I CLASSIFICATO al contest "Folclore d'Italia" indetto da _Vintage_ sul forum di EFP.
- Grammatica e stile: 9.9/10
Ci tengo subito a farti i miei più sinceri complimenti, perché la storia è davvero eccelsa sia dal punto di vista grammaticale che stilistico. Ho riscontrato solamente un minuscolo errore nel secondo capitolo:
“[…]subito trattenuta perché non io non pensi male […]” E’ chiaramente un errore dovuto alla distrazione, ma v’è una negazione di troppo.
Dal punto di vista stilistico, devo ammetterlo, sono rimasta completamente in balia della tua storia per tutto il tempo. Premetto che avevo già avuto modo di apprezzare e stimare moltissimo la tua narrazione, ma credo che in questo racconto la mia percezione risulti ancor più alterata dalla presenza di temi a me molto cari e che mi hanno permesso di godere a pieno del tuo stile, il quale mi ha letteralmente incantata. In particolar modo, devo farti i miei complimenti più sinceri per le parti descrittive: l’avevo già notato in altre storie, ma la tua capacità di rendere plastiche le immagini che descrivi ha dell’incredibile, davvero. Mi lasciano ogni volta senza fiato, è come ritrovarsi puntualmente persi nel mondo che racconti, il che è qualcosa di scioccante e meraviglioso al tempo stesso. Sarà che ho un debole per le storie che si soffermano molto sulla descrizione del contesto esterno, ma credo che questa sia stata in assoluto la storia col migliore stile, per cui bravissimo, non saprei cos’altro aggiungere per esprimere la perfezione di questa storia.
- Caratterizzazione dei personaggi: 15/15
Non è assolutamente scontato, per me, dare un giudizio in merito a questo parametro. Proprio per via di questa mia indole votata all’introspezione, trovo sempre da ridire su ogni cosa inerente alla caratterizzazione dei personaggi. Questo perché il termine caratterizzazione imprime in sé non solo il concetto introspettivo, ma sociale, morale, etico dei personaggi. È una sottigliezza che ricalca molte sfumature, e per un motivo o per un altro sono sempre molto restia a concedere il punteggio pieno. Però, qui, sarebbe stato assolutamente impossibile non rimanere incantati dalla modo in cui hai saputo trattare i tuoi personaggi, specie per un’originale, proprio perché al lettore i personaggi sono del tutto sconosciuti.
Andiamo per gradi. Il tuo protagonista. Un soggetto – non inteso nell’accezione derisa del termine – davvero singolare e dai tratti incredibilmente reali. Premetto che mi sono resa conto soltanto alla fine che non so neppure il suo nome, eppure mi è rimasto dentro con una potenza nostalgica e malinconica. È un personaggio che sin da subito si manifesta con una personalità piuttosto dicotomica: si percepisce il suo dolore per la donna amata e da lui persa, ma la sua essenza viene intrisa da un quid d’apatico, che ricalca un po’ quella tristezza che chiunque, di fronte alla perdita di qualcuno di caro, si ritrova a provare, lasciando che il tempo scorra senza concedersi altro che non sia la mera contemplazione di ricordi, sfumature, percezioni che rimangono di quella persona. È uno status mentale nel quale qualsiasi lettore s’immedesimerebbe, ed è di un’intensità a tratti quasi spaventosa. Ma ciò che mi ha affascinata di più di questo tuo personaggio, potrei definirlo come il tema dell’estraneità. Non uso il più inflazionato alienazione, perché comporterebbe una filosofica presa di coscienza del personaggio che non ho affatto riscontrato: per quanto rimanga consapevole della sua non appartenenza alla quotidianità che lo circonda, egli non fugge né rifiuta la sua condizione. Fino all’ultimo istante di questa storia mi sono resa conto che questa persona, di cui so poco o nulla, è qualcuno che si potrebbe incontrare alla fermata di un bus, un cameriere di un ristorante mediocre, un addetto al servizio di pulizia. Questa persona evidenzia una molteplicità di aspetti, esperienze, negazioni e capacità sottaciute, che non vengono viste.
È una persona mediocre, di quelle che, quando le incontri una seconda volta, non ti ricordi dove le hai viste la prima. E qui entra in gioco un ambiente ricco – concedimi un’espressione squisitamente naturalistica – di biodiversità, gente con ritmi dissonanti, frenetici per certi versi e che sembrano tante tangenti che, come tali, s’incontrano in un punto. Uno solo e basta.
Il Padiglione d’oro è questo punto; Hirano Ryumei è semplicemente la persona che si trova nel posto giusto al momento giusto. Questo non significa che sia egli, la persona giusta, al contrario. I personaggi di questa storia, dalla Momoko-san al signor Be, appaiono tutti come delle note stonate, ed è forse proprio questo a renderli incredibilmente potenti, sia dal punto di vista narrativo che introspettivo. Hirano Ryumei non fa assolutamente eccezione, anzi forse risulta proprio il più dissonante dal resto del gruppo: pur soffermandoti pochissimo sulla sua esplicita introspezione, di lui si percepisce un costante alone di sfuggevolezza, un qualcosa di beffardo ed inafferrabile, come se fosse un fantasma – e per il tuo protagonista forse lo è, dato la sua incredibile somiglianza alla sua amata Fumi. La cosa che più mi ha colpita di questo personaggio è che rimane in un piacevole limbo di mistero fino alla fine: a parte la piccola confidenza che concede al protagonista nel capitolo finale, Hirano Ryumei entra in questa storia in punta di piedi e così ne esce, senza concedere altro. Della sua vita, di ciò che è stato, di quello che sarà, il lettore così come il tuo protagonista non saprà più niente. È un pensiero che s’affaccia ad un tema di mancanza, che poi è un aspetto presente in tutta la storia, dall’inizio fino alla fine – come detto dal tuo protagonista, è come se Fumi andasse via da lui per una seconda volta. Questa nostalgia intrinseca e dai tratti desolanti, è un’etica battaglia proprio contro l’idea del natsukashii nipponico, che ha un’accezione più positiva, che non possiede – come specifichi tu nella storia – i connotati malinconici e tristi della nostra nostalgia. Anche questo punto l’hai trattato in maniera sottile, tuttavia molto profonda.
Potrei scrivere per ore su questo parametro, perché ci sarebbe ancora tantissimo da sviscerare, ma forse non basterebbero altri diecimila battute per esprimere completamente il profondo significato che si cela dietro questa storia: ogni personaggio ha una essenza, da quelli più gretti come il signor Muso a quelli più inafferrabili come la stessa Fumi, e tu sei riuscita a trattare ogni individuo proprio nella sua più intima singolarità.
Qualora non si fosse ancora compreso da questo mio sproloquiante sermone, ho adorato ogni singolo personaggio. Davvero complimenti, una delle migliori storie che io abbia mai letto sotto questo parametro.
- Trama: 10/10
Anche questo parametro, tenendo conto dello spettacolare intreccio narrativo della storia, non poteva che rispecchiare un punteggio pieno. Di per sé non è una trama particolarmente complicata, anzi: rappresenta parimenti al personaggio una forma semplice, godibile per chi legge, senza però appesantirsi via via che si prosegue nella lettura. Ho trovato particolarmente interessante non solo lo svolgimento in senso lato, ma anche il giusto tempo narrativo: intervallato spesso da sequenze squisitamente descrittive, questa storia si prende le sue tempistiche per essere raccontata, e l’ho trovata una decisione davvero molto saggia, perché concede al lettore il tempo per assimilare le ricche sequenze narrative. In parole povere, la bellezza di questa storia non è implicita solo negli eventi, ma in tutta l’espressività stilistica che hai piazzato superbamente in ogni punto del racconto. Persino i dialoghi sono sempre al posto giusto nel momento giusto, creando un susseguirsi di scene che il lettore non ha alcun problema ad immaginare.
Altro parametro che non va in alcun modo sottovalutato è stata la minuzia per la descrizione di piccoli dettagli che hanno costituito dei temi portanti per lo sviluppo di tutta la vicenda: la frenesia di Tokyo, i rumori della città, il padiglione d’oro, il furin, il natsukashii, tendi a descrivere tutto fin nel più insignificante particolare, eppure tutto ciò non reca affatto disturbo a chi legge, bensì lo esalta. Sono sempre stata una grande amante del Giappone, quindi forse alcune cose avrei potuto persino darle per scontate, ma riscoprirle all’interno di questa storia ha conferito loro un fascino decisamente tutto nuovo. L’ambientazione, che di per sé appare molto “quotidiana”, risulta stravagante per via delle suggestive descrizioni e di alcuni “personaggi” che appaiono ben più che sopra le righe – Muso, la signora Namino.
Si potrebbe anche in questo caso dire talmente tante cose che non basterebbero sei fogli di Word, ma per riassumere il contenuto di questa tua piccola opera mi avvarrò dell’attributo onirico, perché credo sia quello che si avvicina più fedelmente a ciò che vorrei esprimere. È una visione rarefatta, sognante, irreale di una malinconica monotonia, dove quest’ultimo termine non si connota dell’accezione negativa, ma assume una sfumatura più dolce, raffinata. Una storia stupenda sotto ogni punto di vista, complimenti.
- Utilizzo del pacchetto: Obbligo 8/8 + Prompt bonus 2/2
La Leggenda di Cristalda e Pizzomunno era uno dei pacchetti che mi era più caro, proprio perché rappresenta una leggenda della mia amata regione. Per cui immagina la mia contentezza nel constatare come tu sia riuscito a rendere perfetti sia l’obbligo che il prompt.
L’obbligo era la morte di una persona cara, che in questo caso è rappresentato dalla figura potrei dire quasi evanescente della tua Fumi, un personaggio che appare per brevi istanti e poi scompare, per poi ricomparire sotto le sembianze d’Hirano Ryumei. In questo caso il tema della mancanza, del dolore sia fisico che emotivo del tuo protagonista s’evincono in maniera del tutto ben sviluppata ed evidente, indi per cui non potevo che darti anche qui punteggio pieno. In particolar modo perché, nonostante il tema si prestasse a molte idee, hai creato un bellissimo alone attorno alla figura di Fumi, che appare come il filo conduttore di tutta la storia, per cui un ottimo lavoro.
Il prompt era attesa, e anche qui mi sono piaciuti gli svariati utilizzi che hai fatto di questo termine, che viene più volte ripreso nel racconto. Se vogliamo, l’attesa è proprio uno dei temi portanti che costituiscono la vicenda: è un’attesa aspettare l’ascensore, il continuo sperare del tuo protagonista che Ryumei vada al locale, sono un’attesa i responsi delle case editrici, persino l’incidente sul bus è un’attesa. Come dire, questo prompt seppur non particolarmente evidenziato permea la storia da cima a fondo, per cui anche qui sono rimasta davvero molto soddisfatta del risultato.
- Gradimento personale: 5/5
Vabbè, penso che si sia già abbastanza evinto dai parametri precedenti, ma io di questa storia ho adorato praticamente tutto: la malinconia, la tristezza, la voglia di ricominciare e di non riuscire a sapere come si faccia, Fumi, Hirano Ryumei, il signor Be, il tuo protagonista e le sue etichette sui prodotti per la pulizia perché altrimenti non si ricorda cosa faccia cosa. Questa storia è così ricca, così piena di sfumature da poterla rileggere per ore senza mai arrivare ad un punto fermo, e forse mi è piaciuta anche per questo. Ricalchi delle emozioni vere, seppur frutto d’una storia. Ciò che descrivi risulta agli occhi di chi legge così incredibilmente reale da potervi scorgere molto della propria vita, o almeno è quello che ho fatto io.
In particolare, ho adorato il tuo modo di descrivere il natsukashii. Forse perché mi rispecchio molto nel protagonista e concepisco la malinconia come qualcosa all’italiana, qualcosa di nostalgico e triste, ma è decisamente più rassicurante la versione nipponica, almeno a mio avviso. Forse perché ognuno di noi si porta dietro quei rimpianti di cui non parla mai a nessuno e che forse non riuscirà mai a superare, ma il tuo protagonista non sembra affatto preoccupato della cosa, al contrario, sembra quasi che accetti questa realtà. Non è rassegnato, ha imparato ad andare avanti. Un finale aperto che ricalca infinite possibilità e futuri, di cui però non ci sarà mai dato sapere.
Una storia che non parla, letteralmente grida ai cuori di chi legge, complimenti sinceri.
Totale: 49.9/50 |