Recensioni per
Undici solitudini
di blackjessamine
Ciao ** |
Questa storia è forse un pochino più breve rispetto alle altre, ma l'ho trovata davvero molto intensa. Descrive alla perfezione la solitudine Priscilla, soprattutto in quanto donna. Erano tempi diversi quindi la donna doveva essere sottomessa al marito e avere un ruolo preciso come moglie e come madre, tutto il resto era vietato. Questo andava a scontrarsi inevitabilmente con la sua sete di conoscenza e di emancipazione. Davvero perfetta la conclusione in cui dice che sua figlia avrà il dono della libertà, ancora più importante del dono della vita stessa. |
Ciao! |
Eccomi finalmente qui per lo scambio a catena, Greta. Ormai faccio fatica a trovare qualcosa di tuo che non ho ancora letto e non voglio sfruttare la scambio per recensire i capitoli della tua long, ma mi ero persa questa assoluta perla e dovevo per forza rimediare. |
Ciao! |
Valutazione contest "Le sei mogli di Enrico VIII" - Terza classificata pari merito |
Ciao! Partecipo al tuo stesso contest e oggi ho deciso di recensire le storie dei fandom che conosco e comincio dalla tua. Allora, Priscilla Corvonero è un personaggio che mi ha sempre intrigato: è la fondatrice della mia casata preferita e, per la proprietà transitiva, è diventata la mia fondatrice preferita. Quindi mi fa proprio piacere leggere di lei. Quando ho letto la tua storia all'inizio mi ha richiamato "Le Nebbie di Avalon" di Marion Zimmer Bradley, conosci? Perché il modo in cui hai impostato la storia richiama molto l'incipit del libro “Ai miei tempi sono stata chiamata in molti modi: sorella, amante, sacerdotessa, maga, regina. Ora, in verità, sono una maga e forse verrà un giorno in cui queste cose dovranno essere conosciute." La differenza è che tu approfondisci ogni singolo punto, approfittandone per raccontarci la storia di Priscilla: il suo bisogno di conoscenza, di solitudine, di condivisione. E il suo bisogno spasmodico d'amore, che culmina in una serie di relazioni, una delle quali le lascia un segno indelebile a cui non può rinunciare, della quale comunque riesce a liberarsi. Mi piace molto come hai descritto, in poche parole, tutti i ruoli che Priscilla ha assunto e che avrebbe potuto assumere nel corso della sua vita e la parte finale è molto chiara: lei sa a cosa ha rinunciato, lasciando il padre di sua figlia, ma se tornasse indietro rifarebbe la stessa scelta, perché il matrimonio per lei è un'oppressione e lei vuole essere libera. Sa che non avrebbe resistito e che avrebbe rischiato di fare la stessa scelta a distanza di anni e tra due mali, sceglie quello che considera il minore, ossia abituarsi fin da subito alle malelingue che comunque ci sarebbero state e permettere a sua figlia di vivere il più liberamente possibile. Bella bella, mi è davvero piaciuta molto e ammiro tantissimo la scelta e il coraggio della tua protagonista. A quell'epoca, forse in pochissime avrebbero corso un simile rischio. Magari, quando sarò meno incasinata, passerò a leggere qualcos'altro di tuo :), magari qualche altro capitolo di questa raccolta :) |
Ciao :-) |