Ciao, giungo per la scambio a catena.
Ho scelto questa flash perché Sirius è in assoluto il mio personaggio preferito della saga. Inoltre dei McKinnon Lily fa riferimento nella lettera che manda a Sirius e quindi mi ha incuriosito ancora di più vedere in che modo giocavi con questa coppia.
Ammetto che a una prima lettura, soprattutto l’inizio della storia mi è apparso molto pesante, carico, ma credo che il tutto fosse dovuto al bisogno di capire meglio un personaggio che nella saga non viene trattato, solo accennato, e quindi dovevo innanzitutto afferrare che tipo di caratterizzazione avevi messo in atto. Già dalla seconda lettura (l’ho letta quattro volteXD) ogni pezzo è andato al suo posto e quell’insieme di frasi, all’apparenza slegate, tutte troppo dense di significati reconditi, hanno acquistato un senso (anche grazie alle tue note esplicative che mi hanno rasserenato sul significato dato ai diversi “segni”).
Adesso cerco di procedere con un po’ d’ordine.
Innanzitutto il titolo, che mi è piaciuto moltissimo a partire dalla semplice formula su cui si basa: sostantivo-complemento. Prediligo titoli brevi, che vanno dritti al punto, anche se ho imparato ad amare titoli più lunghi in abbinamento a storie introspettive (in questo caso meglio il titolo breve a quello lungo e dopo ti spiego perché, sempre secondo me). Trovo che questo titolo sia suggestivo, denso di significati e si adatta perfettamente allo stile e alla struttura narrativa della flash; non ultimo, rimanda a quelle spine a cui Marlene prima e Sirius dopo associano l’atto divinatorio. Perché ai miei occhi il termine “spine” diventa metafora di tutti quei segni divinatori che Marlene va cercando e di cui il sogno di Sirius è invaso. Mentre la parola “sentieri” indica quella che dovrebbe essere la regola fondamentale che Silente cerca di impartire a Harry: il destino non è scritto, ci sono molteplici possibilità. Il destino di Marlene, invece, è talmente impregnato di segni e lei ne cerca in maniera ossessiva la guida che sembra invece ribaltare questo insegnamento. Sembra dire: tutte le strade portano a Roma. O meglio, Marlene sembra quasi cercare nella divinazione la strada da seguire per raggiungere la fine, sembra quasi che l’unica traccia che lei cerchi nel futuro siano quei sentieri intrisi di sangue (e questo senso che io ho dato si ricollega poi anche alla percezione finale che Sirius dà del comportamento ossessivo invasato di Marlene riguardo alla morte, alla perdita, al dolore).
Il titolo, quindi, richiama lo spirito di ineluttabilità e fatalismo di cui è impregnata la storia. Ma anche un altro significato, ed è in relazione al tipo di relazione dei personaggi. Quelle spine sono le tracce di cui è adornato il sentiero intrapreso da Sirius e Marlene, simboleggiano la strada contorta che hanno imboccato insieme. Sirius, con l’unico scopo di azzannare un po’ di vita, Marlene trova in Sirius un potere da usare, ma anche un luogo dove sentirsi per un attimo padrona di sé, forte, al sicuro. Entrambi sembrano vedere che c’è un altro sentiero – uno spiraglio, forse la possibilità di una vera relazione – ma le spine sono in agguato, Marlene le vede sul fondo della tazzina, Sirius le prova l’attimo prima di sapere che è finita ancor prima di cominciare. Anche il sentiero della loro relazione, quindi, era a unico senso e senza sbocchi.
Passando allo stile.
Credo che a caratterizzare questa storia non sia il genere introspettivo quanto la forma ermetica in cui è scritta. Scrivi bene, ma la storia proprio per la struttura narrativa a cui l’hai affidata, necessita di una seconda lettura per permettere al lettore di calarsi al suo interno. Non è una di quelle storie che si dipanano lasciando entrare il lettore fin dal primo passo, tenendolo per mano, ma come le vertebre che attorcigliano Sirius si contorce su se stessa ed è il lettore che deve trovare un suo modo per fluire al suo interno. Una volta fatto questo, si può apprezzare fino in fondo la sua complessità. Quella sopra non è una critica, intendo specificarlo, è solo il mio modo in cui ho percepito la tua storia, e non è un difetto ma è solo un diverso modo di caratterizzare, e a me personalmente è piaciuto, forse perché amo “investigarla” una storia, amo sviscerarla, poterla interpretare a mio modo (perché non sempre una storia viene percepita allo stesso modo) e il fatto che questa storia permetta al lettore di farla sua, è un grande pregio secondo me. L’unica pecca, se così vogliamo chiamarla, è che lo stile sembra variare leggermente da un paragrafo all’altro, non l’ho trovato sempre coerente con se stesso. Ma più denso all’inizio e più disteso alla fine.
Quello che ho apprezzato di più, comunque, sono i due passaggi privi di punteggiatura e congiunzioni, rendono quella parentesi esplicative rapida incalzante, pressante, soprattutto sembra quasi che quelle parole vengano sussurrate all’orecchio, velocemente e piano, quasi con la paura di essere ascoltate.
L’altro aspetto che ho apprezzato è la centralità della parte più “profetica” se così la vogliamo chiamare, ovvero le due “interpretazioni” di fumo e colonna vertebrale e il dialogo tra i due, che in qualche modo profetizza la morte di Marlene. Mettere in maniera centrale queste parti, separandole dal testo, amplifica l’idea di atemporalità del divinatorio. Sembra quasi che quelle tracce siano ferite che si imbrigliano tra le maglie del tempo, rimangono lì, appese, come spade di Damocle sulle teste dei due protagonisti, sembrano divenire arredi delle pareti che adornato prima la stanza da letto e poi le pareti della stanza in cui si trovano Sirius e Remus.
A rendere “forte” lo stile è la predilezione di frasi senza articolo, soprattutto nel primo paragrafo che ha un costrutto più deciso rispetto agli altri, dove invece i toni si distendono maggiormente. Il paragrafo che ho più apprezzato e che secondo me è meglio riuscito è l’ultimo. L’ho trovato schietto, crudo e diretto come è Sirius Black. Un complimento a parte va fatto al lessico, è stato scelto con molta cura e si vede.
Ho apprezzato anche il fatto che cerchi di divinizzare dopo l'amplesso, perché per me rappresenta anche incertezza interiore ma anche quasi uno spiraglio di speranza, di desiderio che nasce in lei, ancor prima che in Sirius, di voler qualcosa di più dalla loro relazione. Come se volesse dire: potrò essere felice con quest'uomo? Posso concedermi il lusso di lasciarmi andare? Ma a quanto pare la risposta che riceve è no, quindi perché rendere la storia più importante, più seria?
I segni divinatori su cui si basa la storia sono sempre gli stessi – spine, ossa, fumo – ma come tu stessa dici non fanno altro che rendere l’idea divinatoria più ossessiva e la fine della flash – la morte di Marlene – più incombente, ineluttabile, qualcosa che aleggia dall’inizio e che viene decifrata solo alla fine, anche se Marlene lo aveva avvertito.
Altro aspetto è quell’inserimento di “carte da gioco: perdita – ma di cosa?” inserito nel POV di Sirius, come se l’ossessione di Marlene si sia in qualche modo trasmessa a lui.
Concludendo su queste note passo velocemente alla caratterizzazione.
Marlene è più grande di lui (lo chiama ragazzino) e si muove nella stanza in maniera più solida in qualche modo, più matura e sicura di Sirius, che invece affronta il tutto con durezza, con la foga che io associo ai giovani che in quella guerra sono dovuti crescere in fretta. Marlene invece porta su di sé un peso, il peso della maturità ma anche il peso del sapere. Un sapere che in realtà mette in mostra tutta la sua fragilità.
La realtà per Marlene è un incubo fatto di dolore e morte, la guerra, l’incertezza, le continue perdite hanno in qualche modo alterato il suo spirito fragile, fatalista, e ne hanno influenzato l’intero mondo. Ormai tutto si basa su “chi morirà oggi?” La divinazione quindi diventa l’unica sicurezza nella vita di Marlene, il suo modo per dimostrarsi pronta al dolore del mondo. Credo che in qualche modo ella non sopportasse l’idea di non sapere chi altri avrebbe perso, di non sapere quando anche lei avrebbe perso la vita, e tutto si è indirizzato verso quella strada. Marlene, forse, viene dipinta come impaurita dalla vita, e quindi propensa a vedere demoni ovunque.
Mi piace come l’hai caratterizzata, anche l’elemento degli occhiali spessi, che la fanno apparire meno perfetta in qualche modo, un po’ stramba e un po’ secchiona (?), così come la naturalezza con cui non si riveste, ma si abbandona alla nudità quasi come una sacerdotessa pagana. Ci sono diversi elementi che me l’hanno fatta apparire oscura, ammantata di tanto pessimismo, ma me l’hanno mostrata anche come quel tipo di persona che non fa nulla per cambiare il mondo, lo accetta così com’è, e sembra convinta che il mondo ormai ha in serbo per tutti solo morte.
Mentre Sirius, anche in mezzo al dolore, all’incertezza si mostra forte, duro, aggressivo. Sirius non si ammanta di oscurità come Marlene, Sirius in qualche modo la emana. Eppure di quell’oscurità Sirius ne ha fatto una sfida per tutta la vita, schierandosi con Grifondoro prima, con Silente dopo, contro Voldemort per tutta la vita. Sirius lotta con le unghie e con i denti per vivere, ma soprattutto per sentirsi vivo. Ho sempre reputato Sirius un tipo razionale e passionale allo stesso tempo, uno che non accetta le cose come gliele presentano gli altri, ma anche nell’errore fa in modo di lasciare la propria impronta. Sirius non è fatto per seguire le regole, la sua vita è una continua sfida verso la sua famiglia, verso il mondo, verso il destino.
Così, uno come lui non potrebbe mai affidare la sua vita nelle mani di un’arte che pretende di vedere il destino scritto già a prescindere. Ma Sirius, come detto sopra, è un uomo passionale. Il bisogno di un attaccamento “emotivo” familiare forte è il motore che lo caratterizza più di tutti. Sirius se si avvicina a una persona, secondo me, non può fare a meno di legarsi in maniera profonda, volente o nolente. Sirius vive appieno e al massimo le sue emozioni. Ecco perché il fatto che un uomo indipendente come lui ceda a dei presagi è indice di quanto in fondo fosse legato a Marlene. Mi è piaciuto dunque la rivelazione di questo sentimento “nascosto” attraverso quest’ombra che si allunga su di lui.
La caratterizzazione Sirius/fumo o alcol, invece, non mi è piaciuta invece. È come se il personaggio avesse bisogno di una dipendenza o di un “aiuto” per sentirsi forte. La forza di Sirius è l’amicizia, la sua forza sta nelle sue scelte, nella sua volontà. Questa dipendenza da fumo, alcol e donne tutte insieme lo ha reso più “debole” psicologicamente. Troppo. Invece il modo in cui caratterizzi la sua voce ci può anche stare, credo si adatti al suo personaggio.
Anche l’idea delle labbra “dischiuse con sensuale consapevolezza” mi ha stonato un po’ (forse più per pignoleria). Nel quinto libro, Sirius viene descritto come molto attraente, emanante un’aria di distratta eleganza. Ho sempre considerato i modi di Sirius distesi, non curanti, dall’atteggiamento svogliato quasi, sempre rilassato, sempre un po’ scomposto, eppure ammantato di un’eleganza aristocratica intrinseca.
In definitiva la sua caratterizzazione l’ho apprezzata per metà.
Concludo dicendoti che la storia nel suo complesso mi è piaciuta, ne ho apprezzato soprattutto l’aspetto “invasato” che caratterizza Marlene e che impregna di conseguenza il rapporto tra i due personaggi. Bello davvero questo taglio.
A presto! |