TERZA CLASSIFICATA A PARI MERITO
GiuniaPalma, "Hem hem"
Con 41/45
Grammatica, lessico e stile:
> “(…)“questa cazzo di scritta" borbotta (…)”/“(…) “Voglio essere riammesso in dipartimento" si ritrova (…)”-> manca una virgola prima delle virgolette di chiusura del dialogo e così in tutta la storia. Ovvero: “(…) Non avrei più avuto questa cazzo di scritta,” borbotta (…)”.
> “In realtà, quello che ha in mente è avere una scusa per inventarselo un lavoro.” -> Manca una virgola dopo “inventarselo”; altrimenti avresti potuto scrivere “per inventarsi”. Anche qui “quella conversazione per quanto strana non sembra sbagliata”, avrei messo “per quanto strana” come inciso, tra due virgole.
> “anche se la conosce da poco, ha imparato bene a riconoscere quando mente” -> la ripetizione appesantisce un po’ la narrazione.
> “provare pena per lei,” -> errore di distrazione, due spazi anziché uno.
> "Una tra le cose più schiettamente brutta” -> errore di distrazione, hai scritto al singolare anziché al plurale.
3 / 5
Uso della citazione/tempo/prompt:
Partiamo dalle parole che hai tatuato sul povero Alastor, “hem hem”… È assolutamente geniale e molto divertente; non avevo mai pensato a questa possibilità, ma in effetti la sua non è una vera tosse, perciò ci sta.
A parte questa scelta, che davvero ho trovato fantastica, mi piace che la storia inizi proprio con un riferimento sia all’AU che al marchio vero e proprio. Il lettore è subito trascinato dentro all’universo delle anime gemelle ed è bello come mostri le varie possibilità di tatuaggi più comuni, sottolineando così la particolarità di questo “hem hem”. Non solo, subito dopo le considerazioni di Alastor ecco che passiamo al POV di Dolores, dove si vede anche la citazione da te scelta, “meriti di meglio”. Interessante e ben costruito, a mio parere, il contrasto tra il concetto espresso e la presa in giro che ci vede dentro, il modo in cui tutta la vita ha sperato di sentirsi dire quelle parole e il perché. Bellissimo che i genitori non siano anime gemelle, aumenta la compassione che in questa storia mi forzi a provare per Dolores — chi l’avrebbe mai detto. Non solo, se già lì ero dispiaciuta, alle frasi dopo mi hai piegata in due, quando accosti ogni atto di bullismo o violenza psicologica a quella rassicurazione, “meriti di meglio”. Tristissimo.
L’incontro è altrettanto deprimente — in senso buono ahah. Alastor sa chi è perché è presa in giro così tanto da rendere la sua impopolarità conosciuta. Tanto più che la chiama “Dolly il rospo”. Mi è dispiaciuto vedere Alastor andarsene in silenzio, anche perché la descrive come una faccia brutta e antipatica, e quel “meriteresti di meglio” che si dice è davvero d’impatto. Ben fatto! Avrei preso a badilate Moody, ma ben fatto! Che poi la scena dopo inizi con “sono passati anni” non fa che aumentare la compassione verso Dolores, rimasta ignara così a lungo di aver già incontrato la sua anima gemella.
Ottimo build-up, quindi, perché crei aspettativa verso il momento in cui lui si “degnerà”, passami il termine, di aprire bocca davanti a Dolores — quando poi si dichiara muto nella pergamena, l’aspettativa e la tensione a essa collegata sono a mille. Che questo avvenga dopo aver sentito metà dello scambio tra anime gemelle, quando di solito è presente prima che si incontrino, rende la storia ancora più originale.
Ho apprezzato molto, nonostante il nervosismo che ho provato in tutta la situazione “sono muto”, che i due personaggi si conoscano in modo genuino. O meglio, che almeno uno dei due apprezzi l’altro prima ancora di sapere che sono anime gemelle, soprattutto visto il “sono pur sempre le migliori conversazioni che abbia mai avuto – anzi forse le prime concrete”. Certo, ogni volta che penso qualcosa di simile poi tu lo ribalti con qualche comportamento deprimente o da carogna, perciò l’aspettativa cresce ancora e sembra non avere mai sollievo, ma… Ma niente, rendi il lettore disperato per la risposta di Alastor. E quando finalmente arriva, sottolineando “finalmente”, lei… LEI LO MANDA VIA! Non so neanche come reagire, mi sono dovuta alzare e prendermi una pausa perché aaaah.
Eloquente, no?
10 / 10
Trama:
All’inizio vediamo la vicenda dal punto di vista di Alastor, che è burbero persino nei pensieri — “perché è questo ciò che le persone normali fanno” ecc… tutto il paragrafo mi ha fatta sorridere. A dir la verità ci sono stati molti più momenti che mi hanno strappato il sorriso, già dalla prima frase, e quest’uso dell’umorismo alleggerisce molto la storia. La rende facile da leggere, scorre liscia, anche grazie a uno stile semplice e piacevole.
Il cambio di POV è una scelta interessante; di solito non ne vado matta, perché preferisco o un narratore esterno onnisciente, o un solo POV, o al massimo un unico cambio verso la metà. Tu passi da uno all’altro eppure, per qualche ragione, non l’ho trovato né pesante, né esagerato. Anzi, mi è piaciuto.
Così come all’inizio si vede la reazione di Alastor al tatuaggio, ci mostri anche quella di Dolores… Che mi ha davvero colpita. Il bullismo a scuola da studenti e insegnanti, il rapporto con i genitori, e infine quel “la incontrerà quando avrà sessant’anni” forniscono un quadro completo della vita del personaggio, senza per questo appesantire la narrazione. Abbastanza triste il fatto che Alastor, nel sentire le sue parole, non risponda… Okay, Dolores non sente le sue a sessant’anni, ma neanche a quattordici come avrebbe potuto. Chissà, la vita a Hogwarts sarebbe potuta essere più semplice.
La storia a questo punto salta di anni, il che permette al lettore di focalizzarsi sui momenti più importanti della vita dei personaggi, che si capisce non si sono più incontrati. Non solo, Alastor non guarda spesso nemmeno la scritta, aumentando questo tema del rifiuto. La transazione che porta all’ospedale scivola liscia, per nulla forzata, ed ecco che Alastor ha perso la gamba; io stessa ho scritto una fanfiction al riguardo, poco tempo fa, quindi è stato molto interessante vedere come hai trattato l’argomento. Brutale il "Se proprio dovevo perdere un arto, avrei preferito il braccio sinistro così non avrei più avuto questa cazzo di scritta”, ma qua si parla di trama quindi sto divagando.
Il cameo di coppie come Molly e Arthur, o Lily e James fornisce la parentesi temporale in cui ci troviamo, ovvero la prima guerra magica, che altrimenti non è menzionata. L’ho apprezzato perché fai trasparire dettagli tra le righe, senza per forza spiegarli davvero. Questa fiducia nelle capacità del lettore mi piace!
Come ci si aspetta da un personaggio così, subito Alastor chiede di tornare al lavoro — una distrazione dalla solitudine che lui stesso si è imposto — e finalmente cercare informazioni su di lei. Buono il ritmo, grazie anche ai salti continui tra POV e tempi diversi, che non permettono mai che la trama rallenti troppo. Inoltre l’uso del tempo presente della narrazione, a cui di solito io preferisco il passato remoto, credo renda tutto più immediato e veloce. Mi è piaciuto poi che il ritmo subisca un’impennata a metà di pagina tre, quando Alastor butta giù un po’ di alcol e corre al Ministero, e che si dichiari muto — pur restando una carognata — aumenta la tensione. Di come reagisce Dolores parlerò meglio alla voce dopo, però ho apprezzato moltissimo che in questa storia non ci si possa rilassare minimamente; ogni volta che penso di sapere cosa accadrà, ecco che prende un’altra piega.
Grande originalità, quindi, che si riflette anche nel modo in cui Alastor parla a Dolores per la prima volta, quando lei lo manda via, e nel modo in cui lei corre al San Mungo in preda al panico e lui la definisce brutta. Il loro rapporto, così particolare, spinge la storia e la rende intrigante, e ne consiglio a gran voce la lettura.
Se dovessi mai continuarla, fammi un fischio.
10 / 10
Caratterizzazione dei personaggi:
Il tuo Alastor mi è piaciuto tantissimo. Non è una grande sorpresa, visto che l’ho sempre adorato come personaggio in generale, ma devo dire che ho trovato la tua versione così IC che non ho fatto la più minima fatica ad affezionarmici. Ogni suo pensiero iniziale sulla stranezza del tatuaggio, quel “le persone normali”/“stupide emissioni di voce”/“deve essere una pazza” ecc… Il tuo Alastor mi ha divertita, è cinico al punto giusto, si focalizza su altre cose più sensate, e allo stesso tempo si preoccupa — piccola parentesi, bello il parallelo con l’ultima considerazione di Dolores, dopo, “un pochino ci spera e allora piange”. Tornando ad Alastor, mi aspettavo la rappresentazione di come una persona possa sembrare durissima e invece nascondere un lato più morbido, soprattutto perché noi lo vediamo quando ha una certa età, ha vissuto una guerra (seppellendo persone molto più giovani di lui) e ne sta affrontando un’altra. Perciò non mi aspettavo qualcuno di identico all’Alastor di J.K., ma tu ci vai molto, molto vicina.
Devo dire che non credevo lo avresti messo a Serpeverde. I libri non si sbilanciano mai sulla Casa in cui era stato smistato, però mi piacerebbe sapere il motivo di questa tua scelta, le caratteristiche che lo portano dai Serpeverde — a parte la necessità di trama. Alla sua reazione davanti al fatidico “hem hem” di Dolores, sarò sincera, sono rimasta male e ho un po’ storto il naso, perché ho sempre visto Alastor come una persona che non si fa influenzare dai pensieri altrui e che, alla fin fine, è burbera ma non cattiva. Ho trovato il modo in cui si comporta appena incontra Dolores un po’ fuori dalle sue corde e, allo stesso tempo, molto in linea con il suo vibe da “lasciatemi in pace”. Unico altro dettaglio dei personaggi che non ho ben capito è come una tipa precisa come lei non noti che la calligrafia di Alastor sia identica a quella che ha stampata addosso.
A ogni modo, Dolores è un personaggio che non ho mai sopportato — anche se penso tu te lo senta dire spesso, shippando questa coppia —, ma il tuo modo di presentarmela me l’ha fatta piacere. Non solo, come ho già detto nelle altre voci, l’accostamento di tutta quella negatività (“stai ingrassando”/“brutto rospo”/“scadente”) con la frase del tatuaggio è molto bella, e continua bene con il riscatto di Dolores. Se la dice da sola, copia i compiti, si compra l’amicizia… Un’ottima rappresentazione dei Serpeverde, secondo me — ci lasci soli, ci abbatti, e troviamo un modo per sopravvivere. Ho apprezzato anche come hai giustificato la scelta del rosa e del concentrarsi su se stessa, senza rinnegare la sua umanità (“un pochino ci spera e allora piange”); davvero un ottimo lavoro. Mi è piaciuto poi che tu abbia mantenuto il suo vero aspetto fisico e non l’abbia trasformata in una belloccia totalmente diversa da come sarà poi da adulta.
Lo spiegherò meglio nella prossima voce, ma ho davvero sentito compassione per lei, al punto da provare risentimento verso Alastor… Che però mi stende con “l’unica cosa per cui è grato è che la terribile frase che ha appena sentito non è stata la prima che lei gli abbia mai rivolto”, dopo che lei è stata maligna che peggio non poteva essere. E quando esce a pranzo con il suo capo e Alastor è geloso?!
Il paragrafo in cui lei corre al San Mungo mi ha poi colpita molto (da “per la prima volta nella sua vita ha paura” a “e anche quelle che sarà”), perché rimanda a un concetto interessante e secondo me estremamente veritiero: siamo tante versioni di noi stessi, nel tempo poste l’una sopra l’altra come mattoncini dei lego, e qui ognuna è colpita. Bellissimo.
A questo punto non so proprio cosa dire; ottimo lavoro, questo è sicuro, ma anche che sei stata una maestra nel creare personaggi di 360°, ben lontani da stereotipi e semplificazioni.
I miei più sentiti complimenti, davvero.
8 / 10
Gradimento personale:
Alastor Moody è uno dei miei personaggi preferiti in tutta la saga, mentre Dolores — come per molti — è uno di quelli che sopporto di meno. Non solo farli incrociare, ma renderli addirittura anime gemelle è molto originale e, soprattutto, molto coraggioso. Hai osato… E il risultato mi è piaciuto moltissimo. Nei libri lei addirittura prende il suo occhio magico come trofeo, però in questa storia stanno bene insieme.
Ora, parliamo un attimo delle montagne russe in cui mi hai portata: la storia inizia con il mio grande amore per Alastor e il mio grande odio per la Umbridge, solo per mostrarmi la giovinezza di ‘sta povera donna. E allora mi ritrovo a provare compassione per lei, tanto che decido di chiamarla per nome, anziché per cognome come sono abituata, un po’ per non giudicare il tuo personaggio troppo in fretta e un po’ perché, con le carognate di Alastor, me la rendi l’underdog, la sfavorita diciamo. Accetto di vederla in questo modo ed ecco che spara a zero su una persona che, per quanto ne sa, è muta… Con tanto di risatina maligna. E mi ritrovo a odiarla di nuovo!
Solo che poi Alastor le chiede chi sia la sua anima gemella, beffardo e un po’ antipatico, e lei vuole piangere… Che cosa mi hai fatto! Non so cosa pensare, cosa provare nei suoi confronti, non so più niente, addio, ciao.
Il punteggio si spiega meglio di me.
10 / 10
TOTALE: 41 / 45 |