Here I am.
Ho scelto questa tra le tue long perché ho visto che è stata pubblicata piuttosto recentemente e ho visto che avevi meno recensioni qui.
Devo dire, poi, che il personaggio di Tarkin e la storia che lo riguardava mi ha sempre affascinato molto tra le varie figure "cattive" all'interno dell'universo di Star Wars. Il titolo è accattivante, così come la descrizione che, seppur breve, ha avuto la capacità di attrarmi e desiderare di saperne di più. D'altronde, per una famiglia che ha vissuto i fatti da lontano, rinunciare alla propria importanza e ai propri privilegi non deve essere semplice da accettare; vien da sé, dunque, il tentativo di opporsi alle nuove condizioni che li stanno irrimediabilmente travolgendo (e sconvolgendo!).
Voglio anche aggiungere che ogni volta che mi è capitato di leggere qualcosa di tuo, confesso, mi sono sentita sempre un po' ignorante riguardo Star Wars, perché è sicuramente qualcosa di cui so molto, ma dalle tue parole e dai tuoi racconti evinco sempre che tu ne sai per certo molto di più, tanto di cappello a te: appena l'università me lo concederà riprenderò tutto ciò che mio malgrado non ho ancora avuto il tempo di leggere o visionare!
Il capitolo si apre con una descrizione che personalmente ho molto apprezzato (in generale, devi sapere che per me le descrizioni sono fondamentali: che siano per aggiungere particolari al contesto o per analizzare le introspezioni di un personaggio, credo di non potervi prescindere in alcun modo!).
Una trentina di parenti sono in arrivo alla villa, villa che nella mia testa sa di barocca e un poco ridondante, di quelle in cui si può tendere a sentirsi a disagio da quanto i proprietari amano mettere in mostra i propri averi e la propria ricchezza - che sia questa composta di beni materiali o intrisa di potere legato al nome della famiglia.
Il contesto di partenza è chiarissimo: a Morte Nera distrutta seguono un numero indefinito di morti, tra cui quella di Wilhuff, oltreché la dipartita di Darth Vader. Questo ha una semplice e banalissima conseguenza: l'impossibilità, da parte di Jova Tarkin - e del resto dei familiare - di accettare la loro decadenza. Una sola persona poteva esser presa come capro espiatorio di tutti i mali riguardanti le vicende accadute, colui senza il quale la ribellione sarebbe stata quasi totalmente persa (sebbene ritenga che non sarebbe stato così); una persona che avrebbe potuto fare meglio di Darth, se se avesse abbracciato il lato oscuro della forza, ma che, per la sua potenza innata e per la storia che lo riguardava, ha segnato, invece, la fine di un'era.
Agli occhi di coloro che nell'impero ci avevano creduto e avevano per anni affiancato Palpatine e compagnia cantante, Luke Skywalker doveva assolutamente pagare per le sue eresie e azioni.
"A morte il contadino", a morte una figura che è riuscita a combattere il lato oscuro senza venirne coinvolto proprio in virtù delle sue radici intrinseche di umiltà; qualcuno che, a differenza del padre, ha combattuto col dolore, ma non lo ha trasformato in rabbia e proprio per questo è stato capace di vincere. L'idea mi piace assai e, empatizzando con questa famiglia che è tanto lontana dal punto del continuum ipotetico in cui mi inserirei (il continuum "bene-male", giusto per dare un'idea di quello che c'è nella mia testa), capisco la difficoltà e la rabbia dovuti al proprio mondo che crolla e che perde di consenso e affermazione. Rimane il fatto che fosse giusto così eh (era anche l'ora insomma ahah), però trovo il tutto molto molto interessante, a conferma del fatto che le mie impressioni iniziali fossero corrette e che io abbia fatto bene a lanciarmi qua.
Ultimo ma non ultimo, ammetto che avevo qualche timore dovuto al ricordo di un abuso delle esclamazioni (sia nei dialoghi che nella narrazione), devo dire che stavolta le ho trovate ben gestite e riscontrabili per lo più nei dialoghi, sicuramente utili a far comprendere il ritmo delle battute, incalzante, e a sottolineare gli stati d'animo dei personaggi.
Con piacere e alla prossima,
Bongi! |