Recensioni per
She was their hun, not their hon
di Fuuma

Questa storia ha ottenuto 3 recensioni.
Positive : 3
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Recensore Master
25/10/20, ore 12:05
Cap. 3:

E rieccomi, facciamo finta che avessimo un appuntamento mensile e che sono in perfetto orario, eh?
Questa è forse la drabble che preferisco tra le tre, anche se scegliere è davvero arduo. Qui c'è la Gaby umana, la Gaby con le sue fragilità e i suoi punti deboli, ma c'è anche la Gaby ostinata, la Gaby orgogliosa, quella che nasconde la paura dietro ad aculei aguzzi. C'è l'aquilotto arruffato di cui abbiamo parlato nell'altra storia.

Ho adorato l'incipit, la prima frase, il modo in cui l'hai frammezzata, e sopratutto ho adorato il gioco "Dentro. Fuori. Dentro. Dentro un ascensore. Bloccato" perché ho assolutamente adorato quel cambio di riferimento del terzo "dentro" che spezza la concentrazione di Gaby sul respiro e che infido, proprio come succede quando si è nel panico, la riporta sul problema principale: l'ascensore bloccato. Hai saputo rendere quindi perfettamente l'idea di una persona claustrofobica, impanicata, quel senso di tachicardia, di incapacità razionale, quella lotta estenuante per continuare a respirare, nonostante lo sguardo e la mente tornino inesorabilmente all'oggetto della paura.
La paura di lei poi si riflette anche nel modo in cui tutto è filtrato. Per esempio quel "piangono cigolii", dove il verbo piangere richiama la sensazione di paura e malessere di Gaby. Come sempre il POV è perfetto e il lessico vi si adatta alla perfezione per poter esprimere, anche nelle sequenze descrittive, il mood del personaggio. Altrettanto mi è piaciuto come hai fatto capire che questa immobilità forza a cui si aggrappa per riacquistare lucidità è stata già preceduta da una reazione più veemente, più aggressiva, ma anche meno lucida, più istintiva, più hun.
E poi mi è piaciuto che sia la luce - all'interno di una raccolta che si basa sul prompt del blackout - a evidenziare i tratti impauriti di Gaby, oltre che, in veste più concreta, a creare l'atmosfera da "panico d'ascensore", che io, che non lo prendo mai (e non perché soffro di claustrofobia ma perché mi piace salire a piedi 20 piani) ho percepito benissimo.

Ho trovato altrettanto bello il gioco tra "sola" e "Solo", perché nel nome di Napoleon (il mio Napoleon, chi altri!) il significato di solitudine si perde, non ha più alcun valore, viene annullato (lui ha questi magici poteri, solo lui<3).
Comunque mi piace quanta fragilità appaia di Gaby, una fragilità che va al di là del suo attacco di panico, che tocca corde più intime, per l'appunto più fragili. La paura di restare sola, che nessuno venga a salvarla, di essere di nuovo esclusa dal mondo, di non avere nessuno.
Ed è per questo che quell'abbraccio finale, che io ho trovato di una dolcezza dolorosa, proprio sulla pelle, acquista un doppio significato (così come il titolo): non è soltanto la paura di essere rimasta bloccata che svanisce tra quelle braccia ma anche i brutti pensieri, quel buco nero che la stava divorando. Loro l'hanno salvata già da tempo dalla solitudine, e Gaby se lo ricorda proprio mentre forzano le porte per liberarla. Erano già i suoi due, incasinati, goffi eroi.

Detto questo, io la parte di quei due l'ho adorata, è troppo bella, dolce e divertente allo stesso tempo. Mentre lei è in panico, loro trovano il modo di sdrammatizzare il tutto, e secondo me, presi come sono a spintonarsi, non si sono nemmeno accorti di quanto bisognosa fosse Gaby, così che lei si è potuta permettere il lusso di risistemarsi e guardarli torvi. Ancora una volta, quei due passano per degli ingenui ai miei occhi, bambini troppo cresciuti ma che si prodigano con tutte le loro forze per salvare la "principessa". Ciò che mi piace è che nemmeno adesso che l'hanno salvata, Gaby appaia però così, una principessa in pericolo. C'è sempre quel clima di parità, quel senso di aiutarsi a vicenda, e Gaby semplicemente si riunisce a loro, al resto del suo "corpo". E Gaby prova tanta fiducia da concedersi un momento di "debolezza" in cui accetta quelle mani tese, affonda in quell'abbraccio.

Infine ho adorato come hai saputo, in poche parole, caratterizzare anche quei due (eh sì, trovano il modo di sfondare anche in mezza frase): il modo in cui Solo lascia che sia Peril a sporcarsi le mani, mentre il signor "non voglio rovinarmi la camicia inamidata" si protende in avanti per prendersi comunque i meriti. E poi c'è Illya, che perde la ragione, forse ancora più di Gaby, al pensiero che il suo aquilotto sia nei guai e come sempre sceglie la strada più dritta, più fisica. Il loro "fanno a gara per tendere" mi fa sentire la loro urgenza, la loro ansia nei suoi confronti, la loro preoccupazione, al di là dei diversi modi di esprimerla.

Spero di aver detto tutto. E' stato un vero piacere leggere questa raccolta su di lei, io la adoro, e te l'ho già detto mille volte, ed è un piacere che non è minimamente scemato alla terza o quarta lettura ;)
Complimenti.
A presto!