Recensioni per
Undici solitudini
di blackjessamine

Questa storia ha ottenuto 62 recensioni.
Positive : 62
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
19/04/21, ore 22:24

Carissima, buonasera **. Sul tuo profilo ci sono ancora tantissime cose interessanti da cui non sono ancora passata, ma appena ho visto un capitolo dedicato a Barty Jr non ho resistito, complice anche la Tennantite che mi sono presa l'anno scorso. C'è comunque da dire che fra book!Barty e movie!Barty c'è un po' un abisso, non solo fisicamente, ma anche caratterialmente, e il tuo è un favoloso book!Barty, biondissimo e fragile esteriormente, quanto depravato e crudele interiormente.
Il titolo mi è piaciuto forse più di ogni cosa: credo sia il riassunto perfetto del rapporto fra i due Bartemious. Junior non è mai stato per davvero figlio, perchè Barty Sr non è mai stato in grado di fargli da padre. Non voglio dire che Jr non sarebbe divenuto comunque un mangiamorte se suo padre gli avesse dedicato più tempo, ma sicuramente avrebbe avuto più difficoltà e tentennamenti nel cedere al fascino del richiamo degli ideali di Voldemort. Barty diventa orfano di madre, come sappiamo, ma in realtà è come se avesse perso il padre: concetto straziante e reso benissimo.
Mi è piaciuta moltissimo la ripetizione della frase "torna a casa" che intercorre a precisi momenti temporali, da prima detta in maniera più leggera a quello che è ancora un adolescente, spaesato e con un gran peso sulle spalle: l'eredità di un padre assente, da cui ha preso solamente il nome, ma che nutre grandissime aspettative per il suo unico figlio. E' straziante immaginare a come il giovane sia cresciuto schiacciato dalla fama e dal ruolo di chi lo ha messo al mondo.
Con il passare della narrazione quel torna a casa assume sfocature sempre più cupe, fino a diventare l'ultima supplica di una madre che per il figlio avrebbe fatto qualunque cosa. Viene da pensare che la signora Crouch in quella casa fosse l'unica in grado di amare davvero e che è stata amata davvero, in modi diversi, sia dal marito che dal figlio.
Barty però a casa non è mai tornato davvero, né vi tornerà mai, perché la sua vera famiglia è altrove. Ho trovato inquietanti e super IC tutte le sue riflessioni e quasi non mi sono accorta di aver letto un racconto scritto in prima persona, una tipologia di narrazione che in genere non mi fa impazzire ma che qui era perfetta per il tipo di storia.
Barty Senior si è scavato la fossa con le sue mani e noi non possiamo fare altro che assistervi impotenti: è una storia spietata e veramente ben scritta, sia come ritmo che come introspezioni. Molto bello anche il modo in cui hai ripreso il titolo della raccolta, Solitudini, sottolineando come qui non sia qualcosa che annienta il personaggio ma anzi, diventa la sua forza.

Complimenti cara e grazie per la bella lettura ♥
a presto, un bacione!

Benni

Recensore Master
27/06/20, ore 16:50

Penso che la storia di Barty Crouch Jr. sia una delle più tristi del libro, mentre purtroppo nel film gli viene dato pochissimo spazio.
Per chi non lo conosce Barty sembra solo un assassino pazzo esaltato, mentre in realtà dietro c'è molto di più. La sofferenza per la solitudine dovuta a una famiglia totalmente assente, l'essere perennemente considerato la pallida ombra del padre, severo ma perfetto, portano Barty alla perdizione senza che nessuno se ne renda conto. Nemmeno la madre con il suo amore riesce ad aiutarlo. Tu sei riuscita a concentrare tutto questo in poche righe, giuro mi hai davvero fatta emozionare!
Bravissima!
Complimenti ancora e alla prossima!
Barby

Recensore Master
12/05/20, ore 19:24

Recensione premio per il contest "Citazioni in cerca d'autore! - Mary Special Edition"

Ciao, cara! 
Eccomi finalmente qui a rilasciare la recensione premio che ti spetta!
Dev dire che questa è una delle storie che ho preferito nel contest di Rosmary, anche se preferisco quelle di coppia solitamente. Eppure questa storia mi ha intrigata fin da subito, a partire dal titolo, che trovo davvero riuscito e calzante, per finire con lo stile, incisivo ma fresco e scorrevole come tuo solito (non so se te l'ho mai detto ma mi piace molto come scrivi! **).
L'introspezione di Barty, poi, è qualcosa di meraviglioso, davvero ben riuscita. Si intravede la sua vena instabile, si intuiscono le motivazioni che l'hanno portato a scegliere e seguire una strada così sbagliata, il rapporto tenero con la madre e quello conflittuale col padre, che finisce per rovinargli la vita. Uno scorcio interessante su un personaggio che mi ha sempre affascinata, brava davvero!
Ancora complimenti, a presto!

Un bacio,
Mary

Recensore Master
30/04/20, ore 19:58

ciao cara, eccomi per lo scambio a catena.
ti chiedo scusa se c'era un ordine preciso da rispettare, giuro che ai prossimi scambi torno indietro e leggo anche le altro shott... ma appena ho visto il nome di Barty Crouch Jr non ho capito più nulla (lo amo infinitamente come personaggio, mi affascina a e nnostante ttta la sua follia e crudeltà.. mi ispira tenerezza e questo anche prima che quel bel faccino di David Tennant lo interpretasse lol)
sono stra felice di aver letto questo grido di aiuto di Barty, questa analisi profonda della sua giovane esistenza (mi piace il contesto in cui l'hai ambientata, quel marchio nero effettivamente ancora fresco), non faccio fatica a credere che nutra davvro quell'affetto verso la madre e viceversa, che soffra per l'indifferenza del padre
questo pezzo mi ha fatto venire i brividi per quanto è IC (cioè lo è tutta la shot, ma questo in modo particolare)

* Non lo vedono, loro, che la mia leg­gerezza è tutta soff­ocata nel sangue.
Non lo vedono che la mia vera famiglia è fatta di mantelli scuri e in­chiostro sulla pelle.
Non vedono che qualcuno, fuori da queste mura di silenz­io, ha saputo vedere oltre il nome sporco che mi hanno cucito addosso, oltre l’i­pocrisia di chi vorr­ebbe salvare il mondo intero, ma non si accorge nemmeno il proprio figlio che an­nega.
Non vedono il mio smarrimento, quan­do la guerra finisce e i miei fratelli si tolgono la maschera e tornano a sedere accanto a chi aveva­no giurato di uccide­re. *

è l'essenza di Barty, c'è tutto, il sentirsi parte di qualcosa (anche se è la più oscura in assoluto) e l'odio per quei codardi che, dopo la sconfitta del Signore Oscuro lo hanno abbandonato impunemente

il finale è da lacrimuccia, inclusa la 'velata' minaccia al futuro del padre (io sarà #teamBartyJr tutta la vita per il Sr mi dispiace poco poco )

complimenti per lo stile, i momenti che hai separato con cura e l'introspezione pazzesca

a presto e grazie per questo piccolo gioiellino <3

Lu

Recensore Master
24/04/20, ore 19:39

Grazie per aver scritto questa storia deliziosa. L'ho amata tantissimo. Il rapporto tra Barty e la madre è sempre qualcosa di commovente e l'hai reso in modo tenero, malinconico e triste.
C'è tutto il rimpianto del figlio che non riesce mai ad uscire dall'ombra del padre ed è bello il gesto di lei che lo pettina e gli fa la stessa scriminatura del padre tra i capelli. Ho adorato. Il pettine che sa della colonia del padre.
Piccole immagini estremamente poetiche.

Non so perché questa storia non ti abbia soddisfatto del tutto, ma sappi che l'ho adorata e ringrazio Rosmary per avermela segnalata su Facebook perché altrimenti non l'avrei mai letta. E ringrazio te per averla scritta. Grazie. Grazie. Grazie.
Un abbraccio. *manda cuori*
Sev

Recensore Master
15/04/20, ore 12:44

Valutazione del contest Citazioni in cerca d'autore (Oscar edition)! – II edizione

Grammatica: 9.8/10

Perfetta, solo una piccola svista:
“ma non si accorge nemmeno il proprio figlio che annega”: -0.20; “del proprio” anziché “il proprio”.

Stile e lessico: 10/10
Non so se le tue remore fossero relative alla forma o al contenuto della storia, fatto è che a mio parere sono del tutto infondate.
Nel caso specifico di questo racconto, preferisco fare un unico discorso per stile e lessico, perché sono entrambi coinvolti in questo tortuoso flusso di coscienza cui hai dato vita. Tortuoso, non credo esista definizione migliore, dato che ben nascosta da un’apparente linearità è in agguato una mente – quella del protagonista – che via via diviene sempre più sconnessa, più tronca, e ho apprezzato molto che questa caduta nel baratro andasse di pari passo con una sintassi sempre più frammentata, con l’eco della madre che si spegne, sino a precipitare in una conclusione che sembra essere fine del racconto in sé e della vita del tuo complesso protagonista.
Narrare in prima persona è sempre una lama a doppio taglio (nel tuo caso, che fai spesso uso della terza, lo è anche di più a causa della poca abitudine a usarla), ma trovo che nel caso specifico non solo sia stata gestita benissimo, ma fosse anche l’unica scelta possibile per regalare al testo questo alone di smarrimento, confusione e frustrazione: queste riflessioni che faticano ad arrivare a un punto, questo dialogo con la madre e con se stesso, queste ripetizioni a oltranza, questa sintassi che man mano si spezza. Anche il tempo presente, con alcuni tocchi di passato, è la scelta più coerente a un flusso di coscienza: siamo nella mente e nelle emozioni di Barty, intervallate solo dalla voce della madre che, per quanto ne sappiamo, potrebbe essere stata “creata” da Barty stesso nel disperato tentativo di avere un interlocutore – qualcuno da cui tornare.
Andando più nel dettaglio della struttura stilistica, trovo che abbia saputo suddividere abilmente la narrazione in momenti: il ritmo del racconto non tradisce mai la frammentarietà alla base di questi pensieri incasellati l’uno sull’altro.
Ancora sulle parole della madre, l’escamotage di isolarle in un capoverso e marcarle con il corsivo ha fatto sì che si percepisse senza dubbio alcuno l’estraneità di quelle espressioni rispetto al protagonista: non c’è modo di fraintendere, è chiaro che siano da attribuire a un’altra voce (e, ribadisco, se sia una voce reale o frutto della mente di Barty, ai fini dell’impatto e del significato ha davvero poca importanza – anzi trovo che ogni lettore possa interpretare secondo la propria sensibilità quei momenti). Ultimo ma non ultimo su questo punto, collaborano a scandire i tempi del racconto, avvertendo con la loro sparizione di essere giunti al punto di non ritorno: il personaggio è andato in pezzi e le parole si accorciano.
In questa cornice stilistica, il ricorso a un registro linguistico adatto al parlato – sia pure mai banale né colloquiale – e alle ripetizioni è appropriato e collabora alla coerenza formale del testo, rafforzando ancora di più l’impressione di essere nella mente di questo spietato Mangiamorte.
Non ho trovato neanche una virgola che non andasse, bravissima davvero. 10/10!

Titolo: 5/5
Orfano di padre vivo è forse tra i titoli più impattanti che abbia avuto l’occasione di leggere frequentando il sito. È una sentenza nuda e cruda – e detta così sa davvero di amara ironia, considerando la professione di Crouch senior –, che non ammette repliche e indirizza il racconto su tinte cupe e soprattutto conflittuali (ciò grazie al ricorso al forte ossimoro). Al di là di questo, è poi un titolo in grado di sintetizzare la condizione del tuo protagonista, lo stato d’animo che anima il suo flusso di coscienza tutto orientato a scaraventare colpe e rancori su quel padre che lo ha dichiarato “orfano”. In più, è anche un’espressione, inserita com’è nel contesto potteriano, che credo possa rimandare immediatamente a Barty, personaggio caratterizzato soprattutto dal rapporto conflittuale con il padre.
Anche qui, non ho nessun appunto da farti, è un titolo davvero fantastico. 5/5.

Utilizzo del prompt: 10/10
Hai scelto il prompt Le origini, se non sono la casa in cui tornare, sono il mostro da cui fuggire. Non potevi saperlo, ma quando ho scritto questo prompt l’ho associato a Sirius e a Barty, immaginerai quindi quanto sia stata contenta di vederlo sviluppato su uno dei due. E direi che lo hai sviluppato benissimo. Il prompt è chiaramente il filo conduttore dell’intero racconto, che narra di ombre, di non detti, di indifferenza: narra di origini che dovrebbero essere la casa in cui tornare (“Torna a casa, Barty”), ma che più passa il tempo e più si tramutano nel mostro da cui fuggire – un mostro che, tra l’altro, tra le tue pagine è reale e tangibile: Barty senior, che con la scelta di ingabbiare il figlio in casa si tramuta di fatto nel mostro da cui il protagonista deve fuggire, in quelle origini da lasciarsi alle spalle.
Ma “mostro” è anche Barty junior, che addossa la colpa delle proprie scelte ai natali avuti e a quel padre che non lo ha mai compreso. In tal modo, hai portato il prompt a un secondo piano di significato: le origini sono il mostro da cui fuggire perché generano il mostro – in sostanza, siamo di fronte a un personaggio che deve fuggire se stesso e che, lo sappiamo, non lo farà e proprio per questo condannerà la sua anima al nulla eterno.
Concludendo, il racconto è ispirato al prompt e quest’ultimo è stato sviluppato su più livelli di significato, portando di fatto il lettore a immergersi in esso. 10/10!

Caratterizzazione e IC dei personaggi: 10/10
Malgrado la tua storia abbia una focalizzazione interna centrata sul solo personaggio protagonista, sei riuscita abilmente a tratteggiare anche due caratterizzazioni-pilastro, che a loro volta hanno contribuito a rendere completa l’introspezione di Barty.
Iniziando dal padre, da Barty senior, il racconto ne restituisce un’immagine spietata, che non solo è in grado di replicare l’alone di freddo distacco proprio del personaggio, ma è in grado anche di mostrare al lettore “il padre” percepito dal figlio. Ed ecco allora questa maschera di indifferenza che dapprima spadroneggia, poi incombe, infine “genera” un mostro che lo annienterà. I pensieri del tuo protagonista, frammentati ma feroci, mostrano il divario tra genitore e figlio, la loro lontananza e tutta l’incapacità di capire del secondo. Splendida, a riguardo, l’immagine che ritrae Barty junior sofferente per la caduta di Voldemort nella totale ignoranza del padre.
Arrivando alla madre, in quel ritornello ossessivo che martella Barty c’è tutto l’amore che la condurrà al sacrificio finale, quello che restituirà la libertà al figlio e incatenerà i suoi polsi. È una figura che, malgrado abbia voce, resta sullo sfondo, come un’ombra che pur essendoci non riesce a oltrepassare la soglia e divenire corporea – e che in tal modo non riesce, neanche col suo amore ostinato (ma al pari incapace di capire sino in fondo), a salvare il figlio dalla perdizione.
Arrivando finalmente al protagonista, ho trovato Barty perfetto. Non è un personaggio semplice, soprattutto perché noi ne conosciamo la versione già “corrotta” dalla causa di Voldemort, già troppo al di là per immaginare che abbia avuto una coscienza, un tempo. Eppure, nelle tue/sue (!) parole che ripercorrono questa discesa agli Inferi è possibile ritrovare tutti gli elementi che lo caratterizzano in quanto personaggio: un ambiente familiare che lo fa perennemente sentire non all’altezza, un padre pretenzioso e distante, un’alternativa caratterizzata da una malia venefica (Voldemort). È un’introspezione così attenta che rende difficile non entrare in empatia col protagonista, non capire cosa lo muova, e soprattutto non cogliere il buio instillato in lui da una sofferenza latente, che si è nutrita nel corso degli anni sino a diventare rabbia, a sua volta evoluta tragicamente in crudeltà.
Bravissima, 10/10.

Totale: 44.8/45

Recensore Master
15/04/20, ore 10:46

Ciao cara!
Passo finalmente a lasciarti il mio parere! Ho assegnato alla tua storia sia l’oscar per il miglior personaggio singolo sia l’oscar per la miglior flashfic, e penso che questo dica tutto xD
Penso infatti che tu sia stata bravissima nel presentare il punto di vista e i drammi interiori di Barty Crouch Junior: ne hai mostrato il tormentato rapporto con i genitori, una madre che lo ama tanto che finirà per sacrificarsi per lui e un padre che lontano che non lo vede davvero. Tra le righe s’intuisce anche la relazione ambivalente che lo lega a quest’ultimo: la somiglianza che lo rende tanto simile a Barty Crouch è vissuta una condanna sin dalla nascita, eppure dietro il desiderio di Barty Crouch Jr di essere diverso vedo anche il tentativo disperato di farsi notare da suo padre, tanto impegnato a combattere il male da non accorgersi nemmeno che esso sta corrompendo il suo stesso figlio.
L’introspezione che gli hai regalato è secondo me superba, e te lo dico da persona che non ha mai amato questo personaggio, tutt’altro. Noi sappiamo che Barty Crouch Jr è davvero un mostro, un Mangiamorte senza scrupoli, eppure nella tua flashfic non si può che provare un poco di pietà per lui, a dispetto di tutto il male che farà: nella tua flashfic è Barty Crouch il “cattivo”, l’ipocrita, e la sua colpa più grande, quella che causerà i danni più grandi, è la dura indifferenza nei confronti di suo figlio.
Lo stile mi è sembrato adattissimo per raccontare i pensieri di Barty, più raffinato del registro comune ma mai pesante, si legge che è una meraviglia! Complimenti ancora per il secondo posto e per gli Oscar vinti!
Alla prossima, un bacio

Recensore Master
21/03/20, ore 23:13

Ciao! Se non sbaglio avevo già recensito un'altra tua storia :) Questa raccolta, lasciamelo dire, per me è una vera e propria perla. Ho finito ieri di leggerla quindi ti lascerò un commento generale su tutti i capitoli che hai pubblicato finora. Penso di averti già detto che sono innamorata del tuo stile perché riesci a creare dei capolavori di introspezione. Ogni parola è misurata, calibrata, poetica. Ci sono delle frasi che mi sono rimaste impresse e che ho ripetuto più e più volte nella mia testa per riassaporarle, cosa che faccio abitualmente con le citazioni che mi colpiscono di più nei libri. Anche i capitoli più narrativi mi piacciono perché riesci a creare dei contesti interessanti anche intorno a dei personaggi secondari come Petunia e Myrtle, a rendere la loro caratterizzazione in maniera credibile e a descrivere un sacco di dettagli, originali ma fedeli al canon, che mi rimandando all'atmosfera di Hogwarts e dei sette libri. Insomma, i capitoli su Petunia e Severus potrebbero benissimo essere dei missing moments della saga. Tra l'altro i personaggi di James e Lily erano veramente adorabili ed è stato un piacere leggere di loro <3 Il mio capitolo preferito è probabilmente quello su Helena Corvonero e qui ho parecchio da dire. È la primissima volta che leggo una fanfiction su Harry Potter che tratta il tema del libertinaggio sessuale e della discrimazione che ne consegue, hai fatto bene a scegliere il personaggio di Helena in quanto donna vissuta nel Medioevo (anche se purtroppo le sue riflessioni sono ancora attuali nella società di oggi) e il lessico formale ma scorrevole che hai usato rende molto bene il flusso di pensieri di una donna dell'epoca; leggevo come se sentissi letteralmente la voce di Helena nella testa. Ci sono due cose che ho apprezzato particolarmente. La prima è la descrizione di Helena come di una donna con una sua vita, degli amici e una personalità molto profonda e complessa, di cui questo "libertinaggio" sessuale è solo una componente come tante. Eppure questa donna così complessa e sfaccettata viene ridotta, agli occhi degli altri, a una puttana. Questo mi fa pensare a chi ancora oggi, utilizzando il termine "troia" per insultare qualcuno, riduce l'essenza di quella persona solo e unicamente alla sua (spesso presunta) attività sessuale. Non importa che quella persona sia la figlia, la madre, l'amica, l'insegnante, l'amore di qualcuno, che quella persona abbia una sua intelligenza, delle passioni, dei valori, degli scopi nella vita. Perché tutto si riduce a questo: il sesso è l'unica cosa che ti definisce e, se lo fai un una certa maniera, non vali più niente, non sei più niente se non una "troia che la dà a tutti". Tutto il resto dell'essere umano che sei viene spazzato via e non ha importanza, neanche se tu dovessi essere la prossima candidata al premio Nobel o scoprire la cura per il cancro. Allo stesso modo ho apprezzato che tu abbia descritto proprio Helena Corvonero come una donna amante del sesso; hai sfatato l'eterno stereotipo secondo il quale intelligenza e " libertinaggio" (lo chiamo così perché non so che altro termine usare) non possano andare a braccetto. Basta guardare tutte quelle fanfiction/storie/libri in cui c'è il tipico personaggio della ragazza che si fa "tutta la scuola" e di conseguenza è cattiva, stupida e superficiale. Per finire, io non penso che il punto focale della storia sia la frase "Le colpe del mondo scorrono tutte nelle nostre vene di donna" ma ciò che ne segue. "Io me le porto in grembo con la fierezza d’una regina, queste colpe celebrate nella voluttà del momento. Me le porto sul capo come un diadema di stelle." Non so esprimere quanto sia bello per me leggere di un personaggio femminile che sì, riflette sulle discriminazioni che inevitabilmente subisce a causa del suo sesso, ma al tempo stesso reagisce senza farsene VERAMENTE una colpa. Perché queste presunte colpe lei porta in grembo con fierezza per affermare la sua libertà, la sua autodeterminazione. Perché possono chiamarla puttana, possono dirle quello che vogliono, ma lei rifiuta di permettere agli altri di farla sentire sbagliata e di rinunciare a quello che è il bene più prezioso di qualsiasi essere umano, la libertà. Penso che questa sia davvero una delle frasi più belle e più toccanti che abbia mai letto in vita mia perché raccolgono a pieno l'essenza della forza e del coraggio di cui non solo le donne ma tutti noi abbiamo bisogno. Ed è eccezionale che tu sia riuscita a trasmettermi tutto questo con una fanfiction che nella sua semplicità racchiude davvero tanto Perdonami se sono partita con questa filippica un po' femminista e decisamente chilometrica ma dovevo assolutamente farti sapere cosa ne pensavo. Ti faccio ancora i miei complimenti, leggerò con piacere i prossimi capitoli che pubblicherai!

Recensore Veterano
21/03/20, ore 11:32

Ciao :)
Sono passata qui, perchè mi è caduto l'occhio su questa tua raccolta e in particolare sul fatto che l'ultima parte che hai pubblicato sia dedicata a Barty *.*
Devo dire che ho molto apprezzato la caratterizzazione che ne hai dato, perchè in effetti, se suo padre avesse lasciato prima l'ufficio e gli avesse dedicato un po' più di tempo, probabilmente Barty non avrebbe preso quella strada.
Personalmente non riesco proprio a vederlo come un cattivo ragazzo, ma solo come una vittima degli eventi (dopotutto era così giovane, così spaventato durante il processo, da farmi pensare che forse inizialmente non fosse poi così convinto, ma vedesse i Mangiamorte come un semplice surrogato di famiglia)..
Credo che questo traspara bene dal tuo scritto, perciò ti faccio i miei complimenti.
A presto.
Baci,
Fiamma