Recensioni per
Softer, Softest
di Ellie_x3

Questa storia ha ottenuto 10 recensioni.
Positive : 10
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
15/03/20, ore 18:26

Cara Ellie!
Finalmente ce l’ho fatta e ti ringrazio perché in questo pomeriggio di quarantena in cui tutto sembra surreale le tue storie mi riportano alla normalità. Tra l’altro questa shot è veramente molto bella e ben scritta perché piena di non detti. Chuuya e Dazai alla fine sono diventati amici. Condividono dei momenti, si messaggiano, studiano insieme e sebbene Chuuya abbia il solito atteggiamento di chi viene perseguitato da un amico è palese come Dazai rappresenti un compagno di scuola speciale, un amico, qualcuno a cui dire, con settimane d’anticipo, una notizia dolorosa. Il trasferimento a Parigi, nel luogo più consono a Verlaine e a Rimbaud, tra l’altro. Le necessità degli adulti sono crudeli e capaci di spezzare routine e abitudini: è giustificabile che Dazai si senta tradito dall’abbandono dell’amico, soprattutto in un contesto teen, dove la presenza anche fisica degli amici è costante – penso alle mie amiche che hanno scelto di vivere altrove e con cui il rapporto c’è ancora, certo, ma nonostante si faccia di tutto per vedersi il venerdì sera ci si organizza inevitabilmente con altre persone, o, almeno, ci si organizzava. Sic. Ecco perché non vuole rispondere: meglio troncare subito un’amicizia che non può sopravvivere alla lontananza, alla quotidianità mancata, ai rituali e alla presenza che solo un vicino di banco può dare.
E la Pecora, la gang, reagisce allo stesso modo, con lo stupore, sebbene emerga in maniera chiara quanto in Chuuya prevalga il fastidio per l’assenza di Osamu, sopraggiunto proprio in un momento in cui l’idillio dell’amicizia era raggiunto – prova ne è quel sorriso sincero che viene rivolto da Dazai a Chuuya.

Ma il tema dell’amicizia e della separazione necessaria, particolarmente dolorosa in questi giorni, non è l’unico che hai affrontato. Chuuya potrebbe rimanere in Giappone. Il prezzo da pagare sarebbe rimanere solo a circa quindici anni d’età (se ricordo bene l’ordinamento nipponico). Una cosa che qualsiasi teen auspicherebbe, ma che il nostro sa essere pesante sia perché nel capitolo precedente abbiamo scoperto che i genitori del ragazzo viaggiano spesso, sia perché Chuuya conosce il peso dell’abbandono e sa di dover essere grato per essere finito nella famiglia composta da due persone intelligenti come i suoi padri. Che fare, quindi? Rimanere in Giappone appare folle, soprattutto a fronte della secca chiusura di Dazai. E allora non rimane altro che attendere la partenza, rimpiangendo le settimane di commiato che avrebbero potuto esserci. Non credo che questa shot poteva venire meglio perché bilancia abilmente le necessità di un adolescente e quelle di un orfano, ma tiene ben presenti anche gli “egoismi” di Dazai che rimprovera, così come la gang, a Chuuya di dover seguire i genitori. In realtà, qui occorre fare un distinguo: la pecora sfrutta Chuuya laddove Dazai è amico/collega <3 supportivo, che per esempio si batte affinché il compagno non debba sforzarsi saltellando per raggiungere gli scaffali più alti. Tutt’altro tipo di rapporto, dunque, ma proprio per questo più prezioso soprattutto in un’età dove la vita ti impone di stare insieme. Che sei bravissima e coinvolgente lo dico ogni volta, ma devo rinnovarti questi che non sono complimenti, ma ovvie considerazioni: bravissima, davvero. Un abbraccio <3
Shilyss ^^

Recensore Master
04/10/19, ore 13:20

Carissima Ellie,
prima di tutto ti devo chiedere scusa per il ritardo della mia recensione ma, in verità, mi fa piacere leggerti e recensirti quando ho tempo di sciorinare ogni singola emozione che mi trasmetti perché, vorrei lo sapessi, sono sempre tantissime. Questo capitolo mi ha davvero, davvero colpito e credimi quando dico che sentire le emozioni come sei in grado di farmele sentire tu, è davvero difficile qui su questa piattaforma. Sarà che sono una persona particolarmente sentimentale, sarà che amo farmi coinvolgere da ciò che un personaggio sente, sarà che le storie scritte bene mi lasciano quel senso di malinconia e soddisfazione che mi percuote, ma davvero sono ammaliata. Se dovessi affibiare una canzone a questo capitolo, le darei "Eleonor Rigby" dei Beatles, in particolare quel loro ripetere "Ah, look at all the lonely people", perché, in questo capitolo, la solitudine di Chuuya è davvero forte. Nessuno capisce che la decisione che è stata presa non appartiene a lui e che se fosse per la sua volontà, non partirebbe mai; non ora che forse ha trovato davvero il posto che gli appartiene, dove vuole stare, con le persone che dopotutto lo fanno sentire a casa... ma quanto è triste dover giustificare una decisione che non può essere revocata, perché lui è un ragazzo che è sotto l'ala protettiva della sua famiglia, come molti, ma è anche attaccato a loro e, pur avendo provato a dissuaderli, non ha nemmeno insistito troppo. Il lavoro è lavoro, e questa presa di coscienza da parte sua, denota una fortissima maturità che, comunque, per una persona così giovane, significa anche soffrire tantissimo. Un adulto è più abituato a perdere contatti con gli altri e a farsene di nuovi, perché nella vita più su va avanti più si perdono persone e se ne trovano altre, ma un giovane come Chuuya, come può anche solo concepirlo? Ora che ha trovato la sua zona comfort?

Dazai poi non è d'aiuto. È palese che non accetti quel fatto e che lo stia dando a vedere con un malcelato disinteresse e che, in tutti i modi, stia tentando di trattare male Chuuya pur di non soffrire entrambi e invece... invece così facendo forse sta solo peggiorando le cose. Ma anche qui, si denota la tua capacità di saper esprimere i sentimenti di persone che si ritrovano disorientate da un cambiamento che non volevano, che reagiscono ognuna in modo diverso – e anche qui, sei stata in grado di differenziare la cosa: Chuuya che tenta di giustificarsi, Dazai che non ne vuole nemmeno parlare, che non ha bisogno delle sue scuse, che cerca di allontanarlo con accuse, ritirando tutto ciò che è stato, fingendo di trovare sollievo in quella separazione, perché: “questa tua cotta per me stava iniziando a mettermi in difficoltà.”
E questo fa male, veramente male, specie se si pensa che, forse, non è davvero ciò che pensa o... se è la verità, quella frase ha tutt'altro significato: "mi mette in difficoltà perché sono io quello che ha una cotta per te." o almeno questo è la mia personale intepretazione.
I due pugni, poi. Uno che non va a buon fine, l'altro sì e davvero, davvero complimenti per come sei in grado di descrivere persino il formicolio che attraversa le mani di Chuuya, quel suo vedere bianco, poi rosso, poi bianco; una rabbia quasi ingestibile; torna subito vigile, ma fa troppo male...
E fa male quella malinconia che pervade ogni singola parola e gesto, dove Chuuya vorrebbe solo che gli altri lo capissero e nessuno lo fa perché, come lui, nessuno è in gradi di accettare il fatto che andrà via, che quell'Aprile arriverà più velocemente di quanto tutti credono e sebbene alla fine dici che Chuuya ha intenzione di godersi gli ultimi momenti di vita prima di partire, sappiamo tutti che non sarà mai davvero così, che ogni cosa sarà permeata dalla consapevolezza che tutto presto avrà una fine e che del domani non vi è certezza.
Carissima Ellie, in sostanza io questa storia la sto amando soprattutto per la tua capacità di mettermi davanti non solo a delle emozioni palpabili ma anche di fronte a situazioni realistiche e che questa è una fanfiction, che tratta però dei temi profondi, che si nascondono nell'anima più oscura delle persone e che fa di te una scrittrice profonda e emozionante il che, chiamarla fanfiction è un po' un insulto. Questa è una storia e sono veramente felice di aver modo di leggerla!
Proseguirò presto, a discapito di qualsiasi cosa! leggerti è sempre un piacere.
Un abbraccio e complimenti,
Miry