Recensioni per
Il padiglione d'oro - una storia giapponese
di yonoi

Questa storia ha ottenuto 38 recensioni.
Positive : 38
Neutre o critiche: 0


Devi essere loggato per recensire.
Registrati o fai il login.
Recensore Master
26/04/21, ore 12:47

Ciao carissimo,
diciamo che nella poesia essenziale ed elegante del Giappone ti trovi molto a tuo agio. Una prosa come la tua, dove ogni immagine diventa una suggestione, è perfetta per questa ambientazione. In Giappone si trovano poesia e bellezza ovunque, nel bento preparato da una Momoko-san, che intaglia le verdure in modo che siano belle da vedere, nella neve che cade silenziosa, nel furin che piange, o canta, o ride, ma sempre sommesso e gentile, appeso a un ramo del giardino.
Tutto in questa storia parla di malinconia, di solitudine, di gente che lavora, vive e mangia in cubicoli, di un mondo elegante ma formale, nel quale il protagonista, nonostante tutto, non riesce a trovare una sua dimensione.
Bellissimi e struggenti i ricordi di Fumi, il suo consumarsi lento, il suo desiderio di vedere un'ultima volta la neve.
Un primo capitolo commovente e poetico, che trasporta nell'autunno giapponese come poche altre cose.
Arriverò presto per il seguito, intanto come sempre complimenti!^^

Recensore Master
28/02/21, ore 11:52

La descrizione del mattino del protagonista rende qualcosa di assolutamente quotidiano una vera e propria poesia, con una bellissima evocazioni di immagini e profumi. È bello ritrovare il tuo stile!
Belle le descrizioni dello stato d'animo del protagonista: si ritrova preso tra il naturale superamento di una perdita e la paura di non ricordarsi più di lei. Trova rifugio in un lavoro piuttosto sconfortante, nel ristorante di un ufficio pieno di impiegati alienati e dirigenti che si sentono Dio sceso in terra, non esattamente il massimo del conforto.
Ecco, appunto. Davvero non sta elaborando bene la cosa, se si mette a vedere Fumi in un dirigente scazzoso. Però quel ricordo dell'ultima nevicata è di una dolcezza (e tristezza) assurda.
In tutta questa storia, noto, la fanno da padrone l'incapacità di comunicare e la solitudine. Il protagonista non sa una parola di giapponese, pur vivendo in quel paese da un anno; l'unico con cui ha un rapporto quasi amichevole è sordomuto; gli altri sono poco più che fantasmi, automi attaccati a degli schermi che decorano il suo luogo di lavoro. Il protagonista non sa comunicare agli altri il suo dolore, e non vede nessuno disposto a starlo a sentire comunque.
Adesso voglio proprio vedere come si evolverà la situazione. Il dirigente farà licenziare il nostro povero eroe dopo un altro sgarro ancora piu devastante del furin?
Complimenti per un bell'inizio!

Recensore Junior
11/11/20, ore 09:48

I CLASSIFICATO al contest "Folclore d'Italia" indetto da _Vintage_ sul forum di EFP.

- Grammatica e stile: 9.9/10
Ci tengo subito a farti i miei più sinceri complimenti, perché la storia è davvero eccelsa sia dal punto di vista grammaticale che stilistico. Ho riscontrato solamente un minuscolo errore nel secondo capitolo:
“[…]subito trattenuta perché non io non pensi male […]” E’ chiaramente un errore dovuto alla distrazione, ma v’è una negazione di troppo.
Dal punto di vista stilistico, devo ammetterlo, sono rimasta completamente in balia della tua storia per tutto il tempo. Premetto che avevo già avuto modo di apprezzare e stimare moltissimo la tua narrazione, ma credo che in questo racconto la mia percezione risulti ancor più alterata dalla presenza di temi a me molto cari e che mi hanno permesso di godere a pieno del tuo stile, il quale mi ha letteralmente incantata. In particolar modo, devo farti i miei complimenti più sinceri per le parti descrittive: l’avevo già notato in altre storie, ma la tua capacità di rendere plastiche le immagini che descrivi ha dell’incredibile, davvero. Mi lasciano ogni volta senza fiato, è come ritrovarsi puntualmente persi nel mondo che racconti, il che è qualcosa di scioccante e meraviglioso al tempo stesso. Sarà che ho un debole per le storie che si soffermano molto sulla descrizione del contesto esterno, ma credo che questa sia stata in assoluto la storia col migliore stile, per cui bravissimo, non saprei cos’altro aggiungere per esprimere la perfezione di questa storia.

- Caratterizzazione dei personaggi: 15/15
Non è assolutamente scontato, per me, dare un giudizio in merito a questo parametro. Proprio per via di questa mia indole votata all’introspezione, trovo sempre da ridire su ogni cosa inerente alla caratterizzazione dei personaggi. Questo perché il termine caratterizzazione imprime in sé non solo il concetto introspettivo, ma sociale, morale, etico dei personaggi. È una sottigliezza che ricalca molte sfumature, e per un motivo o per un altro sono sempre molto restia a concedere il punteggio pieno. Però, qui, sarebbe stato assolutamente impossibile non rimanere incantati dalla modo in cui hai saputo trattare i tuoi personaggi, specie per un’originale, proprio perché al lettore i personaggi sono del tutto sconosciuti.
Andiamo per gradi. Il tuo protagonista. Un soggetto – non inteso nell’accezione derisa del termine – davvero singolare e dai tratti incredibilmente reali. Premetto che mi sono resa conto soltanto alla fine che non so neppure il suo nome, eppure mi è rimasto dentro con una potenza nostalgica e malinconica. È un personaggio che sin da subito si manifesta con una personalità piuttosto dicotomica: si percepisce il suo dolore per la donna amata e da lui persa, ma la sua essenza viene intrisa da un quid d’apatico, che ricalca un po’ quella tristezza che chiunque, di fronte alla perdita di qualcuno di caro, si ritrova a provare, lasciando che il tempo scorra senza concedersi altro che non sia la mera contemplazione di ricordi, sfumature, percezioni che rimangono di quella persona. È uno status mentale nel quale qualsiasi lettore s’immedesimerebbe, ed è di un’intensità a tratti quasi spaventosa. Ma ciò che mi ha affascinata di più di questo tuo personaggio, potrei definirlo come il tema dell’estraneità. Non uso il più inflazionato alienazione, perché comporterebbe una filosofica presa di coscienza del personaggio che non ho affatto riscontrato: per quanto rimanga consapevole della sua non appartenenza alla quotidianità che lo circonda, egli non fugge né rifiuta la sua condizione. Fino all’ultimo istante di questa storia mi sono resa conto che questa persona, di cui so poco o nulla, è qualcuno che si potrebbe incontrare alla fermata di un bus, un cameriere di un ristorante mediocre, un addetto al servizio di pulizia. Questa persona evidenzia una molteplicità di aspetti, esperienze, negazioni e capacità sottaciute, che non vengono viste.
È una persona mediocre, di quelle che, quando le incontri una seconda volta, non ti ricordi dove le hai viste la prima. E qui entra in gioco un ambiente ricco – concedimi un’espressione squisitamente naturalistica – di biodiversità, gente con ritmi dissonanti, frenetici per certi versi e che sembrano tante tangenti che, come tali, s’incontrano in un punto. Uno solo e basta.
Il Padiglione d’oro è questo punto; Hirano Ryumei è semplicemente la persona che si trova nel posto giusto al momento giusto. Questo non significa che sia egli, la persona giusta, al contrario. I personaggi di questa storia, dalla Momoko-san al signor Be, appaiono tutti come delle note stonate, ed è forse proprio questo a renderli incredibilmente potenti, sia dal punto di vista narrativo che introspettivo. Hirano Ryumei non fa assolutamente eccezione, anzi forse risulta proprio il più dissonante dal resto del gruppo: pur soffermandoti pochissimo sulla sua esplicita introspezione, di lui si percepisce un costante alone di sfuggevolezza, un qualcosa di beffardo ed inafferrabile, come se fosse un fantasma – e per il tuo protagonista forse lo è, dato la sua incredibile somiglianza alla sua amata Fumi. La cosa che più mi ha colpita di questo personaggio è che rimane in un piacevole limbo di mistero fino alla fine: a parte la piccola confidenza che concede al protagonista nel capitolo finale, Hirano Ryumei entra in questa storia in punta di piedi e così ne esce, senza concedere altro. Della sua vita, di ciò che è stato, di quello che sarà, il lettore così come il tuo protagonista non saprà più niente. È un pensiero che s’affaccia ad un tema di mancanza, che poi è un aspetto presente in tutta la storia, dall’inizio fino alla fine – come detto dal tuo protagonista, è come se Fumi andasse via da lui per una seconda volta. Questa nostalgia intrinseca e dai tratti desolanti, è un’etica battaglia proprio contro l’idea del natsukashii nipponico, che ha un’accezione più positiva, che non possiede – come specifichi tu nella storia – i connotati malinconici e tristi della nostra nostalgia. Anche questo punto l’hai trattato in maniera sottile, tuttavia molto profonda.
Potrei scrivere per ore su questo parametro, perché ci sarebbe ancora tantissimo da sviscerare, ma forse non basterebbero altri diecimila battute per esprimere completamente il profondo significato che si cela dietro questa storia: ogni personaggio ha una essenza, da quelli più gretti come il signor Muso a quelli più inafferrabili come la stessa Fumi, e tu sei riuscita a trattare ogni individuo proprio nella sua più intima singolarità.
Qualora non si fosse ancora compreso da questo mio sproloquiante sermone, ho adorato ogni singolo personaggio. Davvero complimenti, una delle migliori storie che io abbia mai letto sotto questo parametro.

- Trama: 10/10
Anche questo parametro, tenendo conto dello spettacolare intreccio narrativo della storia, non poteva che rispecchiare un punteggio pieno. Di per sé non è una trama particolarmente complicata, anzi: rappresenta parimenti al personaggio una forma semplice, godibile per chi legge, senza però appesantirsi via via che si prosegue nella lettura. Ho trovato particolarmente interessante non solo lo svolgimento in senso lato, ma anche il giusto tempo narrativo: intervallato spesso da sequenze squisitamente descrittive, questa storia si prende le sue tempistiche per essere raccontata, e l’ho trovata una decisione davvero molto saggia, perché concede al lettore il tempo per assimilare le ricche sequenze narrative. In parole povere, la bellezza di questa storia non è implicita solo negli eventi, ma in tutta l’espressività stilistica che hai piazzato superbamente in ogni punto del racconto. Persino i dialoghi sono sempre al posto giusto nel momento giusto, creando un susseguirsi di scene che il lettore non ha alcun problema ad immaginare.
Altro parametro che non va in alcun modo sottovalutato è stata la minuzia per la descrizione di piccoli dettagli che hanno costituito dei temi portanti per lo sviluppo di tutta la vicenda: la frenesia di Tokyo, i rumori della città, il padiglione d’oro, il furin, il natsukashii, tendi a descrivere tutto fin nel più insignificante particolare, eppure tutto ciò non reca affatto disturbo a chi legge, bensì lo esalta. Sono sempre stata una grande amante del Giappone, quindi forse alcune cose avrei potuto persino darle per scontate, ma riscoprirle all’interno di questa storia ha conferito loro un fascino decisamente tutto nuovo. L’ambientazione, che di per sé appare molto “quotidiana”, risulta stravagante per via delle suggestive descrizioni e di alcuni “personaggi” che appaiono ben più che sopra le righe – Muso, la signora Namino.
Si potrebbe anche in questo caso dire talmente tante cose che non basterebbero sei fogli di Word, ma per riassumere il contenuto di questa tua piccola opera mi avvarrò dell’attributo onirico, perché credo sia quello che si avvicina più fedelmente a ciò che vorrei esprimere. È una visione rarefatta, sognante, irreale di una malinconica monotonia, dove quest’ultimo termine non si connota dell’accezione negativa, ma assume una sfumatura più dolce, raffinata. Una storia stupenda sotto ogni punto di vista, complimenti.

- Utilizzo del pacchetto: Obbligo 8/8 + Prompt bonus 2/2
La Leggenda di Cristalda e Pizzomunno era uno dei pacchetti che mi era più caro, proprio perché rappresenta una leggenda della mia amata regione. Per cui immagina la mia contentezza nel constatare come tu sia riuscito a rendere perfetti sia l’obbligo che il prompt.
L’obbligo era la morte di una persona cara, che in questo caso è rappresentato dalla figura potrei dire quasi evanescente della tua Fumi, un personaggio che appare per brevi istanti e poi scompare, per poi ricomparire sotto le sembianze d’Hirano Ryumei. In questo caso il tema della mancanza, del dolore sia fisico che emotivo del tuo protagonista s’evincono in maniera del tutto ben sviluppata ed evidente, indi per cui non potevo che darti anche qui punteggio pieno. In particolar modo perché, nonostante il tema si prestasse a molte idee, hai creato un bellissimo alone attorno alla figura di Fumi, che appare come il filo conduttore di tutta la storia, per cui un ottimo lavoro.
Il prompt era attesa, e anche qui mi sono piaciuti gli svariati utilizzi che hai fatto di questo termine, che viene più volte ripreso nel racconto. Se vogliamo, l’attesa è proprio uno dei temi portanti che costituiscono la vicenda: è un’attesa aspettare l’ascensore, il continuo sperare del tuo protagonista che Ryumei vada al locale, sono un’attesa i responsi delle case editrici, persino l’incidente sul bus è un’attesa. Come dire, questo prompt seppur non particolarmente evidenziato permea la storia da cima a fondo, per cui anche qui sono rimasta davvero molto soddisfatta del risultato.

- Gradimento personale: 5/5
Vabbè, penso che si sia già abbastanza evinto dai parametri precedenti, ma io di questa storia ho adorato praticamente tutto: la malinconia, la tristezza, la voglia di ricominciare e di non riuscire a sapere come si faccia, Fumi, Hirano Ryumei, il signor Be, il tuo protagonista e le sue etichette sui prodotti per la pulizia perché altrimenti non si ricorda cosa faccia cosa. Questa storia è così ricca, così piena di sfumature da poterla rileggere per ore senza mai arrivare ad un punto fermo, e forse mi è piaciuta anche per questo. Ricalchi delle emozioni vere, seppur frutto d’una storia. Ciò che descrivi risulta agli occhi di chi legge così incredibilmente reale da potervi scorgere molto della propria vita, o almeno è quello che ho fatto io.
In particolare, ho adorato il tuo modo di descrivere il natsukashii. Forse perché mi rispecchio molto nel protagonista e concepisco la malinconia come qualcosa all’italiana, qualcosa di nostalgico e triste, ma è decisamente più rassicurante la versione nipponica, almeno a mio avviso. Forse perché ognuno di noi si porta dietro quei rimpianti di cui non parla mai a nessuno e che forse non riuscirà mai a superare, ma il tuo protagonista non sembra affatto preoccupato della cosa, al contrario, sembra quasi che accetti questa realtà. Non è rassegnato, ha imparato ad andare avanti. Un finale aperto che ricalca infinite possibilità e futuri, di cui però non ci sarà mai dato sapere.
Una storia che non parla, letteralmente grida ai cuori di chi legge, complimenti sinceri.

Totale: 49.9/50

Recensore Master
10/11/20, ore 14:21

Ciao yonoi!
Il tuo stile è ormai inconfondibile, suggestivo come sempre. E quale Paese al mondo riesce a reincarnarlo perfettamente se non il Giappone?!
Non so se io e te abbiamo mai affrontato l'argomento, ma adoro la cultura orientale e quella giapponese poi la venero quasi. Ho sempre trovato questo mondo in bilico tra la vita terrena e quella eterea. Misteriosa, seducente, pacata, saggia. I giapponesi riescono a tenere un difficilissimo equilibrio fra modernità e credenze antiche come nessun altro popolo, a mio avviso ovviamente.
La tua storia è intrisa di malinconia, un uomo che ha perso la sua amata e che ora di ritrova completamente da solo in una città che non gli appartiene. Sembra che tuttavia lei cerchi ancora di mettersi in contatto con lui, oppure è lui che non riesce a staccarsi completamente da Fumi?
Complimenti yonoi, sai sempre come suscitare la curiosità del lettore.
Nina^^

Recensore Master
08/11/20, ore 20:20

Ciao! Ho trovato questa storia per caso e non potrei esserne più contenta! Hai un modo di scrivere che è quasi poetico nonostante la lunghezza della storia, dolce e al tempo stesso malinconico.
Davanti ai miei occhi si sono dipinte le scene descritte e, per due minuti, sono stata trasportata in Giappone. Mai visto, se non dai videogiochi, dai film e dalle foto degli altri, ma qui assolutamente presente, quasi protagonista della storia.
A questo punto sono quasi convinta che tu sia un@ appassionat@/conoscente, forse addirittura studios@ di questo Paese. O forse sei semplicemente molto brav@ e riesci a trasmettere sensazioni, colori, odori anche senza aver mai veramente visto il Giappone xD la smetto, torno alla storia.
È malinconica, direi quasi ordinaria ma è nell'ordinario che si nasconde lo straordinario. Un italiano (adoro come per Muso, il coreano, il mondo si divida tra giapponesi e inglesi ahahhaha spesso mi capita di essere scambiata per inglese/americana e mi innervosisce troppo xD mettere tutto un tipo di persone in un'unica categoria è qualcosa tipico dell'essere umano xD) in Giappone che fa un lavoro umile, senza pretese. Un lutto e la "tristezza trattenuta" (che immagine che evoca!!!) che impermea il protagonista e gli altri. E poi un ragazzino! Non ti dirò, ma, con quelle poche direttive date, mi si è già dipinto un viso. In realtà perché sono in fissa con un attore e tanto mi basta per dare a Hirano il suo viso xD
Che deliri.
Noto che hai partecipato a un contest troppo bello, ahhhh adoro il folklore! Immagino che ci sarà tanto tanto altro nella tua storia... Non vedo l'ora di proseguire!
Un abbraccio virtuale con amuchina
Angel

Recensore Master
28/10/20, ore 10:10

Ciao Yonoi. Eccomi a seguire questa storia che mi ha subito affascinata per l'ambientazione scelta, potendo percepire il tuo interesse per questo mondo mediante le descrizioni. L'introduzione è interessante, come è suggestiva la frase di Masoka Shiki. Un primo capitolo dove è tutto ben rappresentato, facendomi immergere nell'atmosfera, mediante parole ben scelte. La storia è nella sezione soprannaturale e sono curiosa di vedere come si evolverà, dove la figura di Fumi aleggia in un'atmosfera malinconica. Al prossimo capitolo. Un saluto.
(Recensione modificata il 28/10/2020 - 10:12 am)

Recensore Master
04/10/20, ore 19:06

Seconda recensione premio per il primo posto al contest "dediche per tutti" sul forum di Efp.

Carissimo Yo,
Ho iniziato a leggere questa tua nippostoria con grande curiosità e mi sono ritrovato catapultato in un mondo che sembra una fiaba. Malinconica, forse un po' triste, ma pur sempre ricca di magia. Questo in parte credo sia dovuto al fatto che il popolo giapponese è il Giappone di per sè siano visti da molti occidentali (me compreso) come persone che vivono in un mondo a sè stante. Mi sono sempre chiesto se siano un popolo felice, se sappiano come godersi la vita. La descrizione che hai dato degli impiegati che entrano a lavoro e subito iniziano a lavorare chiusi in box isolati per ore, credo sia molto più che la tua pura e semplice fantasia. Alla fine quello più fortunato mi è sembrato proprio il tuo protagonista. Ha trovato lavori umili, volendo, ma non ti é mai capitato di andare o tornare da lavoro, in piena routine di vita e vedere qualcuno che fa un lavoro lontano anni luce dal tuo e pensare: "cavoli, mi piacerebbe cambiare, qualche volta..."?
A me sì. Un tizio una volta tagliava un enorme prato con una di quelle macchine che si guidano. Avrei dato qualsiasi cosa pur di prendere il suo posto, anche solo per un giorno.
Anche gratis!
Un giapponese non lo farebbe mai. Ma in compenso si possono permettere un ristoratore che odia tutti indistintamente, violando tutte le regole della buona accoglienza e cucina.
Perché rimanere a vivere in un paese così lontano dal nostro (da occidentali) modo di pensare? Questo tuo protagonista mi sembra che abbia deciso di rimanere forse per onorare la persona amata, non vedo altra spiegazione. Non spiaccica una parola di giapponese, conosce sì e no due persone e ha un lavoro che troverebbe tranquillamente in qualsiasi altra parte del mondo.
Mi sa che la soluzione arriverà nei prossimi capitoli, che attendo con trepidante attesa.
Alla prox!
Ssjd

Recensore Master
04/10/20, ore 02:56

Eccoci qui, un poco in ritardo (come mio solito) ma arrivo anche io a degustare questa storia dall'infinita (mi dicevi) peregrina ispirazione e stesura.
Questo si presenta davvero come un racconto peculiare, fin dalla intro le cui brevi premesse sono però abbastanza curiose e interessanti.
Già da lì comunque si capisce che sarà un racconto piuttosto malinconico e per ora davvero lo è, ha quel non so che, soprattutto nei ricordi e nelle fugaci apparizioni di Fumi che viene istintivo abbinarci una musichina lenta di trillini e carillon, un po' come il furin, un po' come il clima da neve e grigi che descrivi così magistralmente abbinandolo poi al ricordo di questa ragazza.
Questo primo cap è servito quasi interamente per farci ambientare e ti è riuscito molto bene come è tuo solito tra magiche descrizioni e personaggi peculiari come Be o Muso: sembra di essere lì anche noi, in questa operosa città ricca di efficienza e solitudine con i termini tipici e gli ambienti ripresi pari pari... Mi hai detto di non esserci mai andato ma sembra tu ci viva tanta ne è la precisione e la cura per gli ambienti, cosa decisamente non facile e non da tutti!
Il protagonista, solo, laborioso, meditabondo e malinconico, sta giusto pensando di andare via dal Giappone visto che Fumi non c'è più quando incontra il suo superiore che accidentalmente ha qualcosa che gli ricorda l'amata.
Cosa aveva Fumi? E perché quest'uomo tra mille gliela ricorda? Interagiranno oppure no sti due?
Vedremo cosa ci riserverai alla prossima puntata....
Ciao!
Nala

Recensore Junior
03/10/20, ore 16:00

Un primo capitolo molto bello e ben scritto, che mi ha incuriosito. L'ambientazione giapponese è resa molto bene e si accorda bene con il senso di malinconia che domina la storia (almeno per ora). Non vedo l'ora di scoprire come continuerà, anche perché il Giappone è ricco di leggende su spiriti e affini a cui ci si può ispirare, perciò sono sicura che sarà interessante :)
Complimenti ancora!
A presto,
Framboise

Recensore Master
02/10/20, ore 18:31

Buon pomeriggio Y., torno a immergermi in una delle Tue nuove storie, che bello, ci troviamo all’altro capo dell’orbe terracqueo, l’alba dalle rosee dita entra nella stanza del protagonista, con tutti i rumori e gli odori del risveglio nell’ambiente circostante, con il ricordo di F. che riempie la stanza.
Racconto che si snoda sapiente in una “atmosfera di acqua e di sale”, giungiamo sul luogo di lavoro, F. continua ad esserci, lieve e incolore, un suono, una battuta, un palpito, dolce come il furin.
Il turno delle pulizie e poi l’arrivo degli impiegati, la loro operosità, il punto di ristoro, ogni parola è ben calibrata, un fine lavoro di cesello .. ho ben presente e le tue descrizioni si attanagliano ai costumi del popolo del Sol Levante.
Ecco apparire il padiglione d’oro che penso sia il simbolo ed il titolo del racconto, arriva un boss inopinato come ospite che si mette al gran tavolo, scatenando una immane agitazione, davvero la commedia o la tragedia della sorte ironica per il nostro povero protagonista, che ritrova l’autore della lettera di richiamo e la grazia di Fumi.. la neve e i crisantemi, chapeau, una chiusura finale di classe che ci lascia in attesa della prossima puntata con viva curiosità, a la procaine JQ

Recensore Master
01/10/20, ore 16:55

Ciao yonoi! Passo davvero con grande piacere a leggere la tua storia per il contest di _Vintage_, ammetto che la aspettavo con grande curiosità.
Innanzi tutto mi è piaciuta moltissimo l'ambientazione, con protagonista uno straniero in terra straniera, che dalla morte della sua adorata Fumi non sente più niente come suo. La storia è pregna di un senso di malinconia fortissimo, ma non mi ha trasmesso tristezza, bensì un senso di calma.
Le tue descrizioni sono come sempre estremamente vivide e dettagliate, che fendono l'immaginazione come lampi di luce. Davvero l'ideale per inquadrare quest'uomo e i suoi ricordi che appaiono a sprazzi, mentre si ritrova davanti l'uomo che gli ha negato il suo unico "vezzo" sul lavoro e che tanto gli ricorda la sua amata.
Un altro particolare che mi ha colpito molto, perché anch'io ne faccio uso, è il rumore della risacca inteso come suono della malinconia. In effetti è un'immagine molto evocativa (io lo uso con un significato molto diverso, rappresenta il rapporto amoroso di una coppia slash di cui scrivo nel fandom degli Artisti Musicali).
Davvero, questo primo capitolo mi ha già lasciata a bocca aperta! Stupendo, non ho altre parole per descriverlo!
Al prossimo aggiornamento!

Recensore Master
01/10/20, ore 07:25

Uh, che bellezza! Una nuova storia di fantasmi della Premiata Ditta Yonoi! Posso dirti fin da adesso che già mi piace. L'ambientazione giapponese la trovo interessante, e oserei dire fighissima (dopo anni passati a nutrirmi di anime e manga, non poteva essere altrimenti), così come il protagonista. Uno straniero in terra straniera, che ha perso la sua donna tempo prima, e il cui fantasma si è forse reincarnato in un uomo che non gli sta proprio simpaticossimo. Le premesse per un ottimo racconto ci sono tutte, non vedo l'ora di vedere come prosegue. Al prossimo capitolo!