Recensioni per
Mechanical Toy Soldiers
di _aivy_demi_

Questa storia ha ottenuto 51 recensioni.
Positive : 51
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
08/01/21, ore 13:30

Ciao, eccomi qui per lo scambio!
Ho scelto questa storia perché se mi si presentano “angst” e “drammatico” per me è quasi un obbligo morale leggere.
E non sono rimasta delusa da questa scelta, devo dire!
Nonostante sia una breve one shot, ho trovato questa storia molto intensa. All’inizio mi sembrava che dare “del tu” al protagonista fosse un semplice escamotage narrativo, ma più proseguivo nella lettura più mi sembrava la “parte sana della personalità” che parlava al “guscio vuoto” del fisico. Non so se hai capito pienamente cosa ho colto o se è quello che volevi far passare, ma nel caso mi ha comunicato questo ed è stato davvero molto interessante.
Iniziamo con la quotidianeità di esami, che sono poi gli stessi per ogni tipo di ricovero. Mi dava l’impressione di una malattia fisica e di un disagio molto esplicito, ma non sono riuscita subito a inquadrare dove sarei andata a finire.
Nel mezzo, la rabbia, la voglia di sfogarsi e di scappare (e come poter contestare? Ho paura di medici ed ospedali, le pareti bianche mi creano ansie… ci credo che voleva tingere tutto di rosso sangue!). Poi arriviamo alla parte interiore: non è solo un fattore di “mal di stomaco”, è più profondo di un male fisico. È il trauma che parla, le voci… soffrendo di attacchi di panico, posso dirti che non avrei saputo descrivere meglio la sensazione di “guardarsi dall’esterno” in giorni dove nessun colore sembra essere diverso dall’altro.
Sei stata davvero molto brava. La storia mi è piaciuta molto, ti faccio i miei complimenti! <3

Recensore Master
04/01/21, ore 10:29

Ach, ho i brividi. Mi sono saliti sulle braccia, su su, fino a scendere lungo la schiena. E'.../soffocante/. In senso buono, ovviamente -Riesci a ricreare questo stato di chiusura, di claustrofobia mentale, di una voce incastrata dentro un corpo che si muove al ritmo dettato giorno, dopo giorno, dopo giorno, da un personale medico asettico e senza volto.
E' molto, molto bello e squisitamente straniante, il modo in cui, da quando "Tutto quello che credevi rappresentasse il mondo reale se n’era andato quella notte, accompagnato alla fiducia nel prossimo e nell’essere umano." , effettivamente ci si trovi a guardare dagli occhi del protagonista come da dietro un vetro: non hanno un vero volto i medici, così come non ne ha l'assassino, non hanno un nome, non c'è alcun discorso diretto -Solo quelle parole che entrano ed escono e l'unica nota di colore, nel bianco, è quel rosso vivo, a segnare il trauma che spacca l'apatia della struttura, la bolla drogata entro cui il protagonista ciondola e dondola, giorno dopo giorno.
L'ho apprezzata davvero tantissimo! Lo stile, l'ambiente e come riesci a ricreare la sensazione di alienazione totale...Ottimo lavoro! Sono davvero felicissima di averla potuta gustare parola per parola!

Recensore Master
13/12/20, ore 08:49

Da babba mi sono accorta che nell'altra raccolta c era solo il primo capitolo 😅 ma ritrovo Hoby chi (chiunque sia) in vesti molto diverse, oserei dire macabre brrr, mi sa tanto di una qualche organizzazione di guerra che fa strani esperimenti sulle persone, il titolo rafforza la mia opinione, ho già detto brrr?
Il dramma di Hoby lo hai descritto benissimo, il suo dolore,la sua confusione, anche la sua rassegnazione se vogliamo ci arrivano forti come un pugno nello stomaco 😱😱😱😳
Che angoscia essere monitorato (ho amato l espressione 25 ore su 24 8 giorni su 7, rende straordinariamente bene l'idea) quando vorresti solo lasciarti andare e raggiungere i tuoi cari.
Mi son dimenticata di dirtelo nella drabble di prima, ma adoro la seconda persona singolare che usi per la narrazione, la trovo di una difficoltà pazzesca, invece in mano a te sembra taaanto facile 😅
Lui che vorrebbe tingere quei muri bianchi asettici di rosso...brrr ma, povero, diamogli torto.
Bravissima, mi hai emozionato in modo decisamente meno romantico del solito ma sono emozioni anche queste.
Alla prossima 🤗

Recensore Master
01/11/20, ore 18:41

Agghiacciante e bello questo incipit in cui ci descrivi questo corpo che i medici hanno condizionato come un orologio a ticchettare come vogliono loro.
Questa frase mi ha sorpreso un sacco: ‘Non speravi mai in cuor tuo di veder terminare tutto questo’. È davvero così assuefatto? Davvero non sogno più la libertà? È proprio ormai il loro soldatino.
Bello come usi le domande retoriche. Ma soprattutto bellissimo come usi questa seconda persona singolare, mi sembra davvero una voce, una coscienza che da qualche parte sta parlando con il protagonista e ci sta facendo un dialogo.
Questo secondo capitolo, rispetto al primo, mi sta piacendo davvero molto di più, forse perché hai preso il via, forse perché hai trovato la sua voce o anche perché sembra più angosciante del primo capitolo. Qui le cose sembrano senza speranza.
Mi è piaciuto un sacco questo pezzo qui: abitudine, cadenza, conteggio. Rende benissimo l’idea.
Tutto questo bianca mi fa pensare che i medici lì non vogliano nulla che li possa anche solo sorprendere. Le finestre piccole che non vogliano tentativi di suicidi.
Bella e sorprendente la scena del sorriso. Effettivamente non ci avevo pensato, un sorriso lì dentro è davvero fuori posto, mi è piaciuta davvero la sorpresa di Hobi, bell’idea.
E fanno amicizia! Wow! Mi piace questo approfondimento su ragazzo dai capelli rosa, mi incuriosisce un sacco! una parte di me si chiede: è reale o un’allucinazione? Esiste davvero qualcuno immune alla cura che danno lì dentro, libererà il nostro protagonista? O è un’allucinazione, dovuta al suo cervello ormai completamente drogato?
Il finale è agghiacciante! Ecco perché lui era freddo! E ecco perché era diverso dagli altri: non è diventato soldatino, si è ucciso.
Rimane ancora l’interrogativo se fosse vero o un’allucinazione, ma mi è piaciuto un sacco, anche che rimango qui con il dubbio alla fine, senza sapere. Perché alla fine qui non c’è nulla che si può sapere davvero, Hobi nemmeno sa che giorno sia, figurarsi se potrà sapere altro.
Bellissimo questo capitolo, sorprendente a dir poco, sconvolgente. Molto umano. Perché alla fine quello che hai descritto era qualcosa di così semplice: un sorriso, interagire con un altro umano, farsi un amico. E poi la morte. Ancora, per Hobi. Complimenti, davvero un bel capitolo.

Recensore Master
25/10/20, ore 15:43

Iniziando a leggere la tua storia, questa è la frase che subito mi ha colpito e mi ha fatto interessare alla one shot: la tua famiglia era finita dritta dritta ad ingrassare la percentuale numerica di una stupida statistica a cui nessuno sarebbe fregato davvero un cazzo.
Mi piace il cinismo, ma soprattutto anche il realismo, che ci trovo dietro, quelle cose che uno sa che succedono, ma non pensa mai capiteranno anche a lui. E invece. E quel ‘cazzo’ finale che dà un po’ di tono, che ci ricorda che il dolore è anche rabbia e aggressione e incapacità di accettare perché nulla sembra davvero avere senso.
Ci ho trovato molto dramma in quello che tu scrivi, in questa società che non permette al tuo protagonista di vivere davvero il suo lutto, come una fase della vita, ma come una malattia che va guarita, quando invece bisognerebbe affrontarla e superarla, non inibirla attraverso iniezioni.
Capisco perfettamente il punto di vista del protagonista, indifferente verso gli altri perchè nessuno in questo momento è in gradi di capirlo e perché nessuno lo tratta come suo pari, nessuno gli dà voce in capitolo. Che tristezza.
Non ricordavi cosa volesse dire sognare, sperare, aspirare a qualcosa: bella anche questa frase qui, la depressione è così.
Mi ha sorpreso un sacco leggere quale fosse l’incidente: all’inizio pensavo le cose più banali, tipo un pirata della strada avesse investito la sua famiglia, invece omicidio-suicidio. Wow. Non me l’aspettavo.
Mi piace come hai usato il corsivo: hai dato ritmo :)
Molto bello il titolo e quando poi nel finale ritorna nel testo: li immaginavo esattamente in quel modo e mi piace la descrizione che ne hai dato, questo accostarli ai soldati, che però invece di aspettare il comando perché possano andare in azione, aspettano solo di poter morire, dentro, fuori, tutte e due.
Bella la domanda retorica finale. Ho un debole per le domande retoriche, tendo ad abusarne spesso, e trovo siano molto d’impatto. E la tua come frase finale lo è ancora di più. Molto, molto carino davvero.
Unica nota: a volte tendi a descrivere cose già note o che un lettore si immagina facilmente già da solo. Ti faccio un esempio: ‘Mamma e papà riversi sul pavimento senza vita, gli occhi spalancati e vitrei, le membra rigide’. Molto spesso è così che tendiamo ad immaginare un cadavere, quindi per quanto sia scritto bene, non aggiunge troppo all’immaginazione del lettore. Mentre una descrizione come questa: Rosso, rosso ovunque, odore di cibo rigurgitato e di mattatoio. È già più interessante, ci immerge molto di più nella scena, ce la fa sentire e ce la fa vedere attraverso i colori e gli odori che hai citato, perché magari uno non pensa subito al vomito e quindi sorprendendo il lettore, gli dai qualcosa da immaginare e che gli rimane in mente più a lungo e lo coinvolge con il testo. Come anche la parola mattatoio, accostare quello che è successo quella notte ad un posto dove la carcasse degli animali sono ordinaria amministrazione ci ricorda molto bruscamente il dramma che il personaggio sta vivendo, ce ne fa sentire l’orrore. Probabilmente il mio discorso è soggettivo e alla fine dipende da lettore a lettore, ma volevo solo dire che in alcuni pezzi mi hai sorpreso e coinvolto molto, altri pezzi li ho trovato carini ma più ‘dimenticabili’ come momenti, perché appunto già ‘sentiti’ magari, mi sarebbe piaciuta qualche sorpresa in più, ecco. In generale hai uno stile molto pulito, scorrevole, impeccabile dal punto di vista grammaticale e che mentre lo leggevo fluiva benissimo. La trama in sè, come ti ho già detto, l’ho trovata sorprendente e originale e per il protagonista ho provato tantissima tristezza.

Recensore Master
20/10/20, ore 11:27

Ciao cara, eccomi qui per lo scambio libero. Ho letto la storia tutta d'un fiato da quanto mi ha coinvolta. Ho adorato il tuo stile tagliente e quasi pungente che ha dato impeto a tutte le frasi. Sei riuscita a descrivere lo stato di questo personaggio, di cui non conosciamo il nome, che è molto molto complesso. Lui è rinchiuso in un'ospedale e giorno dopo giorno si sente appassire. E scopriamo anche che la sua famiglia è stata uccisa e che lui è finito lì a causa del trauma subito, che lui ritiene di non avere, tipico comportamento di chi soffre di sindrome da stress postraumatico.
A presto.

Recensore Veterano
02/10/20, ore 18:14

Ciao!
Girovagando un po' su efp sono approdata su questa raccolta che ha attirato parecchio la mia attenzione, e devo dire che questa è stata incrementata quando ho iniziato a leggere il primo capitolo.
Inanzitutto ti faccio i miei più sinceri complimenti per lo stile della scrittura e per il lessico che hai utilizzato. Per l'attenzione che hai dato ad ogni parole e l'attenzione con cui hai inserito le parole nel testo. Complimenti davvero.
In secondo luogo ti dico che questo primo capitolo è stato inquietante al punto giusto. Non avevo mai letto nulla di simile e mi è piaciuto.
La frustrazione del protagonista era quasi diventata la mia, a me è venuta pure un po' d'ansia. Leggere di come gli venisse privata persino la morte... Fa pensare davvero tanto.
È stato molto toccante e si è trattato un tema molto particolare e delicato, e tu hai descritto tutto molto bene, complimenti. Non avevo mai letto nulla di simile. Sono positivamente sorpresa.
Sono curiosa di leggere il prossimo capitolo.
A presto!
Martina

Recensore Master
28/09/20, ore 11:13

Ciao cara, eccomi qui per lo scambio libero. Allora... questa shot mi è piaciuta tantissimo e sei riuscita a trasmettermi tutte le emozioni di hobi, anzi anche il suo stato d'animo. Questo personaggio è caratterizzato alla perfezione: è un personaggio ormai solo e disperato che, dopo anni in ospedale ha perso la gioia e la gioia e la speranza, ma che per un attimo ritrova grazie a un bambino che lo va a trovare. E per un attimo ho sperato che ci fosse una sorta di lieto fine, ma no la storia si chiude in maniera molto tragica: con una morte, descritta così minuziosamente che mi sembrava di essere lì con hobi.
A presto.

Recensore Master
05/05/20, ore 12:11

Ciao Stefy, eccomi a passare per il secondo capitolo di questa raccolta.
Chissà perché mi immaginavo di trovare un protagonista diverso in questa shot, invece, con piacevole sorpresa, ritroviamo il protagonista di quella precedente.
Come per il capitolo iniziale, la sensazione di rassegnazione è palpabile. La descrizione della struttura psichiatrica è calzante, angosciante. Nel suo estraniamento, Hoby è incredibilmente lucido, nota tutto quello che lo circonda, mentre i ricordi della sua vita passata si fanno sempre più flebili in quel susseguirsi di giornate tutte uguali, di medicine atte a cancellare i suoi traumi (e a crearne di nuovi).
Poi, d’improvviso accade, il cambiamento: quel sorriso e quel colore che distrugge la routine, spezza i fili dei soldatini meccanici, due cose così fuori posto che lo agitano talmente tanto da mandarlo in crisi respiratoria.
La seconda parte mi ha un po’ ricordato Ghost Whisperer e il Sesto Senso: quel ragazzo è stonato lì perché lì c’era stato tempo prima, non appartiene a quel tempo. Il suo tocco è freddo, perché non vive e il bagno è diverso perché non è quello dell’ospedale di adesso ma quello dove è morto il ragazzo dai capelli rosa chissà quanti anni prima: “Vi danno ancora quella robaccia? Credevo avessero smesso, mi spiace”
Finale decisamente forte, a voler sottolineare che, forse, per il povero Hoby un lieto fine non ci sarà mai.
Concludo dicendo che è stato un piacere passare nuovamente dalle tue parti.
Alla prossima
Cida

Recensore Junior
04/05/20, ore 16:18

Sono rimasta piacevolmente sorpresa dal fatto che il protagonista sia sempre Hobi, già conosciuto nel primo capitolo.
Si riesce a percepire in modo quasi tangibile e fin troppo opprimente il senso di apatia, ripetitività e noia che pervade ogni singolo giorno in quel posto. Colpa dei farmaci? Colpa dei rigidi orari che scandiscono ogni istante? Probabilmente entrambe le cose.
Il bianco, un colore di solito associato a cose positive, buone, è qui il sinonimo di prigionia, di una totale assenza di sentimenti, emozioni, colori.
E nel bianco quello che lo distoglie dai pensieri ripetitivi e bui è proprio una spruzzata di inaspettato colore: il rosa dei capelli di Chim.
Come personaggio mi ha incuriosita subito. Sembra quasi esistere in un piano di realtà separato dal resto, come una specie di Stregatto nel Paese delle Meraviglie al cospetto di una incredula Alice. Adoro il fatto che non si capisca se lui è una persona reale, uno spettro o un'allucinazione di Hobi. È tutto sospeso tra il surreale e il possibile, in bilico.
Un capitolo davvero bello e coinvolgente, complimenti!

Recensore Master
28/04/20, ore 16:12

Ciao, eccomi qui per lo scambio libero del Giardino.
Ho scelto di cominciare da questa raccolta per la sua introduzione che ho trovato quasi decadente, diciamo, anche per spaziare fra i diversi temi che ho trovato durante questi scambi e, decisamente, questa shot me ne ha fornito uno che non avevo ancora incontrato.
Ho trovato lo scritto corretto, lo stile è fluido, rapido, oserei dire attanagliante, come l’angoscia che questo povero protagonista prova in continuazione: lo soffoca, lo spegne. Perché vivere quella vita? Una mera esistenza fatta di ricordi terribili e dolorosi, con la consapevolezza di non aver avuto giustizia, con quelle persone che dovrebbero aiutarlo a stare meglio ma che, invece, lo torturano giorno dopo giorno. Senza neanche lasciargli la speranza della morte come unica via d’uscita.
Ho trovato la frase dell’omicidio legata al concetto di mattatoio davvero evocativa, assieme al suo rigetto di stomaco, ha reso il tutto ancora più forte. Anche la domanda sul finale ha una certa potenza.
Insomma, penso tu sia riuscita a rendere molto bene le emozioni che hai deciso di descrivere.
Una shot davvero amara ma, non per questo, meno apprezzata.
Ti auguro una buona serata
Cida

Recensore Junior
27/04/20, ore 19:19

Breve ma intensa.
Si capisce quasi subito che il protagonista è in un ospedale (psichiatrico, probabilmente), anche solo per l'atmosfera che emerge da ogni singola parola. A proposito di questo, dello stile e del lessico, mi piace delle cose che scrivi il fatto che non c'è un termine buttato a caso ma sono tutti significativi e veicolano nell'insieme molto vividamente le sensazioni dei personaggi.
si percepisce bene tutta l'angoscia, il misto di stordimento ed apatia per i farmaci, l'alienazione data da quella routine surreale, l'odio per i camici bianchi, medici e infermieri, che sembrano solo mentire fingendo un interesse che in realtà appare asettico e vuoto.
Molto forti le immagini finali, quasi confuse ma non con un'accezione negativa, Al contrario, l'incertezza su cosa sia realmente successo, su cosa abbia visto il protagonista, rende partecipi del suo tumulto interiore, del suo dramma.
Un incidente che forse non lo è, un omicidio-suicidio che forse altro non è se non un omicidio e basta.
Inquietane e "forte" al punto giusto. Mi è piaciuta molto questa lettura.
Alla prossima~

Recensore Master
27/04/20, ore 18:36

Ciao!

È la prima volta, credo, che ho l'occasione di leggere qualcosa di tuo e devo dire che il tuo stile mi ha piacevolmente colpita – è immediato, crudo quando occorre, capace di evocare immagini nitide, dritto al punto direi, un insieme che credo accompagni benissimo la tematica di queste oneshot. Avendo poi un debole per la seconda persona narrante, in assoluto la mia preferita, quando la incrocio così ben gestita si crea un'immediata empatia tra me e il racconto, e non posso esimermi dal proseguire la lettura – a riguardo, premetto che ho letto entrambe le oneshot, spero non ti dispiaccia se le riassumo in un'unica recensione.
Tra i vari racconti pubblicati ho scelto questo perché attratta dal titolo: l'immagine cui allude mi ha rimandata a contesti fatti di burattini e burattinai, di impossibilità di scegliere, di individui in balia di altri e fuori da sé. Una percezione che ha trovato riscontro nel testo, dove il tuo protagonista, Hobi, è incastrato in una realtà su cui non ha alcun potere.
Ti confesso che l'introspezione del protagonista e il punto di vista focalizzato su di lui temo mi abbiano lasciata qualche zona d'ombra su cosa sia realmente accaduto, se lui sia stato in qualche modo attore della tragedia che ha investito i suoi genitori. Tuttavia, malgrado questo mio dubbio, il racconto di questa vita in balia di altre vite mi ha coinvolta egualmente. Le descrizioni dello stato fisico ed emotivo in cui versa il protagonista sono quasi dolorose tanto sono vivide: mi è parso di vederlo, costretto in un letto, circondato da estranei. L'elemento che ho apprezzato di più è il rovesciamento del punto di vista: benché in linea generale i buoni si presume siano i medici che lo curano e che fanno il possibile per salvarlo, nello spazio del tuo racconto questi ultimi assumono quasi il ruolo di antagonisti, perché il punto di vista interno del protagonista scaraventa su di loro le sofferenze della propria condizione e noi lettori tocchiamo con mano la sua frustrazione nel non sentirsi compreso e soprattutto nel sentirsi non-padrone della propria vita.
La seconda oneshot, che immagino presupponga un salto temporale in avanti, è egualmente forte dal punto di vista emotivo. Al protagonista è stata concessa, sembrerebbe, una piccola libertà, ma lui sembra temerla, e anche percepire questo è doloroso.
Il giovane Chim mi ha destato qualche perplessità. Il momento in cui Hobi lo trova nella vasca da bagno mi ha portata a credere che in precedenza Hobi abbia solo immaginato di parlare con Chim – ho anche ipotizzato che abbia interagito con l'anima di Chim, e che lo abbia fatto in un sogno, vogliosa di spronarlo, salvarlo, affinché non si lasci andare. Non so, forse sono del tutto fuori strada, e nel caso mi scuso per non aver saputo cogliere il significato della conclusione del racconto.
Ad ogni modo, prima di dilungarmi e annoiarti!, concludo dicendo che queste due oneshot sono state una lettura davvero interessante, e anche originale. In più, mi hanno permesso di scoprirti come autrice, sarà solo un piacere incrociarti ancora!

Alla prossima,
Rosmary

Recensore Master
15/04/20, ore 12:11

Anche questo capitolo inizia con le angoscianti emozioni del protagonista rinchiuso in questo ospedale psichiatrico, dove ormai tutti i pazienti sono ridotti a larve umane, soldatini meccanici inceppati che ripetono la loro routine all'infinito. Ma all'improvviso ecco che arriva un lampo di colore e di vita in tutto quel bianco surreale. Chi sarà mai questo strano ragazzo che sembra non aver niente a che fare con la clinica e ha da subito colpito il protagonista? Di sicuro lo vuole aiutare a liberarsi dalle sue catene mentali imposte dai medici, ma vuole anche aiutarlo a scappare da quel luogo così asettico e inquietante?
L'ultima scena fa ben sperare per un maggiore avvicinamento tra i due, in un modo particolare, rispetto alla vita dell'ospedale.
Questa è una raccolta quindi non so se ci sarà un seguito, ma sarei curiosa di vedere l'evoluzione di questo strano rapporto che piano piano si sta creando tra i ragazzi.
Alla prossima!
Barby

Recensore Master
08/04/20, ore 15:23

Ciao cara! :)
Eccomi per lo scambio a catena!
Il contesto generale è vago, ma man mano che si prosegue nella lettura sembra di capire che il protagonista si trovi in un ospedale psichiatrico. E' veramente terribile scoprire passo per passo le sofferenze di questo povero ragazzo, che viene solo sedato e trattato come un pupazzo, senza dargli modo di esprimere davvero i problemi che lo affliggono, come anche quando pensa al raccapricciante omicidio dei genitori e al fatto che non venga creduto. Anzi, è davvero terribile vedere come tutti i pazienti siano trattati! Forse, se l'atteggiamento e le regole di quel posto fossero diverse magari qualcuno si poteva anche salvare dalla pazzia o dai pensieri suicidi!
Hai saputo trattare tematiche difficili in modo molto vivido, sembrava davvero di poter toccare con mano la sofferenza di quel luogo!
Il racconto in seconda persona è un modo di scrivere non facile e usato pochissimo, te sei riuscita a gestirlo al meglio, la storia risulta molto scorrevole.
Davvero un bel lavoro!
A presto!
Barby
P.S. Prossima volta che passo da te spero di trovare qualcosa di meno angst da leggere! Mi farai annegare in una valle di lacrime prima o poi!