Carissima, ciao!
Eccomi tornata da te e, con gioia, scopro che questa storia è dedicata ancora una volta all'infanzia di Sindy e si ricollega strettamente a "Creature nel bosco" e ne è il sequel.
Qui ritroviamo ancora la piccola Sindy alle prese con la terribilità del bosco e con le sue sconfinate insidie; in particolare, la piccola si ritrova ad avere a che fare con l'imminenza dell'inverno, una stagione cruda e dura, se non si ha un tetto sopra la testa e un fuoco che possa riscaldare. E, infatti, Sindy si trova in difficoltà, sola, affamata, stanca e priva di forze. Se ci si sofferma un istante a pensare che si sta parlando di una bambina di neppure dieci anni, vengono i brividi. La consapevolezza che questa bambina sia diventata poi una donna forte e in salute è confortante, perché so che quello che leggo non può avere un risvolto negativo, dato che lei è riuscita a diventare adulta, eppure non ho comunque potuto fare a meno di provare ansia e preoccupazione mentre scorrevo le righe di questo racconto e le divoravo, bisognosa di sapere cosa sarebbe accaduto.
Ormai lo sai, amo il tuo modo di scrivere e come riesci sempre a creare tensione e un senso di cupezza che fa sempre presagire per il peggio, anche in questi casi in cui so che il peggio non può accadere. Ma, mentre leggevo, non ci pensavo, perché ero talmente presa dalla lettura e dalle sorti della piccola da non pensare neppure di star leggendo del passato di una donna ancora viva. Hai descritto magnificamente le sensazioni che la bambina ha provato, la sua stanchezza, il freddo che sentiva, la sua paura, il suo abbandono e la sua disperazione. Quella di cui leggiamo è una bambina forte, che ha deciso di abbracciare l'ignoto piuttosto che rimanere in quell'orfanotrofio: ha deciso di gettarsi tra le braccia dell'ignoto, del bosco, perché meno spaventoso di quel luogo, e ha deciso di allontanarsi dagli uomini, che teme. In un certo senso, Sindy qui è assimilabile a un animale, che si nasconde nel folto del bosco ed è schivo nei confronti degli esseri umani, che rifugge impaurito. E questo è l'atteggiamento che assume la piccola Sindy, quello di un animale schivo, di un cucciolo solo e impaurito.
Mi ha spezzato il cuore leggere della sua disperazione e delle sue lacrime, della stanchezza che la fa cadere a terra, ma che non le impedisce di piangere, perché le lacrime non hanno bisogno di energie per cadere, come dici in una bellissima immagine. Sindy è sola, abbandonata nel bosco, in balia dei pericoli, e tutto ciò che le rimane sono le lacrime di una creatura che è per sempre una bambina e si trova ad affrontare qualcosa di più grande di lei. I bambini hanno bisogno di protezione, di amore, di calore, di qualcuno che dica loro cosa fare e che li tenga per mano, mentre Sindy non ha nessuno, ha solo se stessa. Si trova a doversi comportare da adulta con un corpo e una mente da bambina e questo è terribile, è straziante.
Sindy si lascia guidare dall'istinto, l'unica cosa che può salvarle nella situazione in cui si trova: non riesce a rendersi pienamente conto di ciò che accade, noi lettori lo capiamo bene, ma lei, con i suoi occhi di bambina, osserva e non capisce del tutto cosa sta succedendo, osserva e reagisce alle cose con paura e irrazionalità e per fortuna la fortuna (che infelice gioco di parole XD) è dalla sua parte e l'aiuta, come nel caso del cacciatore che è tornato indietro a cercarla, lo stesso che ha forse ucciso il lupo in "Creature del bosco"? Io, per lo meno, l'ho inteso così.
Sindy credeva di essere riuscita a fuggire da lui, che forse non si era nemmeno accorto di lei, e invece l'uomo è tornato indietro con il compagno. In un primo momento, ho creduto che fosse tornato per volerla aiutare e ho quasi sperato che Sindy non riuscisse a nascondersi e che fosse trovata, perché forse la sua paura era ingiustificata e non tutti gli uomini vogliono farle del male. Qualcuno, forse, ha buon cuore e vuole aiutarla davvero. E invece l'uomo è tornato solamente per riportare Sindy all'orfanotrofio e riscuotere la ricompensa: un altro uomo crudele e marcio in un mondo altrettanto terribile. Ovviamente, il cacciatore non è del tutto da biasimare: i suoi intenti non sono di certo nobili, ma non può neppure sapere cosa accade dentro quell'orfanotrofio. Se l'avesse saputo, forse si sarebbe comportato diversamente.
Ho amato il modo in cui hai descritto lo smarrimento e la paura di Sindy, il suo tentativo di nascondersi e la sua angoscia mentre i due uomini passavano, proprio a pochi passi da lei. Ho veramente temuto che si sarebbero accorti di Sindy, passando, e ho trattenuto il fiato tutto il tempo. Non sai che sollievo nel constatare che invece la bambina sia fortunosamente scampata al pericolo.
Ho sofferto con lei nel vederla fuggire, inciampare, cadere, piangere e soffrire., Ho sofferto con lei e al contempo ho ammirato la sua forza d'animo, la sua resilienza, il suo non volersi arrendere e andare avanti comunque, con puerile fiducia e speranza. Ha continuato ad arrancare nella neve, a stupirsi di quello che aveva intorno, del paesaggio che cambiava. Ha continuato ad andare avanti e la sua tenacia è stata pagata: di nuovo, ti faccio una valanga di complimenti per il modo in cui hai descritto la confusione della piccola nell'entrare nella casa, il suo essere così stordita e stanca da non comprendere appieno ciò che stava accadendo. Hai reso davvero benissimo tutte le sue sensazioni, il sollievo, il comportarsi con naturalezza, com'è proprio di quelli della sua età, il suo sedersi senza domandarsi se fosse permesso, o se potesse farlo. È arrivata a una scuola di pattinaggio e ha scambiato gli allievi per fate, fate che volano e fluttuano, fate che l'hanno incantata senza ancora che sapesse che sarebbe presto entrata a far parte di quel mondo. Hai saputo rendere l'immagine dei pattinatori una magia agli occhi di questa bambina che non li ha mai visti, hai saputo renderla spettacolare anche agli occhi di noi che leggiamo.
Insomma, carissima, non so più come dirti che questo primo capitolo mi è piaciuto veramente tantissimo e sono contenta che ci sia una seconda parte da leggere, perché questa storia merita davvero tantissimo. L'ho amata in ogni sua parte, dall'inizio alla fine, soprattutto per l'altalena di sensazioni ed emozioni che mi hai fatto provare leggendo. Il drammatico è il TUO genere, non c'è proprio niente da fare. Leggerti è sempre un piacere immenso.
Un abbraccio, alla prossima ♥ |