Oh, quanto mi era mancata questa raccolta!
Avrei voluto non finisse mai, ma il fatto è che ho talmente tante tue storie che voglio recuperare, che non potevo trascinarla ancora per le lunghe e così... eccomi!
Sarà che è trascorso del tempo da quando mi sono immersa per l'ultima volta fra le tue parole, sarà che qui ti sei davvero superata, non so, ma questo capitolo è stato un pugno dritto allo stomaco .
Innanzitutto, mi era mancata la tua delicatezza (sì, ho appena collegato "pugno allo stomaco" e "delicatezza", hai questo potere!): pur sottolineando la tragicità di queste esistenze stroncate troppo prematuramente (qui richiamata come infanzia impigliata nella risata) , di attese e dolori strazianti, quello che resta - sempre, in sottofondo - è questa dolcezza soffusa, come nel caso in cui fai riferimento all'attimo stesso della morte di Fred, a quello "spettro dell'ultima risata ancora impresso sul volto", e a quell'ultima esplosione che non gli ha spento i colori, non lo ha spento del tutto, ma lo ha catapultato lì nella curva, dove non può che attendere.
Ed è stato meraviglioso - e straziante assieme - come tu abbia saputo amalgamare il dramma dei gemelli a quello dei Malandrini, di Sirius e James, semplicemente mantenendo il punto di vista di quest'ultimo.
James non conosce Fred, ma - nella curva - non serve. Lì, più che i volti, si riconoscono le persone da altri dettagli - il nero dei polsi, gli occhi persi lungo binari che non si possono, non si vogliono percorrere e nei silenzi.
James non conosce Fred, ma ne intuisce il dolore e, assieme, la speranza, la speranza che quei binari restino vuoti ancora a lungo, ancora per tanto, tanto tempo; non importa quanto sia faticoso attendere, è meglio sapere che quelli che abbiamo abbandonato possano ritrovarsi oltre la curva solo dopo un'esistenza lunga, piena e felice - non prima!
C'è questa parte, in particolare, che ho amato:
《“Non capisci. Lui non è solo un fratello”
James si guarda le mani: da quando ha camminato accanto a Sirius, l’ombra pesa un po’ meno.》
È come se, in un singolo scatto, tu avessi immobilizzato le fasi a cui si va incontro, nella curva.
L'attesa, la solitudine (perché - finché non ci si ritrova nella luce con le persone giuste è come essere davvero soli) e, infine, il peso di quell'attesa e di quella solitudine che ci abbandonano: è successo a James e Sirius e succederà anche a Fred e George di ritrovarsi, perché i fratelli non si smarriscono mai. Ma, prima, c'è questa attesa infinita, sia di chi va vi e sia di chi resta - ed è in questa attesa che sembra dilatarsi in eterno, è in questa separazione improvvisa che risiede tutto il dolore.
Io, come sempre, mi ritrovo a corto di parole, dopo aver letto qualcosa di così bello e - ancora - non posso che ringraziarti.♡ |