Recensioni per
La Profezia dei draghi
di _Malila_Pevensie

Questa storia ha ottenuto 17 recensioni.
Positive : 17
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
04/12/20, ore 05:39

Eccomi qui. Avevo iniziato questa recensione giorni fa, non riuscendo poi a finirla.
Mi piacciono un sacco le introduzioni dei capitoli. In particolare, questa ha descritto un risveglio in maniera lenta, ma non è stata una scena troppo lunga, piena di passaggi che si potrebbero tagliare, anzi, hai costruito tutto benissimo rendendo quel risveglio un momento speciale per Freya.
"Come poteva, dopo così poco tempo, preoccuparsi a quel modo per lei?
«Sto bene, Aran, non devi preoccuparti in alcun modo per me»"
Posso dire che questo passaggio, con la ripetizione del verbo "preoccupare" (preoccuparsi, preoccupare) mi risulta un po' pesante? Forse potresti modificarlo per rendere il testo più scorrevole, anche se al momento non mi viene in mente come.
"Il giovane si produsse in un mezzo sorriso. «Mi piace che tu riesca a parlare con me in modo tanto semplice e diretto, sai?» commentò.
Solo in quell'istante Freya si rese conto di aver dato sin da subito del tu a un Principe, senza che lui l'avesse mai autorizzata a farlo. «Mi dispiace di essermi presa la libertà di darti tanta confidenza, non mi ero resa conto di essere stata tanto maleducata» disse, arrossendo violentemente.
Aran fece evaporare la sua preoccupazione, scoppiando a ridere e ribattendo: «Non c'è alcun motivo per cui tu ti debba rivolgere a me con deferenza, avrai a mala pena un anno in meno di me.»
«Sì, ma tu sei un Principe» rispose lei, prima di essere interrotta dal fissarsi dello sguardo del ragazzo nel proprio.
«Non ha alcuna importanza. Promettimi che non mi tratterai mai come se ti fossi superiore» soggiunse, come se per lui fosse qualcosa di estremamente importante.
Quell'improvviso contatto visivo fece rimanere Freya senza respiro, ma ugualmente riuscì ad annuire. «Te lo prometto.»"
L'espressione "fissarsi dello sguardo" non mi suona molto bene. La sostituirei con "dallo sguardo del ragazzo fisso nel proprio".
In effetti, e non me n'ero resa conto, cioè non ci avevo pensato, Freya gli ha sempre dato del tu quando invece, se avesse rispettato le convenzioni, avrebbe dovuto dargli del voi. Ma è meglio così, e sono felice che Aran non ne sia rimasto turbato o non gliel'abbia fatto notare con una connotazione negativa. Anzi, sembra quasi che voglia mettersi al pari di lei, quando sono insieme, e questo lo rende un ragazzo umile, nonostante il suo rango. (Sono sicura che Darragh non si comporterebbe mai allo stesso modo).
"sebbene fosse quella del trono e fosse fregiata per tutta la lunghezza delle sue pareti": io toglierei il secondo "fosse", così eviti la ripetizione, tanto penso si capisca lo stesso, ma vedi tu.
Nel discorso di Aran, dopo la parola "tremenda", ci sono due punti (..). NOn ho capito se volevi mettere i puntini di sospensione, che come sai devono essere sempre tre, oppure il punto fermo.
In effetti, la descrizione del ritratto e quello che fa provare a Freya è abbastanza inquietante. Ci credo che Aran ne avesse paura! A un bambino, un dipinto del genere fa sicuramente un certo effetto, per quanto la Regina Mirea sia sua madre.
La parte sul racconto di Aran, io l'avrei voluta un po' più lunga. Magari potresti fargli raccontare, attraverso un dialogo, una sola di quelle leggende mischiate alla storia, tanto per mostrare e non solo raccontare ciò che accade, e poi proseguire con il pezzo che hai scritto. In questo modo, il lettore si sentirà più coinvolto. Dato che il racconto di Aran, forse, risulterà un po' lungo, per non fare righe e righe di dialogo cerca di spezzarlo con qualche domanda di Freya, falli interagire anche in questo frangente. Ovviamente sono solo consigli.
Quando parli di ciò che Freya impara sugli uomini hai scritto "gli venivano". Ma gli significa a lui, mentre qui dovresti scrivere "venivano loro".
"anche capaci di compassione e altruismo, di saggezza e diplomazia, di equità.": nella riga dopo c'è la parola "anche". Per evitare una ripetizione in due frasi così vicine, io sostituirei questo "anche" con altresì (un po' antiquato, forse, ma secondo me efficace). Oppure con ugualmente, per quanto sia un avverbio e, come ti dico sempre, non bisognerebbe metterne molti (ne ho visti alcuni anche qui, forse meno del solito, ma comunque stai attenta e valuta sempre quali tenere e quali no, magari sostituendoli e riscrivendo la frase usando un verbo dalla connotazione più incisiva, per far capire ciò cheavresti inteso usando quell'avverbio).
Immagino che le storie di Aran siano state interessantissime e piene di dettagli che catturavano l'attenzione, non solo una lezione di storia che magari avrebbe potuto risultare noiosa. Bravo, Aran!
"semplicemente da stendardi e intagli molto più semplici di quelli ora presenti.": semplicemente, semplici, rende un po' il testo pesante. Io toglierei l'avverbio.
"Freya rimase immobile a guardare i due sovrani per un tempo che parve infinito, mentre cercava di scorgere qualcosa prima negli occhi del Re e poi, più alacremente, in quelli della Regina. Si ritrovò a desiderare che prendessero vita, che si trovassero di fronte a lei per spiegarle cosa avesse portato a quel loro presente, così confuso come lo era stato il loro passato. Poi, la mano di Aran la riscosse dai suoi pensieri, poggiandosi sul suo avambraccio. La giovane scosse la testa come per scrollarsi qualcosa di dosso e si voltò a guardarlo.
Fu strana l'impressione che la colse: improvvisamente le parve, in modo tanto vivido da sembrare reale, di essere divenuti loro i soggetti di un dipinto. Forse, fu per gli occhi dei sovrani fissi su di loro, attenti e penetranti, mentre sembravano chiedersi come due ragazzi così giovani potessero essere finiti in quella sala, ritratti fra re e regine. Era come se il tempo si fosse cristallizzato lì e non in quelle nicchie, uguali a sé stesse da secoli. Durò solo un secondo."
Io toglierei la virgola dopo "forse", quando scrivi che forse si sentivano così perché il re e la regina li stavano guardando. A mio parere crea una pausa non necessaria.
Il passaggi oche ho citato è davvero molto intenso, mi ha catturata completamente. Non so neanche cosa dire, mi sento come se avessi già scritto tutto tu. Mi limito solo ad aggiungere che la parte in cui hai detto che parevano anche loro parte di un dipinto mi ha lasciata senza fiato, me li sono immaginati raffigurati in un quadro, magari con lui che stringeva lei, come faceva il re con la regina, ed è stato bellissimo! Ora è ancora presto per l'amore, ma in futuro, chissà...
"Camminarono a lungo e chiacchierarono di molte cose: della loro infanzia, dei luoghi in cui l'avevano vissuta e delle vicissitudini che si erano trovati ad affrontare."
Ecco, qui io, da lettrice, avrei voluto un approfondimento. Più dialoghi, più discorsi, avrei voluto sapere qualche episodio della loro infanzia, per esempio. Onestamente, queste poche righe non mi dicono praticamente nulla, non mi fanno entrare nel passato dei personaggi. Senza offesa, eh, ti sto solo dicendo le mie impressioni. Magari, apendo qualcosa in più sulla loro infanzia, in particolare su quella di Aran, i lettori (o almeno, sicuramente io) potrei conoscerlo ancora meglio.
La curiosità di Freya mi colpisce sempre. Ogni volta fa domande intelligenti, vuole scoprire di più, e ho sempre ritenuto che la curiosità sia un qualcosa che va continuamente alimentato e che non sia un difetto, come invece una volta ho sentito dire da un personaggio antipatico in un film. Mi sono piaciuti molto gli accenni agli stendardi e al funzionamento del regno. Non sei entrata nei particolari, immagino per non annoiare, ma il fatto che tu abbia anche solo accennato a queste cose è stato importante, secondo me, per dare a Freya una panoramica generale del luogo in cui vive.
Sono felice che lei e Aran abbiano trascorso così tanto tempo insieme e me li sono immaginati mentre riconoscevano i fiori e chiacchieravano. E' davvero piacevole vederli interagire, conoscersi, ogni volta mi sento come se fossi in loro compagnia o come se, addirittura, fossi proprio Freya e vivessi le sue stesse avventure. Vorrei tanto incontrare un ragazzo gentile come Aran, anche solo come amico.
Il momento che ho preferito, però, è stato quello dell'ultima sala che hanno visitato. In effetti la fontanella è proprio strana e mi hanno colpita le due fate vicino a essa, me le sono immaginate come fragili ma bellissime. Inoltre adoro le conchiglie e mi piacerebbe tanto toccare quella fontana per capire meglio com'è fatta.
"Sì, anche sua madre era lì, e quando si ritrovò a guardare quegli occhi a lei così familiari non poté che cercare di ricacciare indietro le lacrime con tutte le sue forze, sorridendo nonostante tutto.
Eleana era sola, seduta su una panchina in pietra del giardino, con un passerotto posato sulle dita affusolate. Portava un vestito color acquamarina dalle maniche ampie, i capelli sciolti ed era felice come non l'aveva mai vista. Poteva percepirlo attraverso la sottile membrana della tela, come se il pittore fosse riuscito a catturare le emozioni e i sentimenti con i suoi colpi di pennello, fissandoli nei pigmenti.
In quel momento la colse la consapevolezza che quel giorno aveva visto un'infinità di cose che sua madre aveva conosciuto prima di lei, attraversato luoghi dove lei stessa aveva camminato. Le lacrime che aveva trattenuto fino ad allora lasciarono i suoi occhi e le caddero lungo le guance. I ricordi del passato, quelli che gelosamente conservava nel più profondo del suo cuore, si stavano lentamente fondendo con quelli che stava acquisendo, dandole una più ampia consapevolezza della persona che era stata sua madre.
Dietro di lei, Aran rimase in rispettoso silenzio finché lei non si voltò. Il ragazzo parve trattenere il respiro, come temendo la sua reazione, ma nel suo viso qualcosa cambiò quando Freya sorrise nuovamente. Era un sorriso sincero e lo furono anche le sue parole: «Grazie, Aran. Grazie. Non avrei mai potuto sperare in così tanto.»
Per un attimo il giovane non seppe cosa rispondere, poi non poté fare a meno di sorriderle di rimando: «Non hai nulla di cui ringraziarmi, avevi il diritto di capire ciò che ha visto e vissuto lei» le disse in tono sommesso.
Quella seconda frase la lasciò basita. Era come se avesse espresso ciò che lei aveva solamente pensato pochi istanti prima."
Questo passaggio meritava di essere citato per intero. Aspettavo il momento in cui, finalmente, magari Freya avrebbe rivisto il volto della mamma, anche solo in un dipinto, e per fortuna è successo. Le emozioni l'hanno travolta, come hanno fatto con me. So per esperienza che rendersi conto di camminare negli stessi luoghi in cui ha camminato una persona alla quale tieni tantissimo fa bene e male allo stesso tempo, anche se per me è sempre stato più forte il dolore dato che quella persona non c'è più da sei anni e muovermi per l'università non è stato facile da quando lei non c'è stata più.
Nonostante i sorrisi, Freya si è lasciata andare alle emozioni e alle lacrime, non vergognandosi di fronte ad Aran. Ha fatto molto bene a sfogarsi e lui ha rispettato i suoi sentimenti, dandole i propri tempi, cosa che considero molto importante. Non le ha detto che doveva reagire, o che avrebbe dovuto sentirsi in un altro modo, non l'ha forzata a fare niente, e lo trovo un gran gesto che al giorno d'oggi, purtroppo, poche persone mettono in atto, preferendo sputare frasi fatte che non servono a nulla.
Per fortuna nessuno si è accorto che erano entrati lì e, lo ammetto, il fatto che abbiano visitato una stanza proibita mi ha abbastanza riempita di adrenalina.
Chissà se è davvero così, per quanto riguarda Mirea e il fatto che non ha più avuto incantatori. Io stessa, come lettrice, la conosco troppo poco per inquadrarla bene, ma ho capito che è un personaggio molto complesso.
Non vedo l'ora di scoprire quali altre avventure aspettano Freya, quindi tornerò a leggere il prima possibile.
Bellissimo capitolo e complimenti!
Giulia