare la (brutta) fine che tutti i tuoi stupendi personaggi fanno, praticamente in ogni racconto.
Dici che almeno una volta, uno, lo fai rimanere in vita?
Faccio la buffona, ma solo perché, come al solito, sono rimasta molto colpita da questo esordio di racconto, che ho vissuto quasi sulla pelle grazie alla forza del tuo linguaggio, per niente elementare ma nemmeno costruito in maniera eccessivamente forbita o leziosa.
Tu non hai solo spiccate doti espressive, ma conoscenze specifiche e una immaginazione fuori del comune, che ti consente di passare da un genere all'altro senza nessuna difficoltà.
Ma basta, che di complimenti te ne ho fatti anche troppi, e poi va a finire che ti monti la testa e abbandoni efp :)
Complimenti come al solito, Vecchio mio.
A presto!

Recensore Master
20/04/19, ore 11:19
Cap. 1:

SECONDA CLASSIFICATA, CON UN TOTALE DI 48/50 
La giungla dentro, di Old Fashioned 

Grammatica e Stile: 9,5/10 
Capitolo 1: 
“Si fece improvvisamente da una parte” – “si fece improvvisamente da parte” 
“non gli importava gran che di morire” – “granchè” 
Capitolo 2: senza errori. 
Capitolo 3: senza errori. 
Complimenti! La storia è stata veramente curata, ed è un aspetto che mi ha fatto tantissimo piacere trovare, per di più vista la sua lunghezza. 10/10. 

Passando invece allo stile, sai benissimo quanto io adori il modo in cui esprimi le tue parole all’interno di ogni tipo di racconto, dal dramma introspettivo all’azione. In questa storia mi sono piaciuti particolarmente i cambiamenti che la tua prosa ha avuto in base alle diverse situazioni da te descritte: dallo stile ricco di subordinate delle parti più descrittive sei passato fluentemente alle scene di battaglia ricche di coordinate e alle frenetiche scene di descrizione degli incubi del protagonista, in cui lo stato di terrore nel lettore supera quello di suspance che domina l’intero secondo capitolo. 
Dopo la parte iniziale, ricca di tensione per l’attacco che si prospettava imminente ma ancora “lontano” dal punto di vista dei soldati, l’inizio dell’attacco dei Vietcong non è risultato forzato dal punto di vista prettamente letterario, poiché sei riuscito a renderlo sì improvviso, ma non piovuto completamente dal cielo sia per i lettori che per il protagonista stesso. Tuttavia, ho da segnalarti anche delle imprecisioni che non hanno guastato la lettura della storia, ma che avrei preferito rese in un modo di verso. La prima è l’inizio del secondo capitolo, dove ho trovato le frasi troppo corte, come se avessi fretta di mettere un punto dopo pochissime parole in una fase dove il ritmo doveva essere sì lento, ma comunque carico di tensione per la sorte del protagonista: io invece, forse perché la storia era ancora lunga e MacFarland non avrebbe potuto morire così presto, forse proprio per lo stile utilizzato, non ho sentito questo climax che avrebbe dovuto culminare con lo sparo della ragazzina a un corpo vicinissimo a lui. Ho trovato il tutto troppo spezzato, piuttosto che effettivamente “al rallenty” per dirla in modo cinematografico (in effetti, questa storia sembra davvero la trama di un film)! Infine, vorrei segnalarti l’utilizzo di alcune espressioni, ad esempio “più oltre”, che utilizzi in quasi tutte le descrizioni e che non sempre sono necessarie, e anzi stonano abbastanza essendo ripetute così spesso. Molto realistici i dialoghi del primo capitolo, li ho trovati coinvolgenti e ben calibrati sui personaggi. Lessico variegato e perfetto per il contesto. 
In conclusione, lo stile mi è piaciuto e ha valorizzato la maggior parte della storia, ma poteva essere perfezionato. Assegno 9. 
La media risulta quindi di 9,5/10. 

Trama e Originalità: 10/10 
Sebbene siano molte le opere ambientate durante la guerra del Vietnam, tu sei riuscito ad attribuire a questo racconto una parte ugualmente originale. In questo rientra sicuramente l’ampio spazio che hai attribuito alla descrizione e caratterizzazione degli ambienti, la base, i tunnel e la giungla, che hai reso molto importanti senza trascurare nessuno di essi. E anche il finale, con la morte del protagonista, è sicuramente stato quello giusto per questa storia, che l’ha differenziata da tutte le altre (come ho espresso meglio qui sotto). La trama inoltre non presenta nessuna incongruenza, per cui il punteggio pieno è davvero meritatissimo! 

Caratterizzazione e introspezione dei personaggi: 9/10 
Per quanto riguarda questo parametro, c’è essenzialmente una cosa da considerare, e che inizialmente mi ha lasciato piuttosto dubbioso, ovvero che, alla fine, l’unico personaggio con una vera caratterizzazione è il protagonista. In un certo senso, infatti, gli altri personaggi sono raccolti in “gruppi” che condividono le stesse caratteristiche: i compagni della base, i vietcong, i marines del finale. Poi i sono reso conto che questa è stata una tua mossa vincente: non importa infatti chi siano i personaggi secondari, ma come li vede il protagonista, e su questo aspetto hai davvero colto nel segno! L’unica parziale eccezione è il biondino dell’epilogo, di cui conosciamo i pensieri relativi alla morte del protagonista. Passando invece a MacFarland, ammetto che, sebbene nel primo capitolo mi fosse sembrato molto interessante come personaggio, durante il secondo capitolo la sua figura mi è sembrata davvero troppo stereotipata, il tipico soldato che combatte da solo contro tutti e risulta sempre vincente. E invece, ancora una volta sei riuscito a sorprendermi facendolo morire: era da un po’ che pensavo che sarebbe stato l’unico finale corretto, ma non me lo sarei ugualmente aspettato… 
Questa storia mi ha lasciato davvero molti dubbi durante la lettura, ma alla fine sei riuscito a convincermi ugualmente! 

Bonus: 7/7 
Genere – Guerra: 2,5/2,5 
Beh, direi che qui c’è poco da dire. La guerra del Vietnam è uno scenario molto utilizzato, ma sei riuscito a reinterpretarlo a modo tuo senza risultare per nulla impreciso sul piano storico. Complimenti! 
Oggetto – Mappa: 2/2 
Senza dubbio ben utilizzato: la mappa non ha un ruolo centrale per quanto riguarda la trama, ma è ciò che spinge il protagonista a sopravvivere in modo da poterla portare alla base, per cui assegno anche qui tutti e due i punti. 
Luogo – Giungla: 2,5/2,5 
Credo di non esagerare se definisco la giungla come la vera protagonista di questa storia: questo aspetto emerge già dal titolo, e poi dai pensieri del protagonista, ma a cavallo tra il secondo e terzo capitolo hai reso l’atmosfera del luogo veramente vivida e realistica, come a condurre direttamente lì il lettore, tra le fronde che oscurano il Sole e l’umidità… wow. 

Titolo: 3/3 
Bellissimo. Amo molto i racconti in cui i personaggi si fondono con gli elementi che contraddistinguono le loro storie personali, e in questo caso hai davvero colto nel segno. Come ho precedentemente espresso la giungla riesce a essere protagonista, senza togliere spazio ai personaggi umani ma arricchendoli, quasi soffocandoli con le sue infinite spire. Insieme all’introduzione mi ha fatto immediatamente voglia di iniziare la lettura della tua storia: molto coinvolgente, centrato sul pezzo e accattivante. Anche qui mi dispiace che il punteggio massimo sia soltanto 3! 

Gradimento personale: 9,5/10 
Quanto mi mancavano le tue storie! Tra il tempo che a lungo è stato poco (e per la mia condizione personale sotto i piedi che mi ha allontanato mio malgrado dalle letture), non ho potuto più leggere tutte le storie degli autori che seguo, e visto che in questo periodo ti sei anche dedicato tanto al rating rosso mi ero concentrato su altro. Tuttavia, la tua partecipazione a questo contest mi ha fatto davvero piacere, e adesso che sto ritornando in carreggiata aspettami! XD 
Per quanto riguarda questa storia, credo che i miei commenti precedenti sia sulla trama che sulla narrazione parlino davvero da soli! È stato quasi tutto perfetto, ma non di quella perfezione che annoia, ma di quella che coinvolge ancor di più. Peccato solo per le cose che ti ho segnalato sullo stile e sul protagonista, concentrate soprattutto nel secondo capitolo (che riconosco essere stato quello più difficile anche per te, perché contenente davvero tante informazioni e avvenimenti in uno spazio tutto sommato ridotto), perché altrimenti questa storia sarebbe davvero stata una delle mie preferite. In ogni caso, davvero tanti complimenti! 

Recensore Master
15/04/19, ore 11:47
Cap. 1:

Recensione premio per il contest “Patti oscuri, alleanze di ferro e promesse vincolanti,” indetto sul forum di Efp – Giudice Shilyss

Caro Old Fashioned,

Giungo qui e leggo questo primo capitolo scritto, come sempre, benissimo e il primo pensiero che mi viene in mente è quanto la sindrome da stress post-traumatico di McFarland sia ben descritta e realistica, quanto certe scelte narrative facciano venire nel lettore la spinta a proseguire nella lettura. Innanzi tutto, non so decidermi se l’attacco finale cui il soldato assiste sia totalmente una sua allucinazione e quanto, invece, rappresenti qualcosa di reale e "nel presente": questo è sicuramente un grande pregio di una narrazione attenta, matura e consapevole.

Non so quanto tu ti sia documentato circa il conflitto del Vietnam: cinema e letteratura hanno approfondito il tema presentandoci, da Apocalipse Now in poi, innumerevoli spaccati di una guerra logorante che divise gli Stati Uniti e, di fatto, rappresentò una sconfitta sotto molti punti di vista. McFarland mi ha ricordato un personaggio che compare nel meraviglioso romanzo di Roth “La macchia umana.” Un reduce – come molti ce ne furono – che non è capace di tornare alla vita che ha abbandonato e a superare i vari traumi collezionati in guerra. McFarland è una riproduzione molto fedele di questa tragedia ed è esemplare anche come gli altri (l’ufficiale, l’infermiere, il commilitone) giungano a trattarlo.

Ne hanno rispetto perché “ha visto l’inferno”, tollerano la sua follia chiara e gli scatti improvvisi di violenza in maniera bonaria, senza infierire, ma nemmeno curare. Mi viene in mente a quello che accadrà a McFarland se tornerà a casa sua, di nuovo. Se si sentirà, come si sono sentiti molti, abbandonati dal Paese cui hanno dedicato la vita, la giovinezza e la salute emotiva e fisica. L’iniziale dialogo con il fantasma segue un filone narrativo che apprezzo particolarmente e in cui ogni tanto mi cimento pure io, ma non concede pietismo: piuttosto, è una scena d’orrore, un’allucinazione di cui il soldato è consapevole e che vive con un terrore lucido che non penso potesse essere descritto meglio di così, oggettivamente, quindi di nuovo complimenti ^^.

Sulla trama, ancora non mi posso pronunciare: il capitolo uno attira e invoglia alla lettura, ma l’alternanza allucinazione/realtà e il punto di vista di McFarland palesemente viziato potrebbero riservare molte, moltissime sorprese…
Un caro saluto e ancora tanti, tantissimi complimenti,
Shilyss

Recensore Master
14/04/19, ore 15:45
Cap. 3:

Carissimo,
mi chiedo perché insisti a definire mappazzoni le tue storie, che in realtà sono dei piccoli (quando brevi) o grandi (quando sono mappazze, he he) capolavori. Ho ammirato in quest’ultimo capitolo il modo in cui Mc Farland alterna i suoi movimenti di lucidità e azione a quelli in cui torna a subire l’effetto dei propri incubi, di nuovo tornando nell’universo onirico, surreale e terrorizzante del dialogo con i commilitoni morti. Da manuale la descrizione, profondamente suggestiva, del tempio e del panorama delle risaie: pare davvero di essere lì e di assistere a un film incalzante e coinvolgente. La fine di Mc Farland lascia un profondo senso di amarezza: sicuramente era sua intenzione salvare quei ragazzi giovani e inesperti, sicuramente ha di nuovo agito d’istinto, ma altrettanto sicuramente non intendeva fare l’eroe. Il suo gesto viene canonizzato dalle stesse autorità che, in fondo, hanno fatto sì che quella giungla insidiosa e incombente gli entrasse dentro fino alle estreme conseguenze. E alla fine di tutto, mentre l’elicottero si alza in volo portando via un’autentica bara in legno procurata appositamente, mica un semplice sacco (e chissà quanto il buon McFarland sghignazzerà soddisfatto), i fogli degli inutili discorsi volano nel vento, parole vuote, mentre la giungla è di nuovo lì, acquattata in attesa. Sembra di sentir ghignare pure lei, in attesa di instillare e giostrare i prossimi incubi....
Un racconto fantastico, scritto come al solito con la penna di un maestro. “I nemici degli Stati Uniti”… chissà quante volte McFarland si sarà rivoltato dentro alla sua bara di legno buono! E intanto la giungla lì a sghignazzare…  vera protagonista con la sua natura esuberante, avvolgente, pericolosa.

Recensore Master
13/04/19, ore 21:38
Cap. 3:

Ave, OF, ormai come da semi nuova prassi, leggendo le tue storie ci immergiamo nel mondo dei drink, in tuo onore e salute.
Tant pis, ora passiamo alle cose serie.
“Una volta che ci sei entrato, dalla giungla non esci più. Ti rimane dentro.” , ti quoto e sottoscrivo, il nostro MC mi ricorda “Cuore di tenebra” del divino Conrad, che ho letto con piacere al pari di questa tua ultima storia.
MF compie il suo personale periplo alla ricerca di sé, tra i vivi e i fantasmi, non distingue la realtà dai deliri e si immola per non soccombere, tragico come un omerico eroe, permettimi il paragone, ma tanto il sostrato delle tue storie (E mi complimento), è quello, almeno per me.
Le battaglie e la pausa, ovvero MF nel tempio buddista sbudellato, sventrato, epigono di pietra e licheni della guerra.

Un incubo? Una visione? Una premonizione? Un'allucinazione dovuta al suo disturbo da stress?
Ripeto, noi non lo sappiamo e il soldato ormai non lo chiede più, nemmeno a se stesso.
Si consegnano le mappe, si salva una squadra di reclute, si muore con onore, vedi la medaglia..


La scena si chiude con l'elicottero che si alza per riportare la bara in patria dalla sua famiglia, ma sono convinta che se MC Farland avesse potuto scegliere, avrebbe optato per una sepoltura in Vietnam.
L'unico posto in cui riusciva a sentirsi a casa ormai era il campo di battaglia.
“Una volta che ci sei entrato, dalla giungla non esci più. Ti rimane dentro.”
Come sempre, un epico capolavoro ben fatto
A la prochaine
JQ

Recensore Master
10/04/19, ore 15:00
Cap. 3:

Ciao carissimo^^
Eccoci a tirare le fila anche di quest'altra bellissima storia.
Come sempre ho apprezzato la resa dell'ambientazione: sono davvero suggestive le descrizioni che fai della giungla, del tempio e del villaggio vietnamita. Una delle cose che ti riescono meglio, secondo me, è proprio creare immagini nitide attraverso la scrittura, lasciando al lettore l'impressione di vedere lo scenario con gli occhi dei personaggi.
Ancora una volta il clima si fa allucinato, i fantasmi del passato tornano a far visita a MacFarland, ma lui, da guerriero massiccio e adamantino, non si tira indietro: è ormai diventato un tutt'uno con la giungla e coi campi di battaglia che lo hanno cambiato per sempre, e forse, per lui non avrebbe potuto esserci una conclusione diversa da questa. Così decide di tentare il tutto per tutto per salvare i documenti e le vite dei commilitoni, in totale sprezzo del pericolo. Non vi è rassegnazione, ma solo volontà di lottare fino all'ultimo.
Per come la vedo io, questa è una fine dignitosa, eroica, che rende perfettamente onore al suo personaggio. Seppur prostrato dal suo disturbo, non si è lasciato sconfiggere da esso, nemmeno al momento dell'estremo sacrificio.
La scena finale, dalla solennità del funerale a quando l'elicottero prende il volo dopo l'estremo saluto, è davvero commovente.
Ancora complimenti, una storia meravigliosa!^^

Recensore Master
10/04/19, ore 10:29
Cap. 3:

Lo so, confesso la mia colpa. Sono un'inguaribile ottimista, nonostante tutto, e speravo che Mac Farland potesse salvarsi.
Ma non potevi fare una scelta narrativa più che giusta, consegnando il veterano alla terra. Mac Farland si è trasformato in una macchina da guerra, ed ha raggiunto il culmine delle sue gesta salvando eroicamente le giovani reclute, che lo ricorderanno per sempre come colui che si è sacrificato per le loro vite.
Avrà mai ritrovato la pace? I fantasmi avranno smesso di perseguitarlo? O la verde giungla sarà riprodotta in una sorta di Paradiso?
Mi sono commossa nel leggere l'epilogo di questa drammatica, feroce ma bellissima storia di guerra.
Sai sempre come toccare le corde più segrete dei tuoi affezionati lettori.
Sempre più bravo.
Un abbraccio.
Lou
 

Recensore Master
09/04/19, ore 13:44
Cap. 3:

Carissimo eccoci giunti alla fine di questa storia di guerra, dal ritmo incalzante, a tratti frenetico, ma che ha trovato anche delle pause di riflessione, quasi di misticismo, come l'esperienza che McFarland vive tra le rovine del tempio buddista.
Un incubo? Una visione? Una premonizione? Un'allucinazione dovuta al suo disturbo da stress?
Non possiamo saperlo e forse a questo punto il soldato ha smesso di chiederselo, sembra quasi aver accettato il suo destino.
Lo tiene vivo solo la volontà di arrivare alla base e consegnare quelle mappe ai suoi superiori, anche se, all'uscita dalla jungla recupera la sua lucidità e si rivela fondamentale per mettere in salvo un gruppo di giovani reclute che gli frutteranno una medaglia postuma.
La scena si chiude con l'elicottero che si alza per riportare la bara in patria dalla sua famiglia, ma sono convinta che se MC Farland avesse potuto scegliere, avrebbe optato per una sepoltura in Vietnam.
L'unico posto in cui riusciva a sentirsi a casa ormai era il campo di battaglia.
 

Recensore Master
09/04/19, ore 02:07
Cap. 3:

E dunque, siamo finalmente giunti alla conclusione di questa altra mirabolante storia... ah... mai pensato di farti audiolibrare? Mi piacerebbe veramente tanto sentire le tue storie narrate da qualcuno. Se l'esperienza di lettura è così appagante, non oso immaginare quando quest'ultima viene raccontata quanto orgasmica potrebbe rivelarsi la situazione. Ma tralasciando queste oscenità, dedichiamoci piuttosto alla storia, valà.
Ehi, ho fatto la rima!
Comunque sia, le avventure di un MC Farland poverino continuano. Sto poveraccio è più sconquassato di una matita masticata durante un test d'esame, peccato che il suo corpo sia composto al 50 per cento di sangue e l'altro cinquanta di terminator, perciò continua imperterrito la sua avventura negli abissi più profondi e sconosciuti della giungla, affettando già che c'era due Viet che gli stavano antipatici. Questo finché non arriva - scena più bella di tutta la storia, tipico, dato che adoro le rovine - ad uno spettacolare tempio avvolto dalla vegetazione, che vorrei che anche nelle boscaglie vicino a casa mia ci sia una roba simile nascosta al suo interno. Peccato che la sua bellezza sia... umu... un attimino urtata dal fatto che all'interno delle sue stanze il protagonista, in piena notte - se non lo ammazzavano le ferite dopo riportate lo faceva un infarto in quel preciso momento - rivede i suoi commilitoni, che come un'armata di morti viventi che John Romero può anche levarsi dai coglioni - pace all'anima sua... - farebbero venire gli incubi persino ad un santo.
Per quanto un santo abbia gli incubi, come disse una certa persona...
Comunque, al risveglio, il nostro ormai grandiosissimo eroe Rambo di fiducia continua e giunge ad un villaggio nella quale, come possiamo vedere, si consuma un attacco. E allora lui, in un impeto di eroismo che manco lui sapeva da dove è venuto fuori, spunta fuori e salva dei giovanotti, rimanendo purtroppo irrimediabilmente ferito dall'esplosione di un ordigno.
E così, si conclude la storia di questo tragico eroe. Che, sinceramente, non poteva che finire in un modo simile, con un sacrificio degno di nota e tutti gli onori dovuti che decisamente portano ad una scena commovente. Devo dire però che il finale, quello vero è proprio, è stato molto inquietante, e quindi bellissimo: quel 'La giungla attende' mi ha fatto figurare questa come una qualche specie di mostro di Lovercraftiana memoria. Quindi, porca miseria, tanto di cappello!
Non vedo l'ora di leggere qualcos'altro di tuo - qualcosa di horror bello pesante, che ormai sai che amo a morte i tuoi racconti dell'horrore o del sovrannaturale - e di rimanere incollato allo schermo per altri mille anni XD
Detto ciò, ti auguro ogni bene e tanta ispirazione!

P.S. faccio anche un po' di pubblicità, che tanto: se ti và poi passa anche per la storia nuova che ho scritto. Quando hai tempo eh. Che tanto sì, è una FF, ma non c'è bisogno di conoscere l'opera originale per leggerla. E' una rivisitazione completamente dal punto di vista di un amante dell'horror e di Dark Souls, quindi...
Detto ciò - sperando di non aver rotto troppo i coglio - a presto!

- TONIGHT, WE REWIEW! -

Recensore Veterano
08/04/19, ore 20:16
Cap. 3:

Carissimo, grazie - ma grazie davvero con tutto il cuore - lo voglio dire a te per aver deciso di scrivere e pubblicare una storia così.
L' ambientazione storico militare è impeccabile, così come la descrizione dei luoghi che ora mi sembra quasi di aver visitato, ma soprattutto voglio complimentarmi con te per la resa psicologica del protagonista. 
E' stato un piacere leggerne ogni parola: un racconto intenso e dinamico, che ti tiene sulle spine fino all'ultimo. 

Sul PTSD si sono scritti fiumi di parole, spesso dando vita a vere e proprie vaccate, per cui ti fa davvero onore - come autore - pur per un lavoro di lunghezza relativamente modesta aver fatto lo sforzo di ricercare cosa volesse dire viverci sul serio e, a maggior ragione, di ricrearlo in modo verosimile.
Mi ha fatto quasi tenerezza Mac che si rannicchia nel tempio, unica reliquia di umanità nella giungla imperante, come a cercare riparo dallla stessa. Ma come giustamente dice morendo: “Una volta che ci sei entrato, dalla giungla non esci più. Ti rimane dentro.” 
Ed è la sacrosanta verità: non si può prescindere dal trauma, non si può tornare indietro, neanche volendo.
Ho trovato bellissimo il fatto che il suo ultimo gesto fosse sacrificarsi per il biondino e gli altri militari: è molto significativo e dà la giusta conclusione ad un personaggio che, nonostante stesse affogando nella giungla, ha stretto i denti fino all'ultimo e non gliel' ha data vinta.

Mac per me ha il volto di Mel Gibson in "We were soldiers" perchè ha uno sguardo molto intenso e due occhi azzurrissimi, oltre ad essere cazzuto come il tuo protagonista.

Davvero sentiti complimenti, e - per quel poco che vale - un ancora più sentito ringraziamento.

Alla prossima! 

Recensore Master
08/04/19, ore 19:57
Cap. 3:

Alla fine MacFarland muore quando viene strappato dalla sua odiata jungla: forse gli era entrata troppo dentro e quindi era ormai impossibile separarli.
Se ne va con un atto eroico e almeno ottiene le lacrime di quelli che, invece, devono restare.
Abbandona lì, però, sebbene con una morte onorevol,e tutti gli amici, che ora sono spiriti impalpabili tra le liane e che nessuno andrà mai a cercare, che verranno pianti in contumacia e che saranno cibo per quella jungla dai mille occhi.
E' proprio il sogno/apparizione dei fantasmi il pezzo che mi è piaciuto di più in questo capitolo: spezza la solitudine del protagonista, ma allo stesso tempo la accentua e spiega molte cose della personalità travagliata del protagonista.
Mi toccherà fare una doccia, leggendo la tua descrizione così accurata, sono anch'io con i vestiti appiccicati dal caldo umido! :D
Complimenti e alla prossima! ^^