Ma la bellezza di questa flash? ❤
Dal mio modesto punto di vista, questa storia è una di quelle che ti fanno a pezzi parola dopo parola, lasciandoti arrivare alla fine con le lacrime agli occhi (a quanto pare i Nargilli fiutano l’odore delle tue storie e si precipitano appena ne apro una).
Innanzitutto ho amato moltissimo come tu abbia sfruttato il prompt per parlare non di uno ma di due soldati, che hanno combattuto in modi diversi, in momenti diversi, ma di fondo con un unico obiettivo, anche se in due prospettive diverse: Andromeda lotta per poter vivere una vita lontana dall’oppressione e dall’oscurità delle idee di famiglia, per poter dare un mondo giusto alla propria famiglia, Tonks lotta perché questa giustizia sia di tutti, perché quell’oscurità se ne vada da tutto il mondo magico.
Sono due lotte condotte su binari paralleli, con i mezzi che le due hanno a disposizione, e che sono alimentate l’una dall’altra: Tonks è quella che è anche per come è stata cresciuta ed educata dai propri genitori, e questo lo deve alla lotta interiore e con il proprio mondo d’origine che la madre ha portato avanti, Andromeda cresce nella propria lotta grazie all’esempio di questa figlia forte e guerriera, imparando a essere sempre più fiera di lei nonostante la terrorizzi quello che la figlia sta scegliendo – che sia un lavoro pericoloso o il scegliere un uomo con un simile vissuto. Lei, che per prima ha sfidato i pregiudizi per amore, impara dalla figlia ad abbattere anche gli ultimi che rimanevano, e lei che si è distaccata da quegli ideali immorali della propria famiglia, ha insegnato alla figlia rispetto e giustizia, vedendola prendere posizioni nette in questa guerra, di cui andare sempre più fiera. Tonks e Andromeda sono due personaggi che amo moltissimo, e raccontate qui le ho ritrovate in tutta la loro bellezza e fragilità, anche.
E poi, la parte finale: ho apprezzato moltissimo il lavoro che hai fatto nel porre l’accento sulla legittimità di Tonks di partecipare a quella guerra: Tonks è un Auror, e un membro dell’Ordine, è forse una delle più qualificate per prendere parte a questa guerra e alla battaglia finale, in cui si gioca il loro destino. Combatteranno dei ragazzini, e quel figlio appena nato a casa non è un peso che trattiene – per quanto infinitamente doloroso sia, per qualsiasi genitore, partire senza sapere se ritornerà e potrà mai e vederlo crescere – ma un motivo in più per scendere in guerra: perché se la propria parte è importante per la vittoria, allora bisogna compiere qualsiasi sacrificio perché il proprio figlio viva in un mondo migliore. E sì, credo proprio che Tonks, col suo carattere deciso e così determinato e fiero, non avrebbe mai avuto il coraggio di guardare Teddy sapendo di non aver fatto quanto in suo potere per vincere Voldemort – e lasciato andare Remus da solo (che, insomma, se qualcuno dei due deve essere criticato quello è Remus che la abbandona saputo che è incinta…).
La chiusura… è potente: quel piccolo Teddy che ritrova il sorriso della sua mamma in una foto, e grazie a lei non dovrà mai essere un soldato, allarga il cuore e lo stringe al tempo stesso, perché come dice Andromeda, il dolore non se ne va. Eppure, guerriera anche qui, Andromeda continua a lottare per la serenità del nipote, per essere per lui la famiglia che la guerra gli ha strappato, nonostante il dolore delle innumerevoli perdite subite (solo una cosa, sperando di non risultare sgarbata: nel finale c’è “una madre che ha suo figlio ha fatto…”).
Credo di avertelo già accennato in altre storie, ma soprattutto nei testi brevi questa scelta della prima persona trovo che tu la sappia sfruttare al meglio e con risultati che mi ammaliano ogni volta. Tantissimi complimenti, sei sempre una certezza!
Un grande abbraccio,
Maqry
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