Bene bene, Shuzo ha stravinto, ha battuto Akio su tutta la linea. Eppure non riesce a gioirne. Ha scoperto suo malgrado quanto sia vero un concetto vecchio come il mondo: se cerchi qualcosa con tutte le forze, ciò che conta davvero è la ricerca, perché alla fine avere ottenuto ciò che cerchi si rivela un piacere effimero, sempre.
Poi ci si Mette Mamoru, vero e proprio grillo parlante a fargli notare quanto sia discordante da sé stesso. La acoperta della scomparsa di suo padre arriva a scardinare tutto, ma soprattutto la scoperta di dove si trovi, e in questo momento è Mamoru ad affondare la lama (e fa benissimo a prendersi questa piccola soddisfazione), ma poi non resiste e abbraccia il suo scemo, ricambiato (ma chi li divide ormai questi due... 🤩)
E finalmente Shuzo la sua rivincita se la prende. Vedere Akio in quelle condizioni e scoprire cosa abbia combinato per lui è veramente un momento di gioia pura. Scoprire che, dopotutto Mamoru aveva ragione, ma che la loro somiglianza è nel saper essere pessimi è una vera epifania, tanto da ringraziare sentitamente i due poliziotti, anche se in modo ironico. Akio ormai ai suoi occhi è un povero fantoccio che giocava a fare il grande, una sorta di mago di oz che millanta di essere un gigante ma è solo un omino dimesso.
Ma questa è davvero LA sera, quella in cui tutti i nodi vengono al pettine, e dopo la solita serie di battibecchi e frecciate al vetriolo arriva l’unica cosa che Shuzo non si sarebbe mai potuto aspettare. Suo padre che gli parla da padre, che in pratica chiede perdono, anche per quel gesto che Shuso aveva sempre ritenuto il peggior spregio ma che in realtà suo padre aveva fatto per impedirgli di ricordare il fratello come un corpo freddo e inanimato, ma che, come sempre, era stato incapace di spiegare. E Shuzo si trova, per la prima volta in vita sua, a tacitare in malo modo il suo personale cannibale.
E dopo tutto questo rollercoaster è giusto che Shuzo si trovi a chiedere a Yuzo e a sé stesso se quello che sta facendo sia la cosa giusta. Di sicuro, la sua crescita è stata enorme, anche grazie alla stabilità che ha avuto grazie a Mamoru e che lui stesso ha dato al compagno (quanto è bella e sentita quella quotidianità che traspare dalla telefonata nel cuore della notte).
E dopo la sfanculata di sua moglie (ampiamente meritata), Akio si trova a fare definitivamente i conti con Shuzo.
“non era resa, non era vittoria, era PACE.” Ecco, tutto si concretizza semplicemente in questa frase, perché ora hanno trovato un modo di viversi, diverso da quello che avrebbe potuto essere, ché nessuno dei due è più quello che era, ma aver accettato di essere cambiati, cresciuti, può finalmente portare ad accettarsi. E come la sera precedente Shuzo aveva parlato con suo fratello, in un certo senso anche il mattino dopo entrambi si sono trovati assieme a parlare e pensare a (e di) Yuzo.
La guerra è finita ed entrambi i cannibali possono finalmente richiudersi nel proprio bozzolo e dormire sonni tranquilli; ormai sono sopravvissuti alla loro utilità.
Bello lungo, bello complicato e BELLO, semplicemente.
Però lasciare Obuchi e dintorni spiace assai.
...e dopo aver letto la nota finale (si, ho recensito in corso d’opera, altrimenti chi riusciva a scrivere qualcosa che sembrasse sensata 😊), grazie per averci portato in questa baraonda emozionale e a presto, qui o nella nuova incarnazione. ❤️ (Recensione modificata il 21/07/2020 - 12:32 am) |